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Cap 5

Gabriel

-Cazzo puttana, sei così larga che non riesco a sentire quasi niente!-

Dissi imprecando, contro la prostituta che avevo affittato per quelle ore, per sfogarmi.

Ne avevo assolutamente bisogno.

E non solo per quello che facevo, ma anche per un altro motivo.

Il più pericoloso, del potere stesso che esercitavo, mentre esercitavo gli ordini di mio padre, che presto quel ruolo sarebbe aspettato a me.

Oh..

C'era qualcosa di assolutamente più pericolo a parere mio, della vita che conducevo.

Lei.

Era diventato così dannatamente difficile starle accanto.

Era sbocciata, stava diventando una splendida donna, alla quale stavo avendo non poche difficoltà a starle vicino.

Ma non potevo rischiare di fare qualcosa, alla quale me ne sarei pentito un giorno.

E no perché l'avrei usata.

No questo mai, ma perché avevo paura di rovinare quell'equilibrio, quella fiducia, che avevo conquistato in quegli anni, che era venuta a vivere da noi.

Non mi sarei mai aspettato che il mio sentimento nei suoi confronti mutasse in qualcosa di assolutamente più profondo e primordiale.

Se prima quel sentimento che sentivo, venisse da dentro come qualcosa di primordiale ma puro, che stava nel proteggerla sempre, da un paio d'anni era cambiato.

Era mutato, diventando qualcosa di più profondo, viscerale, carnale.

La desideravo, come non avevo mai desiderato nessuna in vita mia.

La volevo, come mia donna e non solo come una piccola creatura che avevo salvato anni fa, per proteggerla.

No, la volevo per proteggerla, per possederla e amarla.

Il che era assurdo detto da me, dato che non avevo mai avuto intenzione di sistemarmi a breve, ma volevo solamente eseguire il mio lavoro in modo minuzioso e scopare fino a perdere i sensi.

E invece qualcosa era mutato dentro di me.

Sapevo, che non l'avevo mai considerata come una sorella, no.

E' sempre stato qualcosa di speciale per me, che andava oltre un sentimento fraterno, ma non avrei mai immaginato di sentire così apertamente un legame che andava ben oltre di un sentimento puro.

Era come se la mia anima e il mio corpo desiderasse tutto da lei.

E man mano, questa cosa stava diventando sempre più difficile da nascondere.

Potevo immaginare che i miei avevano capito qualcosa, ma non mi avevano mai detto niente.

Mi conoscevano bene, sapevano bene che non avrei mai fatto qualcosa per sconvolgere quell'anima pura.

Ma, stava diventando assolutamente difficile.

Il mio corpo, la mia anima si infiammavano anche solo incrociando il suo sguardo, immaginando quando la toccavo e le stavo semplicemente vicino, mi sentivo ribollire il sangue da desiderio.

E non sapevo come sopprimerlo.

E non volevo nemmeno farlo.

Era una dannata tortura.

Cercai di annullare almeno per pochi minuti, quei pensieri quei desideri nei confronti del mio angelo, ma da quando avevo iniziato a scopare questa fottutissima puttana, non riuscivo a lasciarmi andare come volevo.

Ad annullare almeno per pochi minuti il desiderio di lei.

Era impossibile.

Afferrai con forza i fianchi della donna, a carponi sul letto, mentre continuavo ad affondare dentro di lei ancora e ancora, come un pazzo, come a volermi scaricare non dallo stress lavorativo, ma dallo stress mentale che quel piccolo esserino mi era entrato dentro come un qualcosa di logorante, crescendo sempre di più, diventando una cosa insostenibile.

-Oh Signor King..

Ancora si ancora..

Più forte Signore si..-

Sentii la puttana gemere, mentre continuavo ad affondare dentro di lei, fino a che non sentii il bisogno di venire.

Affondai un ultima volta con forza fino a raggiungere l apice del piacere, chiudendo per un attimo gli occhi vedendo la mia regina e non la puttana sotto di me, completamente alla mia merce, mentre riempivo con schizzi composi il preservativo.

-Cazzo, si!-

Aprii gli occhi, sfilandomi dal corpo della donna, tremante per l'orgasmo avuto, mentre mi allontanavo da lei, pronto per vestirmi e andarmene.

-Vattene.-

Dissi, prima di afferrare i soldi, consegnandoglieli, per poi vederla eseguire immediatamente il mio ordine.

Mi passai distrattamente una mano fra i capelli, mentre sentivo il mio corpo appena rilassato, ma l'immagine della splendida donna, ancora un po' bambina, mi tartassava la mente.

La volevo, e potevo anche prendermela, ma volevo che la cosa fosse da entrambi i lati.

Non l'avrei presa con la forza, anche se andavo contro il mio desiderio stesso.

Quella deliziosa creatura aveva compiuto sedici anni, non sembrava più quel piccolo scricciolo terrorizzato che avevo salvato quattro anni prima.

Era diventata e stava diventando una splendida donna, da possedere, amare e proteggere.

Ero illuso forse, che un angelo amasse un diavolo come me?

La volevo, la desideravo con ogni fibra del mio corpo, e l'avrei anche potuta prendere, lei era mia.

E' sempre stata mia dal primo momento, che i miei occhi si erano posati su di lei, solo che prima il sentimento era diverso.

Ora invece, non capisco come era successo, mi sono svegliato una mattina, capendo di essermi innamorato di lei.

"-Che situazione del cazzo!-"

Sbuffai infastidito, afferrando il pacchetto di sigarette dalla mia giacca, per fumarmene una, prima di farmi una doccia e tornare finalmente a casa dal mio piccolo raggio di sole.





Selene

Sbuffai a l'ennesimo esercizio di matematica, che sembrava non avere mai fine.

Perché esisteva la matematica?

Lo so io perché, per dannare noi poveri esseri mortali che non ci capivamo una mazza.

Sbuffai alzandomi in piedi, chiudendo il libro, mentre sentivo lo scampanellino provenire dal piano di sotto che segnalava che la cena stava per essere servita.

Mi passai distrattamente una mano sul viso, mentre mi dirigevo verso la porta della mia camera, pronta a scendere al piano di sotto.

Avrei continuato più tardi oppure domani.

Dovevo risolverli, lunedì avevo l'ultimo test da superare per passare l'anno scolastico.

Finalmente si sarebbe concluso, se superavo perfettamente il test.

Anche se sembrava arduo l'arrivo, ce l'avrei fatta!

Erano passati quattro anni da quando mi avevano salvata da quell'orribile posto e dalla mia stessa vita.

Non smetterò mai di ringraziare Dio, per avermi condotto in questa splendida famiglia.

Mi avevano fatto sentire parte integrante di loro dal primo istante, e io ne ero immensamente grata.

Gli volevo molto bene, hai miei genitori adottivi.

Li adoravo.

Anche se non erano l'emblema della famiglia modello, dato che sono una famiglia di mafiosi, ma non importava.

Perché loro mi avevano salvata e mi amavano come se fossi sangue del loro sangue.

E mi avevano sempre donato amore incondizionato.

Non importa in quale famiglia cresci, ma l'emblema della famiglia in cui vieni cresciuta e come vieni cresciuta conta.

Come l'amore che ti donano.

Ed ero grata a tutto questo.

Mi sentivo veramente figlia loro, anche se non potevo dirlo di Gabriel.

Lui, se all'inizio potevo immaginarlo come fratello, nel tempo il mio cuore e la mia anima, mi suggerivano altro che non riuscivo a comprenderlo.

Mi ero confidata con la mamma, dato che questo sentimento che cresceva giorno dopo giorno, mi spaventava.

