Dove esisti e non ci sei.
Sbadigliò, coprendosi maggiormente il volto con le mani e strizzando gli occhi, nascondendosi tra le coperte prima di spalancare nuovamente la bocca e tirare via il fiato, mettendosi in seguito seduto, scoprendo e lasciando ricadere sulle gambe quel caldo tessuto mentre esaminò la sua stanza impensierito, e inclinò il capo da un lato prima di mettersi in piedi e alzare le braccia al cielo, sgranchendosi nel buio della stanza. Così si affrettò ad alzare le tapparelle, notando il sole venirgli addosso per riscaldare il suo busto tonico e scolpito dai suoi soliti e non eccessivi muscoli. Sospirò, sentendo però la stranezza di quella giornata farsi persistente, eppure non ci diede peso, decidendo di dare le spalle alla finestra e al suo tranquillo e pianeggiate paesaggio di un fresco verde. Si diresse fuori dalla stanza mettendo una mano nella tasca dei suoi lunghi pantaloni azzurri del pigiama con un lieve sorriso, anche se appesantito dalla stanchezza ma l'idea di ciò che lo attendeva rese tutto più calmo e sereno. Doveva andare all'università, quindi doveva fare in fretta, anche perché, rise maggiormente, quasi da illuminarsi come un raggio di una stella; c'era Marco oggi a lezione con lui.
Aprì la porta del bagno e sfregò una mano contro il dorso del collo, imbarazzato ma felice: erano amici, e Marco era un tipo responsabile e gentile, però, avrebbe tanto voluto baciarlo... Ridacchiò tra sé e sé, portandosi davanti al lavello con sicurezza, ma tutta quell'allegria svanì nel nulla appena il riflesso del suo aspetto non sembrò farsi vivo nello specchio.
-Ah?- mugugnò, affrettandosi a stropicciarsi gli occhi, frettoloso e stordito, ritornando così verso quel rettangolo di vetro che, nonostante ciò, continuava a darlo per uno vampiro, ignorando il suo essere. -Ehi, ma cosa...?- avvicinò il palmo, scontrandolo con la lastra liscia, osservando il nulla dall'altra parte e aggrottando le sopracciglia verso l'immagine della mano che non veniva proiettata dallo specchio, così come il suo sguardo spaesato.
-Okay...- si sfregò la chioma mora, che non poteva vedere con le solite caratteristiche in quel momento, lunga e dalle ciocche ondeggianti. Però c'era, ne aveva presa una, portando la punta sino al naso, e sentiva di esserci, eppure non c'era. Lui continuava a vedere ogni singolo pezzo del suo corpo, ma non era lo stesso per quella superficie riflettente. -Che sia difettoso lui?- mormorò stranito, scuotendo poi il capo, deciso a muoversi in ogni caso: doveva andare.
Possibile che si fosse rotto lo specchio? Non sembrava... Ma non poteva non esistere di punto in bianco, perché c'era! Lui si vedeva e si sentiva! Le poteva osservare benissimo le sue mani, erano proprio davanti al suo petto, e c'era anche quest'ultimo, cosparso anche di qualche goccia di sudore! ...Magari aveva solo qualcosa di strano addosso, una sostanza che, di certo, l'acqua avrebbe rimosso; pensò, speranzoso ed entrando nella cabina dopo essersi spogliato, controllandosi ancora con stranezza: cosa aveva fatto? Perché non si vedeva allo specchio? Controllò la sua ombra a quel punto, osservandola muoversi insieme a lui e mostrandogli la propria e solita forma sotto lo scroscio dell'acqua, e c'era: aveva l'ombra, quindi era vivo, esisteva e non era un fantasma! Quindi... Cos'era? No, era ovvio che era lo specchio ad essere rotto... Stava dicendo delle cavolate, però... E se fosse... invisibile? Dai, per davvero? E da quando aveva questo potere? Ovvio che no, dai! E lui non voleva esserlo comunque! Gli piaceva essere guardato dalle persone che amava, soprattutto da Marco!
Sbuffò, sfregandosi la chioma ricoperta di schiuma, e scrutandosi i propri piedi con amarezza: che doveva fare? Poteva davvero andare all'università in quello stato? Ma doveva! Seguiva lezioni anche obbligatorie, e oggi era proprio una di quelle, e poi non voleva rinunciare a vedere Marco: era importante.
Sarebbe andato, ormai era chiaro. Si sciacquò, sbrigandosi più del solito e uscendo, avvolgendosi un asciugamano alla vita e afferrando il pigiama, pronto e tornando quindi in camera, dove lo lasciò sul letto con poca cura e un nuovo dubbio che si focalizzò nella mente nel fissare il proprio indumento: se era invisibile, non poteva andare vestito... No? Perché, insomma, invisibile era una cosa, ma dei vestiti volanti meno... Tutti si sarebbero accorti di quella stranezza... Okay, sarebbe rimasto a casa: non vedeva altre soluzioni... Eccetto... Sì, sarebbe rimasto lì, fine.
No! Non poteva! Oggi Marco gli aveva dato il "permesso" di sedersi al suo fianco! E poi, magari avrebbero parlato e sarebbe anche venuto a casa sua... In fondo, gli aveva anche detto che potevano mangiare insieme al bar, a colazione, quindi era fattibile che potesse accompagnarlo alla sua dimora! Ma ora... Questa era un'ingiustizia bella e buona! Che stava succedendo? Ieri sera era andato a dormire dopo aver salutato i suoi fratelli, e loro lo avevano visto! E...
-Sabo! Luffy!- corse nuovamente fuori, speranzoso di aver fatto in tempo, che fossero lì; ma era certo di non aver mangiato nulla di anomalo prima di andare a dormire! Anzi, era stato così elettrizzato all'idea di mangiare con Marco che aveva sperato di poter essere perfetto, non invisibile! Proprio oggi no! Marco non poteva innamorarsi di lui senza vederlo!
-Ragazzi, ditemi che ci siete ancora!- pregò, scendendo le scale con il bordo della tovaglia bianca e umida, unico elemento a coprirlo, che svolazzava tranquillamente al vento; e arrancò fino a sedersi sugli scalini: il soggiorno era vuoto.
Si portò le mani alla fronte, sfregandola con foga e scompigliando i capelli gocciolanti nel mentre, ringhiando prima di alzarsi e farsi coraggio: Magari era tutta un'illusione, lui non era invisibile!
In un attimo corse fuori, speranzoso in qualche vicino che lo avrebbe salutato denigrando così la sua stupida ipotesi, restando poi fermo con i piedi sul tappetto di benvenuto oltre l'uscio e la mano a spingere la porta dietro di sé si guardò attorno nel proprio ingresso in legno, che divideva il giardino dall'entrata grazie a uno steccato e delle eleganti colonne che reggevano un piccolo tettuccio dello stesso materiale sopra la sua testa, il tutto tinto da un manto bianco; e notò un ragazzo dalla chioma corta e rosea dalla parte opposta del marciapiede, Koby, che però si era bloccato dal parlare al telefono, e lo osservava con degli occhi davvero enormi... Per un secondo abbassò il capo, per accertarsi di avere ancora addosso l'asciugamano, e infatti era così; di certo quindi era per quello che si era strani...
-Ma cosa...?-
Ace alzò nuovamente lo sguardo, questa volta verso un biondo, alto e che abitava nella casa accanto, di cui non ricordava il nome ma sapeva essere un amico di Koby; glie lo aveva anche presentato; e che sbatté le palpebre perplesso davanti alla vista, che era per lui, di un asciugamano bagnato che restava a mezz'aria, e lo esclamò anche, più volte e più volte per convincersi o per l'incredulità, indicandolo intanto che l'altro ragazzo sembrava pronto ad avvicinarsi.
Dannazione, era invisibile!, imprecò, rientrando in fretta, chiudendosi dentro e portandosi una mano al volto, colmo di imbarazzo da sentire delle fiamme al posto dei globuli rossi. Ma almeno non lo avrebbero detto a nessuno, quelli! Forse aveva combinato un casino nel mostrarsi... Cioè, nell'esibire l'asciugamano...? Perfetto... No.
Oh, che poteva fare? Davvero! Se usciva vestito tutti avrebbero notato dei pantaloni volanti! Ma se fosse andato nudo, nessuno avrebbe detto niente, almeno fino a quando non sarebbe tornato visibile! Perché c'era un tempo limite, no? Da un certo punto di vista, avrebbe potuto anche approfittare di quella situazione: si impacciava sempre quando parlava con Marco, tanto da voler scomparire per l'imbarazzo, e ora poteva anche baciarlo! Tanto lui non avrebbe mai saputo nulla; ghignò senza trattenersi. D'altro canto, sperava davvero che durasse abbastanza, quella condizione, se fosse uscito senza nulla... Non poteva sopportare di tornare percepibile agli occhi degli altri, ma senza nulla addosso! Non davanti a Marco, almeno...
Okay, era invisibile per davvero, giusto? Non sarebbe mai ricapitato! Era il momento di giovarne! Sorrise, guardando la propria mano e annuendo sicuro nel stringerla a pugno, certo che non sarebbe tornato normale, magari fino a domani: era diventato invisibile dormendo, e sarebbe tornato percepibile allo stesso modo, ne era convinto! E poi era l'unico modo, e non poteva restare a casa, anche se, Luffy avrebbe apprezzato di avere un fratello invisibile, ma voleva baciare Marco! E lo avrebbe fatto in quella situazione: era capitata proprio per lui, alla fine! Doveva approfittarne!, continuò a ripetersi, elettrizzato.
L'idea di girare nudo non lo solleticava, ovviamente, ma era nulla in confronto all'ardente desiderio di avere le labbra del suo biondo sulle sue per un po'. Quindi sì!; si tolse l'unico indumento che possedeva e risalì le scale, giungendo in bagno dove lo lasciò nel cestone dei panni, buttandolo con uno scatto e, speranzoso al pensiero di incontrare Marco, tornò giù, saltando le ultime tre scale e fermandosi nuovamente davanti alla porta, dandosi però il tempo di riprendere fiato a spalle basse e il busto chino, per poi rialzarsi e farsi rigido e fiero con la schiena: avrebbe baciato Marco e poi sarebbe tornato di corsa a casa!
Non poteva credere che sarebbe uscito nudo solo per un bacio, ma era di Marco che si parlava! Era davvero essenziale farlo! Non avrebbe mai fatto un gesto del genere in condizioni normali, temendo e rischiando di rovinare l'amicizia che si era creata, ma ora lui non poteva vederlo! Si sentiva un genio del male!, sghignazzò mostrando i denti, gongolante e ringraziando l'artefice di tutto per quella possibilità.
Doveva solo trovare il coraggio di aprire la porta...
Si sporse leggermente verso lo spioncino, ma, nel vedere ancora quei due, adesso persino sul suo cortile, sospirò: avrebbero visto nuovamente una porta magica, a quel punto... E se prima non avevano fatto foto o filmati, per fortuna, dato lo sconcerto eccessivo che li aveva bloccati; ora potevano. Forse era meglio usare l'uscita sul retro, ideò, annuendo e procedendo con quel piano.
Okay, non poteva crederci di averlo fatto davvero... Era all'università! E nessuno lo notava! Per poco qualcuno gli era andato incontro, sì, ma era riuscito a spostarsi in tempo... Per quanto la sicurezza di essere invisibile era, ormai forte nella sua testa, non poteva evitare di portare le mani sulla sua intimità per coprirla... Alla fine era stata una pessima idea... Era andato a piedi, come al solito, ma Marco non era al bar, non lo aveva aspettato perché, alla fine, aveva fatto tardi, sia perché non aveva smesso di procedere lentamente nella sua camminata per giungere alla meta, mai troppo accorto di nascondersi ovunque, e sia perché, quando aveva aperto gli occhi quel dì, nel letto, non aveva compreso che fosse già abbastanza in ritardo. Ma poteva ancora farcela! La sua lezione iniziava tra poco, e sperava che Marco non se la fosse presa tanto per averlo piantato in asso... Si sentiva in colpa, però era successa una cosa incredibile con la quale avrebbe anche potuto giustificarsi ma che non avrebbe usato: se doveva baciarlo di nascosto non poteva neanche dirgli che era stato lui da incorporeo! Gli avrebbe detto che era stato male, già, così da scagionarlo anche nel caso avesse pensato fosse lui il tizio invisibile... Mhm, beh, era improbabile.
Una cosa divertente che iniziava a danzare nella sua testa, poi, un'esagerazione che poteva risparmiarsi: fare degli scherzi, si faceva sempre più prominente. Ci avrebbe pensato poi: prima le cose importanti!, corse dentro l'aula, ringraziando che fosse già spalancata di per sé, e con qualche ragazzo all'interno che si era già munito di computer o qualche console portatile per far passare più in fretta la giornata, così sorrise, andando alla cattedra per afferrare la penna accanto al registro e segnare, come da abitudine, il suo nome e cognome, gongolando di essere anche riuscito a partecipare alla lezione obbligatoria! Anche se, alla fine, si era iscritto solo per Marco: a lui la fisica non interessava tanto.
Okay...; controllò in giro con gli occhi ma nessuno sembrava sorpreso per la penna che si era mossa, all'apparenza, da sola, quindi non ci avevano fatto caso e sorrise, procedendo verso il posto accanto a Marco con fierezza, come se l'essere invisibile non lo spaventasse più, o meglio, più procedeva con la giornata, più si sentiva come al solito, come se fosse visibile. Salì le scale senza dar conto al suono lieve dei propri passi e si fece largo verso quel lungo bancone, di cui, in un certo senso, era grato dato come avrebbe coperto per bene il suo corpo, escludendo il petto; e si sedette sulla panchina, sbadigliando e procurando un verso confuso da parte del ragazzo al banco di sotto, dai capelli arancio, che si voltò a destra e sinistra, compreso verso di lui, ma, non vedendo nulla, si mise l'auricolare all'orecchio e tornò al suo computer, a gustarsi quei video divertenti. Quasi si affacciò allora, sollevandosi di poco ma senza alzarsi per davvero; con la pancia a sfiorare il davanzale in legno e i gomiti sul banco mentre le mani erano strette al bordo, a scrutare il comico che parlava senza, però, che lui potesse sentirlo, nonostante ciò continuò a osservare, e, prima che se ne rendesse conto, la classe fu già quasi del tutto piena.
-Che strano, Ace non c'è.-
-Beh, non era nemmeno al bar, e ci teneva molto, spero non stia male.- discusse Thatch, attirando lo sguardo del diretto interessato che si irrigidì, quasi alzandosi in piedi di colpo, ma si trattenne appena in tempo, alla vista dei due che si avvicinavano, così decise di strisciare più in là, quasi fino al muro, in silenzio mentre il biondo Marco scuoté il capo lentamente.
-Non lo so, eppure c'era la sua firma sul registro. Non è il tipo che chiede a qualcuno di contraffare una firma per un'assenza.- borbottò, adagiandosi contro lo schienale e incrociando le braccia dopo aver lasciato il quaderno degli appunti sul banco, nel posto in cui, poco prima, aveva soggiornato Ace senza che lui lo sapesse e che trovò, di conseguenza, stranamente caldo.
Ohm, è vero! Non c'era in classe! Non avrebbe dovuto firmare...; esordì nella mente, pronto a schiaffarsi una mano sul volto ma non lo fece, non volendo fare rumore, allungando però una mano verso la spalla del biondo, pronto per scusarsi e a giustificarsi prima che il suo stesso arto, ai suoi occhi, gli ricordasse che non potesse essere visto. Lui voleva solo un bacio silenzioso, ma... iniziava a essere snervante... E l'idea che, forse non sarebbe più tornato a farsi guardare, ora iniziava a farsi presente e persistente.
-Beh, forse ha firmato ma ha avuto un imprevisto ed è dovuto correre via. Proviamo a chiamarlo?- esordì Thatch portandosi una mano sulla capigliatura marrone e l'altra in tasca, cacciando così il telefono e digitando il numero.
Ma no! Io non ho il telefono, non risponderà nessuno! Non voglio che vi preoccupiate!, si lagnò, con il castano che scuoté il capo, amareggiato e chiudendo dopo aver ascoltato la segreteria, ed Ace sbuffò dalla bocca, innervosito: ottimo, ora erano preoccupati e... Oh, Marco lo stava guardando... Aspetta, perché?, si guardò un attimo prima di ricordarsi che, sì, lui poteva vedersi ma non era consapevole se lo stesse scrutando perché ora lo poteva fare anche lui.
-Che guardi?- mormorò l'amico, scostandosi verso il nulla per poi riadagiarsi contro lo schienale e sospirare. -Cavolo, speravo ci fosse Ace: è tremendamente noioso seguire questa lezione... Ci vengo solo perché c'è lui, francamente.- borbottò guardando la docente arrivare: lui non faceva parte di quel corso infatti, e il moro sorrise, apprezzando quelle parole: anche lui amava passare del tempo con lui, con loro.
Peccato che fosse in una situazione degenerata: nudo in università e al loro fianco mentre nessuno poteva vederlo; e la cosa più ironica era che se l'era cercata lui! Lui aveva voluto tutto questo! Ma ora come ora, con più lucidità in testa e tra quella gente, come accanto ai suoi migliori amici... Beh, era chiaro che avesse fatto la cavolata del secolo...
-Spero nulla di grave.- mormorò Marco, aprendo il quaderno e prendendo la penna, con Ace che addolcì lo sguardo d'istinto, mettendosi comodo con le braccia conserte sul davanzale liscio e freddo, ma non gli importò della temperatura di quel materiale, preferendo osservare il suo biondo, che tanto amava, scrivere ciò che tanto bramava conoscere, con quella luce negli occhi che brillò nell'ascoltare le parole della docente. Dio, se amava quel brillio, così intenso... Era per quello che andava a quella lezione: per seguire Marco, per vedere la sua anima brillare. Anche se, ogni volta, pregava che fosse anche per lui, quello sfavillio... Lo ambiva, ma gli andava bene vederlo anche se non era diretto a lui: in quel modo era come se vedesse una parte nuova di Marco, una parte della sua anima... Gli piaceva così tanto, sorrise, socchiudendo gli occhi e continuando a studiarlo, a sentire la penna scivolare sul foglio con enfasi e fretta, e il suo respiro lento, come il battito, penetrare nelle sue orecchie, quasi da farlo assopire: succedeva spesso, di addormentarsi nell'osservare Marco, anche se cercava di non farsi mai scoprire; ma quella era la prima volta che gli era così vicino: di solito stava dietro, o avanti, ma mai al suo fianco. Sorrise, pensando fosse solo un peccato che lui non lo potesse vedere.
Sbadigliò, mugugnando con una smorfia e tornando seduto, sgranchendo per bene le braccia al cielo e aprendo gli occhi lentamente per la forte luce che gli venne addosso, nel non avere più la barriera che era stata Marco, contro il sole oltre le finestre. Si sfregò la capigliatura intanto che esaminò per bene i ragazzi attorno che si erano soffermati su di lui, anche se sembravano continuare a cercare la provenienza del suono, e sorrise, felice che fosse ancora invisibile: infondo era ancora nudo. Sperava solo di non aver indispettito anche Marco e Thatch, con quel suono, pensò nel mentre che si voltò lentamente, ma corrugò le sopracciglia, confuso: non erano lì.
-Ci saranno i fantasmi.- alzò le spalle, divertito e scatenando l'ilarità di altri, il ragazzo che ora aveva preso il posto dove il suo biondo era rimasto per tutto il tempo.
Cavolo, si era addormentato come al solito!, imprecò con una smorfia. Di solito, da quando conosceva Marco, era lui che lo veniva a svegliare, e, ammetteva che sobbalzava ogni volta che comprendeva che lo avesse toccato, però... Ora era invisibile, quindi... Oh, doveva andare! Doveva ritrovarlo! Perché doveva baciarlo!, si alzò di scatto, procurando solo altro frastuono e attirando così gli occhi del nuovo docente su quel banco, che si innervosì il giusto da alzare la voce per essere ascoltato intanto che, Ace, impacciato, si guardava intorno alla ricerca di un modo per uscire da lì: era bloccato; il ragazzo, che tra l'altro sembrava indispettito dal tono del docente mentre cercava il vero colpevole di tutto, gli impediva di uscire.
Mhm, tentennò prima di guardare l'orario sul muro e mugugnò, rassicurato solo dal fatto di vedere che le due ore di fisica fossero finite da qualche minuto, quindi Marco era ancora per i corridoi. Sospirò, mettendosi in piedi sul banco lentamente: non doveva fare rumore. E proseguì fino al bordo accanto alla scalinata, gattonando sul legno e approfittando che il nuovo gruppo lì seduto stesse parlando; scivolando piano, mettendosi seduto e poi portando i piedi sui gradini intanto che notò come alcuni ragazzi giocassero tra loro; e subito, ormai libero e fiero del suo gesto, scese le scale di corsa, senza dar conto al suono dei suoi palmi contro il pavimento, che attirarono molte orecchie fermando tutte le voci compresa quella del professore; e soprattutto non diede peso, e neanche ci pensò, al fatto che, nell'aprire la porta e richiudendola, avesse lasciato perplessi in molti, se non tutti.
Okay, okay... Marco, Marco..., gongolò, speranzoso e deciso a camminare verso la prossima classe: doveva fare in fretta, sorrise, portando gli occhi a destra e sinistra, e osservando attentamente i finestroni limpidi e puliti che mostravano il giardino ricolmo di serenità, con giusto alcune persone a leggere, per terra. Rimase a chiedersi se, forse i suoi amici fossero lì, dato la tendenza di fumare del biondo ma, accorgendosi che quei ragazzi stessero guardando dalla sua parte, continuando a parlare tranquilli; arrossì al ricordo di essere senza nulla, così si dileguò da essi, tornando a proteggersi l'intimità come se servisse a qualcosa e sospirando appena la luce abbandonò, per la maggior parte, il corridoio, dato i muri che lo coprirono da fuori, allontanandosi così dalle vetrate. Tornò poi, ancora accaldato sulle gote cosparse di una spruzzata di lentiggini, a studiare ogni perimetro del luogo con fare calcolato e sguardo accigliato, nonostante avere le mani in quel punto lì lo rendeva tutt'altro che serio come un investigatore, ma almeno era invisibile, quindi poteva anche sembrarlo alla fine, almeno per lui. Oh, ma dove sei Marco?, si lagnò, aumentando il passo sotto il ticchettio dei suoi piedi che davano quasi l'impressione di un suono sordo e gocciolante. Voleva quel bacio a ogni costo! Era la sua unica possibilità di ottenerlo, quella!, si fermò di colpo, riprendendo fiato con un ghigno e rassicurato nel notare, finalmente, i suoi amici, immobili a guardare indietro: non erano andati poi così lontani.
-Sento dei passi, eppure non c'è nessuno... Bah.- alzò le spalle, confuso, Thatch e voltandosi poi in avanti con un volto sorpreso, ma questa volta verso qualcuno di visibile intanto che Ace ne approfittò per corrergli dietro e raggiungerli, andando però, sempre più piano, non volendo udirsi.
-Li ho sentiti anche io, ma...- mormorò, continuando a voltarsi di tanto in tanto, Marco, e sospirando confuso: sentiva perennemente degli occhi addosso.
-In ogni caso, chiamiamo Ace. Non posso credere che si sia dimenticato di fare colazione con te: lui sognava di fare questa cosa da una vita!- ironizzò, il castano, riprendendo il telefono ma il moro non aveva nemmeno visualizzato i suoi messaggi.
-Non esagerare ancora.- borbottò il biondo sotto lo sguardo attento e vicino di Ace, che lo scrutava curioso, quasi speranzoso di percepire la scintilla mentre parlavano di lui.
-Esagerare? Lo dimostra che viene continuamente a quella noiosa lezione, anzi, si è iscritto solo per te. Alla fine dorme soltanto mi hai detto, ma è l'unica cosa che può fare con una materia così noiosa.- esalò, con il moro che si allertò, trattenendo il fiato preoccupato, accanto alla spalla di Marco, unico punto che raggiungeva del ragazzo in questione dato che era più alto.
Thatch, stai zitto! Non dire certe cose! Marco non deve saperlo, soprattutto da te! E poi... Non deve saperlo e basta! Stai zitto!, mostrò i denti, ferrei tra loro e dando una piccola spinta al castano, volendo che smettesse ma, in realtà, si voltò verso il coetaneo con un sorriso sbilenco, credendo fosse stato Marco, che lo guardò stranito per averlo visto procedere di colpo più avanti.
-Oh, andiamo, lo sai!- esordì, portando le braccia dietro la testa, con un sorriso enorme verso il bianco soffitto e continuando ad allarmare il moro che boccheggiò senza produrre sillabe, sentendo però le proprie dita tremolare e congelarsi di netto. -Ace vuole solo far colpo su di te!-
-Questo non è vero, Thatch! Rimangiatelo!- gridò d'impatto, puntandosi e portando le braccia lungo i fianchi, a pugni chiusi: non aveva nessun diritto di parlare di certe cose senza il suo consenso, e in sua assenza! Non glie l'avrebbe perdonata, questa!
-A-A... Ace! No! Io non ho detto nulla!- si voltò così velocemente quasi da crollare a terra, ma si ricredette; ancora con le mani davanti al petto e ben sventolanti, in segno di resa e per discolparsi, ma a osservare il nulla del corridoio vuoto, e corrugò le sopracciglia, voltandosi verso il suo amico, per chiedere spiegazioni: -Lo hai sentito anche tu, vero?-
-Già...- farfugliò, con occhi assottigliati, più del solito, e portandosi una mano a sfregarsi il capo, accanto al ciuffo biondo ad ananas, prima di allungarla perplesso in direzione di quella voce, con Thatch a scuotere il capo.
-Non capisco proprio... Si vede che studiare troppo ci fa male, e, a proposito, accompagnami alla mia lezione.- esordì, voltandosi verso l'angolo che stavano per imboccare, sotto gli occhi di Ace che sussultò nel vedere le dita di Marco a un passo dal suo petto, e si strinse nelle spalle, alzando il tallone del piede, pronto per indietreggiare ma, timoroso di essere sentito restò come una statua, facendo degli scatti con le proprie falangi per il nervoso, con gli arti ancora lungo i suoi fianchi, e con le pupille scure a scontrarsi con quelle celesti del suo biondo, in attesa del fatidico verdetto, però l'altro le ritrasse per accontentare il fratello, e quasi scivolò a terra di colpo per quanto fosse sollevato di quella riuscita: era ancora sconosciuto a lui. Anche se, non gli sarebbe dispiaciuto che lo sfiorasse; arrossì al pensiero prima di scuotere il capo e tentare di riprendersi, strizzando gli occhi e riaprendoli poco dopo.
-In ogni caso, non definirei le mie materie noiose. Prendi ad esempio la reazione atomica, o la chimica quantistica...-
-A me annoia, e se Ace si addormenta...- si fermò un attimo dal parlare, continuando però l'avanzata e controllandosi intorno, in attesa di qualche nuova voce da fantasma prima di continuare: -Allora vale lo stesso pure per lui. Dovresti considerarlo di più.-
Smettila Thatch!, avvampò, con il pugno che prudeva e un ringhio che trattenne a stento, tanto da barcollare e rallentare: doveva andarsene! Non gli importava più del bacio dopo quello che aveva sentito! Non voleva che Marco sapesse certe cose, soprattutto da Thatch invece che da lui! E poi, Marco non sembrava sorpreso: magari non era la prima volta che glie lo diceva, e questo pensiero lo uccideva! Avrebbe voluto picchiare Thatch, dannazione!
-Sì... Ace continua a non rispondere. Sono preoccupato.-
Si morse con forza il labbro inferiore, ormai fermo a fissare le loro schiene prima di riprendere fiato e spalancare di poco gli occhi nel ricevere solo in quel momento l'informazione di Marco.. .Aveva... Aveva detto "Sì"; alzò lo sguardo lentamente, il moro, sentendo il corpo bruciare e ingoiando a stento un groppo di saliva intanto che tornò a seguirli, svoltando con loro in quell'incrocio di ingressi e lasciando notare al suo cuore un lieve sorriso per quella dolce e banale parola, ma così densa, per il suo cuore.
-Vogliamo andare direttamente da lui?- si fermò, poco lontano dalla sua porta, la sua meta, e aspettando il verdetto dell'altro che sospirò, negando e lasciando deluso il moro alle sue spalle con una smorfia, anche se poco più lontano da quei due di qualche passo, dato che si era nuovamente arrestato.
-Vado io, e ti mando un messaggio. Di certo starà bene, spero. Ci vediamo dopo.- esordì, alzando una mano per salutarlo e voltandosi per uscire da lì per tornare al corridoio principale, con Thatch che annuì a rilento, procedendo per la sua strada senza accorgersi che Marco fosse andato a sbattere, per la fretta, contro una specie di muro invisibile che lo aveva fatto arretrare di colpo.
-Cos...?- alzò un sopracciglio, allungando, questa volta in fretta la mano, ma senza percepire nulla di tangibile, e così se la portò al volto con uno sbuffo, aumentando il passo e procedendo sicuro, facendo anche per riprendere il telefono intanto che svoltò a sinistra, ma la presa sul suo polso, arrivata così di impulso, lo fece ricredere e cadere perplesso fuori dai suoi pensieri. Con lo sguardo meravigliato a osservare le piegature della camicia e la sua pelle stretta in una morsa leggera e dolce che lo condusse, con tenacia, nel primo bagno che trovarono. Che diamine...? Sto sognando?; pensò incauto e incerto, voltandosi in fretta, in quella nuova stanza, e scrutando la porta chiudersi da sé. Provò, a quel punto, a parlare ma nulla di sensato passava nella sua mente e non sembrava esserci niente che potesse dire, al momento, al nulla, o al fantasma, insomma a qualsiasi essere ci fosse con lui, in bagno e che, in un attimo lo afferrò per i baveri della camicia, costringendolo a chinarsi con il capo di poco, ancora più esterrefatto ma mai quanto udì le proprie labbra scontrarsi con quelle, tiepide e soffici, dello sconosciuto.
Ace sghignazzò, fiero di esserci riuscito e che il suo biondo avesse una bocca così eccitante, tanto da continuare molto volentieri quell'iniziativa, fiero di aver chiuso a chiave la porta, così che potessero avere tutta l'intimità del mondo. Era bello non essere visti, poteva fare quello che voleva perché Marco non avrebbe saputo mai nulla, e infatti era per quel motivo che stava aprendo maggiormente la sua camicia, scoprendo così il suo petto, che andò poi, con le dita, a esaminare, lentamente, dai muscoli alle spalle e viceversa; imprimendole nelle mani l'immagine e la durezza intanto che arrivò a premere le dita contro gli addominali, su quella tartaruga che lo fece arrossire e sorridere, quasi impazzire; con la bocca ancora impegnata a muoversi insieme al biondo, che, a differenza sua continuava a tenere gli occhi aperti, e che era riuscito a toccarlo, tenendo il moro per le spalle ma senza fermarlo; così si sbrigò a darsi un ultimo piacere prima di andarsene: vederlo nudo.
Oh, no aspetta... Che stava dicendo? Doveva davvero? Forse stava esagerando..., arrossì, staccandosi di poco e scrutando gli occhi dell'amico, che sembravano ancora straniti ma più calmi, e quasi se ne sentì appagato: forse gli era piaciuto!, gongolò, con le mani che erano scivolate fino a sotto la pancia, così calda in quel momento, contro i suoi palmi, uno dei quali decise di infilare all'interno dei pantaloni, cauto e piano come se temesse un rifiuto o un attacco da parte dell'altro intanto che le falangi del secondo arto sbottonavano i pantaloni, aprendoli anche e iniziando a farli scivolare, avvampando nel sentire l'intimità del biondo contro la sua pelle, sopra i boxer, ormai ben visibili. Ed Ace sospirò, alleggerendo la timidezza nel ricordarsi, ancora una volta, di essere invisibile, anche se il rossore non si decideva a svanire; e si allungò, dato che Marco aveva alzato il capo, di nuovo dritto con la schiena. Mettendosi in punta di piedi, con un lieve sorriso tornò alle sue labbra, sereno intanto che abbassò i suoi boxer maggiormente, ma più per sbaglio dato che, nel propendersi in alto si era aggrappato ai bordi di quell'indumento come sostegno, che però non avevano retto.
-Ace...?-
Sorrise, strusciandosi sotto il suo mento e sentendo la lieve barbetta sul margine pizzicare la sua fronte, solleticandola mentre mugugnò apprensivo verso quel tono sorpreso, ma che aveva pronunciato bene il suo nome... Riaprì gli occhi di scatto, allontanandosi il giusto da poterlo osservare nuovamente negli occhi, che erano diretti nei suoi mentre esalò fiato con spossatezza e indietreggiando di colpo. Lui... Lui lo vedeva? Sentì il cuore perdere un battito mentre le mani, davanti al suo stomaco, si tormentavano tremando convulsamente, e così tornò ancora più indietro, portando un arto alla bocca, con le dita contro le labbra, quasi pronto a morderle per il nervoso. Lui... No, impossibile! Era invisibile!, scuoté il capo, arrancato e facendo per voltarsi prima che, il ricordo di non avere nulla addosso lo colpisse come una saetta, nella testa, impedendogli ogni gesto se non quello di osservare il ragazzo davanti a sé.
-Ace, potresti spiegarmi cosa sta succedendo?- mormorò, rialzandosi gli indumenti con troppa fretta, tanto da esserseli già risistemati mentre Ace iniziò a muoversi irrequieto, alzando e riabbassando un piede alla volta, con il volto a girarsi intorno alla ricerca di una soluzione: ma non c'era nulla!
-No!- esordì: avrebbe dovuto andarsene dopo il bacio! Forse sarebbe tornato visibile e nudo davanti agli studenti, ma almeno non davanti a Marco! Non davanti a lui! No, no! Quello no! Non poteva accettarlo!, si voltò, affrettando e stringendo la maniglia mentre girò la chiave, pronto a scappare se non che, una stretta eccessiva lo braccò, tenendolo stretto da farlo sussultare e scuotere velocemente, tra mille gesti convulsi, volendo fuggire.
-Scusa! Scusa! Mi dispiace!- gemette, portando le mani contro i gomiti del ragazzo che gli respirava contro aria calda, cercando di fare pressione per far sì che perdesse la presa ma lui allontanò una mano solo per richiudere la porta e poi, pian piano, lo distanziò da essa, con Ace che corrugò le sopracciglia, perplesso prima di avvampare al ricordo di ciò che aveva fatto e portando le ginocchia il più vicino possibile allo stomaco nell'essere, ormai, sollevato da terra. -Mi dispiace...- sussurrò, amaro e stringendosi nelle spalle a occhi chiusi prima di riaprirli, sentendoli acquosi e in procinto di coprire la sua pelle di lacrime, ma le labbra calde di Marco si impossessarono della sua guancia con dolcezza, lasciandolo, se da prima quasi rassicurato, poi interdetto su cosa volesse fare, e si voltò lentamente per osservarlo, ma non fece in tempo a emettere una sillaba compiuta che, come aveva fatto lui per tutto quel tempo, ora Marco si impossessò della sua bocca, permettendogli di sbarrare le palpebre completamente.
-Non devi sentirti in colpa, forse hai sbagliato il modo in cui hai confessato i tuoi sentimenti, ma... Anche tu mi piaci.- sussurrò al suo orecchio, ascoltando il moro afferrare l'aria al punto da riempire i polmoni fino al limite prima di ricacciare tutto, senza fretta, con lo sguardo ad analizzare la situazione insieme alle piastrelle mentre il biondo lo rimise giù.
-Io... ti piaccio.- sconquassò, con un tono molle da essere impercettibile, ancora di spalle a Marco prima di sussultare al lieve peso che sentì sulle spalle: la camicia dell'altro a coprirlo amorevolmente.
-Non vorrai prendere freddo... Immagino che tu sia stato sempre con noi, eh? Questo spiega la tua firma sul registro, e quel sospiro che avevo sentito a lezione. Per non parlare della tua voce, poco fa... Sei sempre stato invisibile.- concretizzò, annuendo tra sé e sé.
-Io... Ohm, ecco... Non dall'inizio, solo dalla lezione, non ero al bar.- mormorò, dispiaciuto però di avergli dato buca intanto che si voltò, con le mani a stringersi i bordi dell'indumento per coprirsi di più: era più bello quando era invisibile, comprese amaramente. Aveva fatto proprio un grossolano errore, e, anche se Marco gli aveva detto che provava lo stesso, chissà cosa stava pensando in realtà, e il non sapere come lo stava giudicando lo tormentava.
-Sei stato senza niente per tutto il tempo... Perché venire?-
-M... Ma non sei confuso sul perché ero invisibile?- si fece scettico, anche per non dover affrontare quella domanda mentre gli si avvicinò, giusto per guardarsi allo specchio, ma sì, era tornato. Almeno significava che non era un qualcosa di permanente. -E non sei offeso o altro per come ho osato tanto con te?- borbottò poi, tornando a guardarlo con occhi vacui e colpevoli, arrancati in quel pessimo gesto compiuto mentre Marco scuoté il capo lentamente.
-È stata una bella esperienza, invece, ma ti preferisco ora che posso guardarti. Riguardo al fatto che non sono confuso, è perché tu hai bevuto la fiala.- esordì, ma, al suo volto confuso continuò, spiegandosi meglio, con un ghigno sereno. -Ieri, al laboratorio, ho mischiato dei prodotti chimici seguendo una mia ipotesi. Mi sono allontanato un'istante e al ritorno tu l'avevi bevuta. Ti avevo detto che avresti riscontrato dei mutamenti, che forse era meglio se andavamo in ospedale, o comunque che ti controllassi, ma hai rifiutato e sei andato via.-
-Oh, quella bevanda...- rimembrò, inclinando il capo su un lato e respirando lentamente, senza smettere di scrutarlo. -Hai creato una pozione magica, che forte.- farfugliò, facendolo ridere mentre comprese cosa fosse accaduto, anche se non pensava che avrebbe generato tutto quello. Ieri, dopo essersi dissetato, Marco aveva iniziato a parlargli di chissà cosa, ma prima di tutto gli aveva chiesto di andare da qualche parte con lui, e da lì in poi non aveva capito più niente di ciò che stava accadendo e neanche il perché glie lo domandasse così, tutto ad un tratto, e alla fine, scuotendo il capo frettolosamente, era corso via. Non credeva si trattasse di qualcosa per la sua salute, e d'istinto sorrise: che carino! Si era preoccupato per me!, pensò.
-Non era proprio un incantesimo, ma va bene. L'importante è che tu non abbia avuto effetti collaterali, o altro. Non ti fa male niente, vero?-
-Sto bene, sto bene. Ma davvero ti piaccio?- si impuntò, con una scintilla negli occhi che aumentò nel vederne, finalmente, una simile in quelli del biondo mentre rispondeva, affermando nuovamente quella parola. -Oh! Questo è fantastico!- esordì, portando poi le braccia ad avvolgere il busto di Marco che ricambiò in fretta la stretta, accarezzandogli anche la chioma scura. Lo stava abbracciando, lo sentiva! Ed era così caldo e soffice, per di più non si era neanche lamentato del suo comportamento, anzi, gli era piaciuto! Questo sì che era un giorno strabiliante!
Sospirò, strusciandosi contro il suo petto con tenerezza pronto a ricoprirlo di baci, con la speranza che potesse davvero. E se fosse tutto un sogno? Alla fine, era diventato invisibile, quindi magari non si era mai svegliato da stamattina! Certo, Marco era un genio, però, tutto quello, il fatto che non lo avesse rifiutato... Era un qualcosa di davvero incredibile e surreale! Si sentiva in paradiso, francamente, sghignazzò, ma durò poco.
Si strinse maggiormente a lui nello spavento, voltandosi verso la porta che aveva tentato di aprirsi e che iniziò a bussare, o meglio, era chiaro che qualcuno volesse entrare. Affannò, stringendo i denti e producendo un verso lieve e forzato all'idea che era in trappola: prima, da invisibile, poteva andarsene tranquillo a casa, ma ora...
-Ohm, non è che hai ancora quella magia?- alzò lo sguardo, adagiando il mento contro i suoi pettorali e attendendo una fatidica risposta che non tardò ad arrivare.
-No, non l'ho portato con me, togliendo che l'hai bevuta tutta e mi ci vorrà un po' per rifarla... E poi, non agisce subito, o è da ieri che sei invisibile?- si informò, con il lentigginoso che, staccandosi decise, con uno sguardo ancora titubante verso di lui, di indossare la sua camicia per bene, infilandosi le maniche anche se più lunghe delle sue. Sorrise, Marco per come fosse dolce e per come cercasse di nascondere il proprio membro, dato la camicia lunga fino alle cosce, nonostante, Ace, avesse tentato e riuscito nello spogliarlo si imbarazzava del contrario, di essere visto senza nulla. E non poté fare a meno di chiedersi, poi, se alla fine avesse visto la propria intimità scoperta, o, per la fretta di essere stato smascherato non ci avesse dato peso.
-No, da questa mattina.- borbottò, alzando lo sguardo appena finì di abbottonare fino al terzultimo bottone, lasciando visibile solo il petto prima di farsi rosso. -Non hai visto troppo, vero?-
-Potrei chiederti la stessa cosa.- sorrise, fermato però dal vociare dei ragazzi fuori che, forse sentendo che ci fosse qualcuno avessero iniziato a chiedersi cosa stessero facendo. -Io apro, tu vai in bagno.- esordì, indicando una delle quattro cabine alle sue spalle, dove poteva tranquillamente chiudersi dentro, e il moro non se lo fece ripetere, anche se stava per scusarsi all'affermazione di Marco, pronto anche per discutere su come sarebbe potuto uscire poi, ma preferì dargli retta, fidarsi e chiudersi in silenzio in quel posto.
-Scusate, abbiamo avuto dei problemi con la serratura.- si inventò, spalancando l'entrata da verso di sé e lasciandola in quel modo, reggendola con il palmo aperto dato che aveva la chiusura automatica; ma quei tre non sembravano credergli, e comunque preferirono avanzare verso il loro obbiettivo, guardandolo schietto e, di certo, non avere la camicia non aiutava a dare una buona impressione di sé.
Sospirò, socchiudendo la porta e portando gli occhi all'unico ragazzo rimasto fuori, che stava usando l'orinatoio attaccato al muro, ma non gli diede importanza, andando invece alla ricerca di Ace nel guardare a terra, notando poi, nella cabina al centro, i suoi piedi nudi che attendevano impazienti, e che si muovevano tra loro lentamente per non fare rumore, forse per il freddo o forse per l'agitazione della situazione. Doveva trovare un modo, poteva tornare a casa con lui ma non aveva vestiti di ricambio in macchina e non poteva portare la macchina da Ace... Thatch era ancora indaffarato e non poteva aiutarlo, ergo... Beh, c'era un unico modo che poteva usare e che gli veniva in mente in quel momento, e non era di quelli più efficaci...
Erano andati, i ragazzi, ed erano di nuovo soli quando bussò alla porta chiusa, con Ace che la socchiuse di poco, intimorito dal poter essere visto, e forse lo avevano anche notato, o forse no... Sperava vivamente di no!
-Dobbiamo correre.-
-Ah?- alzò lo sguardo, confuso e sporgendosi poi fuori, con il collo, scrutandosi ancora attorno per accertarsi che fosse sicuro. -Perché correre?-
-Ti porto fuori.- esordì, chinandosi il giusto da sollevarlo nel tenerlo in braccio e affrettarsi, sperando che, in quel modo lo notassero di meno, o forse sarebbe stato il contrario: l'importante era raggiungere il portone, lì sarebbe poi sorto il problema dei passanti e allora... Ma non c'era altro modo.
-Che? No, aspetta!- affermò, sgranando gli occhi e battendo la mano contro il suo petto, rosso in volto e con la bocca spalancata a boccheggiare mentre l'altro arto stringeva con forza il bordo della camicia tra le sue gambe, per coprirsi; ma, vedendo che fosse completamente inutile dibattere, guardò la guancia di Marco che aveva davanti, mordendosi il labbro inferiore prima di precipitarsi in avanti, a nascondersi con un mugugno ingombrante, nell'incavo del suo collo, speranzoso di non essere visto per davvero nel capire di essere, ormai fuori dal bagno; temeva che presto o tardi gli avrebbero visti e riconosciuti, in quel modo poi sarebbe stato imbarazzante, e scuoté il capo energico, cercando invece di portare la mente ad altro, e fu così, perché il ricordo del luccichio rivolto a lui del suo biondo si impadronì della sua visuale, lasciandolo tra l'esterrefatto e il meravigliato. -Ohm... Marco... Riguardo a prima, io non volevo dirti che mi piacevi, cioè, volevo solo giovare del fatto che non potessi vedermi. Pensavo che, in questo modo non avrei rovinato nulla.- sussurrò, volendo parlare ma soprattutto chiarire. E poi, se spiegava non pensava alla condizione di quel momento, anche se ribadiva che non fosse affatto stata una pessima idea quella di approfittare e baciarlo, anzi, sarebbe stata l'unica cosa di cui non si sarebbe mai pentito.
-Ecco, io... Sì, insomma, ti stavo spogliando ma non volevo. Sì, ecco, volevo, ma solo per vedere, nulla di più e... Ehm...! Ah, scusa!- si impappinò, stringendo i denti e cercando di scomparire nel collo di Marco che ridacchiò, accarezzandogli la schiena, divertito per quei suoi modi.
-Grazie, spero sia stato di tuo gradimento.- mormorò, sospirando poi serio nel vedere alcuni ragazzi svoltare l'angolo e allora non gli rimase altro che cambiare strada, ringraziando che ci fosse un incrocio proprio lì vicino, e aprì in fretta la finestra, la prima che si ritrovò davanti, saltandola il più in fretta possibile sotto le parole scombinate di Ace per quello che aveva detto.
-No, no! No, sì, lo è stato! Voglio dire! Io...!- si strinse nelle spalle, portando le mani, strette contro la camicia, attorno al collo del biondo, sfregandosi con la fronte contro la sua pelle con un gemito nervoso.
-Io ho apprezzato molto il tuo corpo.- farfugliò, non per farlo impazzire, ma per fargli capire che si sentiva molto in intimità con lui, che non aveva problemi a parlare di quelle cose: avevano un legame molto solido, almeno per lui.
Il sole riscaldò il suo capo e vaneggiò, Ace, preferendo dedicarsi ai fili d'erba che calpestava Marco con i suoi sandali, piuttosto che far arrivare alla testa quelle parole, quel complimento che lo aveva lasciato bloccato, rigido e con i piedi a dimenarsi come a sperare che lo lasciasse andare, anche se non voleva, preferiva rimanere tra quelle braccia per sempre. Vivere insieme in quel modo per l'eternità...
-Siamo arrivati.- gracchiò esanime ma soddisfatto, adagiandolo poi sul marciapiede con rapidità per prendere le chiavi anche se, con lui dietro e con la macchina davanti, c'erano minime possibilità che la gente, già di per sé poca dato l'orario di pranzo imminente, comprendesse la nudità del suo ragazzo, che continuava a stringersi a lui per i fianchi; dato perfino l'enorme camicia in cui affondava.
-Meno male.- si concesse di dire, voltandosi però ancora guardingo e, sentendo di essere con la schiena contro la portiera del guidatore si spostò di poco per permettere a Marco di inserire la chiave. Notò però che, anche se aveva aperto la porta, stesse attendendo che procedesse per primo, e lo ringraziò prima di infilarsi dentro a gattoni, scansando le marce e il freno a mano prima che l'idea di avere, probabilmente tutto il deretano in mostra lo fece scattare per arrivare alla postazione accanto, su cui si gettò di colpo seduto, con le mani ad atterrare sull'inguine, stringendo il tessuto contro quel punto prima di sospirare, ormai comodo e con un sorriso impacciato: era al sicuro. Abbassò le spalle però, con fare tragico; chiedendosi se Marco avesse guardato e intravisto troppo durante quel momento, eppure, ricordandosi poi del pensiero di quello che aveva detto, di come trovava il suo fisico si rilassò maggiormente ma attese a sguardo basso, sentendolo chiudere la portiera e mettere in moto.
-Ti porto a casa.-
-Grazie.- sussurrò, annuendo e portando gli occhi contro la radio spenta, a chiedersi che ore fossero mentre, ormai in strada, Marco gli cedette il suo telefono. -Devo chiamare qualcuno?-
-Thatch. Sarà preoccupato a morte: mandagli un messaggio.-
-Oh, sì, giusto. Mi dispiace.- farfugliò, accendendolo e affrettandosi a digitare, parlando come se fosse Marco e aggiungendo le scuse da parte sua per averlo impensierito. Sorrise nel riceve in fretta la risposta di un semplice: "L'importante è che stai bene, salutami Marco.". Di certo aveva capito che fosse lui a scrivere: Marco digitava poco e metteva il nesso della questione, senza fare troppi giri di parole. O forse, semplicemente lo conosceva abbastanza bene da sapere che fosse lui e basta, che Marco lo avesse raggiunto e che gli avesse lasciato il telefono nell'essere indaffarato come, in effetti era; sorrise.
-Dovresti smettere di seguire fisica, è uno spreco di soldi e tempo.- incitò, svoltando dopo essersi fermato allo stop, in cui ebbe il tempo giusto da poterlo guardare e mostrare un volto tranquillo, così da investire un argomento che era da un po' che voleva mettere in discussione, ed era anche per quello che lo aveva invitato a colazione.
-Eh? No! Io amo venire a lezione con te!- lo contraddì subito prima di soffermarsi sulle parole esatte e voltarsi in fretta verso il finestrino, a mordersi il labbro che torturò insieme al bordo del tessuto con le dita, avvampando spudoratamente. -È solo che, mi piace vedere come ti emoziona quella materia, e poi ti metti sempre a parlarne con Thatch... e scrivi, e ti illumini e mi piace vedere quella luce.- biascicò cauto, volendo essere chiaro, per una volta, con i suoi sentimenti, con lui.
Il silenzio che ci fu lo rese interdetto, così si voltò, ma Marco era concentrato ancora sulla strada e si adagiò contro lo schienale con un sospiro, avvilendosi nel credere che non gli interessasse, o che non avesse sentito quanta emozione ci avesse messo nel dirlo.
-Va bene, ma puoi venire anche senza essere uno studente, partecipare come visitatore. Si può, lo fa anche Thatch, e così non spendi soldi inutilmente. E grazie, è bello sentirti parlare così di me: non lo hai mai fatto.-
-Davvero si può fare? Oh, prego, e, beh, di solito mi imbarazzo, però tu sei stato sincero con me e credo sia giusto fare altrettanto, soprattutto dopo essere stato invisibile. So di non capire niente di fisica, ma tu ne parli in un modo meraviglioso, quindi continuerò a venire, ma nel modo come mi hai consigliato tu. Però, vorrei che parlassi anche con me di fisica, non solo con Thatch.- bofonchiò alla fine gonfiando una guancia, speranzoso e continuando a guardarlo mentre la consapevolezza di essere giunti nella sua dimora lo raggiunse amaramente appena il biondo fermò la macchina, spegnendola e alzando il freno a mano.
-Oh, siamo arrivati.- esordì, voltandosi a guardare la porta. Fu felice di vedere solo che non ci fosse nessuno, sempre se i vicini non fossero diventati, anche loro invisibili; pensò ironico, ma forse era ancora presto e stavano preparando il pranzo, e Sabo e Luffy non erano ancora a casa.
-Certo, te ne parlerò se vuoi: mi farebbe molto piacere.-
-Grazie Marco.- sorrise, voltandosi nuovamente verso di lui per poi osservarlo, pensieroso. -Ti va di entrare?- lo scrutò con fare innocente, indeciso se fosse una mossa giusta ma non se ne pentiva intanto che allungò una mano verso quella del biondo e stringerla delicatamente nel vederlo, dapprima spaesato, forse non credendo che lo avesse chiesto per davvero, ma poi, addolcendo gli occhi, concordando appieno.
-Ohm, dovremmo usare la porta sul retro, perché sono uscito da lì, e quindi non ho la chiave per quella principale, ecco.- esordì, voltandosi indietro per un attimo per poi tornare a dedicarsi a Marco, che non attese altro prima di tuffarsi contro la sua bocca ancora una volta, avvicinandoglisi e aumentando quel movimento languido e tenero sotto i mugugni leggeri dell'altro, che circondò per i fianchi con la mano sinistra, accarezzandogli la spina dorsale con le dita e scivolando con il permesso dei sospiri frenetici di Ace, arrivando alla base dell'indumento che indossava, alzandolo e scoprendo di più la coscia che premette tra le falangi, divertito nel sentirlo scattare, ma senza demordere in quel bacio, avanzando in esso quasi quanto lui, tanto da far scontrare le loro lingue con foga.
-P...P-però, a-aspetta, n-non vorrei che... che ci vedessero.- balbettò, staccandosi, a riprendere fiato, dalla mandibola di Marco; affannato e sentendo il respiro dell'altro, allo stesso suo modo, arrivargli addosso, ma lo apprezzò molto: era caldo e buono. Gli restò vicino, amando quel tepore, quasi da sfiorare nuovamente le sue labbra, e alla fine lo fece, lasciandogli un casto e funesto bacio, continuando in quel modo per tutto il suo volto, non volendo smettere, vedendo che non sembrasse neanche dispiaciuto, come non lo era lui della mano di Marco ancora sulla sua coscia.
-Va bene, allora. Andiamo, chiudo la macchina ed entriamo.-
Ace annuì, estasiato nello sguardo e all'idea di averlo in casa, con sé. Insieme nella sua dimora! Era... Era come un appuntamento?, sorrise, aprendo la portiera e guardandosi intorno prima di balzare fuori con una spinta dei piedi e finire sull'erba, fresca e leggera mentre richiuse lo sportello, nello stesso istante di Marco che girò la chiave prima di raggiungerlo, ma, forse per l'euforia e per l'eccitazione, Ace non sembrava più dare peso realmente se ci fosse qualche occhio di troppo. Aspettò Marco e afferrò la sua mano prima di correre, sentendo quella camicia seguire il vento, alzarsi di poco, il giusto da mostrare l'inguine e non a lungo, anche perché, oltre ad arrivare in fretta alla meta dopo aver superato l'immensa e forte fiancata dell'abitazione, Marco aveva deciso di sollevarlo di nuovo, di tenerlo ancora tra le sue braccia ed Ace non poteva certo dire di no, approfittandone invece per baciarlo e avvolgerlo con i suoi arti attorno al collo mentre si ritrovarono all'interno, finalmente.
Vide Marco con la schiena contro la porta e sorrise al suo volto così vicino contro il proprio, adagiandosi addosso alla sua guancia, sereno: era arrivato a casa, con Marco; poteva solo essere, ed era, soddisfatto. Anche se gli dispiaceva il pensiero che, forse lo avrebbe messo giù, quindi godette di quell'attimo con estrema decisione, strusciandosi contro l'altro, felice come un gatto in vena di fusa.
-Ti porto in camera.- esordì, coccolandogli la schiena e distaccandosi con un sospiro mentre le sue labbra presero la forma di un sorriso nel sentire Ace trattenere un esultanza, che si udì con un energico mugugno, stringendosi simultaneamente al suo collo.
Ce lo aveva portato davvero!, arrossì, nascondendo il volto contro la sua spalla finché non udì la consistenza del suo letto sotto di sé e sospiro, lasciandolo andare con amarezza prima di chiudere gli occhi e ideare che fosse di nuovo lì, nella sua stanza come quella mattina, ma era visibile... ed era con la sua dolce e amata metà. Sorrise, sentendo la pesantezza lasciarlo, prendendo il posto del riposo, dato di buon grado dal materasso sotto di sé, sul quale si distese maggiormente, a braccia spalancate, sbadigliando sollevato prima di socchiudere gli occhi stranito nell'ideare che non avesse niente lì sotto. Come una molla rizzò il busto, portando le mani ad afferrare e abbassare l'indumento che, amaramente, si era scostato, scoprendolo un po' troppo di ciò che non doveva essere visto.
-Scusa, ohm, comunque ora mi rivesto e ti ridò la camicia. Se vuoi posso anche lavarla, prima.-
-E perché?- si sedette, piano con un ghigno mellifluo, Marco e, prendendogli delicatamente una mano, gli si avvicinò per un nuovo e intenso, dolce bacio a fior di labbra.
-Vuoi restare davvero? Allora... Ohm...- farfugliò, esterrefatto ma subito, dopo attimi di silenzio in cui si chiese se dovesse farlo o meno, lo realizzò e si tuffò su di lui, costringendolo a distendersi sul suo lato, e così, a cavalcioni sopra di lui, Ace iniziò uno scontro di labbra, giocoso e divertente mentre gli afferrò una mano, strusciandosi anche, con il volto, contro il suo prima che l'altro cominciasse, favorevole a quel gesto inatteso, a condividere e a volteggiare la lingua dentro al suo pallato.
-Frettoloso, eh?- ci tenne a dire, ironico, portando l'arto libero a stringere la schiena di Ace, gettandoselo contro al punto da avere l'addome del moro sopra il proprio, sghignazzando al volto sempre più rosso di Ace per tutto quello, impacciato e a labbra sigillate, al contrario degli occhi, sfavillanti e grandi.
-M... Marco, a-a me non dispiace. A te? Sarebbe bello stare sempre insieme.- esordì, balbettando parole senza sapere nemmeno lui cosa stesse condividendo: il suo pensiero era impappinato e non riusciva a riflettere lucidamente, e la presa ardente del palmo del biondo sulla sua schiena intanto che lui era disteso, con le cosce sopra quelle del ragazzo che tanto amava, così come il proprio membro accanto a quello di Marco, lo confondeva fino a perdere il controllo e non lo aiutava a lasciare che la lucidità entrasse nel suo campo visivo. Sentiva chiaramente la camicia stropicciata arrivargli allo stomaco, facendogli capire come fosse completamente scoperto dall'inguine in giù, ma almeno erano soli, e a Marco non sembrava dispiacere il suo corpo. Ma tutto questo, nell'insieme ai baci che il biondo era tornato a dargli, nel sollevare il capo dal cuscino sottostante per raggiungerlo mentre lo osservava, lo eccitava terribilmente.
-Già, dovremmo proprio stare insieme, non credi?- farfugliò, dedicandosi alle sue guance prima di scivolare fino al mento, con l'affanno del lentigginoso che aumentò, ma che trattenne un secondo nell'udire quelle parole.
-Stai... Stai dicendo che siamo fidanzati?- affermò, nonostante fosse evidente che avesse espresso una domanda, detta per lo più in un tono interdetto, incredulo che stesse accadendo il surreale, o almeno così era tutto quello per lui.
-Sì, vorrei che lo fossimo.- esclamò pacato, con un sorriso nel riadagiarsi contro il materasso come esausto, contrapposto al suo volto riposato, sotto la luce dei raggi che penetravano dalla finestra. Udì il gemito di euforia di Ace farsi potente nel precipitarsi a stringerlo con forza e tenerezza, a ringraziarlo per quella sua volontà prima di affermare quanto lo amasse, rubandogli un casto bacio per poi, sospirando tranquillo, crollare a giacere sopra al suo petto ma sotto al suo collo, nell'incavo come se fosse un giaciglio, uno scudo protettivo e caldo, dove, lentamente, chiuse gli occhi.
