Masochism. 5
"Se si chiude la porta a tutti gli errori, anche la verità resterà fuori."
(Rabindranath Tagore)
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Ero bellamente sdraiata sul divano intenta a guardare un film quando sentii qualcuno bussare alla porta. Erano circa le 21, e non ricordavo di star aspettando qualcuno.
Misi il film in pausa e mi avvicinai alla porta. Guardai dallo spioncino, e sentii il cuore balzarmi in gola. La mia testa fu inondata di ricordi, 4 interi anni passarono davanti ai miei occhi.
Mi ero promessa e ripromessa di essere forte quando quel momento sarebbe arrivato. Perché una parte di me voleva che arrivasse, che quell'idiota prendesse uno stupido aereo e venisse lì a spiegarmi tutto.
<<Venus, per favore. So che sei dietro a questa porta.>> la sua voce mi fece sussultare, non era come sentirlo al telefono. Era lì. Il suo tono era delicato ma comunque deciso.
Era il tipo di persona che non avrebbe accettato un no come risposta o peggio ancora, il silenzio.
Poggiai una mano sulla maniglia della porta. Ma aspettai ancora.
Dopo qualche secondo sentii singhiozzare, senza pensare alle conseguenze o a cosa sarebbe successo, aprii la porta.
Immediatamente me ne pentii. Dinanzi a me, un Hyun-jae, si ergeva in tutta la sua bellezza. Il suo profumo mi investì, e l'aura che emanava mi fece abbassare lo sguardo.
Era sempre elegante e raffinato, nonché sicuro di sé. Una camicia celeste fasciava il suo fisico curato e asciutto alla perfezione. E sotto, un semplice pantalone nero.
Ma ero cambiata, nonostante mi facesse ancora uno strano effetto, ora ero diversa.
Mi prese il mento tra le dita facendomi alzare lo sguardo sul suo viso. I suoi occhi mi hanno sempre fatta impazzire. Ma in quel momento non fecero altro che attanagliarmi lo stomaco. Erano lucidi e rossi, probabilmente come i miei.
Lentamente avvicinò le sue labbra alle mie, quasi volesse darmi il tempo di reagire e respingerlo. Non lo feci. Rimasi ferma. Il mio sguardo passava dalle labbra, agli occhi.
Mi sono sempre data ottimi consigli, ma raramente li seguivo.
Masochista, ecco come mi definii in quel momento.
Mi strinse un braccio intorno ai fianchi , non appena fu sicuro che non mi sarei tirata indietro. E dopo, quella che mi parve un'eternità, il suo respiro si fece ancora più vicino.
Posò le labbra sulle mie, spingendomi delicatamente verso il suo petto. Si mosse lentamente, ed io lo seguii.
Le nostre bocche danzavano, e il mio petto si riempiva di tristezza e un briciolo di pentimento. Ma a cosa serviva pentirsene?
Circondai il suo collo con le braccia, lui a sua volta mi circondò i fianchi e camminai verso il divano, chiudendo la porta alle sue spalle.
Il bacio divenne sempre meno casto, e la percezione delle sue mani sul mio corpo sparì. Percepivo qualsiasi tipo di emozione diversamente, quasi fossero ovattate.
Aprii gli occhi, allontanandomi lentamente da lui. Per l'ennesima volta in pochi giorni la mia vista si offuscò, non ebbi, però, il tempo di pormi la minima domanda.
La sua mano mi prese delicatamente il viso, facendo così ricongiungere le nostre labbra.
Lo feci sedere sul divano e mi misi a cavalcioni su di lui. Sentivo quasi la necessità di sentire la sua presenza, lì con me.
Continuai a baciarlo, forse per accertarmi che fosse reale.
Non vedevo Hyun-jae da qualche giorno antecedente alla mia partenza. Per un momento pensai che forse, la nostra distanza sarebbe dovuta continuare ad essere tale. Pensai di star commettendo per l'ennesima volta un errore, ma una parte di me sapeva che quello non lo fosse.
Non sapevo fin dove mi sarei spinta quella sera. Avrei continuato fin quando non avrei ottenuto la risposta che cercavo.
Mi strinse i fianchi con possesso, e per un attimo mi sentii ancora sua, come se qualcosa ancora ci legasse. Ma io non ero può sua da tempo, e niente più ci teneva legati.
Non smisi di pormi domande e cercare risposte nemmeno per un attimo.
