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28 Dicembre (Leanne)

<<... e questo è il motivo per cui credo che rimarrò zitella per tutta la vita.>>

Sbattei le palpebre confusa e allontanai il telefono dall'orecchio per guardare il display: <<Accidenti, Annie! Ben quindici minuti per elencarmi tutte le ragioni. Hai superato te stessa questa volta.>>

<<Cerco sempre di andare oltre i miei limiti, lo sai,>> ribatté e io strizzai gli occhi per il rumore improvviso di qualcosa che veniva aperto con forza.

<<Che mangi?>>

<<Patatine al formaggio,>> rispose con la bocca piena. <<Tanto vale che io inizio ad affogare i miei dispiaceri nel cibo sin da subito, sarebbe inutile sprecare energie per nulla.>>

Alzai gli occhi al cielo e piegai le labbra in un sorriso. <<Non starai forse esagerando? Okay, Brian ha una nuova ragazza, e con questo?>>

<<E con questo dovevo essere io la prima a voltare pagina, io la prima a pubblicare un'orribile foto sorridente e io la prima a scrivere un'imbarazzante dedica.>>

<<Devi essere superiore a queste cose, Annie. Ricordi cosa hai detto l'ultima volta? Che dopotutto gli eri grata perché ha fatto parte della tua vita e...>>

<<Si fotta la superiorità. Quella ha due gambe chilometriche, e io invece cos'ho?>>

<<Una spiccata personalità e un cervello sorprendentemente attraente?>>

<<Non essere sciocca, Leanne. Queste sono cose che non interessano a nessuno. Te lo dico io cosa è importante: due gambe da paura. E le tette, quelle sono sempre un ottimo bonus.>>

Arricciai le labbra e corrugai le sopracciglia, cominciando a dondolare le gambe.

<<Io non ho nessuna delle due>> osservai con lo stesso tono di chi faceva una bizzarra scoperta.

Allungai le gambe, inclinai la testa di lato e mi sfiorai il seno.

Nein.

<<Tu non conti, Len,>> fece allora Annabeth con ovvietà. <<Tu hai Ethan, e lui a discapito di qualsiasi possibile previsione, è l'essere maschile più sensibile e romantico del...>> ci pensò per qualche istante, <<Beh, sicuro di tutta la scuola. Non posso affermare altro però, ho poca esperienza al di fuori della biblioteca.>>

Evvai, mi ritrovai a esultare, sebbene ci fosse ben poco da festeggiare. Annabeth era tornare al suo solito sarcasmo funereo.

<<Hai un'idea un po' distorta di Ethan, dico sul serio. È pieno di difetti,>> mi ritrovai a borbottare per puro spirito di contraddizione.

<<Oh, di quello ne sono sicura. Tanto per cominciare voleva che Harry Potter si mettesse con Hermione Granger,>> alzai gli occhi al cielo, <<Ma rimane un ragazzo più che okay.>>

Fece un lungo sospiro e la immaginai buttarsi sul letto con un tonfo.

Possibile che la foto pubblicata da Brian Lewis, il suo più inutile e sopravvalutato ex, l'avesse abbattuta più di quanto avessi previsto?

<<Ehi, Annie?>> la chiamai incerta. <<Sei sicura sia tutto okay?>>

<<Sì, certo, perché?>>

<<Beh, perché sembra quasi tu voglia usare Ethan come prototipo di fidanzato perfetto.>>

<<Oh cielo, no!>> esclamò con rapidità. <<Non mi piace Ethan, maledizione. Che schifo... Senza offesa.>>

<<Figurati, ho reagito nel tuo stesso modo l'anno scorso,>> buttai lì con nonchalance.

Tanto era cosa risaputa quanto lo avessi detestato in passato. E non solo.

<<E non penso neanche che sia il fidanzato perfetto, soprattutto non lo sarebbe per me,>> continuò la mia amica, indifferente alle mie parole. <<Però per te sì, diciamo.>>

<<Diciamo?>>

<<"Diciamo" perché sennò ti fai venire un attacco di panico. Quello che voglio dire, senza riuscirci tuttavia, è che a volte vorrei quello che avete voi. Non che sia gelosa, non fraintendere, ma il mio ultimo ragazzo era contemporaneamente fidanzato con un'altra ragazza.>>

Sbuffai una risata. <<Diciamo che vinco a mani basse in questo caso.>>

<<Sì, non c'è molta concorrenza,>> mi diede ragione. <<A proposito di questo, perché è quasi un'ora che sei a telefono con me invece di fare cosacce col tuo Toy boy?>>

<<Innanzitutto "eew", non definire mai più Ethan un Toy boy.>>

<<E punto secondo?>>

Sospirai e abbassai le spalle, lasciandomi andare contro lo schienale della sedia. <<Punto secondo, al momento Ethan e io non ci parliamo. Credo.>>

<<O vi parlate o no, che vuol dire "credo"?>>

Mi passai una mano tra i capelli e feci una piccola smorfia. <<Credo sia così perché non gli ho dato modo di parlarmi nelle ultime ventiquattro ore.>>

In risposta ricevetti solo silenzio.

Mi feci coraggio e continuai. <<Credo voglia farlo. Sesso dico,>> ancora niente, allontanai il cellulare per controllare che Annabeth fosse ancora in linea. <<Cioè, ne sono sicura, e pensavo... Penso di volerlo anche io. Però ogni volta ci penso troppo, allora si perde l'attimo, mi perdo io e mi irrigidisco. L'ultima volta se n'è accorto,>> conclusi con voce strozzata, <<E per paura di doverne parlare l'ho evitato.>>

Tic tac. Tic tac. Tic tac.

Accidenti, ma chi aveva più gli orologi da muro in camera? Non gli bastava il cellulare?

<<Annabeth, ci sei? Ti sento respirare,>> cominciai a sfogliare distrattamente uno degli spartiti di Julian. <E va bene, lo ammetto. Una parte di me era consapevole che venendo qui, a casa sua, le probabilità di... Concludere... Si moltiplicavano e mi andava bene, più che bene a essere sincera. Solo che poi mi è salita l'ansia di nuovo. Vorrei solo che fosse tutto perfetto.>>

<<Leanne, non lo sarà,>> mi riportò alla realtà, cruda e secca. <<Lui probabilmente suderà, tu riuscirai solo a pensare a cosa devi fare senza rilassarti e...>>

<<E non sarà come nei film,>> conclusi per lei.

<<No, probabilmente sarà meglio. Quasi sicuramente lo sarà, perché dall'altra parte c'è Ethan e non uno qualunque, ed è probabile che sarà più impegnato ad assicurarsi che tu stia bene per fare alcunché.>>

Ridacchiai intenerita. <<Sono proprio un caso perso, vero?>>

<<Decisamente, mia piccola e tonta amica. Io però, per tua fortuna, sono qui a riportarti sulla retta via.>>

Annuii anche se consapevole che Annabeth non potesse vedermi. <<Annie,>> chiamai con voce sottile, <<Pensi faccia male come si dice?>>

<<Non saprei proprio,>> la immaginai stringersi nelle spalle. <<L'amica di mia sorella dice di no, per la mia vicina di casa invece è stata un'agonia... O almeno così dice. Credo dovresti un po' smettere di pensare e buttarti.>>

<<E se poi non ce la faccio?>>

<<Amen così, sarà per la prossima volta.>>

<<E se neanche quella dopo riesco?>>

<<Diventeremo due zitelle insieme.>>

Incurvai le labbra verso l'alto, desiderando solo colpire Brian Lewis in piena faccia.

<<Annie?>>

<<Che c'è ancora?>>

Avrei voluto dirle che era la mia migliore amica, che senza di lei sarei stata una persona diversa, una che con ogni probabilità mi sarebbe piaciuta molto di meno.

E soprattutto avrei voluto rassicurarla perché, va bene essere mature, ma la nuova fidanzata di Lewis aveva un naso enorme, ma se anche così non fosse stato, lei non avrebbe avuto niente da temere.

Perché era Annabeth, e se Brian non capiva il suo valore, allora era proprio lui a perderci.

E invece... <<Dici che Ethan presterà attenzione ai miei slip? Perché ho portato solo quelle con gatti, zampette e gelati sopra.>>

Scoppiò a ridere.

🌟

Mossi un passo in avanti, attirata dalle voci che provenivano dalla cameretta di Jess, e mi sporsi oltre l'uscio della porta.

Ethan e Julian, rispettivamente diciassette e quattordici anni, erano seduti su delle sedie troppo piccole e con i gomiti poggiati su un tavolino decisamente troppo piccolo.

<<Quante volte ve lo devo dire?>> si lamentò Jessica, vicino al letto e con due tazzine in mano, in una perfetta imitazione della signora Powell. <<I gomiti non si mettono sul tavolo, volete forse fare una brutta figura con la signora Scott?>>

La signora Scott?!

