Cap 25
Selene
"Afferrai un bicchiere dalla credenza, per poi andare a prendere una bottiglia di succo d'arancia bianca, per riempirmi un bel bicchiere.
Erano passate almeno tre ore da l'ora di cena e Gabriel non era ancora rientrato.
Dopo il messaggio di quel pomeriggio che mi aveva detto che non sarebbe rientrato per cena, non lo avevo più sentito.
E ammetto che, la cosa mi stava leggermente preoccupando.
Sospirai, accarezzando il mio ventre arrotondato, mentre afferravo la bottiglia di succo, aprendola, versandomene un bicchiere, per poi richiuderla e riposarla sul ripiano della cucina.
Era strano, avevo la sensazione come se fosse successo qualcosa.
Oppure ero semplicemente io in apprensione e nel mio stato, i miei ormoni amplificati non mi aiutavano.
Mi appoggiai contro il mobile della cucina, mentre presi a sorseggiare il mio bicchiere pieno di succo d'arancia, mentre spostavo lo sguardo sul mio telefono.
Erano passate le undici, che fosse stato trattenuto?
Sospirai, spegnendo lo schermo del mio cellulare, mentre mi avvicinavo alla grande vetrata in cucina, che dava sull'immenso giardino, notando qualche uomo di guardia poco distante dalla cancellata.
Non eravamo mai completamente soli, anche se lo staff tornava a casa propria, c'era sempre qualcuno di guardia.
Ma ormai dopo otto anni mi ero abituata, questa famiglia non era mai stata poi così normale, anche se l'amavo con tutto il cuore.
Continuai a bere il mio succo, tirando di nuovo un sospiro, la sensazione che fosse successo qualcosa, continuava a opprimermi.
Ero indecisa se mandargli un messaggio.
Sbuffai, finendo il contenuto del mio bicchiere, spostandomi verso il lavandino, poggiando il bicchiere li dentro.
Dovevo rilassarmi, sicuramente il lavoro lo avrà trattenuto.
Mi spostai dal lavandino, andando dritto verso l'uscita della cucina, spegnendo le luci, quando avvertii i passi distinti e inconfondibile del mio uomo.
Inconsciamente tirai un sospiro di sollievo, mentre mi avvicinavo, da dove provenivano i suoi passi, notando subito che qualcosa non andava.
La maglia era schizzata di sangue.
Trattenni un urlo di spavento, mentre correvo verso di lui, per costatare se fosse il suo.
-Amore che è successo?
Dio mio stai bene?-
Vidi il suo sguardo privo d'emozione posarsi sul mio, rendendosi conto, forse in quel momento che era rientrato a casa, per poi vederlo spostare lo sguardo da me, alla sua maglia sentendolo imprecare.
-Dannazzione.-
Lo vidi sfilarsi la maglia sporca di sangue, mentre mi apprestavo a controllare se non ci fossero ferite.
-Non è mio il sangue Sel, calmati piccola.-
Lo sentii dire, con voce oscura e autoritaria, ma con un pizzico di apprensione, mentre afferrava le mie mani tremanti, che stavano cercando un eventuale ferita.
Le strinse entrambe nella sua mano grande e calda in modo dolce, posandole dolcemente sul suo petto scolpito, mentre mi attirava a se, con l'altro braccio in una presa salda e dolce al tempo stesso.
Sentivo il mio cuore battere all'impazzata, mentre realizzavo ciò che mi aveva appena detto.
-Ragazzina calmati.-
Lo sentii dire a suon di comando, ma solo perché sapevo, che aveva paura che potessi sentirmi male e fare qualcosa a Hope.
-Guardami.-
Alzai lo sguardo, posandolo sul suo, mentre si abbassava verso di me, spostando la mano la cui teneva in trappola le mie mani, verso il retro della mia testa, sorreggendola mentre si calava verso il mio viso, catturando le labbra, in un bacio caldo e tenero.
Sospirai sulle sue labbra, mentre avvertivo la mano che sorreggeva la mia testa, accarezzarmi, in modo tranquillizzante, mentre continuava a baciarmi lentamente in modo attento e dolce, mentre sentivo i battiti del mio cuore andarsi a calmare e tranquillizzarsi man mano.
-Brava ragazzina.-
Lo sentii sussurrare contro le mie labbra, per poi riprendermi a baciare, mentre sentivo le sue mani scendere lungo i miei fianchi, fino al mio sedere, tirandomi su.
Avvolsi le braccia intorno al suo collo, mentre le mie gambe circondavano il suo bacino duro e caldo, mentre mi stringeva possessivamente a lui, baciandomi con più desiderio questa volta.
-Amore, di chi è quel..-
-Appartiene a uno di quelli che hanno contribuito a l'uccisione dei miei genitori.
Non devi sapere altro.-
Lo sentii dire con un tono di voce autoritario, mentre si avviava lungo la scala in marmo, salendo le scale, mentre mi stringeva a se, posando il mio mento sulla sua spalla, mentre le sue parole mi entravano in testa come un marchio a fuoco.
-Li hai presi?-
-No, solo uno.
L'altro ci è sfuggito, ma prima o poi farà la sua stessa fine e scoprirò chi ci e dietro al massacro, e per lui sarà la fine.-
Disse, chiudendo il discorso, mentre il mio corpo andava a cospargersi di brividi di terrore, non per quello che avrebbe fatto, paura che nel catturarlo e scoprire chi fosse stato li fosse successo qualcosa.
