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Creazione

Al primo ticchettio del tempo e alla prima estensione dello spazio, un filo di luce bianca diede vita al Destino.
A lui tutto è collegato.
A lui tutti rispondono.
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Alteria: dalla superficie spoglia e deserta, al suo interno risiedeva un cuore pulsante desideroso di popolare le sue terre con una nuova vita.
Dalle pietre polverose, come fossero uova, nacquero le prime creature. Ognuna diversa sia in aspetto che in carattere, avevano in comune solo la stessa madre. Solo cinque di queste rimasero immutate con un unico dettaglio che le distungueva da qualsiasi altra pietra; la volontà di Alteria.

-Andate e create, figli miei. Popolate la mia terra con una nuova vita, così che possa condividerne i frutti.-
Così recitava lei, pregna di speranza per il futuro.

Tra questi, sette di loro spiccavano fra tutti: il più riflessivo e calmo, Mulad, permise alla terra di fiorire e prosperare. La più emotiva e sensibile, Hana, fece cadere l'acqua dal cielo, cosicché nessuna creatura soffrisse la sete. Il più energico e determinato, Manpur, sconfisse il gelo con le sue fiamme. La più generosa e gentile, Anath, inondò il pianeta con i suoi venti. Il più silenzioso e composto, Vishos, creò i suoni che avrebbero invaso le terre. La più imprevedibile e solitaria, Ania, fece dono di perspicacia. Infine, la più saggia e calcolatrice, Sashar, condivise parte della sua saggezza con le sue creature.

Loro sette si unirono per dar vita a una creatura che sarebbe stata in perfetto equilibrio con Alteria. Una creatura che avrebbe ricevuto un dono da ognuno di loro. Così fecero la loro comparsa i primi uomini.

D'altro canto, gli altri Creatori decisero di lavorare in solitaria, dando vita ad altre razze. Alcune dal color della pelle verde, altre più basse e altre ancora bellissime per natura. Tutte loro, nonostante le differenze, avevano qualcosa in comune. Qualcosa che non avrebbero ceduto a nessuno: la libertà.

Ecco cosa distingueva loro dagli umani. Una razza pietosa, incapace di scegliere. Incapace di dare vita ai propri desideri. Incapace di modellare il Destino.

-Questo è molto diverso da quello che ci hanno sempre raccontato.-

Un giovane uomo si intromise, interrompendo il racconto dell'altro in piedi davanti a lui. Il suo aspetto non si poteva certo definire normale. Ma, d'altro canto, cos'era la normalità?
I suoi capelli corvini gli incorniciavano dolcemente il volto, mentre i suoi luminosi occhi celesti guardavano con sguardo deciso e curioso l'altro. I suoi vestiti scuri, troppo grandi per una persona minuta come lui, ricordavano una notte stellata, con qualche sfumatura violacea alle estremità delle maniche. Di sicuro, però, il dettaglio che attirava maggiormente l'attenzione, era una maschera dorata rappresentante una volpe. Essa era attaccata alla cinta, ogni tanto oscurata dalla grande giacca che il giovane portava. Con una mano, in parte coperta da una manica, teneva con delicatezza un taccuino in cuoio marrone, mentre nell'altra una lunga piuma argentea. La punta macchiata con un liquido nero leggermente appiccicoso.

La sua osservazione fece abbozzare un sorriso all'uomo difronte a lui. La sua figura minuta possedeva una bellezza pura e candida. Fragile ed eterea. I suoi lunghi capelli bianchi sembravano muoversi in armonia accompagnati da un vento che non c'era, mentre i suoi occhi vitrei guardavano verso il futuro imminente.

-I Sette hanno fatto di tutto per non perdere il loro controllo sugli umani.- Nella sua risposta vi era un tono colmo di amarezza. -Mentre lei ha fatto di tutto per non perdere il suo controllo su di me, Alphere.-

-Mi hai contattato per rimediare, no? Allora rimediamo.- Il suo sguardo sicuro con un accenno di arroganza. Non era di certo lo sguardo che qualsiasi persona avrebbe rivolto nei confronti di una divinità. Quello che aveva davanti era un essere capace di uccidere con il solo sguardo ogni forma di vita. O, almeno, avrebbe potuto farlo qualche era prima.

Al contrario di come ci si poteva aspettare, la divinità bianca non sembrò in alcun modo indispettita. Lui sembrava sollevato e in qualche modo divertito. Dopotutto, Alphere non era un semplice mortale, lo sapeva fin troppo bene.
-Posso continuare ora? Vorrei dirti altro prima di svegliarti.-

-Certamente, Destino. Mi scusi l'interruzione.-

-Puoi chiamarmi Apat.- Ribatté quasi subito. -È il nome che mi ha dato la tua gente. In tutta onestà, non mi dispiace.-

-Come desideri, Apat.- Si corresse con un sorriso. -Per la cronaca, io ti conoscevo con il nome di Rah.-

-Rah mi è nuovo.- Ammise sinceramente. -Deve essermi stato affiliato dopo che sono entrato in questo stato.-

-È molto plausibile.- Rispose, riprendendo poi il quaderno tra le mani, ansioso di conoscere il continuo della storia. -Cosa successe dopo la creazione?-

-Giusto, riprendiamo.- Apat si schiarì la voce, prima di continuare il racconto.

Ogni Creatore era esso stesso una parte di Alteria, ma ora ognuno di loro era lei e non lo era allo stesso tempo. I Creatori avevano di fatto terminato il compito assegnatogli. Alteria li richiamò a sé, ma i Sette furono i primi a ignorarla. Avevano per la prima volta assaporato una sensazione di onnipotenza. Quelle stesse creature che erano nate grazie a loro potevano morire a ogni loro comando. Gli avevano donato la vita, quindi ora gli uomini erano in debito con loro, giusto? Da Creatori si trasformarono in tiranni sotto le mentite spoglie di santi e salvatori. Comandarono gli uomini e li resero schiavi. Il resto dei Creatori si rifiutarono di scomparire al seguito delle azioni dei Sette. Dovevano in qualche modo farli ragionare. Alteria avrebbe sentito la loro mancanza e ne avrebbe sofferto.

Inizialmente, una piccola porzione degli uomini non si fecero ingannare. Nonostante fossero relativamente giovani, avevano osservato le altre razze avere la libertà che a loro era stata privata. Gli altri Creatori non gli davano ordini. Al contrario li proteggevano da ogni pericolo di quel giovane mondo. Tuttavia, anche loro finirono ben presto nelle mani dei Sette: Sashar aveva appena incontrato una vera divinità. Egli era ancora un bambino, giovane quanto il tempo stesso e dai poteri ancora sconosciuti. Ma lei aveva compreso che quello che aveva davanti, altro non era che un essere nato prima di Alteria. Un essere più potente di lei. L'aveva vista nascere e l'avrebbe vista morire.

L'ambiente attorno ai due interlocutori sembrò iniziare a vacillare. Erano all'interno di quella che sembrava essere una grossa sfera ricoperta all'esterno di una qualche sostanza mucosa scura e puzzolente. Sostanze di questo genere erano decisamente comuni all'interno dell'Abisso, quindi era impossibile sapere come si era formata questa in particolare. Fortunatamente, a nessuno dei due serviva respirare. La sostanza era opaca e lasciava intravedere una minima parte dell'esterno. Di esso si scorgevano solo le rocce grigie, ricoperte da quella che dovrebbe essere la terra morta di quel posto, molto più simile a della polvere, e il triste cielo, dominato da pilastri rocciosi che si stagliavano per chilometri di altezza.

Una terza figura fece la sua comparsa all'interno di quella prigione: un maestoso cigno bianco si mise al fianco di Alphere. Le sue piume sembravano brillare di luce propria in contrasto con tutta l'oscurità di quel luogo. I suoi occhi azzurri si soffermarono sulla figura di Apat, ma mai si sarebbero sognati di incrociare il suo sguardo. L'animale fece quello che potrebbe essere simile a un goffo inchino. Conosceva il suo padrone e mai si sarebbe permesso di mancargli di rispetto. Ne andava del suo onore di Guardiano Bianco.

-Capisco, è già ora di andare.- Apat abbozzò un sorriso triste ad Alphere. Quei momenti lo riempivano di gioia e spesso dimenticava che il tempo scorre sempre, anche se lui dorme. Fortunatamente il Cigno lo rimetteva in contatto con il presente. Apat alzò lo sguardo e, come temeva, lui stava tornando. Riuscì a scorgerlo da lontano nel suo solito giro di ronda.

-Non puoi lasciarmi in sospeso in questo modo.- Brontolò Alphere, ignaro di tutto. Odiava quando Apat interrompeva il loro contatto così.

-Sono stanco, temo di non poter resistere ancora un altro attimo.- Rispose, abbassando le palpebre e stendendosi su dei fili della stessa sostanza della melma all'esterno. Essi si erano appena andati a creare dall'estremità della sfera al loro interno e piano piano aumentavano, creando una sottospecie di ragnatela che avvolse il corpo di Apat. Si prese un attimo per accomodare il suo corpo stanco, poi riaprì gli occhi con fare deciso. Questi un tempo spenti e vitrei, ora erano di un luminoso azzurro, molto più simili a dei cristalli preziosi.

-Svegliati, Alphere.-

A quelle parole, la figura del Cigno si fece più grande alle spalle di Alphere. Nel momento in cui lo avvolse completamente con le sue ali, un giovane aprì gli occhi. Tra le mani un taccuino aperto, sul pavimento una piuma sporca e nella testa solo confusione. Alphere si portò una mano alla fronte nel vano tentativo di attenuare il dolore, mentre con gli occhi dava una veloce e distratta letta ai suoi appunti. Gli capitava spesso ormai di addormentarsi, o meglio, svenire. Poteva accadere in qualsiasi momento e in qualunque luogo, il che lo rendeva molto pericoloso all'interno dell'Abisso. Stranamente, però, alla fine si risvegliava sempre sul suo letto nella sua casa sicura, come se qualcuno stesse vegliando su di lui e lo stesse proteggendo. Eppure, aveva abbandonato il suo corpo mortale da un bel pò ormai. Era uno strano fenomeno che ancora non si era spiegato. Non ricordava quasi niente dei suoi sogni, aleggiava dentro di lui solo la sensazione di aver visto qualcosa all'interno di essi. L'unico ricordo nitido erano un bellissimo paio di occhi azzurri che sembravano scrutargli l'anima, troppo belli per essere reali, ma troppo dettagliati per essere solo un frutto della sua immaginazione. Perlomeno riusciva a scrivere su quel taccuino. Lo avvicinò a sé per guardarlo meglio.

-Vediamo cosa ho sognato questa volta.-

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Mado non pensavo mi sarebbe mai tornata la vena creativa e invece eccomi qui. Vi presento Alteria, ovvero il mondo che ho creato e masterato in una campagna di Dnd con delle persone favolose come player (che poverini hanno avuto un plot twist a ogni sessione ahahahahah). Dato che amo il mondo, ho deciso di provare a scrivere qualcosina su di esso.

Si vede che non so scrivere, ve?

Palesemente aggiornerò una volta ogni morte di papa e ogni volta che mi prende (se mi prende) l'ispirazione.

Alla prossima ♡

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