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Edoardo - In Fuga - Capitolo 6

Vardos, centro città

Una vita normale per un attimo Edoardo si permise di pensare a quella eventualità, come potesse essere la sua vita se fosse stato un ragazzo come tutti gli altri, senza nessun coinvolgimento nella vita politica o nei piani dell'Alleanza Ribelle.
Ma quel pensiero scomparve quasi subito, forse perché nemmeno Edoardo sapeva cosa avrebbe fatto se non fosse stato quello che era.
Lui e i suoi amici erano seduti al tavolino di un locale, e stavano sorseggiando del caff.
Sebastian stava rimproverando bonariamente Violet sulla quantità di vestiti che si era comprata.
In effetti la ragazza aveva ai piedi come minimo tre borse, molto grandi, piene di vestiti.
Edoardo aveva sorriso, forse perché, per la prima volta, Violet si era comportata come una ragazza della sua età.
Da una parte il ragazzo la invidiava perché lui non riusciva mai a staccare la testa dalla sua missione, anzi ci pensava ogni secondo del giorno e della notte.
Nemmeno in quel momento riusciva a godersi in pieno quell'uscita con i suoi amici, era frustrante.

-Tutto bene, Benedict? - domandò Violet usando il nome falso del ragazzo.

Non voleva azzardarsi a chiamarlo Edoardo, in quanto non sapeva se vi erano veramente spie imperiali nelle vicinanze.

-Sí, certo, tranquilla - Edoardo accennò un sorriso, cercando di rassicurare l'amica.

-Sei piuttosto distante, sembra che tu abbia la testa da un'altra parte - intervenne Sebastian.

-Avete ragione, mi dispiace - Edoardo abbassò lo sguardo, sentendosi in colpa e chiedendosi se non sarebbe stato meglio restarsene in Accademia per non rovinare l'uscita ai suoi amici.

Sebastian gli appoggiò una mano sulla spalla, cercando di dargli un minimo di conforto.

-A volte vorrei essere un comune ragazzo- sospirò Edoardo.

-Ti capisco, non deve essere semplice, nella tua situazione - dichiarò Violet.

Lei non sapeva come si sentiva Edoardo, perché lei non discendeva da una famiglia importante come poteva essere quella dei Naberrie, doveva essere pesante.

La sua missione era logorante, era lontano dalla famiglia, in territorio nemico, con il patema di essere scoperto ad ogni pié sospinto, doveva essere terribile non poter essere se stesso fino in fondo.

-È difficile da spiegare.

Sebastian annuì, comprendendo bene cosa significasse vivere nascosti.

-Eppure so che non vorrei fare altro rispetto a quello che faccio ora. Il mio destino è quello che sto vivendo.

In quel momento il comm-lik di Edoardo, non quello ufficiale dell'Accademia, ma l'altro, gli vibrò in tasca.

Con discrezione il giovane Naberrie lo estrasse dalla tasca e lesse il messaggio e sgranò gli occhi.

-Seb! Violet! A terra! - Edoardo li afferrò entrambi costringendoli a nascondersi sotto il tavolo mentre i cecchini, appostati appena fuori dal locale esplosero i loro colpi.

-Ma cosa? - domandò Violet in preda al panico.

-Qualcuno ha fatto una soffiata! Sono stato tradito! Dobbiamo andarcene.

Edoardo aveva assunto un tono serio, mentre estraeva il blaster di Padmé e dava prova della sua abilità come cecchino.

Violet estrasse a sua volta il blaster ma le sue mani erano tremanti, e sarebbe stato molto difficile per lei sparare.

Doveva recuperare lucidità o sarebbero stati guai grossi per tutti e tre.

Sebastian ribaltò il tavolo in modo che li proteggesse dai colpi frontali.

Edoardo cercava di pensare in fretta, dovevano farsi strada tra i cecchini, mandati lì da qualcuno che aveva scoperto la sua vera identità, raggiungere lo spazio porto dove vi era una nave che li attendeva e che li avrebbe condotti su Onoam una delle lune di Naboo.

I cecchini si avvicinavano senza dare un attimo di tregua ai ragazzi.

-Adesso basta! - sbuffò Sebastian.

Edoardo lo guardò con orrore mentre l'amico usava la Forza per sbattere contro una parete i cecchini più vicini.

-Facci strada, Edo! - dichiarò Sebastian, senza temere che qualcuno potesse sentirlo.
Ormai era inutile chiamare Edoardo Benedict.

Il nubiano annuì mentre Violet sparava facendo fuori altri cecchini.

Il nubiano non aveva calcolato un possibile piano di fuga in caso fosse stato scoperto, ma evidentemente c'era qualcuno che ci aveva pensato al posto suo.

A colpi di blaster i ragazzi riuscirono a fatica a farsi strada tra i cecchini.

Edoardo sentiva il cuore battergli all'impazzata, il sangue gli fischiava nelle orecchie, come non aveva mai fatto e ne aveva vissuti di momenti di terrore e tensione nella sua vita.

Era una spia, doveva esserci abituato, ma in questo caso era diverso, non era da solo, ma vi erano due persone con lui, persone a cui lui teneva, in quanto erano suoi amici.

Un colpo di blaster sfiorò il braccio di Sebastian, ferendolo appena.

-Stai bene Seb? - domandò Edoardo rallentando appena la sua corsa forsennata verso lo spazio porto.

Ma quel momento di distrazione poteva essere fatale per il giovane Naberrie se Violet non fosse stata pronta a sparare.

Le strade erano deserte e ovunque si sentiva il suono dell'allarme.

Edoardo si nascose insieme agli altri in un vicolo.

-Lo spazio porto è dall'altro lato della città, è praticamente impossibile riuscire ad arrivare senza essere scoperti - dichiarò Sebastian appoggiandosi al muro della casa dietro la quale si erano nascosti.

-Devo trovare un modo, voi non avreste dovuto rischiare la vita per me - affermò Edoardo in preda alla rabbia.

-Non è colpa tua! - intervenne immediatamente Violet.

-Invece sì, se non vi avessi coinvolto probabilmente voi sareste ancora dentro l'Accademia e non ha rischiare la vita qui fuori.

-Forse dimentichi che anche noi stavamo rischiando la vita, sono un ex Jedi ricordi? - fu Sebastian a riportare Edoardo alla realtà.

-Se non ci avessero attaccato ora saremmo scappati lo stesso, per Sebastian rischiava la vita ogni secondo, quindi c'è ne saremmo andati comunque. - dichiarò Violet.

Edoardo li guardò rendendosi conto che non era l'unico che aveva rischiato la vita fino a quel momento.

-Allora andiamo, raggiungeremo Onoam, insieme.-dichiarò Edoardo tendendo la mano libera dal blaster ai suoi amici.

-Certo.

-Ma adesso ho ancora una coda da fare- così dicendo Sebastian portò una mano alla tasca interna della giacca e ne estrasse la spada laser.

-Seb, ma quella è...- Edoardo non riusciva crederci.

-È finito il tempo di restare nell'ombra- affermò Sebastian.

-Ci arriveremo allo spazio porto, ragazzi, dovranno passare sul mio cadavere, perché questo è il credo di un vero Cavaliere Jedi - terminò Sebastian per una volta fiero di ciò che era.

-Allora andiamo.

Dopo qualche minuto i ragazzi erano di nuovo in strada, ma in maniera più discreta.

Evirarono le strade principali, nascondendosi tutte le volte che vedevano un soldato troppo vicino.

Nel cielo volavano i caccia TIE probabilmente cercavano di individuarli dall'alto.

Edoardo era abile ad evitare le pattuglie e anche le navi che sorvegliavano il cielo.

Il senso di colpa gli attanagliava le viscere, la voglia di ordinare ai suoi amici di scappare era tanta, ma si sforzò di mantenere un minimo di autocontrollo.

Doveva rimanere lucido o il loro piano di fuga sarebbe stato un fallimento, ed Edoardo sapeva bene cosa succedeva nelle prigioni imperiali.

Le torture erano la parte che lo spaventava di più.

Le storie che si sentivano sui centri di detenzione imperiali erano terribili ed Edoardo non era intenzionato a scoprire se quelle storie fossero vere oppure no.

Un fruscio fece scattare Sebastian che chiudeva il gruppo di fuggitivi.

-Non siamo soli - dichiarò l'ex Jedi.

-Cosa? - domandò Edoardo, ma Violet gli fece cenno di tacere.

-State qui- Sebastian fece cenno ai compagni di non muoversi, e strisciò lungo la parete dell'edificio, silenzioso come un gatto.

Edoardo pensò che Sebastian stesse attingendo ai suoi poteri di Jedi e probabilmente era così perché in pochi istanti il ragazzo sparì oltre un vicolo e Violet ed Edoardo sentirono il rumore di una spada laser che veniva attivata insieme al rumore dei blaster che sparavano.

Violet fece per muoversi, ma Edoardo la fermò.

-Se vai da lui si distrarrà e la distrazione potrebbe essergli fatale. Fidati di lui.

La ragazza fissò il nubiano senza sapere esattamente cosa fare poi annuì.

Dopo poco videro un cecchino sbattere violentemente contro la parete dell'edificio di fronte, probabilmente Sebastian non ci stava andando leggero.

Poi, come d'incanto il rumore dei blaster cessò, esattamente come il rumore della spada laser di Sebastian.

-Cosa è successo? - domandò la giovane con apprensione.

Edoardo si voltò verso il punto dove poco prima era scomparso Sebastian, strinse il blaster di Padmé e fece per raggiungere lo Jedi.

Ma non fece in tempo perché il ragazzo stava venendo verso di loro con passo svelto.

-Seb! - Violet corse verso di lui.

Il ragazzo non pareva ferito, ma dall'espressione che aveva in volto Edoardo capí che l'amico doveva dire qualcosa di importante.

-Come hanno fatto ad individuarci? - domandò Violet.

-È colpa dei comm-link dell'Accademia, ci siamo dimenticati di disfarcene, ma forse ho un piano- affermò Sebastian slacciando dalla cintura un laccio che nessuno aveva mai notato.

-Mettiamo i comm addosso ai cecchini, non li ho uccisi tutti, la maggior parte sono svenuti. Dammi una mano Edoardo - dichiarò Sebastian.

Edoardo si prese un attimo per maledirsi, per non aver pensato che i comm-link dell'Accademia erano dotati di localizzatori, e si precipitò ad aiutare l'amico.

Legarono i cecchini tutti insieme e gli misero addosso i loro comm-link.

-Questo distrarrà le forze di sicurezza abbastanza da permetterci di fuggire- affermò Sebastian.

Edoardo annuì senza riuscire a dire una parola, Sebastian era stato molto lucido, a differenza sua che si era lasciato prendere dallo sconforto.

Continuarono a correre attraversando vie deserte, e furono costretti più di una volta a sparare, quando venivano individuati.

Lo spazio porto era un grande edificio che si stagliava contro il cielo. Ovviamente le forze di sicurezza lì presenti erano aumentate da quando era stato diramato l'allarme.

-È finita, non riusciremo mai ad entrare - dichiarò Sebastian sporgendosi appena dal loro nascondiglio per controllare la situazione.

-Tranquillo, forse ho una soluzione. - questa volta fu Edoardo a sorprendere gli amici.

-Che vuoi fare?

-Non so per quale motivo ma una delle ancelle di mia cugina mi aveva affidato alcuni di questi - dichiarò Edoardo togliendo dalla tasca quello che aveva l'aria di essere un petardo.

Violet voleva fare una domanda, ma poi si trattenne.

-Restate qui.

Edoardo si sporse e lanciò il petardo causendo una leggera esplosione, sufficiente però a far spostare le guardie.

-Coraggio!

I tre ragazzi, nonostante la stanchezza corsero più in fretta che poterono.

Nonostante l'allarme, lo spazio porto brulicava di attività, tuttavia, Edoardo suggerì di passare ai lati degli hangar.

-Come facciamo a sapere quale sia la nave che ci aspetta? - domandò Violet.

In quel momento il comm di Edoardo suonò di nuovo e il ragazzo accettò la chiamata.

-Edoardo, sono Eirtaé, la nave che vi aspetta al gancio 33, a pochi passi da voi. Vi stiamo aspettando.

Edoardo annuì.

-Coraggio, manca poco - dichiarò il nubiano tirandosi dietro i compagni.

I tre ragazzi corsero in fretta verso la rampa lasciata abbassata e vi salirono in fretta.

-Presto capitano partiamo subito - dichiarò Eirtaé , appena fu certa che tutti e tre i fuggitivi fossero a bordo.

Edoardo e i suoi compagni fecero appena in tempo a sentire i motori della nave che venivano accesi prima di svenire a causa della stanchezza.

Angolo Autrice : eccomi qui, nuovo capitolo o meglio riposato :) grazie a @pingoo00 la quale, qualche tempo fa, aveva scritto in un commento che le mancava questa storia così ho provato a ripostarla, le modifiche arriveranno più avanti, per chi ha già letto questi capitoli non è niente di nuovo, ma forse può trovarli lo stesso interessanti, spero che vi piaccia :)

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