Cap 41
Gabriel
Scesi dalla mia auto, dirigendomi verso il capanno, vedendo alcuni dei miei operai salutarmi in segno di rispetto, mentre entravo dentro, accendendomi una sigaretta, mentre lanciavo uno sguardo a miei ragazzi, che stavano lavorando hai tavoli.
Chi alla droga e chi alle armi.
Li vidi salutarmi con cenno della testa, prima di tornare al proprio lavoro, mentre mi dirigevo, con passo spedito, verso la scala, che mi avrebbe condotto al piano di sotto, alla stanza dove avvenivano le mie uccisioni.
Tirai una boccata di sigaretta, mentre il sapore della nicotina e del fumo avvolgeva i miei sensi come un manto rilassante, mentre mi dirigevo verso la porta chiusa, con un ghigno poco raccomandabile sulle mie labbra.
Sarebbe morto il fottuto bastardo che aveva provato a fottermi.
Nessuno mi fotte.
Aprii la spessa porta, entrando dentro, trovando i ragazzi che avevo commissionato per tenerlo d'occhio, salutarmi con rispetto, prima di richiudermi la porta alle mie spalle.
Vidi il pezzo di merda legato a una corda sospesa su un gancio, dandomi l'impressione di un maiale che sarebbe stato di li a poco abbattuto.
-Ragazzi, fate scendere un paio qui sotto, voi andate a casa, avete due giorni liberi.-
-Grazie, Signore.-
Vidi i miei uomini, abbassare la testa con rispetto, mentre li vedevo uscire fuori, richiudendosi la porta alle spalle, così da rimanere da solo con La Costa.
Continuai a fumare tranquillamente, sotto lo sguardo terrorizzato del pezzente legato e imbavagliato con un fottuto maiale, mentre mi godevo il suo terrore.
Osservai ogni punto del suo corpo, per poi tornare di fronte a lui.
-Allora La Costa, volevi fottermi eh!?-
Vidi la sua testa muoversi velocemente in segno di diniego, mentre cercava di parlare, ma uscivano solo suoni incomprensibile, essendo imbavagliato.
Ghignai sadicamente divertito, mentre osservavo il suo terrore e le sue lacrime, invadere il suo viso e il suo corpo, facendomi godere della sua paura.
Sentii la porta aprirsi poco dopo e richiudersi, mentre lanciavo uno sguardo hai miei ragazzi, fermi vicino al
muro in attesa di ordini.
-Sai, credo che sia inutile che ti domandi dove siano finiti i miei fottuti soldi, perché sappiamo entrambi che non li hai.
Quindi penso sia il caso, di non dilungarci molto, ho molte cose da fare, che perdere del tempo con te.-
Dissi, prima di spegnergli una sigaretta in un occhio, sotto le urla di dolore attutite dal bavaglio, mentre afferravo la mia pistola, sparandogli al cazzo, sentendolo urlare ancora di più di dolore, mentre si dimenava come un fotto verme, impossibilitato nel muoversi, mentre continuavo a divertirmi a sparargli nei punti non vitali, fino a che non gli sparai un colpo decisivo alla fronte.
Il sangue imbrattava tutto il pavimento, mentre un sorrisetto sadico, si allargava sulle mie labbra, mentre la mia anima oscura, bramava follemente tutto quel sangue e quel dolore, facendomi sentire fottutamente bene.
Amavo infliggere dolore a chi cercava di fottermi o tradirmi, sarei sempre stato un demone, da l'anima dannata, anche se avevo due splendide luci, avvolgersi intorno a me.
Dentro casa sarei stato una persona, ma fuori da quelle mura, non mi sarei mai trattenuto dal ciò che ero e amavo essere veramente.
Anche se tutto il potere che avevo, era reso perfetto solamente dalla mia famiglia, senza quello non sarei certamente quello che sono, ma sarei una persona completamente vuota in balia della sua sete di sangue e del potere, completamente privo di controllo.
Riposai la pistola nel retro dei miei pantaloni, sotto la giacca, mentre impartivo l'ordine di dare una ripulita qui dentro.
-Ripulite questo schifo, non deve rimanere nulla di lui.
Poi ogni suo avere, andrà a me.
Sapete cosa fare.-
-Si, Signore.-
-Bene.-
Uscii fuori di lì, dirigendomi su per la scala, fino ad arrivare al piano di sopra, lanciando un ultimo sguardo hai miei ragazzi a lavoro, per poi dirigermi al Paradise.
Kir Walsh
-Signore, sappiamo per chi lavorano i mercenari!-
Mi girai verso l'uomo a mio servizio, mentre posavo il calice di vino sul tavolo, prestando tutta la mia attenzione su di lui, mentre vedevo le cameriere uscire dal salone, dopo aver depositato i piatti con la cena, mentre gli facevo cenno di parlare.
-King.-
-Come scusa?-
-Il boss di New York, Signore.
Ha pagato dei fottuti mercenari, per vendicarsi per ciò che avete fatto al Paradise.-
-King eh!?-
Fottuto bastardo, adesso sei morto!
-Prepara il mio jet ragazzo, partiamo subito.-
-Ma Signore, non vuole escogitare niente?-
-No, so cosa faccio, devo togliere quella fottuta feccia di mezzo e riprendermi ciò che otto anni prima mi è stato rubato.-
Dissi con voce inflessibile, mentre tiravo indietro la sedia, alzandomi.
Era arrivato il momento tanto atteso, e quello era perfetto.
Non valeva più la pena aspettare, adesso che sapevo con certezza chi c'era dietro hai miei fottuti furti.
Avrei sterminato lui e tutti i suoi uomini, e mi sarei preso sua moglie e sua figlia, rendendole mie, per sempre.
E poi l'avrei ingravidata ancora e ancora, fino a che non mi sarebbe bastato.
Avrei generato più eredi possibili e la cosa mi sarebbe piaciuta moltissimo.
Avrei goduto di quel piccolo corpo fresco e giovane, in ogni modo possibile e una volta che sua figlia, che avrei cresciuto come se fosse mia, l'avrei data in sposa a uno dei miei figli maschi, perché ero certo che ne sarebbero venuti.
Anche più di uno, si perché no!?
Un paio di mariti per quella deliziosa creatura avrebbero generato dinastie su dinastie.
Presi a ridere come un folle, mentre la mia mente completamente impazzita creava scenari fantastici, che avrei voluto per il mio futuro.
Mentre mi dirigevo fuori dal salone, pronto a partire per abbattere Gabriel King, il fottuto boss di New York.
Il re, sarebbe stato abbattuto da un uomo più forte e invincibile di lui, e ne avrei goduto appieno della sua dipartita, scopandomi sua moglie davanti al suo corpo privo di vita.
E l'avrei fatta venire ancora e ancora, mentre il suo sguardo immerso nel piacere come il mio, guardavamo il corpo privo di vita di King, mentre la ingravidavo della mia perfetta essenza.
La mia follia, stava andando sempre più affondo nella mia testa, mettendo radici profonde, sapendo che la mia follia avrebbe dato frutto, a qualcosa di perfetto e fantastico, sapendo che avrei vinto e avrei ottenuto tutto ciò che avevo agognato in quegli anni, in cui mi ero trattenuto nel riprendermi la piccola Selene King, che presto sarebbe divenuta Walsh.
Continua
-2
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro