Rinascita
Oh canta una canzone, mio eroe,
della landa delle profezie.
Canta del sole che illumina il deserto e allontana le foschie.
Nella terra di gioia eterna,
canta della luce che dispensa.
Rinomata da tutti per il regno
e luogo di libertà immensa.
Oh canta una canzone, mio eroe,
dei nemici della serpe.
Di coraggiosi guerrieri e indomabili prodi che ne difesero le terre.
Impugna le armi d'oro bianco e lasciati guidare dalla volpe.
Credi nel Destino che riporterà la pace e disperderà le tue colpe.
Oh canta una canzone, mio eroe,
di una notte stellata.
Finché l'alba non richiama,
dormi di un'espressione beata.
Oh canta dal profondo del tuo cuore, mio eroe,
davanti un fiume di zaffiro.
Continua a cantare con tutta la voce,
fino al tuo ultimo respiro.
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Alphere si sentì leggero. La sua era una sensazione simile a quella di trovarsi immerso in acqua. Così leggiadra ma così soffocante.
L'incapacità di non poter controllare il proprio corpo e l'impotenza di non poter utilizzare alcuno dei suoi sensi. Vi era solo un buio travolgente e un silenzio opprimente.
Che cosa terribile morire.
La sua paura non era per niente infondata.
-Ti avevo detto di aspettare fino al mio prossimo richiamo.- La voce severa fu il primo suono udibile. E l'unico. Voleva rimproverarlo. -Potresti fidarti un pò più di me.- Questa volta il tono era più caldo e familiare. Quello di un maestro che insegna al suo allievo le basi della vita.
Alla fine, aveva trovato Apat.
Ma non parlarono.
Alphere non ne era in grado.
E il tempo, non era disponibile.
Alphere aprì gli occhi. Si trovava dentro un grande contenitore di cristallo dove al suo interno vi era stata inserita dell'acqua blu. Il liquido piano piano venne assorbito dal fondo del contenitore e questo si aprì non appena terminato il processo, permettendo al corpo artificiale di legno di uscire. Esso era nudo, le giunture perfettamente visibili così come i simboli runici incisi. Unico altro dettaglio fondamentale era una gemma azzurra incastonata sul ventre. Quella del Cigno. Si guardò allo specchio ed esultò. Era sollevato che quell'esperimento fosse stato un successo.
Un clone.
Non si sarebbe mai immaginato che avrebbe funzionato anche con un corpo artificiale. Anzi no, quelle rune che gli avevano permesso di sconfiggere la morte la prima volta, lo avrebbero aiutato una seconda. Ma la certezza? Era impossibile da avere senza provare.
Guardò la stanza: quel laboratorio era così pieno di manichini da perderne il conto. Se solo fosse riuscito a dare vita a ognuno di loro, avrebbe potuto creare un esercito. Ma non voleva dei golem senza cervello. Quelli erano facili da creare. E il raggiungimento di un obbiettivo tanto banale non lo avrebbe gratificato. Senza contare che nell'Abisso sarebbero stati distrutti in un lampo, quindi sarebbe stato un ottimo spreco di risorse. Così Alphere li aveva iniziati a costruire con in mente un'eventuale morte improvvisa. Incise su ognuno di loro le stesse rune che aveva sul corpo, creando quindi un collegamento e un faro per la sua anima. Sulla carta, quel piano d'emergenza era funzionante. Ma non ebbe mai il coraggio di tentare. Ultimamente, in seguito alla comparsa dei sogni, si era persino dimenticato di quel luogo, motivo che lo ha fatto andare nel panico contro quell'angelo.
-Per un attimo ho pensato di morire veramente. Sei stato crudele.- Affermò, aprendo un armadietto e prendendo da esso delle vesti uguali a quelle che aveva prima di morire. Erano solo degli stracci che lo aiutavano a preservare un minimo di pudore. Non dovevano essere alla moda o decorati. A lui non era mai importato, dopotutto. Non appena si vestì, la gemma del Cigno tornò allo stesso posto sulla cintura.
Il Cervo si fece largo alle sue spalle, guardandolo attraverso lo specchio che lui stava usando per sistemarsi.
-Sei stato tu a non volermi ascoltare per primo.-
-Dovevi essere più convincente.-
-Ho preferito impartirti una lezione.-
Impartirgli una lezione? L'aveva solo ucciso!
-Sei terrificante.-
Ma la cosa peggiore non era nemmeno quella. Solo in quel momento, Alphere di accorse che mancava qualcosa. Un oggetto prezioso per lui impossibile da replicare: la sua maschera era rimasta laggiù. Era già pronto a prendere il necessario e scendere di nuovo, quando vide il Cigno tenere col becco l'oggetto che stava ricercando.
-Il mio padrone tiene molto a te, quindi questa volta preferirei non rischiare inutilmente. La pratica che ti ha riportato in vita è potente, ma il mio consiglio è di non abusarne. Almeno non finché non sarai diventato un vero Cavaliere Bianco. A quel punto la morte sarà l'ultimo dei tuoi problemi.-
Alphere prese la maschera della volpe tenuta dal Cigno e se la sistemò alla cintura.
Un consiglio, eh?
-Ne farò tesoro. Grazie.-
Si prese il resto del tempo davanti allo specchio per riordinare i suoi pensieri. Alla fine quel viaggio era stato a vuoto. Certo, aveva udito la voce di Apat, ma non aveva risolto nulla di quell'amnesia. Scendere nuovamente era troppo rischioso. Aveva i cloni, si, ma dubitava che questa volta i Guardiani gli avrebbero restituito la maschera. Se la perdeva nuovamente sul fondo, non l'avrebbe più rivista.
Ma anche se aveva mancato l'obiettivo principale della sua missione, questa non poteva ritenersi un totale fallimento: aveva trovato la fonte di parte dei problemi. Nael. Aveva scoperto che l'entità temuta era un angelo. Ma la vera domanda a quel punto era un'altra; cosa ci faceva un angelo nel fondo dell'Abisso? Alphere aveva letto svariate volte i libri della Chiesa per curiosità personale. Aveva intenzione di vedere quanto le loro credenze fossero diverse dalla Fede di Rah. E gli angeli erano nominati numerose volte. Descritti come messaggeri dei Sette con il ruolo di aiutare gli uomini in tempi di crisi. Creature magnifiche dalle pure ali e dalla lucente aura. Quel Nael, al contrario, aveva la maggior parte delle sue ali di pietra e l'aspetto trasandato. In più, gli angeli dovevano trovarsi al fianco dei Sette, quindi perché Nael era sul fondo dell'Abisso? Un ambiente impuro e ostile, dove la mano dei Sette non poteva raggiungerlo. Le opzioni erano due: era stato bandito, oppure stava proteggendo o nascondendo qualcosa. Ovviamente la più probabile era la seconda, soprattutto dopo quello che disse:
-Hai fatto preoccupare la mia dea.-
Un dettaglio che fece ghignare Alphere. Le cose si stavano facendo alquanto interessanti. Da quanto sapeva, gli angeli prendono ordini da tutti i Sette poiché questi vengono considerati come uno. Ma questo Nael stava forse prendendo ordini da una sola dea? La sua teoria, dopo essersi ricordato degli appunti scritti, puntava il dito dritto verso Sashar.
Oltre la questione angelo, doveva ancora scoprire cosa erano i Frammenti e l'Origine uditi dalla regina delle sirene.
Pazuzu poi sembrava essere un nome abissale, quindi doveva trattarsi di un demone. Avrebbe dovuto indagare anche su di lui.
Doveva chiedere ad Apat per ottenere le risposte che tanto bramava.
Ma per farlo, doveva impegnarsi seriamente a diventare un Cavaliere Bianco e controllare il potere del Cigno.
Ah! Ma prima era meglio avvisare Sumiel. Incappare nella sua ira non era tra i piani.
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Eh! Ve pare che si amaza Alphere? Cioè sto coso c'ha sempre il piano B UwU
La prossima volta fa meglio ad ascoltare il Cervo. Con lui non si scherza~
Ci vediamo alla prossima ♡
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