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Questions. 4

"Non esiste separazione definitiva
finché esiste il ricordo."
(Isabel Allende)

Kyros

Eravamo lì da molto, forse troppo. Io e Venus continuammo a fare foto sotto l'attenta osservazione di Aileen.

Venus. Era tanto bella, proprio come anni fa. Quando la guardavo con gli occhi di un bambino. Troppo puri perché vedessero oltre.

Era trascorsa quasi una settimana da quando l'avevo vista in quel locale. Inizialmente pensai di aver solo immaginato che potesse essere lei. Ma cazzo, l'avrei riconosciuta ovunque, nonostante gli anni passati lontani.

Era difficile credere che un giorno sarebbe tornata.

Ad un tratto il telefono di Aileen prese a squillare. Rispose allontanandosi da noi.
Guardai Venus. Aveva lo sguardo basso, probabilmente assolta tra i suoi pensieri. I suoi lineamenti erano così dolci e delicati.

Stava prendendo le sembianze di una donna. La bambina di una volta era sparita, e solo in qual momento ne presi realmente coscienza.

<<Venus, io devo scappare, devo andare in ospedale. Vieni con me?>> chiese Aileen, riportandomi alla realtà.

<<È tutto okay?>> dal suo volto si poteva facilmente intuire la sua preoccupazione.

<<Si, la mia amica ha avuto un piccolo incidente, ma nulla di grave.>> disse, mentre infilava la giacca.

<<Prenderò un taxi, non preoccuparti.>> la rassicurò Venus.
<<Ti accompagno io.>> annunciai fermamente. Quasi non mi accorsi di aver pronunciato quelle parole. Infondo non mi sarebbe costato nulla.

<<Allora io vado, ci vediamo.>> annunciò Aileen, prima di dirigersi alla porta e uscire.

<<Non preoccuparti, ti aiuterò a mettere in ordine e poi chiamerò un taxi.>> mi disse mentre era intenda a sistemare spazzole e trucchi.

<<Ho detto ad Aileen che ti avrei riportata a casa, e così sarà.>> non avrei accettato che mi controbattesse.

Sbuffò e borbottò qualcosa che non riuscii a sentire, aveva capito che se anche non avesse accettato, sarei stato capace di caricarmela su una spalla e riportarla a casa.

Dopo circa quindici minuti era tutto pronto. Presi i borsoni con l'attrezzatura e mi diressi all'uscita. Sentii i passi di Venus seguirmi.

Posai tutto nel bagagliaio e salii in auto. Lei era già al mio fianco. Estrassi una sigaretta dal pacchetto e la portai alle labbra.

Guardai la ragazza al mio fianco ed incrociai il suo sguardo.
<<Perché sei tornata?>> chiesi senza nemmeno accorgermene. Volevo conoscere le motivazioni e capire perché non potesse farmi altro che piacere.

<<Da quando sono salita sull'aereo che mi avrebbe portata a Seoul, mi sono ripromessa che non appena mi sarebbe stato possibile, sarei tornata qui. A casa.>> abbassò lo sguardo sulle sue mani, che erano poggiate sul suo grembo.

Dopo le sue parole non replicai, le chiesi solamente dove si trovasse casa sua.

<<Cos'è cambiato dalla mia partenza?>> chiese ad un tratto, voltando lo sguardo verso di me.

<<Ti basta guardarmi per capirlo.>> anche il mio sguardo si posò per un attimo su di lei, per poi ritornare sulla strada.

<<Ti piacciono ancora le mandorle?>> la guardai di sottecchi e un piccolo sorriso prese posto sulle nostre labbra.

Se ne ricordava. Si ricordava della mia ossessione per le mandorle. Per quanto potesse sembrare un futile dettaglio, per me non lo era. Oltre lei, mia madre era la sola a ricordarsene.

<<Questo non è cambiato.>> celai, per quanto mi fosse possibile, un piccolo sorriso. Era completamente diversa, ora non era la bambina a cui piaceva giocare con la sabbia del parco, era cresciuta. Avrei tanto voluto sapere se in quel corpo da donna ci fosse ancora la purezza che anni prima la distingueva.

<<Ti andrebbe del gelato?>> proposi ad un tratto, nel momento in cui passammo davanti alla mia gelateria preferita. Accostai l'auto e mi voltai verso di lei, che non mi aveva ancora concesso una risposta.

Voltò lo sguardo verso di me e annuì piano. <<E se avessi rifiutato?>>

<<Avresti aspettato in auto.>> spensi il circuito ed estrassi le chiavi dal nottolino, per poi infilarne nella tasca del giubbotto.
Uscii dall'auto e la sentii seguirmi all'interno.

Salutai Nicolas, il proprietario del posto, di cui ero un cliente fisso da ormai tanti anni.

Presi posto al solito tavolo che affacciava su una delle tante trafficate strade di Manhattan. Ci accomodammo uno di fronte all'altro. Gli occhi di Venus vagarono per la sala, osservando anche i piccoli dettagli, dalle poltrone in pelle sui toni del cioccolato, alle pareti color kaki, sino ai tavoli in alluminio.

<<Lascia fare me.>> l'avvertii, incamminandosi subito dopo verso il bancone.

<<Ragazzone, questa settimana non sei venuto a farmi visita. Non lo dimenticherò.>> mi intimò puntandomi un dito contro.

<<Chiedo umilmente perdono.>> alzai entrambi le mani verso l'alto, inclinando la testa.

Ero abituato a passare molto tempo lì, ma nell'ultimo periodo avevo avuto poco tempo a disposizione, e quel poco che mi restava, preferivo spenderlo in maniera differente.

<<Se dai un'occhiata alla mia auto, potrei essere clemente con te.>>

<<Questo è un ricatto.>> alzai un sopracciglio, fintamente accigliato.
<<Prendi il solito?>> cambiò discorso, ma non mi sfuggì la risatina che cercò di celare.

<<Lo stesso per la tua nuova ragazza?>> ammiccò nella direzione di Venus. Mi voltai anch'io a guardarla. Aveva lo sguardo rivolto verso la strada, intenta a guardare lo scorrere delle auto. La schiena dritta e le mani poggiate sulle gambe. Forse con la testa altrove. Ma ai miei occhi non sembrava altro che una piccola bambina indifesa.

Mi riassestai e tornai con lo sguardo su Nicolas.

<<È solo una vecchia amica.>> chiarii, prima che la sua testa potesse fare chissà quali viaggi. Gli lasciai un fugace sguardo ammonitorio, che sembrò fargli comprendere le mie silenti parole.

Afferrai i due coni che mi porse.
<<Offre la casa, con la speranza che possa addolcirti.>> scossi la testa. Ero ormai abituato a quelle sue parole.

Dopo avergli fatto un cenno con la testa, mi diressi verso la ragazza ancora seduta al suo tavolo. Gli porsi uno dei due coni, che con un sorriso afferrò.

Guardai il suo profilo, il naso piccolo e all'insù, le guance leggermente paffute, le labbra delicate e le lunghe ciglia. Si stava ancora guardando intorno.

<<Mi piace memorizzare le immagini.>> mi disse quando incrociò il mio sguardo, già posato su di lei. Si leccò le labbra lucide, raccogliendo piccoli residui di crema. Fissai quel movimento, tanto casuale quanto sensuale.

Cosa mi sarebbe aspettato da quel momento in poi?

🌻🌻🌻

mi scuso per la lunghezza del capitolo. Forse non è il massimo, ma riuscirò a farmi perdonare.🤞🏻

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