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Merry Unbirthday 2. 11

"Solo colui che non agisce non
commette mai errori. "
(Theodore Roosevelt)

<<Hai pianto?>> mi chiese di punto in bianco, una volta entrati in casa.

Non avevo pensato alla quantità di mascara che mi avrebbe contornato le guance.

<<No.>> mi diressi di corsa verso il bagno, volendo provare a risistemare il mio aspetto.

Ero uno scempio. Il mascara a contornarmi gli occhi, fino a scendere sulle guance, gli occhi rossi e gonfi. Avevo tutto l'aspetto di una persona che aveva versato molte lacrime.

Non avevo mai pianto davanti a persone che non fossero la mia migliore amica So-yon, o in rari casi, Hyun-jae .

So-yon, mi mancava da morire. Nonostante riuscissi a sentirla molto spesso tramite chiamate o videochiamate, non era comunque come averla al mio fianco.

Mi sarebbe piaciuto farle conoscere Aileen. Loro erano state, due delle persone più importanti nella mia vita.

Mi balenò per la mente, l'idea di chiederle di raggiungermi a Manhattan. Probabilmente le avrebbe fatto bene staccare un po' la spina.

In quel momento avrei voluto telefonarle, dirle cos'era successo con lo stronzo di mio padre, ma una parte di me, me lo impediva.

Non sarei potuta correre tra le braccia della mia amica ogni qualvolta avessi avuto un problema.

Sarei dovuta crescere, e imparare ad abituarmi a mio padre, al suo brutto carattere, e a quanto le sue parole facessero male.

Quella, era la mia vita, era la mia vita da anni, ed era arrivato il momento di comprendere che tutto quello era la mia normalità.

Niente di nuovo, tutto come da sempre.

<<Desideri qualcosa?->> aprii il frigo per vedere cosa potessi offrirgli <<-succo?>> afferrai la bottiglia e la poggiai sul ripiano si fianco al frigo.

Mi girai, quando non ricevetti nessuna risposta.

<<Perché piangevi?>>

Eravamo uno dinanzi all'altro, il mio naso ad un palmo dal suo petto. Mi spostai in fretta, per raggiungere la credenza, da cui presi due bicchieri.

<<Acqua?>> cercai di deviare il discorso, così da non dover rispondere alla sua domanda.

La mia vulnerabilità, in quel momento, era palpabile. Scoppiare in lacrime nuovamente, non mi sembrava la scelta giusta.

<<Venus.>> la sua voce era così flebile e calma che riuscì a mandarmi scosse per tutto il corpo.

Mi maledissi per la mia sensibilità.

Socchiusi gli occhi, e incanalai più aria possibile, cercando di rimanere impassibile.

<<Sono ancora io, quel bambino a cui parlavi di qualsiasi cosa ti passasse per la testa.->> sentii i suoi passi farsi più vicini.

<<-Sono ancora io, quel bambino a cui raccontavi tutti i tuoi sogni. Quel bambino a cui adoravi rubare i colori, "perché sono tuoi" dicevi. Sono sempre io, e sempre sarò, quel bambino.>>

Non sapevo realmente, se fidarmi o meno delle sue parole. Avevo già qualcuno che riuscisse a farmi del male, perché rischiare?

Avrei dovuto fidarmi e aprirmi con una persona che, nonostante fosse stata parte costante della mia vita, era divenuta, a me estranea.

La nostra amicizia era giunta al termine anni prima, seppur la scelta non fosse stata dettata dal nostro volere. Sarebbe potuta essere l'ennesima persona che avrebbe potuto buttarmi giù con le sue parole.

Non ero pronta a lasciare che qualcuno potesse essere parte integrante della mia vita. Necessitavo di tempo.

Mi voltai guardandolo dritto negli occhi.

Eppure, in questi, non vedevo altro che la parte più bella della mia vita. Quelle pozze verdi riuscivano a riflettere l'immagine di ciò che, ormai, rimaneva della piccola Alice.

<<Per favore->> sospirai abbassando lo sguardo <<-non ora.>>.

Forse un giorno sarei riuscita a parlagli dei dolori che portavo dentro, ma non quella sera.

Come poco più di ventiquattro ore prima, lui era nuovamente lì, a pochi centimetri da me.

Il suo respiro a scontarsi con la mia pelle, sempre più calda. I suoi occhi, che sfuggenti, puntavano le mie labbra, per poi infrangersi nei miei.

Sarei una bugiarda se dicessi che la mia pelle non ardeva sotto il suo sguardo. Era troppo intenso per provare a reprimersi da tali attenzioni.

Era troppo vicino, ma allo stesso tempo troppo lontano.

Avevo commesso tanti errori, in così poco tempo e non volevo che quello potesse essere l'ennesimo.

Non riuscii a capire se mi dispiacesse di più che quello fosse uno sbaglio, o che fosse uno di quelli che inevitabilmente non puoi cancellare.

Era un errore dal buon odore, forse delizioso. Era forse la sensazione di proibito sublime, che mi rendeva così vacillante.

Mi era categoricamente proibito desiderare le sue labbra.

Lui era già impegnato, e mai mi sarei permessa di lasciargli fare del male a Dienne.

Sapevo cosa significasse perdere la completa fiducia, nella persona che più ti è vicina. Nella stessa in cui riponi le più forti emozioni.

Lui era off limits.

Mi beai del suo caldo respiro solo per qualche attimo in più.

Poggiai le mani sul suo petto e cercai di farlo allontanare da me, ma mi parve di sentire tutta le mia forza abbandonarmi.

Che non volessi realmente allontanarlo?

Probabile.

Ma in quel momento, per me, non si trattava di cosa io provassi. Si trattava della relazione tra lui e Dienne. E delle ripercussioni che le mie azioni avrebbero provocato.

Il pensiero di loro due insieme mi annebbiò la testa.

Cercai in me la forza di respingerlo.
<<No.>> dissi solamente, tenendo salde le mani sul suo petto.

Avevo fatto ciò che più mi sembrava giusto, eppure, perché il suo sguardo mentre si allontanava era riuscito a lasciarmi un vuoto dentro?


🌻🌻🌻

Salve a tutti sunflower, come state?

Cosa ne pensate di questo capitolo? Vi è piaciuto?

Ma soprattutto cosa ne pensate della nostra Alice e del nostro Mad hatters?

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