Ero terrorizzata a l'idea di perdere anche lui, l'amore della mia vita.
Ma non potevo certo contrastare il suo desiderio di vendetta, sapevo che era il suo modo di affrontare il dolore, trovando i responsabili che avevano tolto la vita hai suoi genitori.
Sentii il mio cuore stringersi di dolore, mentre le immagini del mio matrimonio invadevano la mia mente, facendomi inumidire gli occhi di lacrime, che cercavo di non versare per lui.
Il dolore era vivo come il primo giorno, anche se erano passati due mesi, questo non sarebbe mai cambiato per il resto della nostra vita.
Si sarebbe attenuato, ci sarebbe stata l'accettazione, ma il dolore sarebbe rimasto come un suono sordo infondo al petto, ricordando la perdita che avevamo subito ingiustamente."
Mi svegliai di soprassalto dal ricordo, che aveva invaso i miei sogni, passandomi delicatamente le mani su gli occhi, trovandoli umidi.
Avevo pianto nel sonno.
Sospirai cercando di calmarmi, mentre sentivo i movimenti di mia figlia muoversi dentro di me, dandomi come un segno di conforto.
Erano passati due mesi da quella rivelazione, che mi aveva marchiata a fuoco, la paura che potesse succedere qualcosa a Gabriel, grattava come unghie su un muro, ricordandomi che non avrei potuto mai fermarlo, ma sperare che andasse tutto bene.
Avevo la paura costante di perderlo, anche se non glielo avevo mai detto, dopo quella sera.
Sospirai, spostando il viso di fianco a me, trovando il mio bellissimo uomo, profondamente addormentato sul fianco rivolto verso di me, mentre la sua mano posava sul mio ventre.
Sorrisi ammirando la meraviglia di uomo che avevo al mio fianco, un uomo che nonostante il dolore, stava camminando a testa alta, non dando modo a nessuno, di far capire il profondo dolore che ci aveva colpito quattro mesi prima.
So che era determinato a trovarli ed ero sicura che ci avrebbe riuscito, era questo che mi spaventava.
E, se loro sarebbero arrivati prima di lui?
Se gli avrebbero fatto del male cogliendolo di sorpresa?
O ancora peggio ucciso..
Dio, non volevo pensarci, sentii l'ansia invadere il mio petto.
Dovevo calmarmi e smetterla di pensare a questo, Gabriel era un uomo intelligente e astuto, e sapeva quello che faceva, ma ciò non toglieva che avevo una profonda paura dentro di me.
Mi tirai su, con fare silenzioso, per poi uscire dal calore delle coperte, mentre sentivo la leggera freschezza della notte colpirmi, facendomi rabbrividire.
Il camino era caldo e scoppiettante, e anche la casa era abbastanza calda.
Ma io comunque nonostante il calore della casa, rabbrividivo sempre di freddo, dato che sono sempre stata freddolosa da quando ero una bambina.
Dormivo con la camicia da notte di seta, perché il mio uomo era sempre così caldo, anzi meglio dire bollente, da scaldarmi tutta durante la notte, da non avvertire minimamente il freddo invernale di quei mesi dell'anno.
Il problema era quando uscivo da quelle coperte, sorrisi inconsciamente con fare ironico a quel pensiero, tirandomi su, mentre mi dirigevo in bagno per l'impellente bisogno di fare pipì.
Mi avviai silenziosamente per non svegliarlo, dato che il mio uomo aveva il sonno leggero, e mi chiusi in bagno.
Pochi minuti dopo, stavo uscendo dal bagno, trovandolo ancora fortunatamente profondamente addormentato, mentre mi andavo a sedere, vicino al divano, di fianco al camino acceso, sentendo il calore delle fiamme riscaldare la mia pelle, facendomi sospirare di piacere.
Spostai lo sguardo verso la vetrata, notando come stesse nevicando quella notte, eravamo a Dicembre, uno dei miei mesi preferiti dell'anno.
A giorni ci sarebbe stata la festa annuale al Paradise.
Ogni anno, organizzavano la festa dell'apertura del ristorante, il più rinomato della città.
Quest'anno sarebbe stato diverso, come il Natale, parte fondamentale della nostra famiglia non ci sarebbero stati.
Sospirai, posando la mano sul mio pancione, mentre spostavo lo sguardo assente e perso nei miei pensieri, verso le fiamme danzanti del camino, mentre il sogno sotto forma di ricordo, invadeva la mia mente.
Basta.
Dovevo smetterla di pensarci, e soprattutto non potevo continuare a essere in ansia, per qualcosa che sarebbe stato inevitabile.
Dovevo solo sperare con tutto il mio cuore che sarebbe andato tutto bene, e che Gabriel sarebbe tornato da me, sano e salvo.
Avevo così paura..
Il mio cuore non avrebbe retto anche la sua perdita.
No, non potevo perderlo, vi prego proteggetelo.
Mi passai le dita sotto gli occhi, colme di lacrime, cercando di calmare il mio respiro, non accorgendomi minimamente della presenza di Gabriel.
-Ragazzina?-
Continua
Cuoricini ci becchiamo nei prossimi giorni con un nuovo capitolo💛🤗😘.
Grazie immensamente di cuore 💓 per tutti i bellissimi commenti, le stelline, la messa nell'elenco lettura e le visualizzazioni🥰🤗💛.
Buonanotte meraviglie🌙⭐️
Vi adoro
💛💛💛💛💛
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