Mia madre, aveva detto che non c'era nulla di cui spaventarsi, mi ero solamente innamorata di lui e lei ne era felice.

Ma comunque avevo fatto giurare di non parlarne con papà e di non farlo capire a Gabriel.

Perché se si scoprisse, e lui non ricambierebbe, beh non so come riuscirei a guardarlo in faccia, per non parlare del fatto che ne uscirei distrutta.

Anche se mia madre, mi aveva consigliato di non avere paura e confidarmi con Gabriel, che sarebbe andato tutto bene, ma io non ci riuscivo.

Ero troppo spaventata.

Insomma un ragazzo di appena vent'anni di certo non guarda una sedicenne.

E' ridicola come cosa.

Anche se la mia migliore amica si era fidanzata sei mesi prima, con il migliore amico di Gabriel, Thomas.

Ma quello era un altro discorso, erano altre persone, non erano noi.

Potevo immaginare che Gabriel, un essere perfetto hai miei occhi, non avrebbe mai provato nulla del genere nei miei confronti, anche se mia madre mi suggeriva il contrario.

Sospirai, scendendo le scale, dirigendomi verso la sala da pranzo, dove si trovavano quelle persone meravigliose che consideravo i miei genitori naturali, che mi stavano aspettando per la cena.


Entrai dentro al salone, trovandoli già seduti a tavola, che mi stavano aspettando, mentre le cameriere servivano la cena.

Sorrisi dolcemente a entrambi, mentre mi andavo a sedere al mio posto, di fianco a mio padre e di fronte a mia madre.

-Buonasera, eccomi qui sopravvissuta da quel mostro, chiamato matematica.-

Vidi mio padre accennare una risata, mentre davamo il via alla cena, Gabriel era uscito molte ore prima a sbrigare chissà che cosa, che ovviamente a noi donne non era dato sapere, almeno che non lo ritenevano necessario.

Chissà a che ora sarebbe tornato.

Vidi mia madre sorridermi dolcemente, mentre afferrava il calice di vino bianco, portandolo alle labbra per berne un sorso, mentre io immergevo le mie adorate patate al forno in una salsa preparata apposita per questo piatto da Adele.

Aveva le mani d'oro in fatto di cucina, avrebbe sicuramente superato uno chef stellato.

-Come procede con il mostro?-

Sentii dire da mio padre, con voce ironica mentre sorrideva divertito dalla cosa.

-Male, molto male.

Perché, perché deve esistere la matematica papà, perché!?-

Dissi, schiaffandomi una mano sulla faccia con fare teatrale, mentre mio padre se la rideva di gusto insieme a mia madre.

-Tesoro, anche io, hai miei tempi la odiavo.

Ma più la odi e più non la riuscirai a capire.-

-Mamma, ti prego no non è così.

Quella cosa chiamata materia essenziale per la vita, è solamente una cosa, che per me potrebbe non esistere nella "mia" di vita.-

-Lo so tesoro, ma senza la matematica non avremo nulla, è essenziale, per molte cose.-

-Lo so, ma la odio uguale.

E non ho nemmeno potuto chiamare Rose, per sapere se stavo capendo bene, come stavo facendo alcuni esercizi.

Ma non importa, ce la farò!

E lunedì superò il test di fine anno!-

-Ne sono certo principessa, fai sempre così e poi vai sempre molto bene a scuola.-

Sospirai, sorridendo dolcemente a mio padre, mi faceva sempre sentire gratificata, anche se alle volte mi sentivo come se non valessi e non facessi niente, per andare bene in quella dannata materia.

-Perché non li fai vedere a Gabriel?

Forse potrebbe aiutarti.-

La sentii dire con fare complice, mentre mi strizzava l'occhio.

Arrossii terribilmente sul viso, mentre mio padre mi guardava incuriosito.

-No, devo riuscirci da sola.-

Sospirai, mentre tagliavo il filetto di carne in salsa dolce, mentre cercavo di calmare i battiti del mio cuore.