Ridacchiai divertita e mi portai una mano a coprire le labbra per paura di essere sentita.

<<Se la signora Scott è quella bambola inquietante come l'altra volta, io me ne vado,>> dichiarò a bassa voce, ma non abbastanza, Julian, ed Ethan annuí tragicamente.

Mi schiarii la voce e feci un passo dentro la stanza, attirando gli sguardi dei fratelli Powell su di me. <<Serve una signora Scott, per caso?>>

I miei occhi incontrano quelli dell'unica persona che realmente mi interessava e tentai un sorriso. Ethan continuó a guardarmi incuriosito.

<<Sono sicura che Miss Patty se ne farà una ragione,>> rispose invece Jess, lanciando la povera bambola in un punto imprecisato della stanza.

Speravo solo di non fare la stessa fine.

Julian, nel frattempo, si era alzato con uno scatto dalla sediolina rosa e si era seduto a gambe incrociate sul pavimento, lasciandomi il posto libero.

<<Pensavo dovessi parlare con Annabeth,>> furono invece le parole di Ethan mentre mi sedevo al suo fianco.

Non c'era accusa nel suo tono, solo tanta tanta incertezza. E la colpa, ancora una volta, era mia e delle barriere che mi ostinavo a mettere tra di noi.

Annuii leggermente e inumidii il labbro inferiore. <<Ti saluta tanto,>> comunicai a bassa voce e alzai lo sguardo per incrociare i suoi occhi.

Mi strinsi leggermente nelle spalle e mimai con le labbra: "Mi dispiace. Tanto."

Ethan mi guardò sorpreso per un momento prima di abbozzare un sorriso storto e indirizzarmi un veloce occhiolino.

<<Biscotto?>> propose e mi tese un piattino colorato e vuoto.

Mi voltai verso Jess che, con un guanto rubato dalla cucina, faceva finta di tirare un vassoio dal forno-letto. <<Sono al cioccolato o alle nocciole?>>

🌟

Mi chiusi la porta di casa alle spalle e osservai Ethan raccogliere distrattamente delle cose dal giardino: un pallone, una bambola, un codino e il pupazzo di un orsetto.

<<Dovrei nasconderli,>> borbottò e lascio i giochi vicino l'entrata, <<Così finalmente imparerebbe a non lasciarli in giro.>>

Mi soffermai sulle sopracciglia aggrottate, gli socchiusi per il freddo e la punta del naso rossa.

Dio, quanto lo amavo.

<<Credo di doverti delle spiegazioni,>> affermai e nascosi le mani nella felpa fin troppo grande e calda per me, che mi era stata data il giorno prima.

<<Va bene,>> rispose lui con calma, ma vidi chiaramente il nervosismo nelle sue dita che andavano a massaggiare la base del collo.

Si sedette sugli scalini all'entrata e io lo seguii, rabbrividendo per il freddo.

<<Sono stata strana negli ultimi giorni e anche scorretta nei tuoi confronti. Quando ho comprato il biglietto e sono venuta qui, era perché volevo esserti vicina in un momento difficile. E invece ti ho solo dato dei pensieri in più, sono stata egoista.>>

Ethan schiuse le labbra e mosse la mano verso di me, intrecciando le nostre dita. <<Non sei stata egoista,>> mormoró, <<E sono davvero contento che tu sia venuta qui. Non immagini quanto.>>

Annuii lentamente e presi un respiro profondo. <<Voglio fare l'amore,>> annunciai, <<Con te. Ma sono anche terrorizzata da cosa questo voglia dire, e ogni volta che mi sei vicino finisco col pensarci, e succede che ti allontano senza farti capire.>>

<<Pensi,>> si schiarii la voce, <<Ti sei sentita come se ti avessi forzata?>>

Sgrani gli occhi, allarmata, e mi avvicinai a lui. <<Assolutamente no. Tu sei perfetto, sono io che ho fatto un casino. Credo di aver avuto paura che tu potessi esserti scocciato della mia indecisione, che magari avevo tirato troppo la corda e...>> mi interruppi, attirata dall'espressione dura del suo viso, <<Sei arrabbiato?>>

<<Moltissimo,>> mi spinse delicatamente di fianco affinché potessimo trovarci l'uno di fronte all'altro. <<Mi fa incazzare che tu dica queste cose, e anche il fatto che tu pensi di doverti giustificare per una cosa del genere.>>

Mi sgonfiai come un palloncino mentre le labbra si piegavano inevitabilmente verso l'alto. <<Sono stata proprio una scema, vero?>>

