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Incontri familiari del terzo tipo?

Descrizione: Trovarsi sdoppiati da un momento all'altro, complica un po' la situazione, ma in realtà può soltanto migliorarla... Marco e Ace si troveranno ad affrontare non solo i loro sentimenti per l'altro, e si troveranno a svelare e capire l'altro più di prima.




Era... in un posto strano lui o era solo strano chi lo stesse guardando con la medesima meraviglia? Perché quella ragazza aveva così tanto di familiare, e poi... Insomma... Perché era nella sua stanza? Aveva controllato, e sì, era in camera sua, sulla Moby Dick, quindi la domanda era: chi era quella?

Non era uscito, no... Ieri sera era rimasto in stanza, a bearsi e a lamentarsi al contempo di quanto fosse bello Marco, abbracciando il proprio cuscino, raggomitolandosi quasi su di esso, arrossendo e continuando a pensare a come lo volesse... Eppure non lo aveva e se ne lagnava: avrebbe desiderato ardentemente passare la notte con lui... Per dormire!, si affrettò ad aggiungere, perché i suoi stessi pensieri stavano sfociando in chissà cosa, e che era anche leggermente perversa! Ma Marco..., scuoté il capo, lasciando stare quei pensieri e riportando gli occhi sulla donzella.

-Ci conosciamo?- mormorò, ma la cosa che lo attirava, adesso che notava, era che fosse vestita un po' come lui: aveva dei pantaloncini neri, ma che arrivavano a sotto l'inguine al contrario suo che andavano fino a prima dei ginocchi; una borsetta azzurra attaccata alla coscia, come lui ma differenziava che la sua fosse compatta e infilata ai bermuda. Per il resto, gli stivali, se non fossero così femminili e sottili, con il tacco; rappresentavano quasi i suoi, sempre del medesimo colore che avevano anche i propri: nero, come aveva la fascia che celava e reggeva il consistente e non eccessivo seno della ragazza, e che era un qualcosa che lo distingueva completamente perché lui era a petto nudo, a mostrare il suo fisico scolpito, tonico e mascolino, mentre lei lo teneva gracile all'apparenza, piatto e ben formoso. Cosa che ora lo colpiva di più... Era la S sbarrata che portavano entrambi, e sullo stesso braccio poi!, quello sinistro e che riportava il nome di ognuno; e fu da ciò che capì che lei si chiamasse Anne.

-No, non penso... Almeno.- inclinò il capo da un lato, gonfiando una guancia e mostrando che possedesse delle lentiggini sotto agli occhi, pochi ma evidenti, come li aveva esattamente lui.

-Io mi presento: Sono Ace, Portgas D. Ace; piacere di fare la tua conoscenza.- e fece un dolce inchino con il capo, rialzandolo con un sorriso ma restando con le ginocchia conserte sopra al materasso del proprio letto, guardandola poi restare sorpresa, con tanto di bocca, aggraziata come il volto; spalancata.

-Anche il mio cognome è Portgas D.... Ma... Tu, perché sei nella mia stanza con il mio cognome?- forse non aveva senso impostare quella frase in quel modo, ma continuò ad attendere, con una ciocca mora che ricadde davanti ai suoi occhi castano scuro, fino a sfiorare con dolcezza, con una melodia silenziosa, la punta del piccolo naso, docile e dritto.

-Io... Questa è la mia stanza.- evidenziò il pronome personale, strizzando leggermente un occhio, confuso: aveva i suoi stessi capelli...? Che coincidenza, e aveva anche il suo cappello arancione, che le ricadeva sulla schiena; e la collana di perle rossa sul collo! E anche lo scaldamuscoli, del medesimo colore del primo oggetto; sul gomito sinistro, assieme al log pose e al bracciale a strisce bianche e rosse...! Cosa strana... Forse doveva andare da Marco, tutto quello era un buon motivo per andare da Marco a chiedere spiegazioni, sì, annuì, felice interiormente. Era da troppo che non andava a trovarlo, purtroppo...

-Oh, hai ragione... Credo... Non so, non si vede molto: è buio. Però la mia non ha l'oblò cerchio, ma una finestra quadrata.- discusse, seria, sorridente e con Ace che annuì, affrettandosi dunque ad aprire la vetrata dopo aver scostato la tendina scura, per far entrare, oltre all'aria, anche la luce, che illuminò, anche se non eccessivamente, almeno entrambi.

-Dimmi, come mai sei qui? Ti serve qualcosa? Insomma... Da quando sei arrivata?-

-Sono qui da... Mi sono addormentata a casa mia, non so perché tu sia qui, e che non ci sia il mio ragazzo... Uffa.- si lagnò alla fine, enfatizzando l'ultima lamentela nel rammentare solo ora che quel ragazzo non fosse quello che sperava e che si aspettava, anche se lo aveva capito da subito, solo era triste pensarci nuovamente.

-Oh, immagino... Ma, solo io ho la sensazione di averti già visto? E poi hai tutto dei miei indumenti... Cavolo, ma... Ora che ci penso, non puoi essere salita, insomma, siamo in mare aperto... Sono sempre più confuso. Ti andrebbe se andiamo da Marco? Magari lui...-

-Marco? Sì! È lui il mio ragazzo! E dimmi, dov'è?- batté in fretta le mani, euforica e dimenticandosi di tutto il discorso, solo quel nome l'aveva colpita; e, saltando in piedi sul materasso, per poi, con i tacchi che bussarono secchi sul pavimento, si diresse verso la porta, avventando la maniglia con le mani prima di sgranare gli occhi e voltarsi: -Hai detto mare?-

-S-s...Sì... Tu... Tu sei la ragazza di... d-di Marco?- farfugliò, con poco fiato, gli occhi sgranati e il cuore che sembrava svanito, come polverizzato. Non lo sentiva più, e la cosa peggiore era che quelle parole vorticavano nella sua mente e nelle sue orecchie senza fine, e senza lasciargli scampo. -P... P-Perché stai con Marco?- gli uscì, piano, confuso e con le pupille tremanti che non sapevano dove guardare, piene di paure per quelle parole.

-Perché lo amo!- sorrise fiera, sincera, e con tanta luminosità nello sguardo, al contrario della stanza, scura, anche se calda. -Dai, portami da lui!-

-Ohm... Ma anche io lo amo...- si lamentò, chinando il mento a terra con una smorfia, gonfiando rammaricato una guancia prima di rialzarsi in fretta e con uno sguardo spaventato: quindi non poteva più avere il suo amore... Non era più suo, non aveva più una speranza... Lo aveva perso.

-Allora? Su, muoviti!- si corrucciò, lei, tornata e a reggersi sullo stipite con una mano per apparire inclinata, completamente con il corpo, all'entrata, a penzolare impaziente.

-Sì, o-okay... E magari mi faccio dire perché mi ha lasciato...- farfugliò cupo, arrossendo un po' ma affrettandosi per raggiungerla, con lei che chiese gentile cosa avesse detto, ma dileguò il tutto con un gesto negativo del capo, anche se troppo depresso; per poi indicare davanti a sé con il braccio. -Per di là.- spiegò, con una smorfia, e dandosi dell'idiota: perché, lui, non stava con Marco. Anzi, Marco si era confessato, ed era per quello che non lo vedeva da una settimana...! Però..., sbuffò, guardando il corridoio con interesse; non pensava che lo avrebbe scambiato per così poco, e in così poco tempo. Cioè, quella ragazza sembrava fantastica... Beh, magari era il meglio, per Marco.

-Wow! Ma il mare è fantastico! Anche Marco lo deve vedere: gli piacerà.-

Alzò un sopracciglio, e di seguito anche il volto, fermandosi dal camminare solo per notare la ragazza sporgersi oltremodo più in là del parapetto, meravigliandosi ed esprimendosi con furore, con una mano sopra la fronte, ammirando il paesaggio con fare sempre più estasiata.

-In che senso? Marco abita da anni in mare.-

-Ah? Ma... Di quale Marco stai parlando? Non è uno con un ciuffo biondo, dalla faccia carina, un po' lunga da ananas tenerello e con la barbetta sul mento?-

-Beh, ecco... In effetti è quello.- annuì, un po' spaesato e con gli occhi spalancati: lo aveva descritto come aveva fatto lui; certo, nella sua mente, e quando aveva iniziato ad esserne innamorato... Insomma..., arrossì, tossicchiando poi a occhi chiusi, con il pugno davanti alla bocca e procedendo poi. -Andiamo: lo vedi e mi dici se è il... il tuo.- bofonchiò.

-Anche a te piace?- si staccò dal legno, correndo poi al suo fianco e guardandogli il volto.

-S... No. Smettila.- sbottò, avvampando prima di stringersi nelle spalle: erano arrivati. -Cioè, scusa...-

-Ti piace anche a te!- ridacchiò, lei, prima di farsi seria, con le mani sui fianchi, risoluta e con un broncio ben sottolineato: -Ma è mio: solo mio.-

-Ma... Non è giusto.- sbuffò; però, non poteva farci niente: lo aveva lasciato sfuggire, nel rifiutarlo, o meglio, scappare via appena gli è lo sentì dire, dire quella dichiarazione... Era stato un codardo, lui che non fuggiva davanti a nessuno, nemmeno a uno dei quattro imperatori come lo era Barbabianca, e invece era fuggito via; dal suo cuore era scappato senza vergogna, o forse anche troppa.

-È qui? Dai, cosa aspettiamo? Apri, apri! Voglio vedere Marco!- rise, saltando di gioia un attimo prima di bussare con enfasi più di un paio di volte, attendendo l'"Avanti", che giunse anche in fretta, ignorando come fosse stranamente deformata la voce, quasi da sembrare un eco; ma forse era solo per via della porta. -Marco! Marco, ci sei? Buongiorno!- parlò, speranzosa di trovarlo prima di correggersi e fare un inchino, in segno di saluto e permettendo poi anche al ragazzo dietro di entrare, dandogli spazio, ma che non servì, perché restò fuori, a rimuginare ancora prima di sospirare e voltarsi.

-A-Allora ciao.-

-Aspetta, Ace. Abbiamo un piccolo problema; immagino lieve, ma è comunque da risolvere.- spiegò piano, propendendo e afferrandogli il polso, fermandolo e tirandolo versò di sé, senza però spostarlo, al contrario dell'arto. -Per favore, entra.-

-C-che? N... No, i-io... Io devo andare a dormire, sì... O a mangiare.- balbettò dopo aver fatto l'errore di essersi voltato a guardarlo negli occhi, perché a quel punto fu come immobilizzato, bloccato, quasi senza respiro alla sua visuale, a quella vicinanza, e al suo respiro che si ritrovò addosso: era proprio dietro di lui, tanto da sfiorarlo se faceva un altro passo in sua direzione. Non riusciva mai a parlare in modo decente, quando si trovava in queste situazioni, con Marco così bello, come lo era sempre, ma anche così puntato su di sé, che aveva occhi solo per lui... Lo rendeva così inerme, così accaldato da prendere fuoco, e con la voglia di portarsi lentamente verso quelle labbra, ma si ridestava e si allontanava sempre prima di farlo; peccato che ora fosse legato... Scuoté il capo, rendendosi veramente conto di essersi avvicinato a lui, al punto da prendere le sue labbra, e così provò a staccarsi dalla presa, mordendosi il labbro, agitato e senza respiro.

-Ace, guarda.-

-Ah? C-cosa?- mormorò, sentendo solo ora le parole della ragazza, che poco dopo aver avanzato dalla porta aveva urlato un: "Due Marco! Wow!" a cui non aveva dato importanza.

-Due?- farfugliò, alzando gli occhi dalla mano del biondo che sembrava in difficoltà per il suo gesto di poco fa; e scrutando un altro uomo, uguale a quello davanti a lui, ma con l'unica differenza che era seduto sul letto e parlava con Anne, per il resto era simile da far paura, o meravigliare. -Fico! Cioè, ehm...- tornò a fissare l'altro, con imbarazzo e una smorfia di scuse per la sua reazione, fuori luogo per lui.

-Vieni, entra.-

Era così serio... Di solito lo era sempre, con i soliti occhi sempre socchiusi, ma lo era stato anche quando lo stava per baciare... Il che gli aveva chiuso il cuore... Si sentiva male, troppo, quasi come un senso di nausea: aveva sbagliato qualcosa? Pensava di piacergli... Oh, giusto, ora stava con Anne... Ma c'erano due Marco... Chi stava con chi?, alzò un sopracciglio, chiudendo finalmente la porta e sospirando.

-Mi sono svegliato, e c'era un altro me. Suppongo sia stato lo stesso per te.- parlò pacato, il biondo, ancora al fianco del moro mentre osservava i due, con la ragazza sulle gambe della sua copia, felice, mentre Ace osservava e ascoltava tutto, non sapendo cos'altro fare.

-Okay... E quindi? Oh, giusto: nessuno deve sapere che hai un fratello gemello. Va bene.- annuì prima di ricevere lo sguardo stranito dell'amico, con la voce in sottofondo di Anne che concordava alla sua idea.

-No. Lui non è mio fratello: lui è me.- sbottarono insieme, i due biondi, con un sospiro, ma speranzosi capissero. -E voi due siete la stessa persona ma con due sessi diversi.-

-Ahm... Sicuro che non è tuo fratello? Può essere, eh.- dissero, i restanti, con Ace che si sfregò la chioma. -E poi... Io sono diverso da questa Anne...-

-Da questo Ace...- farfugliò, afferrando e stringendo un lembo di quella camicia così calda prima di voltarsi verso il proprio ragazzo: -Non capisco: se è la mia copia, perché è un ragazzo, e la tua non è una ragazza? E poi perché siamo pirati?-

-Non lo so, ma non c'è altra ipotesi, Anne.- discusse pacato, il suo ragazzo, con tono e gesti apprensivi.

-... Ah! Non guardarmi allora! Dimentica la mia copia maschile!- urlò decisa, portando le mani sugli occhi dell'altro, con decisione.

-Ehi!- si ritenne offeso, Ace, portando le braccia al petto, conserte, con i maggiori a ridere. -Non c'è niente da ridere, Marco.-

-Non è colpa mia: non voglio che perda interesse per me.- giustificò la ragazza, guardando l'altro sé con un broncio innocuo, ma sperando capisse la sua situazione.

-Non lo perdo, Anne: ti amo.-

-Lo so, anche io ti amo, ma se guardi Ace poi ti innamori di lui, no?- mormorò, osservandolo prenderle i polsi delicatamente ma senza muoverli da sopra i propri occhi.

-Che?- sobbalzò a quel punto, il moro, scattando anche con le mani, paralizzate poi davanti al petto dopo averle slacciate e con le spalle più in su, con un rossore che cominciava a evidenziarsi con fare sempre maggiore.

-Sei sempre tu, Anne, solo un po' diversa. Ma preferisco te, lo sai.-

-Oh, okay.- sorrise vivace, permettendogli di vedere nel lasciare il suo volto libero dall'oppressione degli arti, con Ace che gonfiò una guancia, rilassando il corpo ma ancora più offeso mentre la donzella premette le labbra contro quelle del ragazzo a cui apparteneva, e ne fu un po' invidioso.

-Tu hai me, Ace. Ma ora vediamo come riportarli, da... Non lo so proprio.- lasciò che gli scompigliasse i capelli e solo allora si avvicinò alla sua copia, Marco; con Ace che spalancò la bocca, sorpreso prima di essere pronto a protestare, ma senza che le parole uscissero dalla sua bocca, più che altro un verso rauco e striminzito prima che sbuffasse, rinunciando per ora a tutto il resto e portandosi seduto sulla sedia della scrivania, senza però guardare nessuno, preferendo la sagoma marrone dell'uscita.

"Tu hai me, Ace.", scimmiottò con una smorfia e con fare da burla, nella mente, lamentandosi con una smorfia: Ma da quando, se non stavano nemmeno assieme? Però era stato così carino, chinò il capo, stringendo i lembi dei suoi bermuda con fermezza, mordendosi il labbro impacciato e stringendosi nelle spalle: la sua voce era stata così calda e piena di affetto, ed era stato come se vorticasse fino a dentro il suo cuore, intonandole ancora e ancora in quel mulinello, da fargli compagnia, da farlo ballare più forte. Alla fine sorrise, rosso in volto prima di incrociare gli occhi con quelli della sua copia femminile, che, inclinando il capo su un lato e china con la schiena e le mani sulle ginocchia, lo scrutava attentamente.

-Guarda che non sono più gelosa: se vuoi stare con Marco, puoi, basta che non sia il mio.- sorrise. -Tanto siamo la stessa persona, dicono, e se lo dicono loro sarà vero.-

-Mhm, grazie... Eh? No! Marco non è mio!- scattò, con una smorfia deformata e con il volto sempre più rosso e lo sguardo dei diretti interessati sempre e più su di sé, e che sospirarono, allo stesso tempo; il suo deluso da quelle parole, il secondo con fare confuso. -E, a questo proposito... Mi piacerebbe sapere perché la mia copia è una femmina... Marco è sempre maschio, in tutte e due le versioni: questa è un'enorme ingiustizia!-

-Mhm...? Concordo, in effetti sarebbe... Ehi! Perché ti lamenti di me? Io dovrei, visto che tu sei me e sei un ragazzo!- si lagnò, gonfiando una guancia e portando le mani sui fianchi, alzandosi in piedi, sempre in quella posa, e con quel gesto che fece traballare il suo petto rigonfio e non eccessivo.

-Dai, ora non litigate voi due.- rise, incoraggiante, uno dei due Marco, assieme al coetaneo: ormai parlavano nello stesso momento, e mentre lo dissero, Ace e Anne gonfiarono una guancia, indispettiti, voltandosi dalla parte opposta a braccia conserte.

-In ogni caso...- cominciò, il moro, offeso e verso Anne, non volendo farsi sentire, ma dato che la stanza era piccola, e che fossero vicini, era improbabile, come dimostrava anche che, i due, fossero tornati ad essere attenti mentre Anne, nel pensare lo stesso continuò brevemente, al posto dell'altro; e negativa come lo sguardo assottigliato, che lanciava ai biondi, assieme al giovane.

-Loro...-

-Sono sempre più alti di noi...- farfugliò in fine, borbottando deluso e quasi con fare pieno di rancore per quella consapevolezza crudele, con Anne che sbuffò prima di annuire tragica, come per accettare quella realtà.

-Non è il momento per queste cose, no?- provarono a dire, a quel punto, alzandosi entrambi anche per avvicinarsi ai propri consorte, venendo solo guardati peggio, e allora, con occhi socchiusi, fremettero di impazienza prima di rammaricarsi, parlando per velocizzare il tutto:

-Ci dispiace essere alti, contenti? Ma ora è il momento di studia...-

-Sì. È il momento di mangiare.- concordarono i mori, accompagnati dal gorgoglio dello stomaco, e dall'esasperazione dei maggiori mentre Anne, nel vederli, sorrise impacciata:

-Mi dispiace... Ma non abbiamo fatto colazione. Ti portiamo qualcosa?- sorrise, puntandosi maggiormente sui piedi; rialzando la schiena di poco da davanti al proprio ragazzo, che era tornato seduto; per averlo comunque davanti agli occhi, e, con a destra, quello pirata; e lasciando le proprie mani sul suo petto tiepido.

-No, ti ringrazio.-

-Ma non hai mangiato nulla nemmeno tu...- mise su un broncio, con il labbro sporgente e gli occhi che scintillarono, in attesa di un sì. -Va beh, ti portiamo la colazione comunque.-

-Sì, ma la portiamo anche al mi... Marco pirata, sì...- farfugliò, deviando lo sguardo dal suo biondo, preferendo ancora la porta.

-Sei un pirata? Oh, quindi lo è anche la nave... Che forza! Ehi, Marco: facciamo i pirati?- parlò, tornando a guardare il proprio ragazzo dopo aver scrutato la sua copia per quelle parole; notando che rise, annuendo per darle corda, immaginandosi e discutendone a voce, che sarebbero stati anche i più forti in circolazione.

-Voi no?- si stupì Ace, meravigliandosi a quella consapevolezza nuova.

-Ahm, no. Io sono una barista, ma ancora per poco, e poi farò la modella.- espose, fiera e con le mani sui fianchi, drizzando maggiormente la schiena e con il petto che fremette al gesto; sotto un colpo di tosse di disapprovazione del biondo. -Lui non è d'accordo: è carino quando fa il geloso, no? Comunque, lui lavora come... psicologo, si dice così, giusto?- richiese conferma nei suoi occhi brillanti, notandolo concordare e passarle una mano sulla guancia con delicatezza, dato che le fosse ancora vicina.

-Lavoro noioso...- farfugliò, invidiandoli non poco per quei gesti, arrossendo al medesimo pensiero e puntando così lo sguardo sul suo ragazzo, anche se non lo era, e notandolo serio e risoluto ancora, ma lo stava guardando e il ché lo conforto molto, come sentì dai battiti del suo cuore. -Però fa per te: sei intelligente.-

-Tanto.- annuì fiera per poi comprimere le labbra contro il maggiore, stringendo bene le mani sulla sua camicia come lui fece al suo busto.

-Va bene... Io vado a mangiare...- parlò tranquillo, anche se fece trapelare più un tono rigido e trattenuto; dando le spalle e sospirando, cercando di alleviare la tensione per tutto quello, per tutta quella gelosia senza senso prima di avviarsi, subito raggiunto dalla ragazza e con i due dietro, fermi ad aspettarli, uno felice e l'altro negativo per quel suo comportamento. -Ci dividiamo quello che c'è da portare? Io il caffè per loro e tu il cibo, o il contrario?- mormorò, chiudendosi la porta alle spalle, già immaginandosi i complimenti di Thatch a vederlo con una ragazza, e chiedendosi già che spiegazione dare al resto che avrebbe chiesto un più che dovuto chiarimento sulla sua presenza.

-Vero: c'è una bandiera pirata, enorme e buffa... Oh, è la stessa che porti sulla schiena! Allora deve essere molto importante, il capitano: ma come mai non sei tu?- nel chiederlo lo vide sorridere, con tono fiero e malinconico al tempo stesso, forse per qualche accaduto nel passato prima di iniziare a raccontare, con enfasi e una luce negli occhi.



-Dimmi, se Ace è così geloso perché non ti sei dichiarato? Anche se ti ho sentito anche prima. Vi amate, però...- parlò, pacato e alzando le spalle, dubbioso e alla ricerca di una risposta mentre sospirò, scrutandosi attorno e notando una libreria.

-L'ho fatto.- annuì, scuotendo poi il capo e portandosi due dita sulle tempie, angosciato al ricordo: pensava di fare la cosa giusta nel chiarire i suoi sentimenti, e invece lo aveva allontanato... Se non fosse stato per l'inconveniente tra le copie, dubitava che lo avrebbe rivisto per sua spontanea volontà. Lo aveva visto trasalire, spaventarsi e bloccarsi con lo sguardo, lo aveva visto mentre lo guardava come fosse stato un mostro, e poi aveva osservato la sua schiena mentre scappava via, quella mattina di una settimana fa circa; con il mare che sembrava in tempesta nelle sue orecchie, nonostante fosse calmo e pacifico, come il cielo, eppure gli era sembrato come se gli fosse contro, come se volesse tempestarlo con quella sua felicità.

-Non è andata bene? Mi dispiace. Forse ora andrà potrebbe, se ci riprovi.- discusse, pensieroso e con lo sguardo verso al cielo prima di riportarlo su di lui, osservandolo troppo abbattuto mentre si aggrappava allo schienale della sedia della scrivania.

-È fuggito via.- si limitò, Marco, prima di osservare il tavolo e affrettarsi, prendendo un libro dalla copertina nera e sfogliandolo senza motivo. -Vediamo se troviamo qualcosa, anche se ne dubito. Ho letto tutti questi libri: nessuno parla di copie, o roba simile.-

-Fuggito? E allora perché non inseguirlo?- sorrise, al pensiero che era successa una cosa simile, con Anne, che presa dall'imbarazzo del momento, della sorpresa e della paura era andata via, e lui l'aveva seguita... Avevano parlato un po', chiariti, e così avevano iniziato ad andare piano, ma stando insieme, fino ad affrettarsi fino ad ottenere il primo bacio, e poi una notte insieme, seguita da molte altre. -Non penso che troveremo qualcosa, in questi libri, lo hai detto. Proviamo a cercare qualcosa in una biblioteca: si può?-

-Perché ho preferito dargli tempo.- rispose allora, sospirando anche se ricordava bene quanta voglia di raggiungerlo avesse avuto, ma scuoté il capo, indicando poi la porta. -C'è n'è una sulla nave, dove vado spesso: l'unico posto al momento è quello, visto che siamo in pieno oceano. Possiamo controllare, ma prima aspettiamoli.-

-Io ho fatto il contrario, sai? Nel seguire la mia Anne, siamo finiti poi per lo stare insieme.-

-Davvero?- si interessò, anche nello sguardo e portandolo su sé stesso, annuendo poi a quella constatazione e meditando, un po' pentito nel conoscere tale verità: forse avrebbe dovuto fare lo stesso, maledizione! Peccato, non poteva tornare indietro, ma si sentiva più motivato oltre che angosciato da quella verità: Ace non lo avrebbe rifiutato per sempre, come dimostrava anche quel modo di fare, così geloso, prima che uscisse. E anche lui, nel vedere l'altro sé stesso stare con quella copia di Ace, anche se femminile, era finito per sentire l'invidia nelle vene, però non poteva farsi abbindolare da questi pensieri: forse avrebbe dovuto discutere con Ace al suo ritorno, mentre si sarebbero avviati per la biblioteca.

-Speriamo facciano in fretta. Ma immagino che Anne si metterà a mangiare, e perderemo tempo: ma non vorrei si preoccupasse nel non trovarmi qui.- spiegò, sospirando per cercare di pazientare e sedendosi dunque sul letto, nuovamente, il luogo che lo aveva accolto quella mattina, anche se non si aspettava di trovarsi a fianco sé stesso.

-Succederà lo stesso con Ace.- sorrise, volubile e benevolo, sedendosi sulla sedia e accavallando le gambe. -Sono così simili.- mormorò, adagiandosi con la schiena e portando una mano sotto la guancia, a pensare a quanto fosse vero.



-Eccoci!- si vantò, tenendo fiera i vassoi tra le mani, attenta, su quei tacchi, su quei stivali che la coprivano fino al ginocchio; a non far cadere niente mentre osservava il cibo su di esso, deliziata e invitata, dall'istinto, a osare di addentare ma rinunciò, affrettandosi a raggiungere il Marco sul letto fino a sedersi.

-Ehi, il secondo piatto però è per Marco.- farfugliò, imbronciato nel vederla stare con la copia e con entrambe le colazioni mentre chiuse la porta con il tallone, avanzando con le due tazze di caffè in mano, con lo stesso numero di cucchiaini di zucchero all'interno mentre si avvicinò al proprio, sorridendo un attimo prima di ricordarsi che non doveva, perché era scappato, e allora chinò il capo, deviandolo e lasciando l'oggetto sul davanzale, sussurrando un "Prego." al suo "Grazie." sincero.

-Giusto, scusa.- ridacchiò, lasciando che il biondo prendesse il proprio cibo prima di alzarsi per portarlo al secondo, nello stesso frammento di tempo in cui Ace, con entrambe le mani che riscaldavano automaticamente il liquido scuro, come aveva fatto anche con quello del suo Marco; lo lasciasse sul comodino dell'altro, con un inchino del capo in segno di educazione, e ripetendo le stesse parole dette prima.

-Grazie, ma come fate a riconoscerci?-

-Mhm? È... È abbastanza facile, ecco.- mormorò Ace dopo aver abbandonato la sorpresa per quella domanda, tornando poi dall'altro, ma restando un attimo distante, notando poi che lo guardasse, anche se preferì puntare gli occhi a terra.

-Facile?- se ne meravigliò il pirata prima di poter addentare la brioche, con Anne che tornò al suo posto, sul letto.

-Sì. Siete uguali, però lo sentiamo dentro chi è il nostro Marco.- asserì, afferrando il bicipite del biondo e sfregandosi contro di esso con la tempia, come una dolce gattina in cerca di coccole.

-Mhm, sì, lo dice il cuore quindi è facile... No, cioè... Io non lo sento!- scattò, scuotendo il capo e portando gli occhi sull'armadio, troppo interessante e con troppa intensità.

-Che cosa carina da parte tua.- si vantò, onorato di averlo sentito e continuando a restare con il pugno contro la guancia, e il gomito sopra la scrivania in legno.

-Ohm... E-eh? N-n-no... No, t-ti sbagli... I-io... Insomma... Mhm...- balbettò, ignorando le risate divertite di Anne alle sue spalle, e in tutti i sensi, con il sospiro allietato del biondo accanto, quello che amava, e che sembrava allettato e impaziente di vedere cosa sarebbe successo; e che lui non capiva, ancora a fissare altrove, questa volta il pavimento in mezzo ai suoi piedi.

-Va tutto bene, Ace, lo so che mi ami.- sussurrò nel suo orecchio, ormai vicino, nell'essersi alzato; da poter soffiare aria calda, con la bocca, contro la sua guancia, e contro il suo collo; come in effetti fece, facendo scattare il moro che si voltò di scatto per guardarlo, oltre che per il fatto di averlo sentito opprimerlo con la sua figura, anche per quelle parole che lo fecero boccheggiare per un tempo indeterminato, con gli occhi incastrati nei suoi, come a non voler più staccarsi da lui.

-Eh? L-lo s-s... Sai? I-in che senso, scusa?- si affrettò a domandare, senza un motivo vero e proprio e accorgendosi, troppo tardi, che stesse per avvicinarsi, Marco, troppo su di lui, sulle sue labbra, e sentì a rilento anche la mano sul suo fianco, che lo reggeva e lo teneva, quasi e forse, a bada per non farlo fuggire via. Perché, in quel momento, lui ne aveva così tanta voglia!, infatti indietreggiò di un passo, ma non ebbe tempo di compiere altro, perché quelle labbra carnose e roventi finirono contro le proprie prima che potesse fare un altro respiro o sbattere le palpebre, ancora spalancate, e maggiormente dalla sorpresa di quella verità.

Assaporò e lo lasciò fare, a baciare con calma e con bramosia le sue labbra, come se non avesse atteso altro, come se fosse stato l'obbiettivo della sua vita mentre lo strinse, portandolo contro il suo petto con il proprio, e mugugnò, avvampando e strizzando gli occhi insieme ai lembi del suo indumento chiaro e azzurro, inspirando intensamente e con piacere quando si distaccò con malinconia, e riaprì gli occhi, Ace, analizzando il volto serio ma così elettrizzato e felice, di Marco... Era così pacifico e così bello, quasi come se avesse appena sentito su di sé, e provato, il paradiso, sulla pelle e nell'animo.

-... No.- farfugliò, deciso; riprendendosi poi e scuotendo il capo sotto l'incertezza di Marco che perse tutta la baldanza, e così, spingendolo indietro con uno scatto brusco e con ambedue le mani, si affrettò ad uscire, sbattendo la porta e andando via, senza ascoltare che si fosse riaperta nell'istante dopo; trattenendo il fiato e con gli occhi pizzicanti, ma no, non poteva nemmeno piangere dopo averlo lasciato in quel modo... Aveva fatto male, più dell'ultima volta... Quasi da sentirsi perdere e farsi schifo.

Si portò poi a terra, tristemente e quasi buttandosi disperato come da un trampolino; accasciandosi in un angolo, mettendosi seduto contro la balaustra in legno ed enorme e, gemendo, nascondendo il proprio volto all'interno delle braccia che, incrociate, tennero bene a sé le ginocchia intanto che mugugnò, negativo e quasi con tono singhiozzante, da odiarsi.

-Ehi... Perché fai così?-

-Lasciami in pace. E vattene!- ringhiò, mordendosi poi il labbro inferiore, per poi sentire il dolce miscuglio di sapore del biondo su di sé, avvampando maggiormente e sentendosi accaldare in volto fino all'inverosimile, tanto che si accucciò maggiormente verso il basso con il capo, mugugnando negativo, sentendosi, questa volta, oppresso da quell'accaduto: ora non poteva più tornare indietro: aveva accettato il bacio, no? Marco avrebbe capito...

-Ehi! Non parlarmi in questo modo, idiota!- asserì, con una smorfia, oltraggiata e restando china, seduta a terra e con le ginocchia contro al petto anche se le mani erano sul pavimento. -Ah! Cioè, non idiota... Insomma, è il colmo dare dello scemo a me stesso, ma sì, lo sei. Mi vuoi dire perché sei fuggito via?- parlottò, dispiaciuta alla fine e puntando gli occhi sul biondo pirata, ma non sembrava intenzionato a parlare, più a restare indietro come stava facendo.

-Io non lo amo, punto. E... E Marco la deve finire: non deve più avvicinarsi a me!-

-Ohi! Ma che ti prende? Noi amiamo Marco.- puntò il palmo contro il suo capo, colpendolo duramente e parlandone come se fossero un'associazione di fan e non dei fidanzati, quasi; e ascoltando i suoi borbottii negativi contro di lei e le sue parole, e nell'udire ciò si offese, gonfiando una guancia e portando le braccia conserte sotto al petto traballante.

-Uff, certo che sei strano. Si vedeva che ti è piaciuto il bacio...- mormorò, mettendosi a gattoni per avanzare, andando poi a sedersi alla sua sinistra e puntando gli occhi su quei due, ancora in piedi e che aspettavano, con lo stesso sguardo. -Perché non ci vuoi stare?-

-Marco mi odierebbe... Se sapesse chi sono...- farfugliò, stringendosi maggiormente con le gambe e anche con le spalle. -Non voglio che mi odi, però non voglio nemmeno che soffra, e non so che fare: se ci sto senza dirglielo non mi piacerebbe, ma se gli è lo dico sarebbe peggio... E fa ancora stare da più schifo dover evitarlo. Soprattutto dopo... dopo quel...-

-Perché? Chi sei?- sbatté un paio di volte le palpebre, confusa e curiosa mentre provò, sporgendosi, ad abbassarsi per vedere i suoi occhi, guardandolo e notare come fosse combattuto, sentendo chiaramente l'angoscia del biondo che non sapeva se parlare davvero o meno, se dovesse davvero parlare e fare qualcosa.

-... Il figlio di Roger.- spirò, quando pensò che in ogni caso lei era lui, e che fosse lo stesso per lei; ma almeno Marco non lo aveva seguito, e questo lo tranquillizzava in quello sfogo con sé stessa...

-Embé? Anche io sono la figlia di Roger, e Marco lo sa: gli è l'ho presentato.- rise anche al ricordo mentre il suo ragazzo annuì, e che però, a quella constatazione, volse gli occhi sul suo coetaneo, in attesa di spiegazioni mentre lo vide avanzare, con un sospiro ad occhi chiusi come se avesse capito tutto.

-Figlio di Roger, dici? Qui è noto come un criminale: è stato un pirata, colui che si è guadagnato ogni cosa che l'uomo desidera: fama, potere, soldi, tutto... Compreso l'odio. È odiato persino dai pirati.-

-Oh... Uho! Ma quanta delicatezza hai, cattivo!- si corrucciò, Anne, mandando un'occhiataccia a entrambi perché era degno da loro comportarsi in modo distaccato, e affrettandosi a tappare, tardi, le orecchie della sua copia, che era immobile, a respirare piano, sempre di più e a occhi sempre maggiormente grandi; e forse a elucubrare su ciò che stava accadendo.

-Ace. Io ti amo.- si sedette alla sua destra, cauto e sospirando ancora, felice che fosse solo quello il motivo mentre portò una mano sulla sua capigliatura, ringraziando Anne che lasciò andare la presa per farlo sentire.

-Quindi... Non vuoi che me ne vada? Roger era nemico del babbo.- borbottò cupo, sapendo che, comunque, il vecchio non avesse detto nulla quando gli è lo aveva riferito; però, forse Marco la pensava in un altro modo.

-Davvero?- scattò, Anne, portando gli occhi su Marco in agitazione ma che, ridendo scuoté il capo per tranquillizzarla, chinandosi per essere alla sua altezza e lasciandole un casto bacio sulla bocca prima di staccarsi e puntare gli occhi sul suo gemello, sembrava sereno e se ne rallegrò.

-Non te ne vai da nessuna parte. Non ci provare che ti vengo a prendere e ti riporto qua.-

-M... Mi dispiace...- farfugliò, Ace, con tono amaro e troppo lieve, scostando il capo e alzandolo, portandolo poi sul suo Marco, sulla sua spalla; che gli sorrise, per poi avvicinarsi altrettanto a lui, sospirando e fermandosi un attimo per guardarlo meglio negli occhi, notando come il castano scuro delle sue pupille fosse lucido e triste.

-Non chiedere scusa, Ace.- mormorò, baciandolo ancora, con più intensità, e sentendosi con un peso in meno nel percepire che anche lui contraccambiò, usando la stessa emozione che li univa e schiudendo le labbra, volendo andare a esplorare ed essere esplorato, così Marco lo accontentò, lasciando che la propria lingua uscisse dalla sua tana per andare in quella calda e frizzante di emozioni del moro.

-Mi dispiace... Ti ho fatto soffrire.- affannò, volendo spiegarsi mentre tenne ben stretta la spalla della camicia tra le dita, felice e pieno di sapore e saliva dell'altro, così buono.

-Va bene così... Anche tu ci sei stato male, e ti chiedo scusa.- sussurrò, capendo anche che, in effetti, se avesse fatto così dal principio, se fosse corso dietro alla sua fuga, allora non sarebbe sorto tutto quell'allontanamento e quella sofferenza.

-A proposito, Marco... Devi picchiare Thatch. Cioè, anche io l'ho picchiato, ma lo devi fare anche tu: oltre che spacciarmi per la fidanzata di Ace, ha anche osato lamentarsi con lui, dicendo che poteva scegliere qualcuna con più...-

-No, no! Niente, niente!- sorrise innocuo e forzato, Ace, scattando in avanti e con la mano sul volto della sua copia; con l'altra dietro al proprio collo a sfregarselo impacciato dopo aver lasciato Marco con un volto perplesso per come fosse balzato, e poi, il lentigginoso, portando gli occhi su quello che non gli apparteneva, dire: -Nulla di importante, davvero.-

-Sì che è importante! Ha detto che non ho abbastanza tette: devi picchiarlo più di quanto non abbia già fatto io insieme ad Ace.- asserì, corrucciata al massimo e lasciando in evidente imbarazzo il lentigginoso.

-M-M-ma...- farfugliò, senza sapere che dire mentre i due risero, con quello pirata che tornò in piedi, accanto al suo sé che fece lo stesso, lasciando il terreno con cui si era appoggiato con le ginocchia fino a quel momento.

-Gli è le avete suonate entrambe? Ma sì, appena lo vedo... tranquilla. Già il fatto che ti abbia guardata sotto questo punto di vista non mi va a genio.-

-Concordo, alla fine è come se avesse offeso anche Ace.- mormorò il secondo, immaginando fosse per quello che il suo Ace avesse reagito. Sorrise maggiormente, finalmente era il suo ragazzo, e poteva restare con lui e poteva dirlo con fermezza; questo lo rendeva davvero fiero e gioioso.

-Visto come sono carini a fare i gelosi?- si voltò verso la propria copia maschile, Anne, trovandolo ancora imbarazzato a rimuginare, ma annuì.

-Ma... Ma quindi stiamo insieme noi?- si voltò con lo sguardo, alzandosi e portandosi in avanti verso il proprio biondo, avanzando lentamente fino a portare il naso ad affondare piano contro la guancia dell'altro, sentendone il sapore fresco e buono, ascoltando la mano che scivolò sulla sua schiena.

-Sì, Ace. Lo siamo anche noi: una coppia.-

-Evviva!- enfatizzò, al posto del ragazzo, Anne, ridendo prima di mettersi in piedi e attendendo che facesse lo stesso anche Marco prima di cadere nel suo abbraccio, tra le risate dolci di Ace, liberatorie mentre continuò a nascondersi, forse per celare qualche lacrima, e stringendosi maggiormente al suo biondo, come la sua copia.

-Sei mio.- farfugliò, il moro, con le labbra tremanti per le lacrime. -Grazie.-

-Ehi! Ragazzi, finalmente vi ho trova...! Due Marco?- strabuzzò, con il tono e con gli occhi, portando il capo in avanti con un esclamazione sorpresa, spuntando fuori dal corridoio opposto, e restando imbambolato, strabiliato e a bocca aperta.

-Thatch, momento perfetto.- rise, Anne, più per come Marco lo stesse guardando, accigliato e in tono di sfida.

-Bah, magari il babbo sa come risolvere questa situazione: che dici?- alzò il capo, Ace, sfregandosi un'ultima volta sotto al suo mento prima di portare gli occhi su quelli del pirata, lasciando che lo baciasse ancora, sulle labbra prima di rispondergli:

-Ne dubito. Non credo sia mai incappato in una situazione simile, ma possiamo sempre chiedere. Avevamo però intenzione di recarci in biblioteca.-

-Okay, vi aiutiamo.-

-Ora sei più felice anche tu, no?-

-Ohm... Sì!- si voltò; un attimo spaesato mentre udì l'urlo di dolore di Thatch per il calcio in pancia che ricevette, e inutile furono le sue scuse per ciò che avesse detto, anche se non per cattiveria; guardando dunque la ragazza, Ace; così felice, e allora rispose con un volto sereno anche lui e con un tono deciso, lasciandosi scompigliare la chioma dal suo amato, che provò ad asciugargli qualche lacrima.

-Ti amo.- asserì dolce, lasciando che le labbra sfiorassero quelle di Marco prima di premerle con cautela, sfregandosi poi contro il suo volto prima di alzarsi e porgergli una mano che accolse la guancia, spigolosa quando si infranse contro il mento; e rise, e pianse, sentendosi tremendamente bene, ascoltando e assaporando la lingua del biondo dentro il proprio palato, a consolarlo e ad amarlo.

-In biblioteca dobbiamo andare?- domandò poi, Anne, davanti al proprio ragazzo che era tornato da lei, e che annuì lentamente, accarezzandole una spalla come a massaggiarla.

-Mi dite almeno che succede?-

-Oh... Mi sono fidanzato con Marco, Thatch!- urlò dopo averlo guardato attentamente, ancora agognante a terra, a tenersi la pancia; e poi portando in alto la mano legata al biondo, trionfante e facendo sospirare, fintamente esasperato, il proprietario dell'arto ma che in realtà traspariva chiaramente una felicità inaudita, e impronunciabile a parole.

-Congratulazioni... Ma questo Marco mi sta antipatico.- e indicò quello accanto ad Anne, che rise nel vederlo così sofferente, con le ginocchia tremanti e la schiena piegata, tanto che era un miracolo se, lentamente si resse in piedi.

-Sei tu che mi hai offeso.- chiarì, annuendo chiaramente, Anne, e con le braccia conserte.

-Comunque, lei è me.- semplificò poi, Ace, indicando quest'ultima e gongolando poi all'idea di aver davvero detto di essere fidanzato con tanta fierezza, che quasi gli venne voglia di urlarlo ancora. Oh!, si stupì poi, sorridendo l'attimo dopo al pensiero che avrebbe dovuto raccontarlo anche al babbo!; aveva un rapporto davvero bello con quel vecchio, e ci parlava spesso quando voleva e poteva; il bello è che lo ascoltava con molto interesse e attenzione!, gongolò ancora, arrossendo un po' ma felice, davvero.

-Ah? A questo punto è meglio se non mi spiegate niente...- si sincerò, sbuffando e attaccandosi al muro in legno con la schiena, massaggiandosi ancora la pancia con amarezza e una smorfia.

-Neanche noi sappiamo il perché di tutto questo, in verità.- parlò Marco, continuando a stare affianco al moro e guardandosi attorno nel vedere altra gente arrivare, e che parlava tra loro non avendoli ancora visti. -In ogni caso, se ci cerchi, siamo in biblioteca.-

-Va bene, ma non penso che ti cercherò mai più nella vita, Marco.- sbottò, amaro, e con uno sguardo accigliato prima di sospirare e avviarsi lentamente da qualche parte, probabilmente in infermeria.

-L'hai colpito forte, eh?- si voltò, Ace, divertito e dispiaciuto allo stesso tempo prima di sbadigliare. -Dov'è la biblioteca?-

-Non lo sai? Ma se vieni spesso quando ci sono io.-

-Sì, ma non ricordo mai dov'è... Chiedo sempre a Izou o a Jaws la strada... Guarda che la nave è immensa, eh! Io mi perdo...- si lagnò, bofonchiando tra sé e sé prima di voltarsi nuovamente verso il volto del biondo: -Come fai a sapere che venivo per te, scusa?-

-Perché ci andavi sempre quando c'ero anche io.-

-E allora? Sarà stata una coincidenza.- mormorò, fingendosi indifferente e saggio, continuando a camminare mentre Anne ascoltava con interesse, dondolando la mano, legata a quella del suo ragazzo, lungo i loro fianchi.

-Peccato che stavi lì senza leggere. A volte ti addormentavi ma non leggevi, e poi ti sedevi a qualche tavolo distante da me... Per non parlare che me lo hai confermato poco fa nel chiedermelo.-

-Ohm... Però adesso posso stare seduto con te, no?- sorrise, grattandosi impacciato una guancia e sospirando poi.

-Certo.- assicurò con un dolce e immenso sorriso, che quasi fece perdere il controllo delle gambe ad Ace, che per poco non cadde a terra per cotanta emozione per quella consapevolezza. -Mi dispiaceva vederti così lontano da me, almeno ora non ricapiterà, e questo mi risolleva davvero molto.-

-Oh! Voi non avete finito la vostra colazione!- si affrettò a dire, Anne, accorgendosi solo ora degli sguardi straniti di tutti verso di loro mentre avanzò per voltarsi oltre i tre. -Ve la riportiamo in biblioteca!- decise, con un pugno davanti al petto, sicura e poi trascinandosi via la sua copia.

-Ehi, aspetta, ma io non ricordo dov'è!- si lagnò, lasciandosi trascinare con malavoglia, ma solo perché voleva anche lui riportargli la colazione: era colpa sua se non avevano mangiato.

-Beh, intanto andiamo. Ace può sempre chiedere.- fece strada, il biondo pirata, sfregandosi il retro del collo, liscio e freddo mentre assaporò ancora il momento di quei baci, quasi da sentirli addosso anche in quel momento, a fargli compagnia nel non avere più la persona che amava al suo fianco, per adesso. Ma ora aveva Ace, ora lo poteva amare, sorrise, addentrandosi nei corridoi interni dopo aver aperto la porta, pronto a scendere e con la sua copia alle sue spalle.



-Okay, ma sbrighiamoci... Dubito ci aspetteranno... Ohm, devo riscaldargli il caffè.- sussurrò poi, alla fine, e guardando di sottecchi Anne che riponeva i piatti, pieni di fette biscottate e frittelle, sul vassoio dove c'era anche la marmellata, dentro la stanza, da cui entrava aria fresca e di mare per la porta lasciata aperta, come anche le tendine blu scostate e dall'oblò aperto.

-Quindi andiamo in cucina?-

-No, le riscaldo con il mio potere.- farfugliò, passandosi una mano sull'occhio a sfregarlo con dolcezza prima di andare e avviarsi a prendere la seconda tazza, ancora sul comodino e mezza piena, al contrario di quella del suo Marco, lasciando una pensierosa e oscillante Anne a guardargli la schiena, sorpresa e incredula, a riflettere un attimo prima di sorridere.

-Forte! Che potere?-

-Tu non c'è l'hai? Ho mangiato il frutto Mera Mera no Mi, e ora sono di fuoco.- si voltò, con entrambe le tazze in mano ma lasciando che le spalle venissero avvolte dalle fiamme per breve tempo, meravigliando così la ragazza che gli corse davanti, per ammirarle meglio finché non scomparvero.

-Fantastico! Lo voglio anche io.- rise, arrossendo un po' al pensiero di cosa avrebbe detto Marco prima di correre a riprendere il vassoio e poi andando verso la porta. -Su! Devi farglielo vedere al mio ragazzo!-

-Oh, okay... Beh, allora il mio Marco dovrà farti vedere le sue, di fiamme.-

-Mhm? Le fiamme che facciamo insieme sono stupende, anche se non sono percepibili a occhio come le vostre.- rise Anne, arrossendo maggiormente ma incuriosita all'idea, stringendosi nelle spalle imbarazzata prima di tossicchiare.

-Di che fi... Parli di... Al letto?- farfugliò, sempre con un tono più docile e avvampando alla sola idea che, forse, anche lui sarebbe stato con Marco in quelle circostanze e situazioni; sgranando sempre più gli occhi e balbettando sillabe a caso, bloccato insieme ai piedi che erano decisi a restare tramutati in statua, tanto era la sensazione di emozione che faceva esplodere.

-Già... È stata la mia prima volta in assoluto, e con l'amore della mia vita.- sorrise, malinconica al pensiero e così profonda e luminosa, premendo poi la mano contro il petto rigonfio e soffice, per sentire il suo cuore che batteva all'impazzata, intanto che l'altra si sforzava per i vassoi. -All'inizio anche io era davvero agitata, anche al solo rifletterci... Però poi è successo ed è stato... Wow... Non posso dirti altro, però. Devi scoprirlo da solo, ma sono sicura che non ti lamenterai, anzi. È impossibile che...-

-H-ho capito, basta. È un argomento troppo personale... Anche se tu sei me.- borbottò, rauco, e a occhi bassi, con le ciocche a nascondergli il volto, sempre più rosso che quasi andava in fiamme, letteralmente, però, era felice mentre la raggiunse fino a superarla: farlo con Marco sarebbe stato perfetto, e anche un modo come sugellare per sempre il loro amore.

-È bello amare Marco.- sorrise, felice e trionfante, saltellando prima di seguirlo e reggere con entrambi gli arti quelle cibarie.

-Sì, è davvero una cosa così romantica e bella... Stare con lui...- ridacchiò, euforico ma senza farsi sentire troppo, e con il sole e il suo calore a circondarli entrambi.

-Ma tu? Sei già stato con qualcuno? Oh, giusto, scusa: o con qualcuna?- aggiunse, felice e curiosa, pensando però che forse, saperlo non sarebbe stato bello. Amava il pensiero che solo Marco fosse entrato nel suo cuore e nel suo spirito, e se la sua copia avrebbe detto sì a quelle domande, tutta quella magia sarebbe andata a frantumarsi, per di più non voleva saperlo se era stato con una donna; quindi quasi fu pronta a rimangiarselo ma, con gli occhi puntati in quelli del castano, lo vide negare ed esprimere, al contempo, quella risposta a parole, che la rasserenò.

-Fantastico! Insomma... Così sarà più bello stare e farlo con Marco.- rise, più sollevata e guardando poi come arrossì, più di lei in quel momento. -Siamo fortunati in amore.- parlò poi, chinando il capo e osservando la colazione, ancora buona e saporita, dallo sguardo e dall'odore.

-Sì, soprattutto con Marco.- forzò un sorriso, impacciato per la sua stessa frase prima di scuotere il capo e tossicchiare a bocca chiusa, reggendo ancora, davanti al petto, le tazze che stava, lentamente riscaldando, e forzando di apparire calmo agli occhi di alcuni amici pirati che lo salutarono senza capire cosa accadesse.

-Certo! Ma dove stiamo andando?- parlò, osservandolo curiosa e attendendo mentre lo ridestò dal mondo di pensieri dedicati e delicati su Marco, e spegnendo così il suo semplice e luminoso sorriso.

-... Ma lo sai che non lo so?- farfugliò, girando poi il capo a destra e sinistra con una smorfia: ma non c'erano. -Non ci hanno aspettati... Beh, penso che dovremmo andare per di là, quella porta, e poi dovrebbe essere una delle ultime porte del corridoio... Nel caso chiediamo.- finì, sapendo che andava sempre in quel modo, per lui.

-Mhm... È da un po' che ci penso, ma tu non sei curioso? Insomma, è strano vedermi come maschio, ma non ti ho visto tutto.-

-Mi sa che stiamo pensando la stessa cosa da un po', allora. Sì, è strano guardarti e capire che sono io ma... ecco, con un fisico davvero troppo diverso.- parlò, senza guardarla perché temeva dove sarebbero andati a parare, perché condividevano lo stesso dilemma mentre scese le scale, andando poi a sinistra con un sospiro: sperava fosse davvero di là.



-Oh, eccovi. Finalmente.- sorrise, sospirando esausta prima di avvicinarsi e lasciare il vassoio sul tavolo, dove entrambi i Marco erano seduti e dalla stessa parte.

-Non è colpa mia... Ci sono troppe porte.- farfugliò, dispiaciuto che solo alla terza che avevano aperto li avessero trovati mentre si sedette, lasciando il caffè, bello fumante, davanti ai due, e quello pieno al suo che non lo aveva neanche toccato e che aveva alzato, in contemporanea alla copia, lo sguardo dai libri aperti nel sentirli giungere.

-Sai, Marco, il mio me sa usare il fuoco! Oh, mi ha detto che lo sai fare anche tu: puoi farmelo vedere per favore?- si allontanò dal proprio ragazzo, Anne, andando poi davanti al secondo con un sorriso.

-Fiamme?- si limitò a chiedere il primo, confuso ma realizzando meglio nel vedere il lentigginoso, che aveva preso posto davanti ma alla sedia opposta, alzare una mano e darle fuoco con un volto gentile, e nello stesso istante vide fare lo stesso al suo sé, ma erano di un colore diverso: blu, non rosse.

-Che belle.- si meravigliò, con poco fiato e sfiorando il polso dell'uomo, senza intaccare la parte che bruciava prima che il biondo, sereno, la incoraggiasse a toccarla. -Mhm? Ma se...- farfugliò, avvicinando le dita e scattando subito indietro dopo averle sfiorate prima di meravigliarsi. -Non brucia... No, ma è fantastico! Marco, tocca anche tu!- sorrise, tenendogli la mano con dolcezza e con entrambe le proprie, continuando ad ammirare la mano del biondo che ridacchiava per quella reazione, così bella e così spontanea, sotto lo sguardo del suo ragazzo che attendeva un po' di attenzioni con pazienza.

-In effetti è molto bello. Da cosa nasce questa prerogativa?- domandò pacato, il biondo, smettendo di toccare la fiamma prima di puntare gli occhi su Ace ma notando che si fosse addormentato, con la testa abbandonata indietro e adagiato, con la schiena, alla sedia. -Anche il tuo Ace è narcolettico?-

-Da un frutto del diavolo. E sì, lo è.-

-Come? Ehi, no: dobbiamo aiutare i nostri fidanzati, sveglia!- lo scuoté, per le spalle, smuovendolo nel raggiungerlo con un salto, ma invano e sbuffò, per poi avvicinarsi al proprio biondo che, nel farle spazio, tirando indietro la sedia, le permise di sedersi sulle sue gambe. -Uffa, non si sveglia... Avete trovato qualcosa?-

-Lascialo dormire. Non ancora, ma non c'è fretta.-

-Va bene, se lo dici tu.- sorrise poi, più tranquilla, la giovane; dondolando con le gambe e tenendo le mani sulle cosce che teneva unite, adagiando poi il capo contro il petto, sfregandosi su di esso e portando gli occhi, successivamente, alla copia bionda davanti agli occhi che la stava osservando. -Che c'è? Solo il mio Marco mi può guardare.- rise, allegra e scherzosa mentre lasciò che una mano andasse a stringerla per un fianco.

-Mhm... Mi sono addormentato.- farfugliò, riaprendo gli occhi e stiracchiando le braccia al cielo l'attimo dopo e strizzando le palpebre prima di riaprirle con uno sbadiglio. -Scusate.- borbottò poi, sfregandosi la chioma ribelle e ondulata.

-Che mi sono perso? Avete trovato qualcosa? Ohm, posso leggere qualcosa tra quelle pile di libri?- mormorò, indicando la medesima con un dito, che era situata proprio accanto al suo Marco mentre teneva una mano in mezzo alle cosce e a reggersi alla base della sedia.

-Nulla. Anche io ora mi metto a leggere.- espose fiera, contenta mentre lasciava che i due finissero la propria colazione, e lasciando che il pirata le passasse uno dei primi in quella colonna artificiale, finendo di sorseggiare il suo caffè ma non del tutto, e poi lasciando scivolare il piatto sotto al naso di Ace che aveva preso anche lui un tomo, anche se piccolo rispetto agli altri e poi aperto.

-Oh? Davvero posso? Grazie!- lasciò sul ripiano ciò che non stava nemmeno leggendo ma solo sfogliando e così, prendendo la forchetta, iniziò ad addentare le ultime due fette di frittelle; notando poi che Anne stesse facendo lo stesso, arrossì: non si era accorto che Marco aveva compiuto quel gesto assieme alla sua copia; per di più, Anne era seduta sulle gambe del biondo, e, insomma, era troppo da invidia! Però non era ancora a quei livelli con il suo Marco, non se la sentiva ancora... Forse, o forse era il contrario ma non era importante; rimise il piatto vuoto sul vassoio e riprese ciò che aveva lasciato, scrutando le parole con attenzione e con una grande determinazione di approfondire ed essere d'aiuto.

-Io mi annoio, voi come fate a non annoiarvi?- borbottò, con una smorfia e con un tono abbastanza capriccioso, Anne, che lasciò quel volume, bruscamente, sul tavolo, tornando poi a immergersi e a stare ben riposta, al sicuro, contro al petto di Marco, chiudendo gli occhi.

-Ma... Non dobbiamo aiutare?-

-Facciamo noi, tranquillo, Ace.-

-No... Però non mi va di leggere... Vedo se trovo un libro particolare.- farfugliò, grattandosi una guancia e alzandosi, incamminandosi tra gli scaffali, e con subito Anne che lo raggiunse, sorridente per quell'idea geniale.

-Sono così carini.- rise, Marco, prima di tornare a leggere, cambiando poi pagina sotto il sorriso e il cenno affermativo del pirata coetaneo.

-Sì, però... Ora che ci penso... Solo perché tu sei femmina, non significa che nella coppia anche io lo sia...- farfugliò, Ace, piano per non farsi udire, ringraziando anche che non ci fosse nessuno lì, e nemmeno Izou; cosa strana ma meglio così, si disse, continuando a far scivolare il dito sui nomi dei libri, scritti lateralmente sul loro dorso.

-Come? Non è una cosa brutta, sai?- si lamentò, dalla parte opposta alla sua e smettendo di cercare per andare, con gli occhi, un attimo, a vedere i due Marco, ma erano immersi nella lettura, e poi su Ace. -L'importante non è stare con Marco?-

-Ma perché faccio questi argomenti con me stesso?-

-In effetti, è un po' come scontrarsi con me, cioè, è difficile da spiegare: è come discutere con sé stessi, come se pensassimo dentro la nostra testa.- rise, capendo fosse davvero complicato dirlo a voce ma annuendo perché, almeno tra di loro, si capivano.

-Uff, sì...-

-Non hai risposto alla mia domanda.- fece presente, gongolante e divertita, Anne, e portandosi al suo fianco, sporgendosi con il volto per guardare quello dell'altro, impacciato.

-Ed è anche insopportabile come al solito, discutere con la mia testa.- borbottò, con una nuova smorfia. -Sì, è bellissimo, insomma, l'importante non è che sto con Marco, ma che mi abbia accettato...- farfugliò prima di inclinare il capo e cacciare fuori un libro, rigirandoselo tra una mano e bisbigliando un: -Ma non voglio che mi pensi come una ragazza...-

-Perché dovrebbe pensarlo?- sbatté le palpebre, portando poi gli occhi sul titolo del libro con finto interesse prima di tornare dal diretto interessato.

-Perché ti ha visto. E abbassa la voce, per favore.-

-Nah, sono carina ma questo non significa che ti lasci: vi siete appena messi insieme. Cioè, e se ragioniamo al contrario? Io dubito che il mio ora mi immagini, o mi preferisca, come maschio.-

-Lo so... Che poi siamo la stessa persona. Forse è una scemenza, però c'è, nella testa. Alla fine, è più che altro orgoglio: non voglio fare la donna, nella coppia, tutto qua.-

-E non la fare, no?- incoraggiò con quella soluzione, guardandolo sospirare e scuotere il capo come a negare, o per dimenticare quella domanda.

-In ogni caso... Non dire niente a Marco, sperando che non abbia sentito nulla... Ho trovato un libro, ragazzi! Sembra interessante.- espose felice per quell'accortezza, camminando fiero verso il suo ragazzo e sporgendosi con il busto per donarglielo, ridendo fiero, mostrando nella mano, a entrambi, quel titolo singolare: "Come sciogliere ogni stramberia".

-Può risultare interessante, grazie Ace.- lo prese in mano, lasciando indietro quello che stava operando e affrettandosi, pacato, a baciare con dolcezza, le labbra del proprio ragazzo. Di solito leggeva libri proprio dai titoli, ma a quelli, come di questo genere, non dava mai particolare attenzione.

-Davvero? Meno male.- ridacchiò, un po' imbarazzato prima di tornare indietro, dove aveva lasciato Anne e che stava cercando con più intensità, quasi come se fosse una competizione a chi meravigliava di più il proprio fidanzato. Beh, Ace non voleva restare di certo indietro, pensò, sapendo anche che Anne avesse un rapporto più intenso con il suo Marco, quindi lui non poteva farsi superare, anzi, doveva recuperare tutti quei giorni perduti in cui avrebbe potuto amarlo e che si era lasciato sfuggire!



-Abbiamo capito, abbiamo capito... Ma ora basta! Avete seminato libri anche sul pavimento e sotto, ripeto sotto, il tavolo! Calma! State svuotando l'intera libreria est!- era rimasto un po' stralunato, e forse lo era ancora, dal volo e dalle sensazioni, con gli occhi straniti, per tutto quella baraonda senza fine; il povero geisha.

-Ohm... Izou... Da- da quando sei qui?- riprese fiato, Ace, grattandosi il capo e lasciando accanto al suo ragazzo, che nuotava, o affogava, nella lettura; a seconda dei punti di vista, dato che i libri, le colonne createsi, erano come dei palazzi che si ergevano e creavano, ormai, una città che impediva, a Izou che era seduto dall'altra parte, forse, di vedere il lato opposto, e così valeva anche al contrario.

-Izou, ciao!- sorrise invece, Anne, saltando per guardarlo e scuotendo il braccio con fare energico prima di ricordarsi che lui non la conosceva, almeno, non in quelle circostanze. -Vero, non mi hai mai visto, immagino. Scusa.-

-Sono arrivato poco fa. In che senso? Sei nuova? Ah, in ogni caso, Ace: tu hai fatto tutto questo caos, e tu rimetti in ordine.-

-Sono Anne. Ah, lascia stare: è lungo da spiegare.- mormorò, con gli occhi della sua copia, attenti, su di sé, per poi osservare il suo Marco che la guardava con gioia, così si chinò a dargli un bacio profondo, sulle labbra.

-Abbiamo finito di leggere quelli. Se non è un problema, potete risistemarli.- discusse il biondo pirata, allora, con Anne che, staccandosi subito, annuì decisa e, afferrando almeno tre libri della pila centrale, sporgendosi sul tavolo tra due colonne che aveva sui fianchi per prenderli, e correre nel volerli riporre a caso: le bastava essere d'aiuto.

-Come mai tutta questa voglia di leggere, Marco? E chi c'è accanto a te?-

-C'è una mia copia, di un altro mondo a quando pare.-

-Ohm... Ehi, Izou, ora sono fidanzato con Marco!- rise, ancora rosso mentre provò a sporgersi per guardarlo, invano intanto che lo sentì congratularsi, aggiungendo anche un: "Era ora, Ace.", consapevole. In effetti, quando era fuggito via da Marco lo aveva trovato per caso, e gli aveva raccontato tutto, inventandosi che non fosse pronto e non se la sentisse, invece di tirare fuori la storia vera e di cui non amava discutere per via di suo padre.

-Non capisco cosa sia la storia della copia, ma non importa. Me lo spiegherai dopo, ora devo finire di leggere.- parlò poi, il geisha che scuoté la lunga chioma nera e fluida, legata in una coda; mentre Ace tornò attento, andando poi ad afferrare anche lui un libro per riportarlo indietro, sussultando un attimo al tocco della mano di Marco sul suo fianco nudo, a reggerlo, forse per impedirgli di cadere o di andare contro ad altri libri in fila uno sull'altro.

-Non avete trovato niente, comunque?- farfugliò, tenendo stretto a sé i tomi enormi e puntando gli occhi sul suo Marco che negò con il capo al suo volto dispiaciuto. -Allora poso quelli che avete letto e poi vi ai...- chiudendo gli occhi senza volontà finì per abbandonarsi al sonno, con il respiro lento mentre si lasciò cadere di schiena, ma non accadde, e solo perché Marco si affrettò, con un gesto agile e atletico, ad avvolgere il braccio attorno al suo busto, voltarlo con uno scatto e lasciarlo poi seduto sulle proprie gambe, permettendogli poi che, inconsciamente, andasse ad adagiarsi, col capo, sotto al suo mento e con un sospiro caldo come lo erano entrambi, in quel momento.

-Vado a recuperare Anne: si è addormentata anche lei.- mormorò piano, l'altro Marco, gentile e affrettandosi, non volendo lasciarla per terra, anche perché il pavimento era freddo.



Mhm, che bello, sorrise; sfregandosi un attimo e sospirando piano, sentendosi così tranquillo. Schiuse poi gli occhi, spirando dalle narici e guardando lentamente il colore chiaro e rosa che gli si parò davanti, prima di metterlo a fuoco e capire fossero dei pettorali, che conosceva anche fin troppo bene, come confermava anche il tatuaggio blu su cui era adagiato con dolcezza. Che cosa fantastica: adesso anche lui era seduto su Marco! Che emozione!, tremò elettrizzato, sorridendo sempre di più e portando poi gli occhi in alto, a scrutare la barba lieve che sovrastava tutto il bordo del mento.

-Ti sei svegliato, Ace?-

-Mhm... Perché? Per quanto ho dormito?- farfugliò, mugugnando con voce troppo impastata e lontana mentre si permise di adagiare una mano sulla spalla del biondo, dandosi così una spinta in più per mettersi eretto con la schiena, potendo così guardare gli occhi del biondo, notando poi che avesse gli occhiali, i soliti ed eleganti e di montatura di ferro, grigi ma con solo le lenti e un solo supporto verso il basso per reggerle. -Hai letto molto? Non ti ho aiuta... Dove sono spariti i libri?- sgranò gli occhi nel voltarsi e trovarne solo venti, sparsi e messi in pila un po' a casaccio, e che permettevano, adesso, di poter finalmente guardare meglio e senza sforzo, Izou, che continuava nella lettura con interesse; e si chiese di chissà quale libro.

-Qualche ora. Abbiamo rimesso in ordine noi, aiutati da Izou. Ma non abbiamo trovato nulla sulla nostra condizione attuale.- parlò, spiegando e lasciando intravedere che, ormai fosse ovvio che anche Izou era a conoscenza di tutta la situazione.

-Posso fare qualcosa? Oh! Posso andare a prendervi da mangiare, così fate pausa.- continuò a sorridere, dondolandosi allegramente a destra e sinistra e attendendo una sua risposta, guardando come gli sorrideva.

-Sì, ti ringrazio.- sussurrò, con occhi troppo rapiti e accarezzandogli, con due dita, le ciocche ondulate che andarono a intrecciarsi come a non volerlo lasciare andare.

-Allora vado.- rise, saltando giù e subito correndo via, voltandosi prima di aprire la porta solo quando udì i passi frettolosi di Anne, che, sorridendo, lo raggiunse.

-Aiuto anche io.- sottolineò, come aveva già fatto anche lei con il suo Marco che era tornato nella lettura; puntandosi poi e raddrizzando maggiormente la schiena, con fare fiero nonostante il petto che si scuoté come budino.

-Certo!- annuì, uscendo fuori nel momento esatto in cui udì Izou parlare e dire un semplice e indifferente: "Ho trovato la soluzione che cercate."

-Hai sentito?- farfugliò, Anne, senza fermarsi o tornare indietro: -Significa che dobbiamo salutarci.- si lamentò un attimo, dispiaciuta di perdere quello che, a conti fatti, oltre che una copia poteva essere suo fratello gemello.

-Eh... Peccato, tra l'altro è anche quasi il tramonto... Non abbiamo fatto molto per aiutare Marco, ma ho dormito su di lui.- fece una smorfia prima di finire con una frase elettrizzata e con gli occhi luccicanti e vivi.

-Sì, ho visto. È bello stare accoccolato a Marco: l'ho fatto anche io, ma non è la prima volta.- rise, annuendo prima di guardarsi attorno e, grattandosi una guancia, prendendolo il ragazzo per il bicipite, allungarsi di poco per arrivargli all'orecchio appena fu certa fossero soli: -Prima di andare, mi fai vedere come hai il pene? Sono curiosa di vedere com'è, perché io non c'è l'ho; tanto il tuo petto l'ho visto.- nel dirlo lo vide irrigidirsi, e in fondo lo capiva: era un argomento strano e delicato, ma voleva togliersi quello sfizio, quel tarlo nella testa che la assillava troppo più guardava Ace, e forse valeva lo stesso per l'altro, dato che erano la stessa persona.

-Nh... Ecco... Magari dopo, okay?- farfugliò, stringendosi nelle spalle e scuotendo poi forte il capo per togliersi quella frase dall'orecchie. -Prima pensiamo al cibo per i nostri Marco, ecco.- decise, con tono determinato, come lo sguardo, quasi da sembrare che quel gesto avrebbe determinato la salvezza dei loro ragazzi, e con il sole che stava guardando e che lo illuminava da rendere grandi quelle parole prima che si facesse impacciato, chinando il capo e farfugliando un insicuro e incompleto: -E poi...-

-... È brutto da dire, soprattutto perché sei una ragazza anche se sei me, però... Vale lo stesso per te, insomma... Vorrei vedere anch'io come sono in te.- terminò sotto il sorriso e il gesto del capo che annuiva, di Anne, che riprese a camminare, togliendo la mano dal suo braccio e portando le mani dietro la schiena con gentilezza.

-Certo. Ma non facciamoci sentire da altri su questo, e ora andiamo!- asserì, in un sussurro che terminò in un urlo deciso; felice e aumentando il passo, venendo approvata anche da Ace che la seguì.

-Ma dov'è che dovremmo vederci?- farfugliò, guardandosi attorno, ma i suoi amici pirati parlavano tra loro, limitandosi, se proprio, a salutarlo o a meravigliarsi della presenza della ragazza al suo fianco, come se ci credessero solo ora; e il che lo imbarazzava troppo, perché, era certo che tutti adesso sapessero della storia delle copie: Thatch lo aveva di certo "accennato".

-In bagno?-

-Eh? Ah...- ritornò al proprio argomento, lasciando stare le persone che li circondavano e, tossicchiando, negò con il capo: -Sono bagni in comunità, diciamo... Se viene qualcuno potrebbero sentirci, o peggio... Vale sia per quelli dei maschi che delle femmine. Che poi non ci voglio andare nel bagno delle donne.-

-Io non voglio andare in quello degli uomini... Facciamo in camera di Marco?-

-E se vengono? Morirei dall'imbarazzo... Facciamo in camera mia, e basta.- decretò, sapendo che si sarebbero potuti chiudere dentro e che, di conseguenza, sarebbero stati al sicuro; sorrise, anche se ancora gli sembrava strano e sporco dover pensare e voler fare una cosa del genere, anche se si trattava solo di sbirciare dentro gli indumenti, alla sua copia.

-Va bene. Basta farlo prima di tornare a casa: non devo avere rimpianti.- asserì, camminando tranquilla mentre si accorse che, quell'ultima frase l'avevano detta insieme, e scoppiarono a ridere entrambi.



Riaprirono la porta, ricolmi di due vassoi per mano e continuando a discutere e ridere, guardandosi a vicenda con entusiasmo, con Ace che continuava a parlare delle avventure di Luffy e della sua ciurma, ed Anne che lo ascoltava con attenzione e interesse.

-Pensa, la sua taglia è aumentata ancora! Spero proprio di vederlo presto. Chissà cosa direbbe nel sapere di una mia copia, poi.- rise, Ace, portando poi gli occhi davanti a sé e notando che Marco, come anche il secondo, avessero smesso di leggere, anzi, non avevano più libri sotto mano e Izou se ne era andato. -Come mai è andato via? Avevamo portato qualcosa anche per lui.-

-Aveva da fare, ma ci ha dato la risposta che cercavamo. Voi invece fate sempre più amicizia?- sorrise, avvicinandosi al suo Ace, Marco, e avvolgendo una mano attorno alla sua schiena per avvicinarlo a sé il più possibile, o almeno a quanto gli concedeva il portavivande davanti al suo petto, facendolo arrossire piacevolmente.

-Oh, beh... Sì, insomma... Tu non hai fatto amicizia con l'altro Marco?- farfugliò, porgendogli poi il cabarè che era dedicato a lui con un sorriso, ricevendo un cenno di assenso e un volto altrettanto sereno.

-Ohm... Ma che risposta quindi?- osò chiedere, Anne, richiudendo la porta quando il suo Marco si prese entrambi i vassoi con dolcezza, aiutandola.

-Dobbiamo dormire insieme, in uno dei due luoghi in cui siamo apparsi. Però, dobbiamo esserci tutti e quattro nel momento in cui la luna sarà alta in cielo.- si espresse allora, quest'ultimo, andando poi a lasciare il tutto sul tavolo.

-Un'uscita di coppia: figo.- gioì, Anne, mangiucchiando la carne attorno all'osso, che teneva in mano e che aveva preso poco prima; come anche per la colazione, si erano fermati a mangiare per poi procedere per andare a portare il resto ai propri fidanzati; ed esprimendosi felice nel seguire il suo ragazzo.

-Un'uscita? Una dormita, piuttosto, no?- si voltò verso Marco, Ace, alla ricerca di una conferma o di un cenno che non tardò ad arrivare mentre Anne borbottava che era uguale. -Ma il letto è singolo, come ci stiamo in quattro?-

-Prendiamo un materasso in prestito, ma starà a terra.- precisò, il pirata, tornando a prendere posto e guardando il moro che tentennò un attimo, dondolando con le spalle e volgendo il capo dalla parte opposta prima di essere attirato dal gesto di invito della mano del biondo, che lo incitava a sedersi con comodo su di lui, e sorridendo impavido e acceso subito si affrettò ad accontentarlo, e appagando anche sé stesso e il suo desiderio.

-Okay, ma parliamo dopo: ora pranziamo, che è più importante.- discusse Ace, venendo concordato da Anne, che, divertita risiedeva anche lei sulle gambe del suo biondo e che gli gesticolò di quanto fosse bello starci prima di portare una mano ad afferrare e addentare un cosciotto tra le risate sotto i baffi dei due che avevano capito sotto il rossore del moro ragazzo che subito uguagliò, con lo stesso gesto della propria copia; afferrando anche lui la carne con fierezza.

-Certo, è dopo che vogliamo fare?-

-Ohm, io ed Ace volevamo fare una cosa privata, solo noi due: cose da copie, ecco.- parlottò, annuendo, lei, inventandosi quel termine con tono gentile e lasciando tossicchiare, provato, l'altro che farfugliò qualcosa sul fatto che credesse fosse un segreto.

-Davvero? E non potete rivelarci nemmeno un pizzico di quello che volete fare?-

-No! Cioè... No, insomma: è una cosa, boh, però non vi riguarda... ecco, insomma... Cioè...- iniziò Ace, cercando di rallentare il fiato e il tono, troppo agitato, non volendo preoccupare Marco in quel modo ma neanche dirglielo mentre si lasciò andare, farfugliando sillabe senza senso e mal composte, tra sé e sé; e la stessa cosa stava accadendo ad Anne senza che se ne accorgesse. Alla fine, i due Marco sbuffarono una risata, stringendoli maggiormente per il busto e provando a calmarli, affermando che non importasse più.

-Okay...- mormorarono incerti, i due, iniziando ad essere un po' rossi prima di sospirare e lasciarsi cullare dal più grande, chiudendo gli occhi.



Si strinse nelle spalle, sentendosi un po' pervertito e portandosi una mano a coprirsi il volto, rosso fino alle orecchie, con l'altro arto a stritolare il lembo del proprio pantalone. Si sentiva scottare e impazzire, con il suono della serratura che si chiudeva nelle orecchie e di Anne che, tentennando come lui e avvicinandosi al suo fianco, per poi lasciare le mani sul suo gomito, quello piegato verso l'alto, gli ticchettò il bicipite con un dito.

