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Dopobarba.

Sbadigliò sonoramente, strizzando gli occhi e portando in aria le mani, stirandole con lentezza e trattenendo il fiato, smuovendo anche il naso prima di strofinarsi una palpebra con due dita e socchiudere l'altra per poter osservare il soffitto, ben più luminoso di quando si aspettasse, nonostante le tapparelle fossero serrate, anche se non completamente dato che tutti quei forellini avevano dato vita a una striscia immensa e che si propagava per tutto il soffitto, prendendo così la forma del balcone stesso e rendendo la stanza, anche se non completamente accesa, comunque più lucente del solito. Era vero anche che fosse sabato mattina, e che quindi, né lui, né Marco erano a lavoro... Gongolò al pensiero, sorridendo trionfo e voltandosi di botto con la serenità sul suo volto, distendendo in avanti il braccio destro per poter afferrare la figura di quella persona, ma che finì per affondare a terra, oltrepassando il vuoto e combaciando con il materasso di botto e rendendolo più vigile, lasciandolo a occhi sgranati nel capire di essere solo tra quelle coperte, nudo sotto di esse, al caldo ma abbandonato dal compagno.

Gonfiò una guancia, non aveva voglia di alzarsi, però voleva cercare Marco, oltre al fatto che la fame avesse iniziato a richiamarlo: la cucina sarebbe stato il primo obbiettivo da raggiungere appena avrebbe ritrovato i suoi boxer. O forse era meglio trovare il suo fidanzato?

Avrebbero avuto tutta la giornata per loro, sorrise al pensarci, e al ricordarsi la bollente notte passata insieme, che li aveva visti a svestirsi sotto il buio tra lo scintillio dei loro occhi e il battito dei loro cuori, sospiranti e ardenti di bramarsi e di toccarsi, come avevano fatto, e il ricordo era così vivido da essere palpabile come se Marco fosse tutt'ora sopra di lui. Arrossì vistosamente, tossicchiando e portandosi seduto, scuotendo anche il capo per riprendersi pur di evitare un'erezione, ben lontana da ciò che voleva ora: mangiare.

Adesso però, gli era venuta fuori la mancanza del biondo compagno, e quindi poteva sempre cercarlo per condividere l'inizio della mattinata insieme, magari anche in modo adrenalinico dato le memorie fiorite poco prima. Si sfregò il capo, gonfiando una guancia e scostando le coperte dal suo lato, oltre che a quelle già disfatte dall'altro, e chissà da quando, si chiese. E questo gli fece sorgere un dubbio: e se Marco gli stesse preparando la colazione?

Gioì, saltando in piedi e ridacchiando all'idea, pronto a soddisfare la sua gola, e così, afferrando i primi pantaloni che vide, e che erano anche i suoi effettivamente; infilandoseli e chiudendo solo il bottone, forse anche malamente, si diresse a passo svelto e scalzo; oltrepassando la sua parte di letto accanto al terrazzo; alla porta e, tirando giù la maniglia respirò appieno l'aria fresca nel riscoprire il lungo corridoio, ancora più fremente di raggi di sole grazie alla finestra alla fine di esso. Completamente pieno di energie raggiunse la rampa, scivolando sulle scale candide e con qualche schizzo di nero sopra, di fretta come se stessero crollando, e raggiungendo la fantomatica e agognata cucina, che però gli fece perdere l'allegria appena concepì che fosse vuota e spenta. Inclinò il capo da un lato, voltandosi con il capo dalla parte opposta e restando sotto l'arco candido, ma anche il soggiorno, grande e tiepido, dava la comparsa della mancanza della persona che tanto desiderava, e che iniziava a sembrargli sempre più scomparsa. Fece una smorfia: non gli andava di andare in ricognizione...

Andò verso il frigorifero grigio, con un mezzo sorriso, deciso a prendere un biscotto o una brioche, che avrebbe degustato durante la ricerca di Marco e poi, al suo ritrovamento, sarebbe tornato a mangiare piatti più consistenti: era davvero un'ottima idea!

-Marco!- iniziò a parlare, optando per tornare sopra e controllare nel suo studio, affrettandosi e procedendo con le scale a due a due, fino a tornare al punto di partenza, e procedendo verso l'ultima porta a destra, sempre più lucente grazie a quei vetri estremamente smacchiati. Spalancando la porta in un attimo, ma rimproverandosi subito dopo per non aver bussato, si rese comunque amaramente conto che non fosse neanche lì e a quel punto fu facile che gli sfuggì un grugnito, sospirando dalle narici prima di irrigidirsi nel sentire un lieve e ovattato suono di acqua candida fuoriuscire da un rubinetto in lontananza.

-Il bagno!- concepì in quel momento, sentendosi anche più sollevato: Marco era a casa. Aveva iniziato con il credere che fosse uscito, senza nemmeno lasciargli un bigliettino con tale novella come faceva di solito, e sarebbe stato strano e preoccupante; ma ora tutto tornava!, esclamò battendo il pugno contro il palmo dell'altra mano, e procedendo, ancora scalzo e con il tatto che si stava man mano abituando al freddo sotto di sé, di quel pavimento in legno; giungendo davanti alla porta, dove bussò questa volta, frettolosamente ma contento. -Marco, buongiorno!-

-Ace... Ben svegliato.- sorrise, anche se con tono sorpreso: pensava che avrebbe dormito ancora a lungo, anche se, oggi, persino lui si era lasciato andare alla comodità più del solito, alzandosi molto più tardi del solito, mentre continuò, in quel momento, a stare in piedi davanti allo specchio, passando, con la mano, verso il basso, da sotto il mento, il rasoio e cancellando ogni traccia di schiuma e di peluria in eccesso, senza però togliere quella sul bordo del mento che lo caratterizzava come quei suoi corti capelli biondi, a ciuffo di ananas.

-Ti fai la barba?- mormorò come domanda nonostante avesse la risposta davanti agli occhi intanto che gli si avvicinò, lasciando però la porta aperta che si portava via tutto il vapore, che aveva accaldato la stanza: di certo si era fatto la doccia, come dimostrava il suo vestiario che non aveva. Lo osservò ancora stupito di quei gesti, ma amando particolarmente il tepore all'interno di quell'ambiente: -Non ti ho trovato al mio fianco e mi sono rammaricato un po'.-

-Oh, mi dispiace. Me ne ricorderò per domani.- ridacchiò, finendo il suo lavoro e sciacquando con l'acqua gelida, in contrasto con tutto il calore che c'era intorno, quel rasoio, che liberò di tutta la spuma; e che poi adagiò nell'apposito contenitore, nel beauty case insieme al barattolo di schiuma mentre, in fine, tolse da quel contenitore il dopobarba, lasciandolo accanto al rubinetto mentre iniziò a rilavare, chinandosi in avanti e portando le mani sotto quel liquido gelido, la propria pelle, inumidendola e alleviandola dai rimasugli della bianca effervescenza di quel prodotto.

Ace annuì alle sue parole, ma lo osservò senza realmente esserci, catturato dalla visione di quel collo tonico gocciolante, e quelle spalle nude, forti mentre poteva ammirare la schiena e la sua spina dorsale che scivolava con eleganza fino all'asciugamano attorno alla vita, che fermava i suoi occhi ma non la sua immaginazione. Era però attirato soprattutto dal collo vibrante, con l'acqua a scivolare con fare invitante su di esso fino ai pettorali prima che venisse tutto nascosto dal triste asciugamano che Marco si sfregò contro energico, tanto da risvegliarlo.

-O-ohm... Beh, non è tanto male un risveglio così alla fine.- ridacchiò, impacciato e sfregandosi il capo, con le gote lentigginose a prendere un vago fuoco mentre continuava ad avvicinarsi a lui, e Marco, ben più alto di lui di pochi centimetri, tornò a guardarlo attentamente e con un dolce sospiro, lasciandosi circondare da quelle forti braccia contro il suo busto scoperto e sempre più rovente rispetto a quello del più giovane.

-Ti ringrazio.- sorrise, onorato e lasciando la mano sulle scapole nude e fredde dell'altro, o forse era per il suo arto, troppo caldo da non capire che lo fosse anche il corpo di Ace anche se di meno, intanto che chiuse il rubinetto nell'istante in cui sentì la lingua del moro bagnare la sua pelle, quel suo collo da prima deterso e che non aveva avuto il tempo di decorare di un profumo maschile e tenace, che era ancora in attesa lì, richiuso nella sua boccetta. Percepì quelle labbra boccheggiare lusingate di poter attaccarsi a lui, e che lo lasciasse fare; mordicchiando così la pelle e sorridendo nel chiudere il tutto in un bacio mentre emise un suono vibrante nella gola, come un micio soddisfatto, e con Marco che ne approfittò per domandare un'evidente: -Sei pieno di desiderio stamani, mhm?-

-Beh, cosa c'è di male? O non ti piace?- ridacchiò, sfiorandogli il mento con il naso e poi a fior di labbra fino a riscontrare le sue e gustandole con avidità, volendo sentirle addosso per sempre e solo su di sé.

-Come potrebbe non piacermi amarti?- rispose, affannato dopo essersi diviso da quel lungo e stringente bacio, caldo e pieno di sapore nella sua mente e per il suo cuore mentre strinse a sé, con maggiore forza e dolcezza, l'altro che, accarezzando il petto del biondo con la fronte, allungò una mano indietro per far cessare il flusso di acqua del lavabo, talmente bollente da star propagando nuove nuvole in quel bagno, che ancora li conteneva nonostante la porta aperta.

-Ci facciamo un bagno?- ideò a quel punto, incuriosito e voglioso dalla sua stessa proposta dopo essersi stimolato in tutta quella perfetta e rilassante atmosfera. Certo, Marco si era fatto la doccia, ma l'aveva fatta da solo, quindi, a questa nuova prospettiva non avrebbe potuto dire di no. Soprattutto a lui, a lui non poteva dire no.

-Questo sì che è invitante.- esordì, passandosi la lingua sulle labbra con un ghigno fin troppo malizioso intanto che Ace saltellò, puntandosi in alto con le dita dei piedi, sereno e con un sicuro sguardo negli occhi, scintillanti nell'essere così vicino all'altro, su cui lasciò le proprie labbra, incastonate per brevi attimi contro la sua guancia.

-Però prima voglio mangiare, va bene?- esclamò tranquillo, senza aspettarsi la risata dell'altro che non tardò ad arrivare, più sincera che mai e leggera, cospargendo l'aria di sentimenti positivi, e condividendo, con i propri occhi azzurri che si assopirono in quelli marroni dell'altro, quanto lo amasse proprio per ciò che era.

-Vada per la colazione. E in effetti hai ragione: ho fame anche io.- concordò sotto lo sguardo scettico del lentigginoso per l'ilarità di prima ma che annuì, scivolando in fretta con la mano fino alla sua e stringendola, con il cuore che sentiva palpitante nel petto in quel momento, e poi si voltò, pronto a portarlo al piano inferiore, con ancora nella testa la volontà di appagare quella mattinata con un frizzante e amalgamante bagno. Insieme, dove fare tutto era più bello.



Colazione finita, tra l'altro passata insieme con Marco vestito con solo di asciugamano, e cucinata ovviamente da quest'ultimo che ora, lui, stava ammirando, guardando la sua schiena possente e quelle scapole muoversi indietro con eleganza nel compiere un gesto banale come sgranchirsi ma che aveva acceso in lui un fuoco ben forte, oltre che la saliva, a com'era aumentata in modo non poco esplicito nonostante la gola fosse secca. Con la porta ben chiusa dietro di sé, e un sorriso trionfo, si avvicinò allungando le mani pacatamente e quasi con fare calcolato, su quell'invitante lastra rosa chiaro perfetta, liscia e soffice da farlo adagiare su essa come su un cuscino, anche se decorato da delle ossa tremendamente dure. Si strofinò con una guancia su tale meraviglia e sospirò a occhi chiusi, sorridendo lentamente all'idea di avere tutta la giornata per restare ingrovigliati in quel modo sublime e melodioso.

Marco non disse nulla, respirò soltanto nell'appagarsi di quel contatto: non c'era bisogno di altro in un momento del genere, parlare era futile e avrebbe solo rovinato quell'atmosfera, decorata per lo più dal suono dell'acqua che batteva dentro la vasca e che aumentava per ogni intensa goccia in più.

-Non vedo l'ora che sia piena.- parlò allora, quando il momento fu più opportuno e il silenzio e l'odore di Marco erano ormai entrati dentro di sé, il primo a solleticare le orecchie e il secondo fino a raggiungere e circondare tutti e due i suoi polmoni, che vibravano del richiamo del compagno, che rise a quella frase, continuando a coccolare le sue mani riposte al di sotto dei suoi pettorali.

-Beh, il tuo desiderio sta per essere esaudito, e intanto possiamo liberarci di tutto ciò che è superfluo.- spiegò, carezzando il dorso di quelle mani con lentezza e un sorriso sulle labbra mentre le osservava, e lasciava l'altra a scivolare, a puntare verso l'estremità di quell'indumento a mo' di gonna, bianca e umida, che afferrò deciso, ma ancora in attesa.

-Ma non mi va di staccarmi...- bofonchiò, brontolando e scuotendo il capo con nervosismo e fermezza, testardo a non volerlo lasciare, tanto che aumentò la presa contro di lui, sfregando ancora la fronte contro la spina dorsale dell'altro, ma più lentamente, ascoltandolo parlare poi che, lui, avrebbe comunque cominciato. Annuì, sospirando e socchiudendo le labbra prima di sussultare e irrigidirsi nello stringersi nelle spalle quando vide l'asciugamano abbandonare di colpo il corpo del più grande in un attimo e dare così la possibilità a quest'ultimo di dare sfoggio del suo fondoschiena ai suoi occhi, ben sgranati e sorpresi da quella meraviglia. -Ma... Di già?- balbettò, quasi amareggiato anche se con un piacevole formicolio a scivolargli addosso per quel panorama: adesso gli toccava per forza staccarsi, eppure restò fermo, ipnotizzato da quella parte succosa che non vedeva da ieri sera, come quelle cosce, al contrario dei polpacci tonici sempre ben in vista dato i pantaloni corti che portava per lo più del tempo. Mhm, gli venne l'acquolina in bocca al pensiero di cosa lo attendeva come visuale, dalla parte opposta: si sarebbe potuto staccare solo per quello.

-L'acqua strariperà prima che tu mi lasci, secondo te?- esordì nell'esatto momento in cui, Ace fece esattamente come richiesto, sfregandosi poi il retro del collo con due dita e notando infine, dopo aver spostato gli occhi dal pavimento, come, in effetti, la vasca fosse davvero oltre quanto dovesse.

-Beh, sarà molto più divertente.- sorrise, convinto delle sue parole e voltando lo sguardo, poi, in direzione degli occhi blu lucenti di Marco, che si chinò di poco, in fretta, per rubargli un fugace bacio, con sapore e delizia. -Mhm... Mi spogli tu?- farfugliò Ace, reggendosi alle sue spalle con le mani e puntandosi sulle dita dei piedi, ancora gelidi per essere nudi, mentre si dedicò alla sua guancia destra, ricoprendola con le proprie labbra, di baci e lievi morsetti, boccheggiando nel momento in cui udì, senza fiato, le mani di Marco attorno al suo busto, a slacciare ciò che non si era premurato di aggiustare: la cinta non era legata, così come la cerniera. Marco si limitò a slacciare il bottone, e il resto fu evidente, dato come crollarono dopo una lieve spinta del biondo; nello stesso modo come era successo anche a lui, prima, ma che rimase scettico nel notare un qualcosa che subito andò a fare presente:

-Niente boxer?- domandò, tra il sorpreso e il lusingato per la visione che subito poté avere mentre Ace lasciò la sua guancia con riluttanza e lentamente.

-Andavo di fretta, quando non ti ho trovato.- si giustificò, un po', tornando cupo al pensiero come se ancora ne risentisse, ma ridendo buffamente e sfregandosi nuovamente il capo, senza vergognarsi più di tanto nell'avere i pantaloni calati a terra: dopo mesi di convivenza insieme era abitudine vedersi nudi, tra bagni e serate romantiche nel letto.

-Mhm, ti sono mancato così tanto?- farfugliò rovente, baciandogli il collo, percorrendolo dall'orecchio alla spalla e poi indietreggiando con i piedi scalzi, e avvolgendo Ace con le braccia, portandolo con sé fino a sedersi sul bordo della vasca, oltrepassando poi, quella divisione con una gamba e poi con l'altra, ridendo per come il lentigginoso lo raggiunse con un salto, spostando e creando onde che crollarono oltre fino al pavimento, mentre il rubinetto ancora colava con forza e con grande vapore.

-È stato un bel tuffo.- si congratulò di sé stesso, Ace; poco importava se aveva allagato tutto: ne era valsa la pena pur di raggiungere in fretta Marco, su cui ora risiedeva seduto a cavalcioni con il cuore palpitante e pieno di gioia.

-Non posso che essere d'accordo... D'altro canto, il pavimento un po' meno.-

-Lo abbiamo lavato, dai.- rise ancora, avvicinandosi lentamente, strisciando con un saltello per poi chinarsi in avanti con la schiena e avvicinare le labbra alle sue, ignorando il suo, divertito: "Abbiamo?" di protesta. -Sì, abbiamo! Siamo una coppia e facciamo tutto insieme.- esordì a quel punto, passando le mani sotto il velo d'acqua per poi riportarle sulle sue spalle e inumidirle con fare giocoso, spruzzandogliene un po' addosso con le dita.

-Oh, beh, ha senso.- lasciò correre a quelle parole, annuendo e sospirando appena Ace portò il volto sotto al suo collo, sfregandogli il mento depurato dai peli in eccesso, con la sua capigliatura ribelle e ondulata, così nera e limpida.

-Lo so. E tu sei molto caldo, sai?- si sfregò, ridacchiando perché lo era anche l'acqua. E iniziò a baciarlo, a ricoprirlo di quei gesti con le sue labbra su tutto il suo volto, felice e con un lieve rossore nello sguardo mentre Marco sorrise, scivolando indietro con le mani, percorrendo tutta la sua schiena fino a sfiorare la linea di quel liquido limpido, ascoltando comunque il fiato trattenuto di impatto, nella gola del compagno che tentennò, mugolando un attimo prima di rilassarsi e cedere il fiato ed espirare.

-Ace, ti andrebbe di rilassarti in tutt'altro modo?- domandò malizioso, allora, con un sorriso sghembo prima di procedere e ascoltando i respiri dell'altro che tornò a sigillare le labbra con le proprie, come a invogliarlo e a dargli conferma di ciò che desiderava. Infatti, Marco portò le mani all'interno dell'acqua, portandolo più vicino e tastando con tenacia i suoi glutei, sotto lo scrosciare del rubinetto che manteneva tutto al caldo, con la vasca che non traboccava grazie a un foro di sicurezza all'interno, un obbiettivo che Marco stava andando a cercare in Ace come l'acqua faceva con la piscina da bagno, in cui ci stavano a malapena.

-Ohm, Marco...- farfugliò, guardandosi il petto nel capire dove si stesse insinuando, mordendosi il labbro inferiore e strizzando gli occhi; mugolando e stringendosi nelle spalle prima di avvicinarsi alla ricerca dell'altro, delle sue labbra e del suo respiro, muovendosi poi con il busto, in avanti e scuotendo l'acqua senza motivo, con le ginocchia a infrangersi e resistere contro la ceramica bianca ancora. Serrò la mandibola appena percepì il dolce sapore delle falangi entrare, massaggiare prima l'esterno e penetrare un po' per volta come al solito: senza fretta e nel tentativo romantico di trattare con rispetto il suo corpo, come sempre.

-Oh, oh...- gemette, alzandosi di poco con la schiena, irrigidendola e puntando in alto con i pettorali prima di strizzare gli occhi e scivolare nuovamente verso l'altro, poggiando il muso nell'incavo del collo e sospirando quando, quelle dita furono ormai all'interno di lui, sotto il sorriso sbilenco del biondo che gli coccolava la spina dorsale, nascosti in quel caldo vapore e immersi nel sentimento.

Respirò a fondo il profumo del suo compagno, Marco, godendo di puro piacere e solo per quei mugugni flebili e appaganti che gli giunsero all'udito mentre, nell'acqua, qualcosa in lui e in mezzo alle sue gambe aveva iniziato a farsi notare da un po', dovuto anche dal continuo e sensuale strusciarsi di Ace, che cercava di sentire maggiormente quelle dita da sé, spingendosi indietro da sopra le sue cosce, per assimilarle nel suo corpo; e con le mani contro l'addome duro di Marco.

-Ti amo.- gioì, affannato e puntando le pupille al lobo dell'orecchio della sua metà. Giacendo ancora sospirò, con il capo contro la spalla umida dell'altro, maggiormente divertito quando comprese quelle nuove dita, dell'altra mano rimasta amabile spettatrice nel consolare la sua schiena fino ad ora; che afferrarono il suo membro bollente e palpitante, esso stesso richiedente di estreme attenzioni che furono, in un lento massaggio, appagate.

-Ti amo anch'io, Ace.- esclamò, Marco, andando alla ricerca del suo volto, ancora nascosto sotto al suo collo, per poi adagiare un casto bacio sulla sua guancia, preferendo aumentare l'andatura di entrambi i movimenti in cui era indaffarato in quel momento, ghignando a quei gemiti docili del moro, che lasciavano contaminare il suo corpo di un gremito di calore che fuoriusciva a ogni battito del proprio muscolo cardiaco, che prese a correre e a fargli trattenere il fiato che si tramutò in un mugugno di piacere appena riottenette la cocente e carnosa bocca di Ace, che si socchiuse permettendogli di trovare un comodo giaciglio per la sua lingua, che cominciò a produrre un lesto gioco con quella del compagno, unendosi in una danza turbinosa e frizzante per come si annodavano come a non volersi più distaccare, tra le vampate d'aria che entrambi si lanciarono nel continuare a muoversi, a schiudere e sigillare le labbra continuamente, fino a perdere il fiato.

-M... M-M... Marco...- esalò, a occhi socchiusi davanti ai suoi, con la punta del naso a combaciare con quella del più grande, che smuoveva il proprio petto, così come le mani, che non avevano cessato di compiere il loro lavoro nemmeno per un attimo, anzi, velocizzando fino all'invero simile la presa e i movimenti sul membro del moro, che era completamente arrossito ma felice di essere lì, quasi sull'orlo di quel piacere che tanto bramavano e che lo avrebbe svuotato. -Vorrei...- mugolò rauco, provando a riottenere tutto l'ossigeno possibile e un tono di voce più consono e suo, trattenendosi dal gemere così forte anche se si trattenne, stringendo il labbro inferiore per come fosse esaltante tutto quel movimento alla sua intimità, e sollevante fu quando Marco cacciò via le dita dal suo ano, senza però terminare con lo strofinamento impellente e cocente delle altre.

-Cosa?- domandò, incuriosito e rallentando quell'affanno della mano rimasta, quasi fermandola anche se non completamente. Vide Ace fare un sorriso, un po' tremolante e in difficoltà nel cercare di resistere dal venire, e si avvicinò lentamente all'orecchio dell'altro, iniziando a bisbigliare la sua voglia: anche se non c'era nessuno si imbarazzava a dirla ad alta voce, oltre che sembrava più erotico farlo in quel modo, distaccandosi poi appena finì di farfugliarlo con ingordigia e con tono giocoso e dopo aver dato un fausto bacio al lobo di quell'organo, notando un vago color porpora anche nello sguardo del biondo, con un luccichio pieno di lussuria nelle pupille azzurre.

-Questo è allettante: come potrei mai rifiutare?-

-Già.- rise, annuendo con qualche goccia d'acqua che scivolava oltre la sua schiena mentre Marco lasciò che le sue mani tornassero a lui e permettessero al lentigginoso di chinarsi indietro, a gattoni e con i suoi arti ai lati dei propri, a tenersi sul piano liscio sottostante; si soffermò un attimo, pensieroso: c'era il problema che l'acqua stava coprendo l'erezione del biondo, lasciando fuori uscire solo una buona parte della metà in alto, aiutato anche perché Marco stesso si stava premurando di alzare i glutei per aiutarlo nella sua volontà, sorprendendolo perché ci riuscì abbastanza da farlo fuoriuscire tutto davanti ai suoi occhi che tremolarono di impazienza. Trattenne un ghigno, immerso nel rossore più puro prima di chinarsi e fare per addentare dolcemente il membro rovente del compagno. Iniziò a leccarlo lentamente, solleticando la punta e sospirando dalle narici; socchiudendo le palpebre e arrossendo maggiormente nello scivolare verso il basso per imboccarne di più, con cautela quasi con il timore di sbagliare; e, con le dita, andare a sfiorare e tenere fino a manipolare con fare melodico, muovendo piano le falangi, lo scroto sott'acqua del fidanzato. Sentendo però il tono di voce di Marco farsi lieve e gratificante da incoraggiarlo a sbrigarsi iniziò a prenderci più confidenza, con fare ben più veloce: dargli piacere era una cosa che voleva e avrebbe fatto. Amava così tanto il suo ragazzo, sorrise, continuando a fremere con le labbra, muovendole nel cercare di afferrarne il più possibile; risalendo veloce per poi ricominciare da capo, e massaggiando continuamente quell'organo grosso e succoso, da dove sentì, la punta, lasciar scivolare via una goccia di liquido bianco e amarognolo, che si affrettò a leccare, a prenderla, trattenendola nella lingua prima di dare un ultimo bacio sulla punta del pene, finendo con il stuzzicarla con essa, in un attesa non troppo lunga, e prendendo il fiume bianco che gioì nel liberarsi nella sua bocca, che si affrettò a ingoiare con fare avaro, muovendo il pomo d'Adamo senza tregua, che risalì e scese a ogni ingurgitamento sotto l'enorme sospiro di godimento dell'altro mentre Ace, arrossendo ancora e distaccandosi sentì anche il proprio membro cominciare a sgorgare quel nettare, ben scoperto in quel momento da sopra l'acqua, e socchiuse gli occhi, leccandosi lentamente le labbra; avvicinandosi al suo amore con un grugnito e schiarendosi la gola per il tono che era uscito così debole verso colui che si era appena impossessato del proprio organo irrigidito con la sua mano, e che, dopo pochi gesti di quell'arto, si affrettò a venire con un grande gemito di estrema appagatezza, e scoprendo quel medesimo liquido sul dorso delle dita del suo amante, fino al polso, ma che andò ad amalgamarsi lentamente all'acqua, ancora calda grazie al rubinetto spalancato.

-Mhm, mhm...- mugugnò, ingoiando saliva a stento in tutto quel subbuglio di sensazioni, e rilassandosi nel percepire le labbra dell'altro tornare a incatenarsi alle sue con dolcezza dopo essersi sorbito, per sua volontà, il sapore di quel liquido bianco rimastogli addosso sulle falangi, assaporandolo sulle labbra; dita che subito Marco condusse verso il deretano tonico del giovane, che trattenne il fiato, non potendo emettere altro nell'avere la bocca occupata, ma accettò di buon grado il ritorno di quell'indice prima che il biondo lo strinse di più verso di sé, tenendogli i glutei tra gli arti e preparandolo per l'ultima unione di quell'atto sessuale: inserendo il proprio organo rigido all'interno del corpo dell'altro, tornando poi a massaggiarselo nello spingere il deretano con fare, da prima pacato, ma tenendo ancora per sé le labbra del moro, che strinse gli occhi per tutte quelle percezioni e turbinii che, tremendamente si stavano esaltando all'interno di lui, creando un'amabile subbuglio mentre iniziò, affannato, a mordicchiare velocemente le labbra dell'altro, richiedendo più destrezza di movimento per ciò che stava facendo con lui con la falange. Ricominciò poi stesso lui, a quel punto e tra i flebili toni piacevoli per ogni spinta, a spostare il proprio corpo a tempo con la mano di Marco, che ancora si prelibava di lui, scivolando con la bocca fino al collo, lasciando un morso leggero prima di lasciare eterni e profondi baci su quel punto. Quest'ultimo subito approfittò poi del fatto che Ace stesse facendo la metà del suo lavoro, e corse con la mano a riprendere lo strumento eretto e frizzante del più giovane, tornato a ergersi in quel capolavoro di unione, in attesa della sua parte che venne accolta nuovamente tra mille massaggi frettolosi ed energici.

-Ohm!- trasalì, tra mille scosse che passarono tra le sue scapole, finendo all'estremità del suo fondoschiena, ormai completamente occupato dal membro cocente e pungente del biondo, e, puntando il volto; lasciando tutto il collo rigido, verso l'alto, tra l'enfasi e la bocca completamente spalancata che venne sormontata da qualche goccia di sudore, condivisa con il compagno che era, allo stesso modo, piacevolmente stremato da quell'atto mattutino. In un attimo, boccheggiando aria, Ace ritornò a scontrare la propria fronte con quella di Marco, mordendosi il labbro inferiore e sentendo il respiro dell'altro su di sé che gli giungeva d'impatto, tanto era frettoloso il loro modo di prendere ossigeno mentre, stringendo le spalle a sé, percepì chiaramente nuove spinte tornare a farsi sempre più presenti, con i suoi singhiozzi di gemiti trattenuti in gola, al contrario del volto di Marco che si scontrò con il suo, coccolandolo tra mille baci e mille fiati, e continuando da sé il suo lavoro, agitando l'ossigeno in bocca fino a far penetrare per l'ultima volta il suo organo nell'attimo in cui, contemporaneamente a quello di Ace che ancora possedeva tra le dita, venne per la seconda volta, combaciando nello stesso attimo e in fretta la bocca, impossessandosi della lingua del moro che, mugugnando sfinito e appagato, a occhi chiusi, seguì le mosse del più grande, corrispondendo quella lingua con la sua e seguendola in ogni sua giravolta, lasciandosi rabbrividire al tocco delle mani che premettero contro la sua pelle, sulla sua schiena, avvicinandolo fino a chiudere il tutto in un tenero e rilassante abbraccio, che Ace concluse nell'avvolgere le mani attorno al collo dell'altro, sorridendo estasiato e divertito.



Era tornato sul letto, balzato contro di esso di schiena tra mille risate e le braccia divaricate parallelamente a sé, pulito e lindo come il biondo, però quest'ultimo in piedi e, al contrario suo, con l'asciugamano a coprirlo alla vita, e uno ad asciugare i capelli. Lui invece preferiva restare a osservarlo da lontano, sperando arrivasse in fretta per fargli compagnia: non faceva nemmeno tanto freddo, oltre che perché era quasi Estate, anche perché sentiva ancora addosso il calore e il vapore, oltre che della vasca anche di quei momenti intensi... Era stato bello anche lavarsi oltre che a quel piacevole intrattenimento di tocchi e cuori. Sospirò, mugugnando e sfregandosi il naso, smuovendolo da solo mentre abbassò le palpebre aprendo le labbra per sbadigliare, sorridendo nel capire come, in un attimo, Marco fosse giunto, sedendosi al bordo e allungando una mano che arrivò al suo addome fino a risalire alla sua guancia, che accarezzò sotto il suo sospiro per quel tocco che lo aveva fatto rabbrividire di colpo, lasciandolo con un sorriso impacciato.

-Non vuoi rivestirti?- domandò curioso, mettendosi più dentro senza intoccare il braccio spalancato che però si ritrasse per dare più spazio al biondo, che continuava a osservarlo e a far scivolare la mano sulla pelle del suo viso, dolcemente, sopra a quei lievi puntini scuri e candidi.

-Mhm... Magari dopo, e poi è sabato... Non c'è fretta, e non ho neanche voglia di spostarmi da qui... Alla fine te lo sei messo il dopobarba?- bisbigliò, assaporando quell'odore forte con una risata. Riaprendo poi gli occhi fu piacevole notare come fosse vicino l'altro, così come le sue labbra, oltre a quegli occhi così luminosi e vibranti di una luce serena. -E poi, da che pulpito: anche tu sei senza niente.-

-Ti sbagli: io ho l'asciugamano.- ironizzò, chinandosi e lasciando ricadere sul cuscino quello sulla propria chioma corta e soleggiante mentre Ace ne approfittò, in quel bacio, per rimuovere quello che copriva le gambe, alzandosi poi solo per rigirarsi e portarsi sopra di lui, fiero, giusto per rispondergli a tono con un:

-Non più.-

Rise subito dopo, chinandosi infine e in fretta verso l'altro, congiungendo le mani alle sue, con il volto sull'altro, guancia a guancia mentre i loro petti uniti iniziarono a battere all'unisono, tra loro e nelle loro orecchie sotto il respiro pacato e contento di Ace che schiuse gli occhi solo un'ultima volta, baciando il volto e le labbra del più grande prima di scivolare in basso, scontrandosi così con i pettorali e, usandoli come cuscini, decidere di assopirsi sotto le dita del suo ragazzo che avevano iniziato a giocherellare, a smuovere lentamente, tra carezze e danze di dita, la sua capigliatura ancora umida.

Sarebbe stato sempre un bel fine settimana.


Fine.

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