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Capitolo 17



Non c'è dolore più angosciante
che avere un cuore sentimentale
e una mente scettica.

-Naguib Mahfouz-





La caffetteria universitaria ricorda estremamente una fornace, in questo momento.
I riscaldamenti sono impostati al massimo, se poi ci aggiungiamo i continui commenti delle mie cosiddette amiche e le continue occhiate che mi lancia da almeno venti minuti il mio Tormento Ufficiale seduto a qualche tavolo di distanza dal mio... bè, raggiungiamo le temperature dell'Inferno Dantesco.

Sbuffo e scivolo con la testa sul tavolo, riuscendo a sottrarmi per qualche secondo allo sguardo insistente di Sebastiano. <<Ripetetemi ancora una volta perché me ne sto seduta qui, per favore.>>

Paola richiude la rivista che stava sfogliando fino ad un attimo fa, alza gli occhi al cielo e poi li riporta su di me, aprendosi in un'espressione a dir poco contrariata. <<Perché sì.>>

Corrugo la fronte, perplessa. <<Dovrebbe essere una risposta soddisfacente?>>

<<Sono venti minuti che non fai altro che ripetere la stessa domanda, Cris, mi hai stancata.>> Indica con un cenno della testa il tavolo di Sebastiano a pochi passi da noi. <<Ti decidi ad andare a salutarlo o no?>>

<<No.>> Metto il broncio. <<Se vuole viene lui. Io non mi alzo.>>

Lo sta facendo di proposito. Quel ragazzo vuole attentare alla mia calma. Quando ho raggiunto le mie amiche in caffetteria, subito dopo la lezione di Storia dell'Arte, ho intravisto Sebastiano che chiacchierava con un paio di ragazzi davanti all'entrata dell'ateneo. Ho creduto subito che fosse lì per me, così gli sono passata accanto con un sorrisetto sarcastico dipinto sulle labbra, pregustando già il sapore delle sue frecciatine e delle mie risposte taglienti. Lui mi ha seguita con lo sguardo, ma non si è neanche degnato di salutarmi.
E adesso sono qui, con Rosita e Paola, mentre lui è seduto al tavolo davanti al nostro e chiacchiera con i suoi amici, lanciandomi continuamente delle occhiatine divertite.

Rosita scoppia a ridere. <<La niña tiene el orgullo.>>

Paola scrolla le spalle, confusa. <<Avevo tre in spagnolo, quando andavo al liceo.>>

<<Voglio dire che Cristina è orgogliosa.>> Mi da una gomitata. <<Vero, niña?>>

<<Sono semplicemente stanca. Non ho voglia di alzarmi.>> Distolgo lo sguardo da Sebastiano e gonfio le guance, offesa. <<Comunque, cambiando discorso, stasera passo a prendervi io verso le nove e mezza.>>

Dobbiamo andare al Kiss, per il compleanno di Federico. Non ne ho nessunissima voglia, ma ormai ho accettato e mi sentirei in colpa a disdire. E poi gli ho già preso un profumo come regalo.

<<E' carino il tuo amico Federico.>> Paola ammicca, bevendo un sorso di cappuccino. <<So anche cosa regalargli.>>

<<Oh, mio Dio.>> Mi tappo le orecchie e la fisso disgustata. <<Non voglio dettagli, grazie.>>

<<Io, invece, li voglio eccome.>> Rosita si avvicina a Paola con lo sguardo di una psicopatica.

Lei non se lo fa ripetere e afferra due cucchiaini, utilizzandoli poi come cavie per le sue strambe lezioni vietate ai minori. <<Praticamente, la ragazza è più o meno così, mentre il ragazzo tiene le mani qui e una gamba qua. Ho visto persino dei tutorial su Internet, è tutto molto eccitante.>>

Fisso i cucchiaini, disgustata. <<Quella posizione è umanamente impossibile da assumere, te ne rendi conto?>> Scuoto la testa, completamente incredula. <<Neanche un acrobata del Cirque Du Soleil ci riuscirebbe, Paola.>>

<<E' per questo che mi alleno molto in palestra, cosa credi?>>

<<L'allenamento non ti servirà a nulla, dovresti come minimo toglierti le costole per riuscire a... inclinarti così.>>

Il suo profumo mi colpisce l'olfatto, prima ancora che le mie orecchie sentano la sua voce. <<Non male, davvero.>> Allunga un braccio verso il tavolo e nel farlo mi sfiora la spalla con il polso, facendomi irrigidire. Afferra i cucchiaini dalle mani della mia amica e li dispone in tutt'altro modo. <<Ma così, così è decisamente più interessante.>>

Paola si morde le labbra, fissando estasiata quell'ammasso di metallo, mentre Rosita si getta sul suo bicchiere d'acqua e ne finisce il contenuto in un solo sorso. Io tiro lentamente indietro la testa e incontro i suoi occhi.

<<Cosa vuoi?>>, gli chiedo, cercando di restare calma.

Com'è che si faceva a respirare, che non mi ricordo?

Sebastiano sorride, prendendosi il labbro inferiore tra i denti estremamente bianchi. <<Salutarti.>>

Scrollo le spalle e torno a guardare le mie amiche. <<Bè, ciao.>>

<<Cerca di non emozionarti troppo, mi raccomando.>> E' sfacciatamente divertito.

<<Nessun pericolo, tranquillo.>> Mi schiarisco la voce, fingendomi indifferente. Dentro di me sono piacevolmente sorpresa dal fatto che si sia deciso a venire a salutarmi per primo, ma non l'ammetterò mai. <<Allora, stavamo dicendo che...>>

Sebastiano mi afferra per un polso e con una leggera ma decisa pressione delle sue dita mi fa alzare in piedi. <<Ve la rubo per due minuti>>, dice, rivolgendosi a Rosita e Paola.

Poi, senza neanche darmi il tempo di protestare, mi tira verso l'uscita della caffetteria. Io lo seguo, non vedendo altra scelta, sotto lo sguardo malizioso delle mie amiche. Mi trascina per qualche metro, dopodiché entra in un vicoletto deserto, mi fa aderire al muro con la schiena e appoggia le mani ai lati della mia testa, imprigionandomi con il suo corpo.

Sussulto, cercando di non perdermi nel suo sguardo. <<Guarda che non sono un pupazzo. Non mi trascini via e tantomeno non mi sbatti al muro.>> Arrossisco, rendendomi conto del doppio senso che ho involontariamente pronunciato.

Sebastiano si apre lentamente in un sorrisetto irriverente. <<Uhm.. sicura?>>

<<Piantala di fare l'idiota.>> Cerco di spingerlo via, ma lui afferra le mie mani e le posiziona sul suo collo, facendosi ancora più vicino a me. <<Chi ti dice che volevo venire qui fuori con te? Non decidi sempre e solo tu, non puoi farlo, non...>>

<<Tu parli troppo.>> Con queste parole mi attira a sé e finalmente, dopo lunghissime ed estenuanti giornate passate a cercare tracce del suo sapore sulle mie labbra, mi bacia.

La sua bocca non ha niente di tranquillo, si muove sulla mia con voracità, con bisogno impellente, con desiderio lampante. La sua lingua s'insinua nella mia bocca e mi accarezza il palato, mentre le sue mani si artigliano sui miei fianchi, stringendoli spasmodicamente. Senza rendermene conto, mi spingo contro di lui, facendo gemere entrambi per quel tocco improvviso.
Ho voglia di lui, della sua pelle a contatto con la mia, ma la paura di ammetterlo è più forte di qualsiasi altra sensazione. E poi siamo in mezzo alla strada, riparati dagli sguardi della gente, sì, ma pur sempre all'aperto.
Abbasso la faccia, interrompendo il contatto tra noi due. Lui, come riflesso incondizionato, segue le mie labbra con le sue.

<<Zittiscimi un'altra volta e ti prendo a calci.>> Sussurro, alzando lo sguardo su di lui.

Sebastiano appoggia la bocca sul mio collo e ridacchia. <<Fai pure, mi piace quando sei violenta.>>

Sorrido, guardandolo dall'alto in basso. <<Me ne sono accorta, sai?>> Mi mordo le labbra e lentamente mi avvicino al suo orecchio. <<E nel tuo sogno? Nel tuo sogno ero violenta?>>

Si apre in un sorrisetto lascivo e mi fa scorrere le dita sulle gambe. <<Non farlo, Cris.>>

<<Cosa?>> La mia sicurezza inizia a vacillare, non appena le sue mani scorrono sotto l'orlo della mia maglietta, addentrandosi sulla pelle della mia schiena.

<<Provocarmi.>> Mi sfiora la pelle del collo con le labbra, mentre le sue mani tornano verso il basso e si posano sul mio sedere con studiata indifferenza. <<Perché, come avrai capito, non sono di certo uno che si tira indietro davanti alle provocazioni.>>

Chiudo gli occhi e, in un attimo di incomprensibile coraggio, imito le sue mosse e faccio scorrere le mie mani fredde sotto il suo maglione, sfiorando con la punta delle dita la pelle della sua schiena. <<Chi ti dice che io voglia che tu ti tiri indietro?>>

Non appena faccio scorrere la mano sui suoi fianchi, pericolosamente vicino al bordo dei jeans che indossa, Sebastiano sussulta e serra gli occhi. <<Cris, smettila>>, mi ammonisce, a metà tra il disperato e il divertito.

<<Perché, credi di poterti divertire solamente tu?>> Avvicino le labbra alle sue e le sfioro delicatamente con le mie. Non appena Sebastiano si tira avanti, intenzionato a baciarmi, abbasso la testa e scoppio a ridere. <<Sei terribilmente scontato.>>

<<E tu sei decisamente fastidiosa.>> Sorride e mi scosta una ciocca di capelli dalla fronte.

Sussulto per quel suo gesto affettuoso, ma lui sembra non notarlo, per fortuna. <<Lo prendo come un complimento.>> Sorrido, incrociando le braccia al petto. <<Si può sapere come mai sei venuto qui?>>

<<Quei due ragazzi al mio tavolo sono miei amici, andavamo al liceo insieme. Ora loro frequentano l'università e sono passato a trovarli.>> Mi guarda negli occhi. <<E poi volevo vederti.>>

Resto senza parole, mentre un sorriso molesto minaccia di dipingersi sulle mie labbra, ma fortunatamente riesco ad evitarlo. Dentro la mia testa, però, si affaccia un'idea a dir poco sconvolgente. <<Stasera cosa fai?>>

Okay, va bene, Federico mi ha espressamente chiesto di non invitare ragazzi al Kiss, ma non era serio. Insomma, ci saranno di sicuro altri ragazzi alla sua festa, quindi non c'è niente di male se invito un mio... amico, giusto?
Sebastiano, però, reagisce in modo molto strano a quella mia richiesta.

S'irrigidisce e distoglie lo sguardo. <<Ho un impegno.>>

Annuisco, fissandolo confusa. <<Okay, volevo chiederti di accompagnarmi alla festa di un mio amico, ma sarà per un'altra volta.>>

<<Certo, sì.>> Toglie le sue mani dai miei fianchi e si gratta la testa, a disagio. <<Sarà meglio che torni dentro, si gela qui fuori. Tanto io devo andare.>>

Non riesco a capire il suo repentino cambio d'umore, ma fingo ugualmente un sorriso e annuisco. <<Va bene.>>

<<Ci sentiamo.>> Finalmente riporta lo sguardo su di me e si china a baciarmi una guancia. <<Mi mandi un messaggio, stasera, quando torni a casa?>>

Alzo le spalle e mi mordo un labbro. <<Non lo so, forse, se non sono troppo impegnata.>>

Sebastiano sorride divertito, mi bacia a fior di labbra, dopodiché s'incammina verso la sua moto. <<Non fare danni.>>