-Allora? Cominciamo? Così torniamo subito dai Marco!- esultò alla fine, incoraggiandosi nonostante il palese malessere nonostante l'idea che allettava e forzava entrambi a commettere quel crimine.

-Okay. Tanto non è tradimento verso Marco... Vero?- si accertò, volendo il suo parere e avvampando ancora e maggiormente.

-Siamo la stessa persona, direi di no... E poi non facciamo nulla di male...-

-Guardiamo solo noi stessi, alla fine.- appuntarono, entrambi e con lo stesso tono sicuro, con Ace che annuì per quelle parole prima di continuarle assieme ad Anne, ridendo poi e alleviando così la tensione per quella casualità e quei pensieri che, in un modo o in un altro, vorticavano dentro la testa dei due allo stesso tempo.

-Speriamo non se la prendano... Cioè, semmai lo scoprono... Secondo te lo hanno capito? Per quanto intelligente, dubito che Marco abbia potuto pensare a una roba simile.- farfugliò, piegandosi sulle ginocchia e guardando un attimo la porta, come timoroso che potesse aprirsi nonostante tutto, Ace.

-Ma perché mi fai venire i complessi anche a me?- farfugliò, chinandosi anche lei, con un volto dolce e illuminato dal lampadario sopra di loro. -Comincio io perché ho più da mostrare, diciamo.- bisbigliò sempre di più, Anne, arrossendo e portando dietro la schiena la mano, andando a tastare, ormai, il quotidiano e fine fiocco che legava contro, il petto, il reggiseno, tenendolo fermo con l'altra da davanti; e si limitò a prenderne una striscia, tirando in basso e sentire venire meno le coppe, tanto che sentì il corpo avvampare, ma sorrise, perché Marco ci riusciva meglio, sia a coprirla di rosso che a toglierle quella fascia, quando erano in stanza.

-Ecco... Ohm...- farfugliò, guardando in basso e scrutando come le coppe fossero abbandonate al vento, ma ancora a coprire il proprio seno, come meglio potevano insieme all'arto che le reggeva ancora contro il proprio soffice seno. -Okay, forse se ci fosse Marco sarebbe più bello... Sai, non ho mai mostrato a nessuno, oltre a lui, il mio corpo...- confessò, con Ace che annuì, ma non sembrava impressionato o intenzionato a provare qualcosa a quella vista, solo indifferenza, e felicità che non fosse il suo turno.

-Capisco... Beh, io con i miei fratelli, in realtà.-

-Oh? In effetti anche io, con le mie sorelle. Da bambina facevamo il bagno insieme, e anche ora se c'è l'occasione, perché ora io vivo con Marco... Sto divagando, eh?- rise, lasciandolo però stupefatto da quelle parole, cosa che le risultò strana ma lasciò in mano, dopo aver alzato e lasciato oltrepassare oltre il capo il filo che passava attorno al collo, la fascia per il seno; mostrandosi così e sbuffando: iniziava a non essere più imbarazzante, anzi... Era, come dire, normale. Forse perché era la sua copia, si disse; infatti nemmeno lui sembrava esternare nulla, anche se molto colpito dalle sue parole.

-Oh... S-Sabo... Sabo sta bene, da te?-

-Come? Oh, tantissimo! È una grande e stimata avvocata! Rispetta i suoi ideali e sta nel giusto. Luffy va ancora a scuola, però.- rise, senza dare conto che il proprio petto decise di dondolare a quella reazione, quasi senza rispetto ma con fin troppa dolcezza, e ormai scoperto. -E le tue... fratelli?-

-Se la passano fantasticamente! Sono entrambi pirati!- cavolo se fece male, sorrise completamente, da mostrare tutti i denti e tenendo gli occhi chiusi, in modo che non vedesse il luccichio di tristezza che emanavano come un allarme, e poi sospirò, malinconico, guardando a terra: non poteva dirle che Sabo era morto, non poteva fare una cosa così orribile a sé stessa... No. Avrebbe continuato a mentire. -Sono felici, e mi mancano. Spero di rivederli presto.- annuì, e in parte era vero.

-Come ti capisco! La prima cosa che farò, tornata a casa, sarà correre da loro!- rise, annuendo e portando poi, tranquilla, le mani a slacciarsi i pantaloncini. -Magari le racconto di tutto questo...- sussurrò, poi, abbassando anche le mutandine azzurre fino alle cosce adagiate ancora a terra e puntando poi gli occhi in quelli di lui che non sembrava intenzionato a dare un'occhiata al suo corpo.

-Cos'è? Non ti piace come sei da femmina?- si lamentò, nuovamente offesa per i suoi modi e portando le braccia conserte sotto al petto, oltraggiata e lasciando il seno estremamente in evidenza, soprattutto ora intanto che il reggiseno sventolava all'aria senza fretta, che si infrangeva contro lo stomaco.

-Mhm? No, è che... Non è che me li saluti? Le tue sorelle, insomma.- rise, impacciato mentre ella si fece sorpresa prima di annuire, entusiasta.

-Certamente! E se capiti nel mio mondo, le saluti di persona, okay?- si portò in avanti, con il petto che puntò il suo peso verso terra, a ballonzolare feroce prima di rallentare. -E poi, tu fai lo stesso nel tuo mondo, siamo intesi?-

-Sì. Ora, immagino tocchi a me. Puoi rivestirti.- concordò, dopo aver notato che il suo inguine fosse puro e senza neanche un pizzico di peluria, al contrario del suo; nonostante non avesse peli in altri punti del corpo, lì non mancavano.

-Almeno dimmi come mi trovi, no?- parlottò, infastidita ma riallacciando il bottone del pantalone appena se lo fu rimesso addosso dopo l'intimo, facendo poi lo stesso con la cinta arancio.

-Ah? Ma... È... È troppo strano, così. Anche se normale da guardare... Boh, lasciamo perdere. Però almeno sei in fisico, e sono certo tu sia forte. In fondo, sei me e siamo fantastici.- asserì poi, consapevole di non essere mai stato modesto; e con lei che annuì, rasserenandosi e portando poi a infilarsi il filo unito del reggiseno dietro al collo, portando le coppe a coprire ognuna in modo perfetto prima di portare le mani indietro e a rifare nuovamente il fiocco, ma limitandosi a un semplice doppio nodo; di solito era Marco che le faceva quel batufolo come decorazione, quando si rivestiva.

-E ora tocca a me.- mormorò tranquillo, sfilando una parte della cinta, restando seduto con le ginocchia conserte; e buttando a terra la zip in fretta dopo aver sbottonato i bermuda, abbassandoli, felice almeno di fare in fretta, in quello spogliarello poco consono, per entrambi, nonostante fossero la stessa persona.

-Cavolo, è strano immaginarmi con un coso così.- farfugliò Anne, sbuffando un ghigno di disapprovazione che espose: -Non porti le mutande.-

-Ah? Noti quello? Ieri ho bevuto, e forse dopo essermi fatto la doccia mi sono dimenticato di indossarle.- si sentì di spiegare, perché, di solito, le teneva; in un certo senso, sperava di meravigliarla, anche se dubitava di riuscirci, ma almeno qualcosa su di sé in generale...; forse lo intuì, perché tornò a parlare:

-Anche tu sei forte e poi sei robusto: di certo il tuo aspetto è perfetto, anzi, forse di più, come il mio: siamo la stessa persona. Ma non faccio altri commenti, soprattutto su quello, scusa. Preferisco quello di Marco.- ridacchiò, sorridendo impacciata e rossa mentre si alzò, soddisfatta che quell'impulso e quella curiosità non esistessero più ma lasciando a bocca aperta il moro.

-Aspetta... Marco... Cavolo, non avevo pensato che lo avrei visto anche in quel punto... E lui...- si sentì prendere dalle proprie fiamme e si strinse nelle spalle prima di osservare Anne che annuì, anche lei imbarazzata di parlarne, questa volta; perché si trattava di qualcosa di delicato e che era in Marco.

-Non parliamone più!- decretarono all'unisono, con troppa forza, forse, annuendo anche nello stesso istante mentre anche Ace si rialzò, per poi indossare nuovamente i propri indumenti, con calma intanto che Anne, raggiungendo di corsa, per cercare di fuggire dal suo imbarazzo, raggiunse la porta per poi attenderlo, aprendo la serratura però solo quando vide che fu pronto anche se non era ancora giunto al suo fianco, uscendo poi insieme.

-Cavolo, che discorsi strani che abbiamo fatto, beh, ora torniamo da Marco e non pensiamoci più... Secondo te dove saranno? Li avevamo lasciati che dovevano andare da Thatch per posare i vassoi.- sussurrò, Ace, tirando un sospiro di sollievo, ma come Anne, il volto lo percepiva nuovamente rosso e troppo caldo.

-A cosa non dovete pensare più?-

-Su che discorsi?-

-E-Ehi! F-fermo!- balzarono, prima che Ace correggesse Anne con un "Fermi.", un po' inutile; sussurrato al suo orecchio anche se non troppo da vicino.

-Ci avete fatto prendere un colpo!- ribadì poi la ragazza, anche se annuendo ad Ace e a quel commento, capendo l'errore, che fu anche comune per entrambi.

-Allora?- ripeterono, sorridenti e lasciando che ripresero fiato, con Anne che si era portata una mano sul cuore prima di ascoltare la domanda e farsi attenta, come Ace che subito sussultò:

-Niente.- scuoté frenetico il capo.

-Gh... Già! Niente di che!- sorrise forzata, Anne, con i due che sembrarono iniziare a porsi maggiormente delle domande, con uno sguardo scettico e sempre più diffidente, costringendo i minori ad agitarsi fino a sudare.

-Ohm... Insomma... Ora-ora... Ceniamo?- balbettò, ridendo così falsamente che persino Luffy lo avrebbe capito, e arrossì mentre smise di sfregarsi la chioma, ascoltando il sole salutarlo come a tradirlo anche lui, anche se solo per far tornare la luna.

-Comunque... Hai notato?- decise allora, Anne, assottigliando le palpebre e sbuffando dalle narici con orrore.

-Mhm?- domandò prima di guardare i due biondi, uno accanto all'altro e in piedi, così che anche lei, alla fine, lo notò, meravigliandosene un attimo prima di irritarsi un po': -Sì. Hai ragione... Ma che cattivi!- farfugliò, e infine gonfiò una guancia, con i due Marco a farsi di nuovo attenti e più confusi; alleviando le spalle e facendo un passo avanti. -Sono più alti di noi, come sempre, ma la cosa peggiore... Loro due hanno la stessa altezza.-

-Mentre noi... Mentre noi, no. Tu sei più bassa, anche se di poco. Che cosa cattiva, Marco.- brontolò, corrucciandosi, senza accorgersi nemmeno lui che così avessero perso di vista le parole precedenti, e che li avessero distratti per davvero.

-Non è colpa nostra, andiamo.- risero.

-Come abbiamo fatto a non notarlo prima?- si lagnò allora, Anne, stringendo i pugni lungo i fianchi fini e mostrando i denti contro il suo Marco, non accettando quel particolare.

-State cambiando discorso, eh?- ghignò, approvando, Marco e portando una mano sul proprio fianco, inclinando il capo su un lato e sbuffando divertito, assieme al coetaneo pirata.

-In effetti... No!- smise di stupirsene persino lui e sgranò gli occhi prima di negarlo, non aspettandosi che fosse davvero così.

-Dai, non importa; raggiungiamo Thatch: ci sta preparando una festa, e visto che ci sono, sarà anche per Anne e Marco.-

-Sai vero che è strano che tu dica Marco in una frase, visto che tu ti chiami Marco. Anne almeno non è Ace, come nome, quindi... Festa per il nostro fidanzamento, vero?- domandò poi, con occhi luccicanti e attorcigliando il braccio attorno al proprio Marco che era davanti ad Anne, in quel momento; e che però non aveva detto una parola e che sghignazzò, annuendo.

-Perché hai parlato tu?- farfugliò, contrariata, Anne, e guardandolo con occhi assottigliati: -Non ricordi più chi sei o adesso preferisci Ace a me?- si corrucciò, andando davanti al proprio con rancore e gelosia negli occhi, ricolmi anche di dispiacere però, almeno finché non gli negò quell'idea.

-È divertente mettervi alla prova e vedere che non vi sbagliate, tutto qui, Anne. Lo sai che ti amo.-

-Non si può confondere l'amore che provo per te!- asserì decisa, puntando le mani sui fianchi e lasciando sussultare il moro, ancora non pronto per affermare certe cose così apertamente, anche se non erano state pronunciate dalle sue labbra, di cui Marco prese possesso con dolcezza il secondo dopo, accarezzandogli il mento con due dita per avvicinarlo a sé.