-Anch'io ti amo.-
-L'ho detto davvero? E tu l'hai detto davvero?- sussurrò, dischiudendo le palpebre fino a spalancarle e scrutando il nulla del muro, all'angolo, oscurato dal buio, sorridendo poi per quello che aveva udito ed era successo, sotto le coccole di Marco che arrivarono come conferma. -Ora però tocca a te toglierti tutto, mhm?-
-Hai proprio ragione.- consentì, scivolando, con le mani, lungo i fianchi del lentigginoso che boccheggiò tra i brividi prima che lo abbandonasse per recare le falangi all'altezza del bottone, sotto il membro tiepido di Ace che scattò all'indietro, alzando il deretano d'istinto, per lo più dato l'imbarazzo invece che per lasciargli lo spazio adatto, ma che ebbe in ogni caso dato e che usò per sfilarsi, fino alle ginocchia, che era fino a quando poté; pantaloni e boxer compresi.
-Oh.- mormorò allettato, da quella prospettiva, Ace, anche se, dato che non si era spostato poteva solo guardare il volto di Marco e non ciò che, nel riabbassarsi, andò a sfiorare. -Che si fa ora?- bisbigliò, andando ad adagiarsi sulle sue labbra, per un nuovo bacio prima di sussultare ed emettere un tono sorpreso nel venire rivoltato, così da essere lui quello disteso, di nuovo.
Chiuse gli occhi al gusto della bocca dell'altro, assaporandola e socchiudendola per percepire ancora quella lingua intanto che rabbrividì al tocco del biondo che gli liberava la camicia, scoprendola dai bottoni e facendo ricadere le estremità ai lati che finirono sopra il lenzuolo delicatamente; solleticando il suo petto, ormai di nuovo evidente come tutto il suo corpo. Era bello essere guardati da Marco, metteva serenità nel cuore, che batteva all'impazzata alla stessa intensità di quello del suo amato biondo, lo sentiva. Era lontano, ma era certo che fosse lì, a palpitare alla stessa sincronia del suo per formare una sinfonia perfetta.
Sospirò, stringendo i denti e sbuffando ancora, Ace, stremato da quel stuzzicare continuo contro i suoi capezzoli, che lo fece mugugnare, e scattare appena la mano di Marco prese il suo membro tra le dita, iniziando così a muoverlo, a sfregarlo piano prima di avvicinare il suo volto a soffiargli contro, dolce, e afferrando in fretta le sue labbra, mozzicandogliele e sferzandoci all'interno con la lingua, volendo fargli provare altri brividi. Arrossì, sentendo il volto accaldarsi e bruciare più Marco lo palpava e smuoveva la sua erezione, bloccandogli il fiato. Cavolo! Aveva un'erezione! Con Marco!, si meravigliò, quasi onorato che il biondo se ne stesse occupando con così tanta voglia.
Gemette, forzandosi di non urlare, e strinse gli occhi al contempo di afferrare il lenzuolo tra le falangi, quasi portandoselo dietro nel sentire l'altro aumentare l'andatura, e mugugnò quando Marco lo avvicinò, combaciando i loro bacini mentre teneva alto il suo deretano con l'arto libero. Così, Ace, circondandogli la schiena con le gambe sorrise, appagato e boccheggiando per la presa ferrea che rendeva il suo tono tremendamente docile, come il suo volto e gli scatti che continuò a fare, chiamando il suo nome con insistenza e serenità, accentuandolo sempre di più, a occhi chiusi quando lui premette un dito sulla punta della sua intimità, solleticando poi lo scroto con l'altra mano, e scivolando verso il basso lentamente.
Sghignazzò, Marco, ridendo e leccandosi un labbro, con alcune ciocche raggianti che, sudato, erano finite attaccate alla fronte; scivolò, prendendo le sue labbra ancora, portando l'indice a premere il punto esatto dell'ano, aumentando la pressione che fece esclamare il moro, che alzò il mento e il collo, senza però staccare la testa dal letto.
-Posso?- si premurò di chiedere, gentile e affannato.
-Ohm, sì...- farfugliò, allungandosi per avere ancora quella bocca sulla sua, senza comprendere, per un attimo, a cosa si riferisse ma mugolò a denti stretti nel sentire la sua falange entrare dentro di sé, per quanto con cautela fosse stato aveva colpito al punto da farlo eiaculare maggiormente.
Stava per venire del tutto, cavolo! Strizzò un occhio, avvampando mentre notò il pene di Marco sempre più gonfio, e si morse il labbro, lasciando il tessuto candido del letto alle sue spalle con le mani e iniziando ad afferrare quelle del ragazzo, scrutando e avvampando subito davanti all'erezione di Marco, che si mostrava in tutta la sua magnificenza... Arrossì per quel termine esagerato che gli aveva affibbiato, ma ormai stava andando a fuoco e non ci fece caso, boccheggiando però per come fosse, lentamente, dentro di sé e per come fosse pronto per terminare, con Marco a portandoselo più vicino in un abbraccio e lasciando che il proprio organo rigido si muovesse con sempre più continuità. Cercò di resistere, trattenendo anche il fiato ma appena il biondo cominciò a spingere, tornando anche a muovere la sua erezione, non ce la fece davvero, gemendo appieno con il petto all'infuori e venendo del tutto nel gridare il suo nome con il volto sudato e stremato, sentendo poi il proprio corpo appiccicoso e umido, ingoiò un groppo di saliva a stento, cercando di riprendere fiato dalla bocca.
Socchiuse le palpebre, esamine e affannato prima di mugolare per i movimenti, sempre più intensi, del busto del ragazzo, e portò una mano sulla sua faccia, a coprire la bocca per quel vigore che ci stava mettendo e che lo stava facendo impazzire, aumentando la tonalità prima di riaprire, lentamente, gli occhi nel sentire le dita di Marco scivolare dalle cosce fino ai suoi fianchi, fino a chinarsi maggiormente sopra di lui per afferrargli le mani, scostando così quella sulla mandibola, che presto venne occupata da quella dell'altro per un altro bacio, nell'istante in cui affondò ancora una volta con la medesima foga, fino a eiaculare completamente al suo interno, staccandosi poi dalla sua bocca per far riprendere fiato a entrambi, e sentendo ancora i mugolii del lentigginoso che, a occhi chiusi, muoveva il petto convulsamente, tra mille sospiri accaldati raggiunti e condivisi dall'altro prima che, lentamente, si staccasse, sfregando poi i palmi contro le cosce, in un gesto di affetto senza smettere di scrutare il ragazzo, così carino e dolce, con quello sguardo, rivolto su un lato; sexy e appassionato, come i loro battiti.
Sorrise, a bocca aperta, Marco, nel cercare di tornare a un ritmo di fiato normale, e restando a gattoni sopra l'altro che non demordeva, non sembrava volere che le gambe lasciassero il suo busto, ma non era un qualcosa che neanche desiderava, al momento. Sarebbe rimasto in quella posa per sempre se le avesse permesso di avere una completa visione di quel casto e perfetto ragazzo.
-S... Siamo... S-siamo f-fidanzati.- ridacchiò con poca forza, Ace, aprendo gli occhi a scrutare il cuscino, appagato da quella consapevolezza che contribuiva a rendere tutto l'accaduto e il resto a venire, già di per sé magnifico, e ingoiò un altro sorso di saliva, buttandolo giù a stento per via della gola infiacchita mentre rilassò le spalle, e tutto il suo corpo, appagato e orgoglioso di essere sopra la camicia di Marco.
-Sì, lo siamo davvero, Ace.- mormorò con poco fiato e occhi socchiusi, trascinando poi verso di sé il lentigginoso ancora rosso in volto, nel prenderlo per le spalle, avvolgendolo così in un caldo e tenero abbraccio e, nel farlo, permise che lo sperma del moro si amalgamasse anche al suo petto.
-È stato bellissimo, Marco.- farfugliò, riposto ancora una volta nell'incavo del suo collo, a mugugnare come in procinto di emettere fusa, e andando a elettrizzarsi quando sentì la schiena irrigidirsi nell'essere raggiunta e circondata dalle braccia dell'altro.
-Ora ci vorrebbe proprio un bel bagno, non trovi?-
-Ah? I-intendi... Insieme?- balbettò sconcertato, scostandosi per avercelo davanti, e ne approfittò per baciarlo, uno di quelli fuggevoli ma soffici e deliziosi, sorridendo enormemente per quella proposta allettante: non vedeva di annunciare la buona nuova ai suoi fratelli, francamente: era fidanzato con la persona che più amava al mondo!
-Insieme.- esordì sicuro, annusando la pelle salata del moro che, tra l'esaltato e l'imbarazzo, era già pronto ad andare, tra piccole risate ma ancora attaccato al corpo dello spasimante che, lentamente scese dal bagno, stando ben attento ad ascoltare il commento sincero del suo Ace: "E dopo mangiamo!".
Fine.
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