Oltre che una perfetta masochista, ero anche una perfetta incoerente. I mie pensieri erano del tutto contraddittori.
La mia parte razionale avrebbe voluto respingerlo, quella irrazionale era decisa a trovare risposte, a costo di continuare a farmi del male.
Le sue mani risalirono sulla mia schiena e dei brividi presero a seguire il suo tocco, così delicato e controllato.
Il tocco di un perfetto calcolatore.
Mi stupii della mia pazzia. Sottostare a lui nonostante fossi pienamente cosciente di quanto fosse, in realtà, la persona che più avrei dovuto tenere distante.
Spostai le labbra sul suo mento, su cui lascia un delicato bacio, prosegui sulla sua guancia facendo la stessa cosa, poi sulla mascella, fino ad arrivare sotto l'orecchio.
Sapevo quale fosse il suo punto debole. In due anni avevo conosciuto tutto di lui, o almeno così credevo. Credevo di conoscerlo alla perfezione, eppure, mi sbagliavo.
Presi a giocare con un lembo della sua pelle. Succhiai, senza eccedere con la forza. Passai la lingua sullo stesso punto, ora rosso ed evidente, che di sicuro non sarebbe svanito in poco tempo.
Un sospiro uscì dalle sue labbra, forse un gemito. Mi prese il viso tre le mani, baciandomi per l'ennesima volta.
<<Mi sei mancata così tanto.>> sussurrò tra un bacio e l'altro.
Avevo finalmente trovato la mia risposta.
<<Torna da me.>> si mosse sotto di me, volendo di più. Ma io non ne avevo bisogno, e il mio egoismo prese la meglio.
Poggia le mani sul suo petto, e mi allontanai il giusto per poterlo guardare negli occhi.
<<Andiamo a letto. Domani parleremo.>> accarezzai i punti su cui c'erano i miei segni. Lui posò un bacio sulle mie labbra, e a sua volta accarezzò il mio viso.
Mi alzai dalle sue gambe e gli presi la mano, conducendolo nella mia stanza.
<<Scusami, nella foga non ho portato in pigiama.>> si avvicinò a me giocherellando con i bottoni della sua camicia. Annuii.
Aprii l'armadio ed estrassi una felpa, la può grande in mio possesso. Solo dopo mi accorsi che fesse proprio sua.
La indossavo spesso la notte, per sentirlo più vicino, quando ancora non mi aveva chiesto di trasferirmi da lui.
<<Questa è mia.>> sorrise e sbottonò la camicia. Mi fermai ad osservare ogni piccolo dettaglio del suo busto. Aveva più muscoli di quanti ricordassi.
Probabilmente si accorse del mio sguardo. Un ghigno prese possesso delle sue labbra, voltai nell'immediato lo sguardo nel vuoto.
Mi infilai nel letto, dicendogli di fare lo stesso.
Poggiai la testa sul suo petto e lui mi circondò il busto con le braccia. Sentivo il suo cuore battere forte.
Alzai lo sguardo su di lui. <<Chi ti ha dato il mio indirizzo?>> chiesi, accoccolandomi meglio a lui.
<<Tuo padre. So-yon non ha voluto collaborare, si è categoricamente rifiutata di darmi qualsiasi tipo di informazione su di te.>> sorrisi pensando alla mia migliore amica.
Con le sue parole, ebbi l'ennesima dimostrazione di quanto fosse marcata la differenza tra coloro che realmente tengono a me e a chi importa solo di sé stesso.
A mio padre non importava della mia felicità. Era ancora convinto che io e Hyun-jae saremmo potuti tornare insieme. Avrebbe fatto di tutto per tenermi ancorata a Seoul, e sapeva che il mio, ormai ex era un valido motivo.
Mentre, a So-yon importava realmente di me. Per lei era importante la mia felicità, nonostante questa avrebbe comportato la nostra distanza.
Chiusi gli occhi e ringraziai mentalmente Hyun-jae. Il suo arrivo, aveva chiarito ogni mio dubbio.
Io volevo Hyun-jae nella mia vita, ma non ne avevo bisogno.
Io tenevo a lui, ma non lo amavo più.
O forse cercavo solamente di convincere me stessa che fosse così...
🌻🌻🌻
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Salve a tutti sunflower , come state? Spero bene💜
Cosa pensate di questo capitolo? Vi è piaciuto?
Sono riuscita a farmi perdonare?💜
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