<<Totalmente,>> commentó e mi allontanó dolcemente un ciuffo di capelli dal viso. <<Mi piacerebbe che queste cose tu me le dicessi, senza dover far passare giorni di litigi e senza correre ogni volta da Annabeth.>>

Abbassai lo sguardo e mi mossi il labbro inferiore. <<È che ci sono cose che non dovrei dirti.>>

<<Perché non saprei come aiutarti?>>

Scossi la testa debolmente. <<Perché ti amo, e questa cosa mi mette paura. Quello che sento per te mi spaventa, perché a volte è così spiazzante e totalizzante che mi sembra di non poter neanche respirare. Poi invece tu mi sorridi o mi guardi e io torno a prendere aria, e questa cosa mi terrorizza.>>

La reazione di Ethan, a quelle parole, fu del tutto inaspettata, ma non per questo meno piacevole.

Con la mano corse ad accarezzarmi i capelli, fino ad avvolgere dolcemente la mia nuca. Mi spinse contro di sé e mi baciò.

Premette le sue labbra contro le mie con forza, mantenendomi con una mano e sfiorandomi il viso con l'altra.

E amandomi con tutto se stesso.

Si staccò brevemente e mi sfioró il naso con il suo. <<Io non lo so proprio cosa ho fatto per meritarmi tutto questo, te, ma non sai quanto sono stata felice di vederti l'altro giorno. Non immagini neanche quanto ti ho amato e quanto ti sto amando ora.>>

<<Quindi abbiamo fatto pace?>>

<<Non abbiamo mai litigato, sciocchina,>> mi baciò di nuovo. <<E non mi importa se facciamo l'amore, sesso o qualsiasi altra cosa. Non mi importa assolutamente nulla perché a me basta stare con te.>>

<<Ma io voglio farlo, non pensare che non sia così.>>

<<E anche io lo voglio, Stellina,>> mi scoccó l'ennesimo bacio e mi avvolse tra le sue braccia, cominciando a strofinare per scaldarmi. <<Lo voglio tantissimo, se devo sincero, e forse sbaglio a dirtelo ma non mi va che ci siano segreti tra noi. Sei la prima, e a volte anche l'unica a cui vorrei quello che mi succede, quello penso e che provo. Per cui, sappi che voglio così tanto fare l'amore con te che ti ho trovata incredibilmente sexy anche mentre fingevi di bere un thè inesistente su un tavolino con troppo piccolo.

<<Ma non mi importa, perché quello che per me conto sei tu, e sarai tu a decidere. Quando, dove, come... Scegli tu, decidi tu. L'unico vero che metto è sul con chi sarà,>> scherzó e io lo amai follemente.

<<Quella è l'unica cosa su cui non ho dubbi o paura,>> mormorai e lo baciai.

Strana vita a volte, eh? Avevo passato le ultime settimane a interrogarmi su cosa fosse giuste, sulle parole più adeguato e sul momento perfetto.

Avevo visto film, letto libri e parlato con tutte le persone che conoscevo, e non .

Domande, paure, incertezze, rispose... E solo due che realmente contavano

Con chi?

Con Ethan.

Perché?

Perché lo amavo.

Strana la vita, eh?

Passo giorni a tormentarti su un'idea, a organizzare ed esaminare tutto nei minimi dettagli, e poi mentre sei seduta su uno scalino scivolo, sporca di neve e con lo stomaco vuoto a causa di finti biscotti capisci che le risposte, quelle vere, le uniche che contano, le hai sempre avuto.

Ethan si allontanò con una smorfia e un sorriso di scuse. <<Aspetta un attimo,>> disse e cominciò a fare movimenti strani fino a quando non riuscì a tirare fuori il telefono dalla tasca del pantalone.

Improvvisamente però l'espressione sul suo viso cambiò: ogni traccia di dolcezza era scivolata via, lasciando il posto alla rabbia.

<<È mio padre.>>




Note a piè di pagina:
Inutile giustificarmi, ormai lo sapete voi e lo so anche io che sono un caso senza speranza. Dopo mesi di latitanza, pubblico a caso un nuovo aggiornamento.
A mia discolpa, posso dirvi che il prossimo è pronto (serve a farmi perdonare)?
Dopodiché ne mancherà un altro o al massimo massimo altri due.

Approfitto per comunicarvi, anche, che a breve comunicherò Titolo, Cover e data di uscita (imminentissima) di Quando meno te lo aspetti

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