Proseguimmo la nostra cena in tutta tranquillità, fra risate e chiacchiere, mentre mi arrovellavo come risolvere quei dannati esercizi, senza chiederlo a colui, che faceva battere il cuore così forte, da far sembrare le ali di un colibrì in corsa.

-Come procedono con l'imbottigliamento di vini quest'anno?-

Mi riscossi dai miei pensieri, mentre vedevo Adele, portarci il dolce, mentre spostavo lo sguardo su mia madre e mio padre.

-Molto bene, mia cara.

Quest'anno avremmo molti più bottiglie di vino, dell'anno precedente.-

Spezzai un pezzo di dolce al cioccolato, mentre ascoltavo il lavoro di famiglia, quello legale, quello che si poteva ascoltare, mentre immaginavo Gabriel.

Lui aveva sempre odorato di un odore esotico, particolare ma con una punta di uva.

Che scatenava dentro di me, uno sciame infestante di farfalle.

Al solo pensiero, sentivo il mio stomaco stringersi, mentre sentivo il calore sul mio viso, accentuarsi.

"-Calmati Selene, calmati!-"

-Salve, famiglia.-

Sentii la voce di Gabriel arrivare distintamente, dalla valanga dei miei pensieri in corsa, mentre alzavo lo sguardo, vedendolo salutare la mamma con un bacio sulla fronte, per poi venire verso di me e fare lo stesso.

-Ciao mio piccolo raggio si sole.-

Sorrisi con fare dolce, mentre il mio cuore perdeva un battito per quel contatto così semplice, ma anche così intimo.

Non sapevo spiegarlo, in modo in cui me lo dava.

Era diverso, da come lo dava alla mamma.

Ho ero semplicemente io, che travisavo il tutto, perché era ciò che desideravo nel profondo del mio cuore e della mia anima.

Lo vidi sedersi vicino a me, mentre ordinava a una delle cameriere di portargli del whisky, mentre avvertivo il suo odore speziato e suadente avvolgermi, come in una coperta calda e confortevole, spezzato da uno strano odore.

Mi girai verso di lui, avvertendo un odore diverso dal solito.

Sembrava un odore dolciastro, quasi sgradevole, che emanavano i suo vestiti.

Arricciai il nasino, mentre cercavo di capire che odore fosse, mentre come un fulmine a ciel sereno, venivo colpita in pieno dalla verità.

Era stata con una donna.

Sentii il mio cuore incrinarsi, mentre una strana e forte gelosia, si stava aprendo dentro di me, anche se infondo non ne avevo nessun diritto.

Ma non riuscivo a frenarlo.

Spostai lo sguardo su mia madre, come se mi avesse capito, mentre Gabriel e nostro padre parlavano tranquillamente.

Vidi lo sguardo di mia madre dispiaciuto, mentre tiravo indietro la sedia, sotto lo sguardo sorpreso di Gabriel e di suo padre.

-Scusate, devo continuare a studiare, anche se domani è festa, ma è meglio che vada.

Lunedì ho il test di matematica.-

Dissi, senza alzare mai lo sguardo, sentendo il suo sguardo addosso, come un marchio a fuoco sulla mia pelle, mentre mi allontanavo da quel posto, che mi stava logorando l'anima, anche se non ne avevo nessun diritto.

Continua

Cuoricini meravigliosi ci becchiamo nei prossimi giorni con un'altro capitolo
🤗💛😘.

Grazie infinitamente di cuore per tutti i bellissimi commenti, le stelline, le visualizzazioni e la messa nell'elenco lettura💓.

Spero che presto posso rispondere hai vostri meravigliosi commenti!

Spero 🤞🏻 che risolvono al più presto possibile questo problema della risposta dei commenti, di una gabbia dorata e di questa.

Buonanotte cuoricini🌙⭐️

Vi adoro
💛💛💛💛💛

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