24) Even when you're crying, you're beautiful too.
SABRINA'S POV
Mi svegliai infastidita dalla luce accecante provocata da un raggio solare che penetrava della finestra e riscaldava proprio il mio viso. Avevo un mal di testa allucinante e i muscoli tutti intorpiditi. Avvertii un peso all'altezza della vita, così abbassai intrigata lo sguardo e notai il braccio del mio ragazzo malamente appoggiato sul mio fianco. Sorrisi automaticamente, ripensando agli ultimi avvenimenti. James, Amber, Lexy, Kevin ed Andrew mi avevano fatto una sorpresa stupenda ed avevo passato il Capodanno più bello della mia vita! Verso le tre e mezza di notte ci eravamo ritirati in albergo, anche se convincere papà non fu affatto cosa semplice. Il rapporto con mio padre e mia madre sembrava essersi aggiustato del tutto. Avevano finalmente capito che trattarmi con freddezza, allontanarmi e spingermi oltre i miei limiti con metodi poco gentili non era un giusto comportamento da adottare con una persona con un carattere timido, riservato e insicuro come il mio. Capivo che lo avevano fatto per farmi crescere e pretendere sempre il meglio da me stessa, ma non erano stati certo genitori modello i miei. Sicuramente lì fuori c'era moltissima, forse troppa, gente che cresceva i propri figli peggio di come ero stata cresciuta io, però mi ero ripromessa più volte di non assumere certi loro atteggiamenti con la mia futura prole. Magari avrei anche dovuto ringraziarli perché mi avevano fatto comprendere ciò che era meglio evitare con i loro sbagli. Inoltre non era stata solo colpa loro: Alice era una ragazza forte, indipendente e sicura di sé. Avevamo ricevuto la stessa ferrea educazione. Ormai non ero neanche arrabbiata, poiché sapevo che non mi avevano causato dolore volontariamente e a volte avevo io stessa ingigantito la situazione. Non ero, comunque, abituata all'improvvisa gelosia del capo famiglia.
- Papà, io vado a dormire da James, nella sua stanza d'albergo!- lo informai titubante la sera prima, andandogli vicino, torturandomi con i denti il labbro inferiore, stringendo convulsamente le mani tra di loro e osservando le sue scarpe, dato che non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi.
- Cosa?- esclamò lui contrariato, alzando il tono di voce. -Non se ne parla proprio!-
- Dai, papà. Lasciala vivere!- enunciò mia sorella accorsa in mio aiuto. -Certo, non dormiranno poi molto, ma non sarebbe la prima volta che fanno quello che hanno intenzione di fare!- continuò poi, guadagnandosi una mia occhiata ammonitrice. In quel momento avrei voluto sotterrarmi e non ritornare alla luce mai più.
- Appunto. Proprio per questo non vai!- proseguì il mio paparino, annuendo con la testa per donare più enfasi alle sue parole e gesticolando nervoso.
- Non vorrai farla arrivare vergine al matrimonio, vero? Anche perché penso sia un po' troppo tardi!- chiarì lei, con un sorrisetto malizioso in volto.
- Alice!-sbottai esausta. -Così non mi aiuti!-
- Tesoro, lasciala andare!- mi difese mamma, toccando lievemente la spalla di suo marito.
- Oh, Lucia. Ti ci metti anche tu ora?- chiese esasperato lui, aprendo le braccia e guardando sua moglie in cerca di un consenso.
- Papà, ma non succederà niente! L'hai conosciuto James! Non è un maniaco!- protestai, credendo fosse arrivata l'ora di intervenire, altrimenti quella conversazione sarebbe durata in eterno.
Insomma, dopo le mie numerose suppliche, il mio babbo cedette e, arrivata in camera per preparare una borsa con l'occorrente, saltellai al settimo cielo per tutta la stanza.
Io ed il mio ragazzo eravamo felici, spensierati e sorridenti. Neanche il tempo di chiudere la porta della stanza 265 dell'albergo che James si era appiccicato alle mie labbra.
Stando accoccolata tra le sue braccia, poggiai la guancia sul suo petto, mentre lui giocò distrattamente con alcune ciocche dei miei capelli.
- Ora tocca a te!- esordì ad un certo punto, ridendo lievemente e destandomi dallo stato di dormi-veglia in cui mi trovavo. Mi colse alla sprovvista e temetti di essermi addormentata alcuni minuti perdendomi parte del discorso. Provai a tenere le mie palpebre più aperte possibile, anche se il sonno mi stava azzannando, e mi concentrai.
- Eh?- fu la mia risposta brillante. Mi puntellai sui gomiti per guardarlo bene in viso ed inclinai il mio capo di lato per prestare maggior attenzione alle sue parole.
- Io ho conosciuto i tuoi genitori, ora devi conoscere mia madre!- spiegò, sorridendo e continuando a massaggiarmi la cute con le sue mani. La mia espressione fu un misto tra incredulità, orrore, paura e soggezione, tuttavia lo divertì assai, perché scoppiò a ridere -Dai! Non è un mostro a tre teste. Non fare quella faccia!- cercò di convincermi e addolcirmi, donandomi un bacio sulla guancia.
- Ehm.. okay.- risposi infine tintinnando e sdraiandomi di nuovo.
Fin da piccola avevo pensato a come sarebbe stato conoscere i genitori del mio futuro ragazzo. Da bambina pensavo che non ci sarebbero stati problemi, che nessun'altra fanciulla potesse essere più dolce e buona di me. Ciò nonostante, crescendo avevo cambiato corrente di pensiero, credendo che non mi avrebbero accettata a causa di qualche strano scheletro nel mio armadio, magari poiché una loro lontana parente mi aveva vista lavorare come prostituta ai margini della strada, o bere come se non ci fosse un domani in un bar, oppure andare con tutti i ragazzi possibili ed immaginabili. Tutte cose irreali, ma che avrebbero convinto i miei probabili futuri suoceri. Speravo che maturando le idee compromettenti mutassero ancora e che forse riacquistassero la positività delle prime. Invece adesso avevo ancora un'altra opzione da aggiungere alla lista: la madre di James non mi avrebbe accettata per suo figlio per via del mio aspetto e dei miei problemi. Mi avrebbe classificata come una poco di buono e, scoprendo i miei segreti, mi avrebbe allontanata da lui. D'altro canto le mamme hanno un radar anti-bugie incorporato addosso.
- Sai, non le ho mai fatto conoscere nessuna delle mie fidanzate. Tu saresti la prima!- mi confessò lui dopo un eterno silenzio, però avrei preferito non sentir volare una mosca, piuttosto che udire le sue parole.
- Ah, si?- piagnucolai tristemente.
- Si! Ma le piacerai sicuramente! È impossibile non amarti!-
- Ma quanto siamo sdolcinati!- lo schernì io, recuperando un po' di buon umore e schiaffeggiandolo lievemente sulla pancia.
- Colpa tua!- si mise sulla difensiva, sogghignando e stringendomi maggiormente a lui. -Comunque adesso dormiamo. Buonanotte, amore!- affermò e, dopo esserci dati un bacio leggero e pigro, ci addormentammo.
La mattina restai a contemplare il soffitto per cinque minuti buoni, a causa del raggio di sole che mi aveva destata. Successivamente tentai di voltarmi verso il mio ragazzo senza svegliarlo. Riuscii nel mio intento, tuttavia spostai accidentalmente le coperte. Cercai di coprirmi come prima poiché eravamo ancora nudi ed io sentivo freddo, però gli diedi una botta sul fianco. Mi immobilizzai all'istante. James mugugnò contrariato come un bambino piccolo e affondò meglio sul mio seno, circondandomi il busto con le braccia, e continuò a dormire beato. Sorrisi tra me e me per la sua reazione e presi ad accarezzargli i capelli. Non so dire con esattezza quanto tempo passò, ma venni distratta da un suo movimento.
- Buongiorno!- mi salutò con dolcezza, prima di baciarmi castamente, allungandosi leggermente per arrivare alla mia faccia.
- 'Giorno, amore!- ricambiai il saluto, dopo esserci staccati. Rivolgermi a lui con quell'appellativo fu più semplice di quanto mi aspettassi. Quella parola scivolò dalle mie labbra con una naturalezza disarmante e avvertii immediatamente un formicolio piacevole nel basso ventre. Sorrisi spontaneamente. -Sta sera c'è una festa a casa di una mia amica. Ci sarà un DJ, musica, alcol e tanto casino, proprio come una discoteca. Vi va di andarci?-
- Per me non ci sono problemi, poi chiediamo anche agli altri... non ti azzardare a mettere un vestito come quello di ieri sera! Felpa e jeans vanno più che bene!- ragionò tra sé e sé, borbottando vocaboli sconnessi e annuendo alle sue stesse domande.
- James!- affermai esasperata, spintonandolo un poco e alzandogli il mento con le dita in modo da poterlo fissare negli occhi. La sua espressione stupita diventò seria non appena incontrò i miei occhi socchiusi a fessure.
