2. Alleati
Lo zannuto era ancora lì, dove lo avevo lasciato, riverso a terra, mentre ci avviciniamo, sentiamo un rantolo uscirgli da bocca.
Non ho la mira buona come credevo, penso.
O forse il fato è stato con noi benevolo e riusciremo ad avere informazioni su Liberia da un suo abitante.
«Certo che questi liberiani hanno una tempra molto forte, un semplice umano sarebbe già morto da ore», commento.
Sto per chinarmi a sollevargli il muso per scrutarlo meglio: quando guardo Krakmulln vicino a me... inizia a stringere a pugno le quattro dita della mano meccanica, gli occhi gli si stringono per il ribrezzo mentre guarda il sangue, oramai quasi raggrumato, intorno alla ferita procurata dal mio coltello sul fianco di Zanne.
«Non è un liberiano», esordisce «i liberiani sono umani e non puzzano», «questo essere con le zanne da facocero, fete talmente che, se prima non ne frolliamo le carni, non potremo neanche mangiarlo.»
So cosa sta per dire, so cosa ha deciso di fare, ma non permetterò a nessuno di ucciderlo, è mio e decido io.
Meglio un cervello vivo e una lingua parlante che un soffritto muto.
Lo guardo, un drappo gli copre il viso deturpato dai tre tagli che vanno a distorcergli il sorriso in un ghigno. So cosa sta per mettere in atto e gli blocco la mano prima che arrivi all'elsa, si irrigidisce, gli altri non amano toccarlo o guardarlo così da vicino, o, almeno, lui pensa che sia così, ma io non sono gli altri.
Fa scattare la mano meccanica per ghermirmi il polso, ma io sono più veloce e gli punto il pugnale alla gola. Siamo in una fase di stallo e ci guardiamo negli occhi sfidandoci. Mi avvicino fino ad aderire al suo corpo, mantengo gli occhi fissi nei suoi, so che ho pochi secondi per agire, l'ipnosi paralizzante del mio sguardo non dura di più. Lecco una goccia di sangue che fuoriesce da un graffio che gli ho procurato alla base del collo mentre con la mano libera sfioro il contorno del drappo e lo tiro giù scoprendogli le labbra che subito fondo con le mie.
Mani, denti, unghie, morsi, graffi, sangue... piacere.
L'amplesso è feroce, violento e passionale, ancora meglio di quanto avessi immaginato.
Mai avrei creduto che una mano meccanica potesse fare certi prodigi.
Quando facciamo ritorno al campo è passata ormai più di un'ora.
Eru, abbiamo bisogno di Eru.
Ci dirigiamo con il prigioniero verso l'infermeria da campo. Mentre Zanna è a testa in giù, buttato di traverso sulla spalla di Krakmulln, spalanca gli occhi.
Biascica parole in una lingua che non conosco, ma siamo pirati, bazzichiamo porti e popoli, sappiamo cavarcela con più lingue e la nostra stessa lingua è un miscuglio di più parlate, proprio come gli Oros stessi che sono variegati e multietnici ed è per questo che riesco ad afferrarne il significato:
«Io Cordai. No ladri acqua. Voi uccidere me.»
Guardo Krakmulln, anche lui ha capito: abbiamo trovato dei potenziali alleati.
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