Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Cap 15


Gabriel

Mi passai distrattamente una mano fra i capelli, mentre controllavo i vari incassi di questa settimana, controllando se tutto fosse in regola.

Questo posto, era un posto regolare in cui uscivano ed entravano soldi puliti, per il resto degli "altri" affari c'era il capanno, dove producevamo droga e armi, oltre a dell'ottimo vino che vedevamo a qualsiasi cliente ne volesse usufruire.

Erano passati due mesi, da quell'orribile evento.

E per quanto cercassi di non pensare, i ricordi erano ancora vivi dentro di me e lo sarebbero stati per sempre.

Ma si andava avanti, avevo un regno da portare avanti, non potevo continuare a crogiolarmi nel dolore, mio padre non avrebbe voluto, e non era così che mi aveva insegnato a fare.

Dopo quella sera che mi ero mostrato "debole" davanti a mia moglie, apprezzando tutto ciò che aveva fatto per me quella sera, non mi sarei mai più mostrato debole davanti a nessuno, tanto meno a lei.

Ero un re, che aveva un impero e degli affari da mandare avanti, non ero un moccioso piagnucolante.

Ma ciò non toglie che quella piccola ma grandissima donna, era stata la mia colonna portante, e lo sarà sempre.

La mia eterna forza.

In un mese il Paradise, era tornato come quello che era, e gli affari erano andati avanti se non incrementati sempre di più.

La polizia non aveva più fatto domande su l'accaduto, anche perché grazie al mio avvocato di fiducia aveva fatto credere e sembrare che era stata una fuga di gas, e non un attentato da dei fottutissimi bastardi, che ancora ora non eravamo riusciti a rintracciare.

Ma non mi arrendevo.

Oh no..

Una volta presi avrebbero conosciuto la vera sofferenza e il dolore che io stesso gli avrei causato, facendoli annegare nel loro stesso sangue.

Mi alzai, andando verso il mobile bar per versami da bere, ne avevo assolutamente bisogno.

Troppi pensieri, troppe cose da gestire, ma non era un problema.

Ero un fottuto re, che avrebbe mandato avanti un regno, senza mai abbassare la testa, per nessuno.

Mai.

Anzi si sarebbero gli altri inchinati a me, e non io.

Non mi avrebbero mai visto debole, nemmeno la morte dei miei genitori mi aveva rammollito.

Anzi semmai, mi avevano indurito più di quello che già ero.

Se ti avrebbero visto debole, avrebbero capito che potevano abbatterti, persino i tuoi alleati stessi.

Non mi fidavo di nessuno, e nessuno avrebbe mai visto la mia debolezza.

Non ne avevo.

Eccetto una, ma di certo non l'avrei mai detta ad alta voce.

Lei, la mia eterna dannazione e salvezza.

Era una mia debolezza si, ma era anche la mia forza.

La mia donna, la mia colonna portante, che aveva scoperto il dolore e la paura e ne aveva tratto come una forza, senza mai spegnere quella dolcezza e quella luce, che lei aveva intorno a se e dentro di se.

Afferrai una bottiglia di vodka e un bicchiere, riempiendo il contenuto dentro di esso, per poi buttare giù immediatamente un sorso, sentendo la mia gola ardere, mentre i mio corpo in fiamme, andava a rilassarsi dalla tensione accumulata da quei mesi.

Ecco, in questo momento avrei avuto bisogno della mia bambolina, per rilassarmi, ma non potevo ancora tornare a casa, stavo aspettando un paio di clienti.

Buttai giù l'ennesimo sorso, mentre cercavo di rilassarmi, avvertendo un leggero bussare alla mia porta, annunciando l'arrivo dei miei clienti.

-Avanti.-

Dissi, con voce autoritaria, mentre mi versavo di nuovo da bere, per poi andarmi ad accomodare al mio posto, chiudendo i bilanci degli incassi al mio computer, vedendo il primo cliente con cui dovevo parlare.

-Signor King, buonasera.

Grazie per avermi ricevuto.-

-Signor Aston, prego si accomodi.-

Dissi, mentre lo vedevo avvicinarsi a me, allungandomi la mano, in segno di rispetto, mentre la stringevo a mia volta, mentre lo vedevo accomodarsi di fronte a me.

-In cosa posso esserle utile.-

Dissi, sistemandomi meglio sulla mia poltrona in pelle nera, mentre posavo il bicchiere sulla mia scrivania, attento a ciò che aveva da dirmi.

-So che lei, potrebbe aiutarmi in un finanziamento.-

Ghignai divertito, mi aveva preso per una fottuta banca!?

-Finanziamento?

E di quanto avrebbe bisogno, sentiamo.-

-Dieci mila dollari.-

-Dieci mila?

E se posso chiederle, perché le serve una così grossa somma?

Non che sia un problema per me, ma mi preoccupo che lei, non mi possa tornare indietro ciò che mi deve.-

Dissi, guardandolo freddamente ne gli occhi, mentre afferravo il mio bicchiere, buttando giù l'ultimo sorso di vodka.

-Dovrei fare dei lavori nella mia casa e mi servirebbe quella somma.

Sono andato in banca, ma non mi hanno concesso il prestito, e quindi..

Sapendo che uomo è, e chi è, volevo provare da lei.-

-Per me non ci sono problemi, nemmeno su ciò che ci devi fare.

Voglio solo sapere, se riuscirai a restituirmi i miei fottuti soldi.-

-Certamente Signore, mi impegnerò ogni mese a versarle dei soldi.-

-No, nessun versamento.

I miei ragazzi passeranno da te ogni fottuto mese per prelevare i soldi che mi deve.

Voglio essere onesto con lei Signor Aston, se non pagherà puntualmente ogni fottuto mese, un giorno di ritardo le costerà un centinaio di dollari in più, così per i due giorni conseguitivi, se poi anche ad allora non avrai i miei fottuti soldi, non solo ti leverò di mezzo, ma mi prenderò la tua fottuta casa e ci farò quel che cazzo voglio.

Perché ho indagato su di te, e so che ami sperperare i tuoi fottuti soldi in gioco d'azzardo.

A me non me ne fotte un cazzo su quello che ci farai, mi importa solo, che tu mi restituisca tutto fino a l'ultimo centesimo, sono stato chiaro?-

-Cristallino Signore, prometto che le restituirò tutto, fino a l'ultimo centesimo.-

-Bene, allora non ci sono problemi.-

-Questa sera, passeranno i miei ragazzi, per potarti i tuoi soldi e dal prossimo mese, pretenderò novecento dollari al mese, a come farà, starà a lei Aston.-

-Novecento Signore?-

-Oh si, è ancora sicuro di volere i miei fottuti soldi.-

-Si assolutamente si Signore, farò di tutto per restituirglieli.-

-Bene.-

Dissi, mentre avvertivo un leggero bussare alla mia porta.

-Può andare, stasera manderò un paio dei miei ragazzi a portarle ciò che mi ha chiesto.-

Dissi, mentre allungavo la mano, stringendo la sua tremante, mentre si inchinava con la testa in segno di rispetto e ringraziamento, vedendolo uscire fuori dal mio ufficio.

Vidi Aston, andarsene, mentre vedevo il mio secondo cliente della serata, mentre il ristorante si preparava ad aprire le porte per la serata.

-Prego, Signor Harrison, entri e chiuda la porta.-

Dissi, con voce autorevole, vedendo l'uomo di mezza età, entrare dentro il mio ufficio, con sguardo tremante, facendomi sorridere divertito, amando il terrore che scaturivo nelle persone.

Se prima ero un mostro, adesso ero qualcosa di molto, molto peggio.

Vidi l'uomo allungarmi la mano in segno di rispetto, mentre la stringevo a mia volta, per poi vederlo accomodarsi di fronte a me.

-Salve, Signor King.-

-Harrison, in cosa posso esserle utile.-

-Arrivo subito al sodo, vorrei due kg, della sua droga.

La vostra è la migliore e gli effetti che creano sono sorprenderti.

Ho intenzione di organizzare un festino privato alla mia villa, e vorrei qualcosa che animi la festa, insieme a una cassa, del suo miglior vino, il Don Pérignon.-

Lo sentii dire, mentre strusciava le mani fra di essa, con fare ansante, come se stesse già assaporando la sua seratina.

Tra soci e puttane.

Ghignai, guardando come il suo desiderio, stesse quasi esplodendo da lui.

Oh l'avidità era un qualcosa, che non la si poteva combattere ma solamente soccomberci.

-Bene, per quando gli servirebbe quello che ha chiesto?-

Dissi, appoggiandomi con la schiena alla poltrona con fare rilassato, mentre non spostavo per un solo attimo lo sguardo da l'uomo avido davanti hai miei occhi.

Uomini che avevano una famiglia, ma preferivano sballarsi e in cornificare le proprie mogli devote, per del sano divertimento extra.

Uomini, viscidi privi di moralità.

Il che forse ero l'ultimo a poter commentare, dato che nemmeno io ero una brava persona, ma una cosa non c'era dubbio, sono e lo sarò sempre fedele alla donna che amo.

-Mi servirebbero per sabato.-

-Ottimo, mi lasci l'indirizzo dove i miei ragazzi dovranno fare la consegna e avrà ciò che mi ha chiesto.

Ovviamente adesso deve pagarmi la prima parte e poi il resto lo darà hai miei ragazzi la sera della consegna.-

-Certamente Signor King, quanto le devo?-

-Dieci mila ora e dieci mila sabato sera.-

Dissi, mentre lo fissavo con sguardo freddo, sapevo che non riusciva a sostenere il mio sguardo come nessuno.

Sapevo cosa vedevano nei miei occhi, qualcuno privo di anima.

E forse era così.

Amavo scaturire terrore e rispetto, mi facevano sentire fottutamente potente.

Vidi Harrison abbassare lo sguardo tremolante, mentre afferrava una busta dentro la tasca nascosta della sua giacca, mentre mi passava la busta gialla, per farmi controllare.

Afferrai la busta, aprendola, iniziando a contare i pezzi da cinquecento dollari, arrivano fino a venti.

-Vedo che si era fatto i conti, ma che bravo.

Mi piacciono gli uomini precisi e già preparati.-

-La ringrazio Signore.-

-Bene, l'altra metà li consegnerà sabato sera hai miei ragazzi, scriva qui l'indirizzo di consegna, così da comunicarlo hai miei ragazzi.-

Lo vidi afferrare un foglio stropicciato dalla tasca dei pantaloni, trovandolo preparato anche in questo.

Si era organizzato il bastardo, dovevo complimentarmi, non era completamente stupido.

Ma si sa, l'avidità era un peccato che non si poteva gestire, specialmente uomini come loro, che ne erano completamente accecati.

Afferrai il foglietto dalla sua mano, mentre presi a scrivere subito un messaggio a Josh e Thony, riferendogli cosa avrebbero dovuto fare sabato sera.

-Bene, i miei ragazzi saranno da lei per le sette.

Si faccia trovare puntuale e con i soldi.-

-Certamente Signor King, grazie.-

Disse, inchinandosi, mentre lo vedevo sparire trafelato dal mio ufficio.

Mi alzai divertito, sapendo il terrore che aveva provato, e che provava ogni volta in mia presenza.

Il terrore che scatenavo, saziava la mia anima oscura.

Ghignai sadicamente, mentre mi dirigevo verso la cassaforte, per depositare i dieci mila dollari, per poi richiuderla, mentre lanciavo uno sguardo a l'orologio sopra la parete della porta del mio ufficio, notando che era ora che rientrassi a casa dalla mia bambina, che non vedevo da questa mattina.

Gli affari andavano alla grande, mi ero saputo rialzare più forte e più bastardo di prima, non concedevo pietà e seconde possibilità a nessuno, sapevo che sarei stato peggio di mio padre, ma ora a due mesi dalla loro assenza, beh  credo che sono molto peggio del peggio che sono.

Mi avvicinai alla mia scrivania, spegnendo il computer, per poi afferrare il cellulare e la pistola, uscendo dal mio dannato ufficio.

Avevo bisogno di respirare aria pura, avevo bisogno di respirare il profumo della mia dannazione e salvezza e affondare dentro quel corpicino caldo che tanto mi apparteneva.

Misi la pistola nel retro dei pantaloni, per poi infilarmi la giacca, uscendo fuori dal mio ufficio, dirigendomi fuori dal Paradise.

Vidi i primi arrivi dei clienti, notando con piacere cosa ero riuscito a creare "legalmente."

Dovevo avere entrate dai entrambi i lati, per non far calare sospetti su di me, beh anche se sapevano chi ero, che avevo in mano l'intera città, non avrebbero mai potuto toccarmi.

Primo, perché erano la maggior parte di loro sul mio libro paga, secondo non avevano le palle per affrontare il mostro.

E terzo, non avendo prove concrete in cui aggrapparsi beh, non conveniva loro, aprire un indagine in qualcosa che li avrebbe fatti affondare e io stesso sotterrare.

Ghignai del mio stesso pensiero, mentre vedevo i miei dipendenti salutarmi con segno di rispetto, mentre uscivo fuori accendendomi una sigaretta, pronto a far rientro a casa, dalla mia splendida donna, incinta di cinque mesi, della nostra principessa.

Mi era fottutamente mancata per tutto il giorno, ma avevo i miei fottuti affari da mandare avanti, e non potevo esimermi da questo.

Era il mio mondo, e io ne ero orgogliosamente il re, da ben tre anni.

Non avrei mai rinunciato a tutto questo, ne ero fortemente orgoglioso, l'eredità della mia famiglia, un eredità che avrei mandato avanti da figlio in figlio.

I King, erano sempre stati i padroni di New York, e io ne ero fottutamente orgoglioso di averne ricevuto il trono.

Amo troppo ciò che sono e faccio e lo amo ancora di più a fianco alla mia splendida regina, che mi sostiene a ogni mio passo.

Tirai l'ennesima boccata di sigaretta, prima di gettarla a terra e spegnerla, mentre entravo in  macchina, pronto a far rientro finalmente a casa, dalla mia piccola linfa vitale.

"-Una volta a casa mio raggio di sole, non avrai scampo.

Come non lo hai sempre avuto.-"

Sorrisi maliziosamente a tale pensiero, mentre mettevo in moto e partivo finalmente in direzione di casa, pronto a far mia, quella deliziosa creatura innocente, che ama un mostro dannato come me.

Continua

Buonanotte cuoricini🌙⭐️
ci becchiamo nei prossimi giorni con un'altro capitolo💛😘🤗.

Vi adoro
💛💛💛💛💛

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro