8.Nel bosco
I larici creavano un tetto verde scuro, in alto; la maggior parte dei tronchi era massiccia. Il sottobosco era scarso, perché la luce del sole non poteva filtrare diretta.
Quello era un bosco antico.
I ragazzi vi si addentrarono con soggezione; Louis in particolare non aveva mai affrontato altro che boschi collinari, che in confronto sembravano boschi giocattolo. Quello no, quello era un bosco vero, cupo, soprattutto nella luce filtrata dalla coltre di nuvole.
Il lato positivo era che il vento era decisamente meno violento, lì sotto.
Harry si accorse dell'inquietudine dell'amico e lo prese per mano.
-Spiegami una cosa. Come facciamo ad attraversarlo senza perderci, visto che non abbiamo una bussola?- Domandò il fotografo, stringendo forte la mano di Harry.
-Col sole. Col muschio. Cresce a nord. Noi dobbiamo dirigerci a est- gli spiegò il ragazzo, mettendo più convinzione nella frase di quella che effettivamente aveva.
Louis lo guardò di traverso:- Ci perderemo. Costeggiamolo soltanto.-
-Louis, è enorme. Hai visto la cartina? Ci vorrebbero giorni e giorni. Noi dobbiamo ottimizzare i tempi-
-Sai quello che fai? Voglio dire, questa cosa del muschio è fattibile? Perché non stiamo giocando-
-Louis, devi fidarti. Non possiamo fare altro. Cerchiamo di mantenere una rotta, e che Dio ce la mandi buona-
Louis sospirò, indeciso. Il bosco lo intimoriva, quegli alberi svettavano imponenti, ed era certo che vi abitassero animali predatori. Tipo gli orsi.
-E dove ci accampiamo? Se arriva un orso, per esempio, la tendina che abbiamo non offre protezione..-
-Accenderemo il fuoco e veglieremo a turno. Non potremo abbassare la guardia. Siamo in due; ci proteggeremo a vicenda. Ok?-
-Ok. Spero che sia la scelta giusta. L'elicottero non ci troverà mai, qui dentro- commentò funereo Louis.
Harry gli si piazzò davanti, facendolo sobbalzare, e gli prese entrambe le mani.
-Ti prometto che ti porto fuori di qui. Ti riportero' a casa, Louis. Fosse l'ultima cosa che faccio-
Louis si commosse, ed abbassò lo sguardo.
Harry cercò i suoi occhi, intercettandoli di nuovo.
-Ok?-
Louis annuì.
-Ce la faremo. Siamo due combattenti- disse ancora Harry, rincuorandolo.
-Ok. Grazie, Harry.-
Harry annui' a sua volta, determinato, e sempre tenendolo per mano, lo precedette nel sottobosco.
C'era poco vento, ma c'erano miliardi di insetti: moscerini, mosche, ma soprattutto zanzare. I due ben presto si ritrovarono a schiaffeggiarsi e a sventolare le mani davanti al viso, nel vano tentativo di scacciarli.
-Maledetta- sibilo' Louis, guardandosi schifato una mano dove una zanzara spiaccicata lo aveva sporcato di sangue.
Harry seguiva una linea immaginaria attraverso la foresta, focalizzando mano a mano un albero da raggiungere che secondo lui era in linea retta. Camminarono così un bel po', un po' in silenzio ed un po' chiacchierando di cose futili.
Ricominciò a piovere, ma sotto agli alberi erano relativamente coperti.
Presto, però, si ritrovarono gli scarponi bagnati perché iniziò una zona paludosa.
-Questo è uno schifo. Uno schifo- si lamentò Louis, mentre cercavano di saltellare nelle zone meno bagnate, fallendo miseramente.
Harry stava per replicare, quando Louis scivolò e cadde col sedere per terra, inzuppandosi di acqua.
-Oh cazzo! Merda!- esclamò tirandosi su di scatto, ma ormai il danno era fatto.
Harry lo fissò a bocca aperta, mentre Louis si teneva le mani sul sedere irrimediabilmente fradicio, con un'espressione comica in viso, e non riuscì a trattenere una risata.
-Ma che cazzo ridi, coglione!- Imprecò Louis, riuscendo soltanto a farlo ridere ancora di più, e ad un tratto colse anche lui il lato buffo della situazione. Era impossibile, era sfiga, si poteva essere messi peggio di così? E Louis seguì Harry nella risata, arrivando alle lacrime.
Ben presto non riuscirono più a parlare, ridendo come due pazzi, non riuscendo quasi a respirare. Si guardavano a vicenda scuotendo la testa, le guance rigate di lacrime. Poco a poco la risata si esaurì, anche se restò la ridarella ad Harry, che era scioccato dalla sua reazione maleducata, ma non aveva potuto farci nulla. La stanchezza, il forte stato di stress a cui erano sottoposti gli avevano fatto dimenticare le buone maniere.
-Scu..scusami Lou- singhiozzo', sghignazzando ancora.
Louis alzò le spalle, dicendo con nonchalance - Non ci pensare- mentre con le mani si sventolava esageratamente i pantaloni, facendo ricadere Harry nelle risate.
-Lieto di averti divertito- disse sarcastico, ma in realtà adorando la risata del ragazzo ed orgoglioso di averla provocata.
-Ok? Ora hai finito? Possiamo andare?- Sbottò un secondo dopo, incamminandosi davanti ad Harry.
-Ma dove vai...è di qua- ansimo' Harry indicandogli la direzione opposta. -Sei incredibile. Hai zero senso dell'orientamento- aggiunse, scuotendo la testa.
Louis alzò gli occhi al cielo e tornò indietro. Si incamminarono dentro all'acquitrino, smettendo di ridere a causa dell'acqua fredda che filtrava spiacevolmente nelle scarpe.
Era quasi sera, e decisero di cercare una zona per accamparsi. Tutto era fradicio ed inzuppato, e sgradevole al tatto.
Finalmente il terreno iniziava ad essere di nuovo di aghi di pino, ed aveva smesso di piovere. I loro passi erano praticamente senza suono, attutiti dal terreno elastico. C'era silenzio, e Louis era inquieto, temeva la notte.
Trovarono una piccola radura, dove gli alberi erano meno fitti e lasciavano intravedere il cielo, e finalmente ebbero una sorpresa gradita: una macchia di cespugli di mirtilli. Il ronzio degli insetti era intenso, qui, ma non ci badarono. Ne mangiarono in quantità e ne raccolsero un bel po' nel sacchetto dei viveri, che era praticamente vuoto.
-Quante bustine di disinfettante per l'acqua abbiamo ancora?- Chiese Louis.
-Per altri tre litri, praticamente- rispose Harry dopo aver controllato.
Ciò significava che, dopo, avrebbero dovuto arrischiarsi a bere l'acqua che trovavano tal quale, senza poterla bonificare.
-La faremo bollire. Guarda- disse Harry, estraendo il pentolino di latta del rifugio.
-Ehi, l'hai rubato?!-
-È solo un prestito. Ora zitto, riempiamo anche questo di mirtilli.-
Ne raccolsero a manciate, mangiandone altrettanti. Ad un certo punto avevano mani e bocca tutti macchiati di rosso scuro, sembrava sangue. Si ripulirono alla bell'e meglio e uscirono dalla macchia di cespugli.
In mezz'ora avevano montato la tendina e raccolto una buona quantità di sassi per creare un piccolo focolare, radunando una piccola catasta di rami secchi da bruciare.
-Per fortuna abbiamo i fiammiferi- commentò Harry, accendendo le foglie secche sotto ai ramoscelli che divamparono in un attimo.
Alla luce del fuoco, si medicarono. Le ecchimosi erano ancora più vaste del giorno prima, coi contorni che iniziavano a farsi giallastri; le abrasioni iniziavano a farsi meno vive.
-Questa pomata è eccezionale- decretò Louis, soddisfatto del risultato.
Harry richiamò la sua attenzione:- Mi aiuti?-
Si levò la maglia. Louis ammirò il torace dell'amico, stavolta senza sentirsi in imbarazzo. Passò una garza imbevuta di disinfettante per rimuovere i residui di crema e sporco, e poi spalmò delicatamente la pomata con una garza pulita, usandola poi per coprire la ferita.
-Grazie Lou. Su, spogliati.-
A Louis venne da ridere, sembrava qualcos'altro. Harry alzò un sopracciglio, poi una luce maliziosa si fece strada nei suoi occhi quando capì il doppio senso.
-Muoviti- aggiunse severo.
Louis si levò la maglia con una smorfia. Sull'addome l'escoriazione gli dava fastidio a causa del sudore e dell'umidità presa durante il giorno.
Harry gli si avvicinò, ed all'improvviso Louis degluti'. Ora sì, che era in soggezione. Harry lo sovrastava anche da seduto; era ancora a petto nudo, e la luce delle fiamme gli creava ombre sul viso e sulle braccia muscolose, rendendolo bello, bello da morire.
Louis distolse lo sguardo, concentrandosi sul fuoco. Harry se ne accorse:
-Ti fa male?-
Il fotografo scosse la testa, sentendo il cuore battere all'impazzata in gola.