Si grattò una guancia, impacciato all'invero simile per le risate dei compagni per come, la sua copia, Anne, andasse così d'accordo con le infermiere e il babbo, discutendo molto con quest'ultimo che aveva addirittura osato accarezzarle i capelli con un dito; date le sue enormi dimensioni in generale mentre essa aveva quasi sobbalzato prima di ridere e continuare a raccontargli di tutto. Certo, anche lui gli parlava, ma di solito lo faceva maggiormente in privato... Non così, all'aperto e davanti a tutti.

-Beh, peccato che tu non sia nato femmina: saresti stata...-

Thatch non riuscì a terminare quella frase, così sconcia alle parole di Ace che lo fece volare con un pugno fino contro la balaustra dalla parte opposta, facendo ridere maggiormente il resto del gruppo mentre la luna piena ormai regnava sovrana in cielo, bianca e limpida come la neve, in quel cielo stellato ma con qualche nuvola, scura come la notte, a coprirle. Almeno ora non era più il soggetto delle sue risate amichevoli, constatò, con il vecchio che tornò a sorseggiare e Anne che andò verso il banchetto, ignorando il cuoco solo a ricordarsi di ciò che le aveva detto nonostante le scuse successive, e cercò così qualcosa di consistente da mettere sotto ai denti prima che il proprio Marco attirasse la sua attenzione andandole incontro dopo essersi distaccato da Vista e Jaws.

-La luna è in posizione, dovremmo andare.-

Ace si voltò nello stesso istante, sorridendo e annuendo al biondo che lasciò il boccale, vuoto di birra, sul tavolo, e con tutti che iniziarono a salutare le copie, consapevoli di ciò che sarebbe avvenuto, e con un po' di malinconia in fondo, mentre il babbo si affrettò a ridere e ad augurargli di stare bene, stando però sicuro perché anche loro avevano un Barbabianca dall'altra parte: gli è lo avevano detto. E mentre si avviarono, con Ace dispiaciuto di dover lasciare la festa, alcuni spiegarono alla copia di Marco di salutare le loro rispettive controparti, al loro ritorno.

-Ragazzi, sono quello vostro io.- fece notare, con sufficienza e alzando gli occhi al cielo mentre il coetaneo gemello se la rise, salutando poi suo padre con un gesto affettuoso della mano.

-Okay, colpa nostra, ma se lo hai capito tu, lo capisce anche il tuo simile che deve portare i nostri saluti ai noi del suo mondo.- rise, Haruta, fermando la camminata e tornando indietro verso alla folla, piccola, che era andata incontro a loro con lui, e che stava ancora salutando le copie, a gesti e a voce. -Thatch, puoi anche alzarti da lì.- rise, sfregandosi il caschetto castano e andando nella sua direzione.

-Allora... Dobbiamo dormire? Non ne ho voglia: non ho sonno.-

-Succederà comunque, da quello che dice il libro: se stiamo in stanza ci addormenteremo quando la luna farà effetto.-

-Che tristezza.- commentarono allora, a quel punto, Ace e Anne, sorridendo poi nel vedere i due Marco stare fermi dopo che uno di loro decise di aprire loro la porta, attendendo che procedessero per primi.

-Grazie!- si meravigliò, Ace, sorpreso prima di entrare e prendere per mano il suo biondo per portarlo dentro, tanto ci pensò l'altro a chiuderla, con Anne che gli avvolse le braccia attorno al suo busto, per ringraziarlo; con tenerezza e baciandolo mentre lui la tenne, sollevandola per entrare.

-Oh. C'è già il materasso.- notò, Ace, sfregandosi il collo mentre Anne, raggiungendolo si tuffò su di esso.

-È morbidoso.- rise, stendendosi anche con le braccia e strusciandosi con il volto prima di osservare la luce in alto, che uno dei due biondi aveva acceso prima, o forse la sua copia.

-Quindi... noi stiamo nel tuo letto?- farfugliò, voltandosi verso Marco che negò con un ghigno. -Ah? E perché no? Sarebbe la prima... la prima no-notte... Sì, con noi due assieme, insomma...- gettò a terra il capo, rosso e lasciando che due dita combaciassero tra loro, rigirandole.

-Sì, Ace, dormiamo insieme. Ero solo divertito che me lo stessi chiedendo.- lo avvicinò, prendendolo per un fianco e portandoselo vicino con dolcezza, con lui che arrossì prima di appoggiare le labbra contro le sue, felice.

-Penso che abbiamo solo stasera per la luna, e domani non sappiamo cosa succederà.- mormorò il biondo, avvicinandosi e distendendosi accanto alla propria ragazza che sprofondò contro il suo petto, e sospirò, lui, avvolgendola tra le braccia mentre Ace si staccò per guardarli.

-Ma che ha la luna da avervi fatto arrivare qui?- mormorò, alzando un piede poi, portando così la punta dello scarpone a far scivolare l'altro, per sfilarlo senza usare le mani; alzando il tallone da terra per farlo uscire prima di saltare, letteralmente: preso da Marco, il suo, e tenendosi stretto a lui, con lo stivale nero che scivolò da sé. -Ah? Oh...- tentennò, stringendosi nelle spalle prima di sorridere e avvicinarsi alla guancia dell'altro; tanto c'era solo la sua copia e un gemello di Marco: non niente c'era di cui vergognarsi o di cui trattenersi.

-Sarà malata.- parlò allora, Anne, mettendosi seduta e iniziando anche lei a togliersi quelle calzature con i tacchi.

-Può essere.- acconsentì, Marco, puntando gli occhi sull'oblò, dove la luna gli stava guardando; in fondo, il libro non spiegava il motivo, né quando accadeva: era tutto un mistero che iniziava e finiva lì, in quella notte, in quel giorno.

-Mhm? Però è sempre bella, anzi, è quasi più vicina e più luminosa, no?- si voltò, notando che Marco la stesse aiutando con le scarpe, e mugugnò, borbottando che non serviva, impacciata prima di sbuffare e distendersi contro il cuscino di botto.

-Allora, diteci... Vi siete visti? Come vi siete sembrati?- parlò, il biondo, rilassato sopra il proprio materasso del suo letto e lasciando a terra anche l'ultimo suo sandalo prima di portarsi a gambe conserte e sospirare, puntando poi gli occhi sulla sagoma del moro che sgranò le palpebre prima di portarsi seduto.

-Di che parli?- urlarono, troppo forte da assordarli quasi, i due, in contemporanea; con anche Anne che si era agitata e messa in piedi.

-Che vi siete visti senza nulla addosso, in camera, no? È questo che avete fatto e poi nascosto persino a noi.- strinse un occhio, con il lentigginoso accanto al proprio orecchio e su quest'ultimo dove aveva adagiato la mano, come a evidenziarne il dolore e l'eccessivo uso di voce.

-Co... N-no...! No! No!- scuoté, deciso, Ace, fremendo senza fine con il capo e le spalle, da farsi venire il giramento di testa mentre, nel fermarsi continuò a dondolare leggermente, al contrario di Anne, paralizzata dall'imbarazzo prima di sprofondare sotto le coperte che tirò su dal basso del materasso, facendo ridere il suo ragazzo vivamente.

-Non è un problema.- fece presente, con tranquillità e sporgendosi per accarezzargli una guancia, così calda e rossa che prese solo fuoco a quel gesto, letteralmente, ma lo contrastò con le proprie, azzurre.

-Che cosa unica, che solo tu possa toccare le sue fiamme.- parlò il coetaneo, un po' dispiaciuto di non avere lo stesso dono, ma solo quando se ne ricordava gli veniva il rammarico, altrimenti non era una prerogativa che bramava ardentemente, mentre lasciò la mano sulla schiena di Anne, come a richiamarla nell'istante in cui Ace si coprì il volto con le mani, forse per la sua frase, forse per la vergogna di ciò che avevano fatto e così, il biondo sul pavimento, decise di incoraggiare anche Anne con un sorriso tenero: -Su, abbiamo detto che non c'è nulla di male.-

-Come lo avete capito, scusa?- si lagnò, con tono ovattato, la ragazza, che sporgeva con il deretano, in una posa abbastanza discutibile e con la schiena verso il basso, ancora del tutto celata.

-Il fiocco che ti ho fatto, ora è un nodo, quindi ti sei tolta il reggiseno; e lo hai fatto nell'arco di tempo in cui non ci siamo visti, ed eri con Ace. Non c'erano molte ipotesi, e poi, ricollegandoci alla vostra frase del "È una cosa solo da copie", siamo arrivati a una conclusione, anche se con difficoltà; ma approvata anche dal vostro imbarazzo quando ci siamo rivisti.-

-Cattivi...- si limitò a sbuffare, Anne, senza uscire ma offesa nello spirito, per la loro intelligenza, ma anche verso la propria colpa di non aver fatto il fiocco...

-Lo sapevo che era una pessima idea...- farfugliò Ace, portando gli occhi sul biondo con amarezza, scostando le dita che Marco teneva sulla sua guancia ma non le mani. -Mi dispiace...- brontolò, arrancato di aver iniziato una relazione in quel modo.

-Ehi! Era un'idea in comunanza!- si affrettò a difendersi, Anne, risalendo in superficie solo per contestare quella frase prima di scontrarsi con gli occhi del suo Marco che le sorrise, e allora tornò giù di botto, ma il biondo pirata decise di non pesare su quel gesto, tornando al moro di sua proprietà e rassicurandolo.

-E di cosa? Hai visto solo te stesso in un contesto diverso.-

-Beh, sì... Alla fine non ho neanche provato nulla di particolare, è stata una sensazione come se mi stessi guardando allo specchio.- farfugliò, voltandosi verso Anne, che, a gattoni e con la testa che usciva dalle lenzuola, annuì, un po' risollevata da quelle parole, ma così restò distesa per non guardare il proprio ragazzo che le coccolò i capelli:

-Lo sai che ti amo come mi ami, no? E allora non dovresti prendertela tanto per una tua curiosità verso il tuo te stesso. Avrei solo gradito saperlo.- la informò, distendendosi con la schiena a terra, su quel docile materasso, per osservarla con serenità.

-Mhm, ma non è una cosa facile da dire....- farfugliò, voltandosi poi verso il suo ragazzo e strisciando verso le sue gambe per mettersi seduta su di lui, e sussurrò: -Mi dispiace, ma non ti ho tradito.-

-Lo so! Figurati se ora pensavo una cosa simile, Anne.- rise, tranquillo.

-Non la penso nemmeno io così.- concordò con un ghigno, con Ace che tentennò prima di guardarlo con occhi bastonati e arrossire, annuendo con un sospiro nel immagazzinare e accettare quelle parole sincere.

-Però ora io non mi faccio vedere da nessuno che non sia il mio Marco.- precisò, sottolineando il possessivo, Anne e baciando poi la guancia al suo ragazzo, mordicchiandola dolcemente.

-Farsi vedere senza niente da Marco...?- bisbigliò incredulo, con gli occhi sempre più spalancati, prima di ricordarsi che lo avesse davanti. -Ahm... Non ho detto nulla.- si difese agitato e con troppa fretta, convinto prima di lasciare correre nello sfregarsi una guancia con un dorso e sbadigliare.

-Iniziamo a essere stanchi: è il segnale.- sorrise, Marco, lasciando scorrere quella frase innocente mentre Ace asserì affermativo con il capo, chiudendo gli occhi e trascinandosi indietro dal peso della gravità, distendendosi e mugugnando, con un sorriso poi nel sentire Marco al suo fianco, a raggiungerlo sopra al cuscino.

-Allora buona notte, e grazie per questa avventura divertente.- spirò, con uno sbuffo attivo, Anne, prima di crollare tra le braccia di Marco che si mise comodo prima di fare altrettanto, sfinito e sotto le coperte che riprese e rimboccò a entrambi.




-Mhm... Che sogno strano...- mugugnò, sbuffando prima di correggersi con "giornata", voltandosi e staccandosi dal petto caldo e confortevole per osservare che, il materasso era lì, ma vuoto e con le coperte, sgualcite ma a velare il sotto. -Non sono più qui? Che peccato...- farfugliò, voltandosi però stranito nel sentire la consistenza di cocenti baci sul collo, che scivolarono poi fino alla spalla.

-Buongiorno.- sussurrò Marco, l'unico, nonché pirata che era rimasto e che riconosceva e amava, e a cui sorrise nello scontrarsi con i suoi occhi.

-Buongiorno!- gongolò, allegro, Ace. -Ti amo.- farfugliò poi con orgoglio che pulsava fin dentro le vene; strusciandosi contro la sua fronte con la propria e mugugnando come in brama di fusa per quelle coccole. Stava con Marco, ed era bello saperlo ed essere suo, e sentirsi impazzire, con il battito cocente che esplodeva ad ogni tocco e a come desiderava lasciarlo fare.

-Ti amo.- asserì, baciandolo sulle labbra con dolcezza, per poi approfondire e farlo restare fermo contro il letto, impossessandosi dei suoi sentimenti e ricambiando con i propri, trasmettendoglieli tra respiri e palpiti.

Adesso erano pronti per cominciare quella vita assieme, giorno dopo giorno ad essere uniti sempre di più.


Fine.

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