- Tu non hai visto ieri sera come ti guardavano gli altri maschietti. Persino un vecchietto non ti toglieva gli occhi di dosso. Cavolo, erano tutti maniaci!- si giustificò agitato, gesticolando nervosamente, e gli scoppiai a ridere in faccia, non riuscendo a trattenermi. -Sono serio! Non posso lasciarti sola neanche un secondo che qualcuno ti ha già presa di mira. Sei troppo bella!-
- Finiscila!- lo ammonii rossa in viso, dandogli uno scappellotto sul braccio e nascondendomi sulla sua spalla. -Vuoi continuare così tutto il giorno?-
- No, ora voglio fare l'amore con la mia ragazza!-
Si fiondò sulla mia bocca, non lasciandomi quasi il tempo di metabolizzare ciò che aveva detto. Portai le mani sul suo viso, vezzeggiandogli le gote e avvertii le sue fare lo stesso con i miei seni. Si spostò verso destra, mordendomi la mascella, continuò il suo percorso passando per la guancia, lasciando un ascia umida, e arrivando al mento. Si fermò in questo punto alcuni minuti, baciando la pelle sensibile del mio collo. Morse leggermente un centimetro sotto l'orecchio, quando non riuscii a soffocare un gemito più forte degli agli che si scontrò con la sua fronte. Martoriò la carne delicata del mio labbro inferiore con i denti e mi abbandonai completamente a lui, estraniandomi dal mondo circostante. Stuzzicò, da bravo esperto, il mio capezzolo sinistro con la lingua, mentre giocava con l'altro con le dita. Ripeté l'operazione nel senso opposto, facendomi fremere di desiderio. Sotto in suo tocco la mia schiena si inarcò automaticamente come per voler approfondire il nostro contatto. Mi sentivo impotente: volevo fargli capire in qualche modo tutto l'amore che provavo per lui, eppure non sapevo come fare. Qualsiasi azione compissi, pensavo non fosse abbastanza per mostrargli la portata dei miei sentimenti. James mi distrasse dai miei dubbi, quando tornò alla mia altezza e mi regalò un altro bacio, lento e sensuale. Sfiorai il suo naso con il mio e lo spinsi delicatamente indietro, gustando ancora il suo sapore sulla mia bocca. Mi guardò spaesato e sconcertato, forse temendo un mio rifiuto, quindi lo tranquillizzai sussurrandogli all'orecchio:
- Ora tocca a me!-
- D'accordo, amore. Ma non fare niente che non vuoi fare, non ti obbligo, anzi va benissimo così!-
Adoravo questo suo lato carnale e, al tempo stesso, premuroso: stava sempre in allerta, ad ogni mia smorfia di dolore si fermava e mi chiedeva preoccupato la causa, mi conduceva fino al piacere, ma non mi costringeva a compiere nessun gesto contro la mia volontà. Nascondere un sorriso di gratitudine fu davvero difficile, ma decisi di concentrarmi per non commettere qualche errore. Scesi a lambirgli gli addominali sdraiandomi su di lui e sentendo la sua evidente erezione premere sulla mia coscia. Alzai un solo istante lo sguardo per vederlo e lo sorpresi intento a fissarmi. Racchiusi la sua virilità tra le mani e iniziai a carezzarlo delicatamente per tutta la sua lunghezza. All'inizio furono tocchi incerti e timorosi, dettati dalla curiosità di tastare la consistenza della pelle in quel punto, però compresi presto di dovermi solo affidare all'istinto. In un primo momento lo sentì sussultare e irrigidire i muscoli, poi si rilassò lasciandosi sfuggire di tanto in tanto qualche ansimo. Dopo alcuni minuti, l'intensità del mio tocco aumentò, mi bloccai sentendo le sue mani afferrarmi le spalle e farmi alzare gentilmente.
-Non voglio venire così!- mi sussurrò, quasi temesse di rovinare quel momento solo nostro; tuttavia non avrebbe mai potuto rovinarlo, perché con lui mi sentivo a mio agio, ero libera di dire e fare ciò che volevo, fermarlo, guidarlo, amarlo senza limiti né costrizioni. - Ora ricambio il favore!- sogghignò maliziosamente, ribaltando le posizioni e sistemandosi tra le mie gambe.
Giunse all'apice della mia femminilità, circondandola con il suo calore. Boccheggiai in cerca d'aria e venni inondata da un fuoco ardente, bollente che mi stava ustionando dall'interno e che era stato appiccato nel mio basso ventre. Il mio corpo non rispondeva più ai miei comandi: si muoveva autonomamente, piegandosi ad ogni sua mossa. James proseguì il suo supplizio, aiutandosi con i polpastrelli. Non avevo mai provato emozioni tanto contrastanti: stavo provando dolore per qualcosa che non arrivava, ma non volevo che si fermasse. In un attimo di lucidità, lo interruppi prima dell'imminente esplosione e lui capì all'istante.
Afferrò velocemente un preservativo, lo sfilò attentamente e lo infilò con cura. Mi schiacciò sotto il suo peso e, quando credevo ci saremmo uniti per non separarci molto presto, indugiò, facendomi sbarrare gli occhi. Incurvò un angolo della bocca all'insù e affondò le dita tra i miei capelli. Carezzò la mia nuca, sospirò sulle mie labbra e assaporò quel secondo con tutta la calma del mondo. Puntò i suoi occhi nei miei, fissò le mie pupille, scavando nel profondo della mia anima e, finalmente, scivolò dentro di me. Lo accolsi anche nel mio cuore, dove ormai aveva acquistato un posto speciale. Immerse il viso nell'incavo della mia spalla e voltai il volto a destra per permettere al mio respiro di infrangersi sulla sua tempia.
Quel letto fu teatro della nostra storia d'amore, quella stanza testimone del nostro amplesso.
***
Lexy saltò in braccio a Kevin, Amber emise gridolini striduli, Andrew annuì indifferente, dopo che io e James parlammo loro della festa di quella sera. Ad unanimità decidemmo che saremmo andati e noi ragazze ci catapultammo nella camera della sorella del mio ragazzo per prepararci.
Con mezz'ora di ritardo ci dirigemmo a casa della mia amica. Già da fuori si sentiva la musica a palla e, avvicinandoci, vedemmo alcune persone nel giardino. Scorgemmo anche Alice parlottare con altre persone. Appena ci vide ci corse incontro, seguita dagli altri ragazzi, che riconobbi essere i miei amici. Per fortuna non fu difficile instaurare una conversazione, dato che tutti masticavano l'inglese.
Passata un'oretta dal nostro arrivo, decidemmo di andare a sgranchirci le gambe facendo due passi in pista. Un paio di balli scatenati e partì una musica lenta e sentimentale. Si diffusero le note di "All of me", John Legend. Notai Kevin ballare con Alexis e, con mia somma sorpresa, Andrew porgere una mano ad Alice. D'un tratto mi sentii cingere i fianchi da qualcuno. Sobbalzai per la sorpresa, però mi tranquillizzai riconoscendo James. Iniziammo ad ondeggiare su quelle note calme e fiacche, cullati dalla voce del cantante. Le nostre braccia strinsero i nostri corpi e, mentre lui si abbassò leggermente fino a poggiare il naso sul mio collo, io lo gravai sulla sua clavicola.
- How many times do I have to tell you? Even when you're crying you're beautiful too.- soffiò lui, prima di unire le nostre bocche.
JAMES'POV
- Piacere, mi chiamo Mattia!-
Mi si gelò il sangue nelle vene. Non poteva essere lui. Non potevo aver incontrato quel Mattia. Sabrina si era allontanata un attimo e il resto della comitiva mi aveva presentato questo nuovo ragazzo. Mi litai a ricambiare il suo gesto e a rivelargli il mio nome. Alcuni minuti dopo, la mia ragazza tornò e arpionò il mio braccio, sorridendomi spensierata. Mi tranquillizzai e sfiorai con il palmo la sua guancia, tuttavia mi mossi leggermente verso sinistra e permisi ai suoi occhi di vedere Mattia. Il suo sguardo divenne di ghiaccio e deglutì a vuoto. Tentò di nascondere la sua paura, eppure non poté evitare alla sua voce di tremolare quando lo salutò, al suo sguardo di vacillare, al suo corpo di cedere. Stava per cadere, però la tenni circondandole con finta noncuranza la vita. Non avevo bisogno di spiegazioni: quel uomo non poteva essere definito tale, quello era il verme che aveva violentato la mia ragazza. Evidentemente era destino che gliela facessi pagare, perché l'avevo incontrato ad una festa casualmente.
Conversai con tutti apparentemente tranquillo, dentro di me covavo vendetta.
A fine serata adocchiai tra la folla lo stronzo, che se ne stava andando con una tipa bionda tutte tette e zero cervello. Dissi a Brina che andavo a prendere qualcosa da bere. Invece, mi diressi nella stessa direzione di quel lurido bastardo e lo vidi intento a salire su di una macchina grigia. Lo fermai in tempo e ragionai solo con la rabbia, la ripugnanza, il disprezzo e l'angoscia che avevo in corpo.
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