Harry non commentò; con gesti lenti, replicò quello che Louis aveva appena fatto su di lui. Finì con una carezza casuale sull'ematoma che aveva sul fianco, stringendo le labbra in segno di dispiacere.
Louis lo guardò, cogliendo la smorfia.
-Povero Louis. Guarda che livido- mormorò Harry, facendo seccare la bocca di Louis. Il ragazzo non si rendeva conto dell'effetto che gli stava facendo, o forse si'?
Harry gli porse la maglia gentilmente, aiutandolo ad infilarsela, come se fosse ammalato. Lo trattava come una cosa preziosa. Louis sospettava che Harry fosse così di natura, usando la stessa premura per tutti, perché era un ragazzo gentile ed altruista. Si sentì coccolato.
Finì che misero il sacco a pelo accanto al fuoco, e ci si intrufolarono dentro. Stare abbracciati era appagante, pensò Louis, mentre ascoltava Harry raccontargli di lui: delle scuole che aveva fatto, della sua infanzia, dei suoi genitori e di sua sorella; di due suoi cari amici, che conoscevano anche Liam. La voce del ragazzo era bassa e lenta, musicale, gradevole da ascoltare. Louis sentiva vibrare la gola di Harry contro la propria testa mentre parlava. Non sapeva se le cose sarebbero state diverse se entrambi fossero stati eterosessuali: avrebbero percepito con fastidio la vicinanza? Ad Harry sembrava dare tutt'altro che fastidio. O la situazione avrebbe abbattuto ogni barriera, rendendoli come due bambini che si consolano a vicenda, senza malizia?
-Louis? Mi stai ascoltando?-
Harry era sicuro che fosse sveglio anche se non lo vedeva in viso, perché sentiva le ciglia del ragazzo solleticargli il braccio su cui aveva appoggiato la testa. Gli piaceva tenerlo tra le braccia, gli dava un senso di benessere.
-Scusami. Mi sono perso nel filo dei miei pensieri. Dicevi?-
-Dicevo che mi sono pentito di non aver lasciato traccia della direzione che abbiamo preso, vicino al crinale, stamattina. Se arrivassero via terra a cercarci, avrebbero trovato un segno del nostro passaggio-
Louis si girò di scatto, facendogli male sul costato dove aveva un livido:- Che due idioti che siamo. Hai ragione. Però lo faremo adesso: lasceremo la traccia del nostro passaggio. Tanto son certo che li incroceremo domani, qui nel bosco, perché rumore di elicotteri non ne abbiamo mai sentiti oggi. Staranno venendo a prenderci via terra.-
Harry annuì, lieto che Louis fosse fiducioso: se il ragazzo era speranzoso, lo era anche lui.
Ed in effetti la spedizione di soccorso era davvero partita via terra, e con i megafoni si erano sgolati a turno nella speranza che i due ragazzi fossero riusciti a giungere fino al bosco. Ora, con potenti fari, avevano creato un accampamento proprio come loro, a quattro ore di cammino dallo sperone di roccia. Si sarebbero fermati qualche ora, per poi ripartire alle prime luci dell'alba. Liam si era convinto che li avrebbero trovati al rifugio.
Harry e Louis, da tutt'altra parte rispetto a dove li stavano cercando, alimentavano il fuoco e chiacchieravano.
Louis si sorprese a raccontargli cose di lui che non sapeva nessuno. Della fatica ad accettarsi, del disprezzo subito a scuola, della voglia di realizzare qualcosa di buono nella vita, che aveva concretizzato riuscendo ad aprire finalmente uno studio fotografico. Gli parlò dei suoi genitori e della sua numerosissima famiglia allargata, ed Harry lo ascoltò, ridendo alle sue battute, divertito dal suo modo sarcastico di raccontare le cose.
Si fece notte, ed Harry sentì appesantirsi la testa del ragazzo sul suo braccio.
-Dormi, Lou. Ti svegliero' più tardi. Vuoi entrare in tenda?-
-Possiamo restare qui? Mettiamo il sacco a pelo dentro alla tenda aperta?-
E così fecero. Louis si accoccolo' tra le sue braccia, e si addormentò come un bambino.
Quando fu certo che il ragazzo fosse nel sonno più profondo, con il dorso della mano gli accarezzò la guancia ed i capelli, più volte, godendosi ogni momento, ammirandolo nell'abbandono del sonno.
Rimase a vegliare per ore; gli dispiaceva svegliare il ragazzo, ma il fuoco doveva essere ravvivato e aveva bisogno di dormire a sua volta. Così, verso le tre, scivolò fuori a fatica dal sacco a pelo e raccolse una bracciata di rami secchi, aggiungendoli al fuoco.
