Peccato
-Lasciatevi andare ai vostri desideri più profondi.
Li realizzerò per voi.
Voltate le spalle ai vostri sette divini e abbracciate la vostra anima peccaminosa.
Dovete solo chiedere.
Lasciatevi guidare dai miei occhi di rubini,
finché del Peccatore non sarete altro che burattini.-
Così disse il Peccatore alla sua nascita. Le sacre letture della Chiesa ci insegnano che immediatamente dopo corruppe l'animo degli umani e spinse le divinità minori a rivoltarsi contro i nostri Sette.
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I desideri erano uno strumento molto potente, soprattutto quello di creature che lo usavano veramente per la prima volta.
Essi furono capaci di confluire in un unico punto. Dando vita a una nuova entità. Essa diversa da un Creatore e di superiori poteri.
Un dio.
Nato per loro e di loro schiavo. Lì per rendere possibile l'impossibile. Lì per restituire la libertà andata perduta. Lì per esaudire i desideri dell'umanità.
Un bambino dalla lunga veste scura si stagliava sopra un grande gruppo di uomini. I suoi capelli corvini erano così lunghi per la sua statura minuta da arrivare poco sotto i piedi. Non riflettevano nemmeno una luce e una grande ciocca gli copriva quasi tutto il volto, lasciando scoperto solo un occhio che emanava un'accecante luce rossa. La sua carnagione pallida lo faceva apparire quasi come un fantasma.
-Ho ascoltato i vostri desideri. Li realizzerò per voi.- Il Desiderio guardò dall'alto la sua grande platea, mentre un sorriso si stagliò sul suo volto bambinesco. -Ma voi siete disposti ad ascoltarli?-
Da quelle parole, il Desiderio influenzò gli umani e li spronò a combattere contro i Sette che li avevano oppressi fino a quel momento. Gli bastò così poco per iniziare una sanguinolenta ribellione.
D'altro canto, la sua nascita aveva portato delle conseguenze non solo ai Sette, i quali si ritrovarono a combattere le loro stesse creature, ma anche nei confronti del Destino. Quella pietosa creatura che, oltre a essersi fatta ingannare, aveva ritardato la nascita del Desiderio per lunghe ere. Tutta quell'energia caotica, durante la sua esplosione, colpì fortemente il Destino. Vide nuovamente ogni filo cambiare percorso drasticamente, molti spezzarsi assieme a tanti altri che si andarono a creare. Era molto peggio che in origine.
Non resse il colpo.
In quel momento, nessuno aveva più bisogno del Destino. Ognuno era in grado di prendere in mano il proprio filo e cambiarlo in seguito alle conseguenze delle proprie azioni grazie all'onnipresenza del Desiderio.
Fu in quell'attimo che il Destino entrò in uno stato comatoso, dinnanzi a quella che inizialmente pensava essere la sua stella amica.
Come era stato sciocco.
Nei suoi ultimi attimi di coscienza, voltò gli occhi al cielo, verso la sua vera stella. Quel caloroso sole azzurro era più cupo che mai. Pareva anch'esso triste per quell'infausto svolgimento degli eventi. Emise anch'esso la sua ultima luce con la caduta del suo amato pupillo.
In cielo ora domivana una brillante luna rossa. Il cielo si tinse dello stesso colore della terra.
Sashar entrò nel panico. Ora che non poteva più attingere al potere del Destino, come avrebbe fatto a controllare gli umani? Cosa avrebbe detto ai suoi compagni?
Come avrebbe fatto a scappare da Alteria?
Non intendeva tornare a essere un tutt'uno con essa e rispondere al suo richiamo. Non ora che aveva tutto.
Voleva solo un altro pò di potere dal quel bambino. Abbastanza potere per contrastare quella nuova minaccia presentatosi con il nome di Desiderio.
Forse perché venne riconosciuta come parte di essa, Sashar riuscì a prendere il primo filo dal Destino. Quello di Alteria.
Un ghigno pregno di soddisfazione si erse sul suo volto un attimo prima in preda alla disperazione. Percepiva tutta l'autorità di un dio scatenarsi da quel singolo filo. Con quello sarebbe riuscita a sistemare le cose.
-Aspetta!- Alphere interruppe Apat nel mezzo del racconto. -Mi stai dicendo che eri in coma?-
Lui annuì. -Sashar pensa che lo sia tutt'ora.-
-Se non eri cosciente, come fai a sapere cosa successe dopo?-
Beh si, la sua era una domanda lecita. Poteva rispondere persino con un "Sono onnisciente" ... effettivamente sarebbe stata una risposta da divinità. Ma l'essere in coma gli avrebbe comunque potuto impedire di conoscere il resto, no? Non poteva prendere i Sette come esempio di divinità, dato che non lo erano. Non che li avesse studiati e adulati come quegli abitanti di Corona Viola. Il suo credo era un altro, dopotutto. In più, Alphere doveva mettere in dubbio ogni sua conoscenza religiosa. Non poteva dare nulla per scontato.
-È stata la Volpe a riferirmelo.- Rispose, guardando poi l'animale. -Mi ha mostrato il passato. Dopotutto, lo vedi anche tu ogni tanto, giusto?-
-Si, mi capita di sognare eventi strani. Ma, quando mi sveglio, non ricordo molto ed è tutto confuso.-
-Imparerai a gestirli.- Lo rassicurò con il suo solito tono sereno e paziente. -Se hai altre domande, interrompimi nuovamente.-
-Lo farò senz'altro.-
Il Desiderio tuttavia, non soddisfatto di aver influenzato solo gli umani, si recò dagli altri Creatori.
-Alteria non avrebbe voluto tutto questo.- Disse a Sylakir, portando gli elfi a imbracciare gli archi per la pace.
-Hanno distrutto la vostra casa, è il momento di ripagare il favore.- Sussurrò all'orecchio di Varar, la quale guidò i giganti nelle terre dei Sette.
Agì in modo simile con tutti gli altri Creatori, ma quello che ne venne più soggiogato fu Zelion, Creatore dei draghi. Un uomo che rispettava solo i forti e prestava ascolto solo al potere. Il Desiderio per lui fu una fonte di ispirazione che lo spronò a dare vita a creature migliori di quelle a cui aveva già dato vita. Così nacquero gli Antichi; draghi dalle gargantuesche dimensioni con lo scopo di combattere i Sette. Zelion ne creò sette per contrastare ognuno di loro: Loto, il drago del veleno. Solo toccarne una squama avrebbe portato a una cruente morte per avvelenamento. Zafiro, il drago dell'acqua. Fece del vasto oceano di Alteria la sua casa e lo rese inospitale per ogni altra creatura. Ignis, il drago del fuoco. Dal suo corpo duro come la roccia sprigionava ininterrottamente fiamme, così ridusse in cenere ogni cosa gli intralciasse il cammino. Ventus, il drago dell'aria. Dal cielo non si intravise mai più la luce del sole a causa dei violenti uragani che provocavano le sue ali. Lampo, il drago del tuono. Portatore di tempeste e sciagure, i suoi fulmini non mancavano mai un colpo sull'obiettivo prestabilito. Aurora, il drago del ghiaccio. I suoi poteri erano incontrollabili, tanto che sterminò milioni di uomini con il gelo da lei stessa provocato alla sua nascita. Infine, Necros, il drago della morte. Originariamente era destinato a essere il leader degli altri sei, tuttavia la sua follia era troppa per quel compito. Così Zelion decise di creare l'ottavo Antico e prese ispirazione dall'essere più potente che aveva incontrato: il Desiderio. Nacque Nebula, il drago della nebbia. Intelligente, scaltra e letale, ovunque ci fosse foschia, vi era lei, e con lei vi era solo il silenzio delle vite spezzate.
-E così scoppiò la Guerra degli Dei.- Intuì Alphere, interrompendo ancora Apat.
-Si, è così che viene ricordata.-
-Per ora questa sembra essere l'unica cosa vera che la Chiesa ci ha raccontato. Eccetto fatto che il Desiderio viene chiamato di continuo il Peccatore.- Almeno tutto quello che sapeva non era da buttare. -E Sashar? Sono abbastanza sicuro che non se ne sia stata a guardare.-
Il Destino era in grado di prendere molteplici forme. Così potevano fare i suoi fili, i quali erano in grado di adeguarsi e cambiare in base al proprio possessore.
Sashar individuò immediatamente la causa di tutti i suoi problemi: il Desiderio. Senza di lui, avrebbe potuto di nuovo ingannare il Destino e continuare con la sua vita perfetta. Doveva sbarazzarsene.
Quel Desiderio che osava farsi beffe di loro con quel sorriso derisorio. Gli altri sei erano troppo impegnati a combattere contro gli Antichi per prestare anche un minimo di attenzione a quel bambino. Si stava divertendo a vederli combattere, venir feriti e in fin di vita.
Sashar concentrò ogni briciolo del suo potere per creare un potente colpo da scagliare contro quel misero ragazzino. Il suo istinto le diceva che non poteva trattenersi.
Il Desiderio non si mosse e si lasciò colpire. Ma una volta dissoltasi la nube di fumo provocata dall'attacco, Sashar notò come non fosse riuscita a infliggergli nemmeno un graffio.
-Puoi farlo di nuovo? È stato divertente.- La provocò il bambino con il suo sorriso. Inclinò anche la testa e il busto lateralmente per apparire ancor più innocente.
Era un mostro.
L'unica cosa che la donna provò, fu terrore. Quel singolo colpo avrebbe potuto sterminare la maggior parte del creato! E quel bambino che l'aveva preso in pieno non aveva riportato nemmeno un graffio. L'unico danno era della polvere sulle sue vesti!
Doveva scappare.
Ma non poteva.
Non era nella posizione di ammettere la sconfitta. Lei che si era ribellata ad Alteria e aveva controllato il Destino per tutte quelle ere, non poteva abbandonare tutto in quel momento.
D'istinto prese il filo tra le mani.
Doveva sbarazzarsi del Desiderio.
Ironia della sorte, fu proprio questo suo volere a modellare quel briciolo di potere che possedeva. Quello che in precedenza era un innocente filo, si era ora tramutato in un pugnale.
Non aveva alcun dubbio su cosa dovesse fare.
Ma aveva bisogno di aiuto per avvicinarsi a quel mostro.
Raggiunse i sei suoi compagni e li aiutò a sfuggire agli Antichi. Loro non erano l'obiettivo. Dovevano soltanto guadagnare tempo. Non fu un'impresa complicata.
Adesso che avevano circondato il Desiderio, riuscirono ad attaccarlo in simultanea. Non con l'intento di fargli del male, ma solo di distrarlo. E lui, innocente e sicuro, non prestò la giusta attenzione alla minaccia che rappresentavano.
Sashar concluse il combattimento con un pugnale conficcato nel torace del bambino, l'unico attacco che lo danneggiò veramente, decretando così la sua sconfitta. Tuttavia, con quel colpo, il pugnale venne inevitabilmente infettato dal Desiderio, che, riconoscendo Sashar come sua nemica, le provocò un lancinante dolore alle mani e una veloce necrosi che si sarebbe espansa fin tutto il corpo se non avesse lasciato la presa all'istante.
I Sette erano stati riconosciuti come nemici dagli dei.
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Uao
Che bello il periodo intitolato "non mi piace niente" o "mi fa tutto schifo". Sapevo avrebbe colpito prima o poi -.-'
Non so nemmeno se mi piace o no quello che ho scrittooo
Sono confusaaa QwQ
Sicuramente sarà pieno di errori che non vedo, me lo sento
Aaaaaa
Va beh!
Alla prossima ♡
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