<<Non ti assicuro nulla.>>





Per tutto il tragitto fino al Kiss sono rimasta in silenzio, e adesso che sono seduta al bancone del locale in attesa del mio terzo drink, non sono da meno.
E' che non faccio altro che pensare allo strano comportamento di Sebastiano. Vorrei fidarmi di lui, lasciarmi andare e comportarmi come una qualsiasi ragazza della mia età, ma non ci riesco, non se lui è così engimatico.
Oggi pomeriggio, mentre mi preparavo per la serata, mi sono fatta coraggio e gli ho inviato un messaggio. Un semplice smile che raffigura un dito medio, va bene, ma pur sempre un messaggio.
Lui non mi ha ancora risposto.
Non voglio comportarmi come una di quelle ragazze assillanti e appiccicose, anzi, le odio, solo che ho questa brutta sensazione all'altezza dello stomaco che proprio non vuole andare via. Credo che abbia a che vedere con il fatto che mi sto fidando di Sebastiano e che non riesco a farne a meno, per quanto mi sforzi. Lui ha il potere di deludermi e questo mi destabilizza.
Afferro il mio terzo Vodka Lemon e ne ingurgito metà in un solo sorso.

<<Grazie per il profumo>>, dice una voce alle mie spalle.

Mi volto e incontro il sorriso contagioso di Federico. <<Figurati, per così poco.>>

<<Grazie anche per essere venuta, Cris.>> Si siede accanto a me e mi bacia sulla guancia.

<<Mi avresti sputato nel cappuccino tutte le mattine, se non l'avessi fatto>>, lo prendo in giro, finendo in un sorso il mio drink.

Federico scoppia a ridere. <<Probabile.>> Poi si tasta nelle tasche e tira fuori un pacchetto di sigarette. <<Devo fumare, altrimenti impazzisco. Mi accompagni?>>

Scendo dallo sgabello, mi guardo intorno e individuo Paola che sta uscendo all'esterno per lo stesso motivo di Federico. Sorrido e decido di lasciarli da soli, visto mai Paola riesca a dargli il suo regalo. <<Comincia ad andare, vado in bagno e ti raggiungo.>>

Mi faccio largo tra la folla e finalmente raggiungo la toilette. Afferro il cellulare dalla mia borsa: ancora nessun messaggio di Sebastiano. Devo semplicemente smettere di controllare ogni due secondi, magari sta lavorando, anche se non so proprio che tipo di lavoro faccia.
Mi sciacquo il viso ed esco dal bagno, intenzionata a raggiungere i miei amici all'esterno e...

Sebastiano è poggiato con le spalle al muro accanto alla pista da ballo. Tiene le mani avvolte intorno ai fianchi stretti di Diletta, proprio la stessa posizione in cui eravamo io e lui questa mattina, fuori dalla caffetteria. E' buio, ma riconoscerei le sue fossette sulle guance ovunque. Sta sorridendo insieme a lei e ad un gruppo numeroso di persone, sembra tranquillo, a suo agio. Diletta fa scorrere le sue mani curate sul petto di lui, fasciato da una camicia bianca allacciata solo per metà.

Sento qualcuno che mi scuote per le spalle, ma non riesco a distogliere lo sguardo da lui. <<Cris, ma che hai, niña?>>

Vorrei rispondere a Rosita, ma non posso, non ne sono in grado. Lei segue la traiettoria del mio sguardo e sospira, stringendomi più forte le spalle.
Sebastiano continua a sorridere, sorseggia il drink che tiene in mano, la mano che non è stretta attorno alla vita di Diletta. Io distolgo lo sguardo e scuoto involontariamente la testa.
Non capisco se faccia più male la delusione cocente o l'orgoglio che piano piano s'infiamma, il cuore ferito o la mente che continua a ripetermi "te l'avevo detto, te l'avevo detto".
Rosita mi afferra per la mano e mi spinge verso l'uscita. Prima di varcare la porta, però, torno di nuovo a guardare nella direzione di Sebastiano.
I suoi occhi sono incollati su di me, ma le sue mani continuano a toccare la pelle di Diletta. Sembra assolutamente in preda al panico, ma rimane immobile, non fa nulla per raggiungermi, e forse non l'ha mai fatto. E' sempre stato fermo, sempre perfettamente convinto di riuscire a raggirarmi con le sue parole false e i suoi gesti senza valore.
C'è riuscito.
Non ci riuscirà più.





Niente Seb che balla come in "Magic Mike", anzi, probabilmente state pensando di uccidermi!
Comunque sono buona e vi (ci) lascio un piccolo regalino...




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