Assicuratosi che avessero preso bene, tornò a guardare Louis.
Era confuso. Nella sua mente, lui era sempre stato attratto dalle ragazze. Ma Louis era per il suo cuore come se fosse una ragazza. Lo inteneriva, lo rendeva protettivo, cercava il contatto con lui. E non si capacitava di provare questa attrazione per un ragazzo. Non gli era mai successo finora; però non gli era mai capitato nemmeno di trovarsi in una situazione del genere.
Louis era obbiettivamente molto bello.
Gli accarezzò di nuovo uno zigomo, per svegliarlo.
Louis riemerse a fatica dal sonno, sfarfallando le palpebre e stropicciandosi gli occhi. Si tirò su, tornando alla realtà.
-Ce la fai, piccolo? Riesci a stare sveglio un pochino?-
Aveva sentito bene? Come l'aveva chiamato? Nella confusione del sonno interrotto, Louis lo trovò solo strano. Annuì.
-Avrei bisogno di un caffè- biascico'.
-Se vuoi puoi farti un the. Posso dormire? Te la senti?-
-Ma certo, Harry. Riposati. Ci penso io al fuoco-
-Svegliami se hai bisogno, ok?- Chiese il ragazzo, chiudendo finalmente gli occhi.
Prese sonno in un minuto; doveva essere esausto.
Louis guardò con timore il buio che li circondava al di fuori del ristretto cerchio del fuoco, e rabbrividi'. Non voleva sprecare una bustina di the, ma aveva davvero bisogno di rinfrancarsi con qualcosa di caldo; per cui, cercando di fare meno rumore possibile, recuperò il pentolino travasando i mirtilli per terra. Fece bollire un pochino d'acqua, e usò un filtro. Gli venne da ridere, Harry aveva "preso a prestito" dal rifugio entrambe le cose, ma se aveva iniziato a conoscerlo, una volta fuori di lì avrebbe riportato tutto al rifugio.
Uno schiocco secco tra gli alberi lo fece voltare di scatto, immobile. Scrutò l'oscurità trattenendo il fiato, improvvisamente sveglio. Tutte le sue paure si riassumevano in una parola detta da Liam: "orsi".
Rumore di passi che spezzano ramoscelli. Louis indietreggio' verso Harry, che dormiva della grossa, ignaro.
Un rumore sordo, una specie di verso di gola, gelò il sangue nelle vene di Louis, che ebbe conferma di ciò che temeva. Nella sua testa, un enorme grizzly saltava fuori dall'oscurità e li aggrediva.
All'improvviso Harry era sveglio accanto a lui, che attizzava il fuoco con un ramo, facendolo ardere, per poi sventolarlo in aria.
Louis, terrorizzato, pensò di vedere un baluginio di occhi tra i tronchi, poi qualcosa che si spostava. E si allontanava.
Harry fece qualche passo in quella direzione, col ramo in fiamme in mano.
-Oddio. Oddio. Cos'era?- squitti' Louis, orripilato.
-Non lo so. Qualcosa di grosso. Questi boschi sono abitati- mormorò con voce bassa Harry.
Louis tremava come una foglia, per il freddo e per la tensione.
Harry gli si sedette accanto: -Non tornerà. E se lo facesse, abbiamo il fuoco-
Louis era livido in viso.
-Ehi. Va tutto bene. Se n'è andata, qualsiasi cosa fosse- fece Harry, attirandolo vicino a sé.
-Mi sono cagato in mano. Porca puttana- gemette Louis.
-Tranquillo. È andato via-
Louos sospirò, cercando di ricomporsi.
-Su, dormi, ma stai vicino a me- disse al ragazzo, che lo sorprese chiedendogli -Posso?- accoccolandosi sul suo grembo.
-Prendiamo il sacco a pelo e copriamoci. Non mi muovero' da qui neanche morto- gli suggerì Louis, allungandosi all'indietro per recuperarlo dalla tenda.
Il ragazzo era già di nuovo nel mondo dei sogni mentre lo copriva, e lui rimase sveglio come un grillo, a scaldarsi le mani col pentolino del the, e confortato dal peso gentile della testa di Harry sulle gambe, rivivendo con confuso terrore gli istanti di poco prima.
Non ci furono più episodi simili, e col passare delle ore Louis si calmò. Quasi senza accorgersene infilò le mani tra i capelli di Harry, giocando ad inanellarsi un riccio attorno all'indice. Aveva bisogno di una spazzolata. Diamine, erano entrambi sporchi come non mai.
Scivolò nel sonno senza accorgersene, mentre l'alba iniziava a rischiarare lievemente il cielo.
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