Capitolo 9
Jacob era preoccupato, me ne ero accorta immediatamente. Non vedevo l'ora di dirgli che non aveva motivo di continuare ad esserlo, e che avremmo affrontato ogni cosa insieme. Ad essere onesta, mi preoccupava di più il fatto che a breve saremmo stati lontani, e quel pensiero mi faceva stare davvero male... Perciò lo scacciai, concentrandomi solo sul presente. Non gli avevo detto apertamente di essere la figlia di Bella, ma dedussi che se davvero Jake era lo stesso ragazzo che aveva avuto una specie di storia con mia madre, lui lo avrebbe capito da solo. Nonno Charlie non aveva altri figli, perciò era pressoché impossibile che Jake non avesse tratto le proprie conclusioni. Non dovevo preoccuparmi del fatto che uno di noi quella sera avrebbe dato di matto, ed era già qualcosa... Ma forse lui non era dello stesso avviso, e pensava che da un momento all'altro sarei fuggita e lo avrei mandato al diavolo. Be', forse una qualsiasi ragazza di diciotto anni avrebbe reagito così, ma non io. Mi ero ripromessa di comportarmi da persona matura, come avevo fatto fino a quel momento.
Quando entrammo nel ristorante, mi guardai attorno: il posto sembrava carino e non c'erano molte altre persone, e ciò stava a significare che avremmo potuto parlare in tutta tranquillità. Jake lasciò la mia mano e mi cinse le spalle, approfittando del fatto di essere molto più alto di me. Io sono alta un metro e sessantacinque, lui supera il metro e novanta: quel semplice dettaglio mi faceva impazzire, accanto a lui avevo la sensazione di sentirmi protetta, circondata dalla sua presenza. Quella sera avevo le spalle nude, perché indossavo una canottiera senza spalline. Non appena sentii le sue mani sulla mia pelle, avvertii di nuovo un brivido di eccitazione. I miei ormoni erano definitivamente partiti per la tangente, come mai mi era accaduto prima d'allora per un ragazzo che conoscevo di persona, e non per qualcuno di famoso.
‒ Buonasera, un tavolo per due? ‒ ci disse una cameriera, accogliendoci all'ingresso del locale. Era una ragazza Quileute, ovviamente; una bella ragazza con i capelli lunghi e neri, e guardò Jacob con fin troppo interesse. Mi diede quasi fastidio, segno che provavo già una sorta di piccola gelosia per lui.
‒ Buonasera. Sì, un tavolo per due, grazie ‒ rispose Jake, facendomi strada. Ci accomodammo ad un tavolo piuttosto appartato, lontano dalle altre persone. Guardandomi attorno, mi accorsi che appese alle pareti, dipinte di un caldo color giallo/arancio, c'erano diverse foto di Nativi Americani vestiti con gli abiti tipici, e vari disegni e fotografie raffiguranti dei lupi.
Quando ci sedemmo, fui io a prendere la parola. Sfogliavo distrattamente il menu, ma in realtà avevo la testa da un'altra parte.
‒ Il posto è molto carino ‒ gli dissi. ‒ Ma non voglio passare tutta la serata al ristorante, all'una dovrò tornare a casa. Sai, la macchina... e il fatto che io non conosca bene la strada ‒ gli spiegai.
‒ Posso farti strada io, non è un problema ‒ mi rispose, sorridendomi. ‒ E in ogni caso, neanche io avevo in mente di passare tutta la serata qui. ‒ Abbassò repentinamente lo sguardo, segno che probabilmente aveva pensato a qualcosa che lo metteva in imbarazzo. A quanto sembrava, non ero l'unica ad avere gli ormoni impazziti... ‒ Be', sempre se non vorrai fuggire subito a casa, una volta che ti avrò detto una certa cosa ‒ aggiunse. Mi venne da ridere, era serio mentre lo diceva. Aveva davvero paura della mia reazione.
‒ Smettila, Jake. Sono una persona di parola, ricordi cosa ti ho scritto in quel messaggio?
‒ Che l'unico motivo per il quale non vorresti più vedermi, è scoprire che sono un serial killer. ‒ Sorrise, quel messaggio doveva averlo fatto ridere parecchio.
‒ Se lo fossi non me lo diresti, ma sono certa che non sei né un serial killer né un maniaco ‒ gli risposi, più seria di quanto avrei dovuto essere.
‒ Ne sono onorato, Ness. Significa che mi sono guadagnato un po' della tua fiducia ‒ mi rispose, divertendosi a prendermi un po' in giro.
‒ Sì Jake, te la sei guadagnata. E vorrei che la smettessi di essere così teso, dico davvero ‒ ribattei. A quel punto, Jake allungò una mano verso la mia, sfiorandola.
‒ Renesmee... ‒ Fummo interrotti, era di nuovo la cameriera di prima.
‒ Ragazzi, avete già deciso cosa ordinare? ‒ ci domandò, soffermandosi di nuovo su Jake.
‒ Intanto, dell'acqua liscia ‒ disse Jake. ‒ E tu, Ness? Vuoi altro da bere?
‒ No, va bene dell'acqua liscia anche per me ‒ risposi. Eravamo d'accordo anche sulle piccole cose. Poi ordinammo entrambi da mangiare, Jake prese dei ravioli ripieni mentre io ordinai soltanto delle bruschette. Un po' perché ero ancora sazia grazie alle lasagne di nonna Esme, e un po' perché la presenza di Jake mi rendeva inquieta. Avevo un altro tipo di fame, in quel momento... Bramavo i suoi baci, e le sue mani sulla mia pelle...
‒ Terra chiama Ness ‒ mi riprese lui, vedendomi soprappensiero. ‒ A cosa pensavi di tanto interessante? Rendimi partecipe, se posso. ‒ Arrossii, maledicendo la mia carnagione bianca come la luna, che nel giro di pochi attimi avrebbe trasformato il mio viso in un peperone.
‒ Be', ecco... ‒ iniziai a dire, per prendere tempo. Forza, diglielo e basta. Il mio lato coraggioso mi venne in soccorso, e decisi di dargli ascolto. ‒ Stavo pensando al fatto che... non ci siamo salutati come avrei voluto. Perché non ti avvicini un attimo? ‒ gli dissi, con una certa sfacciataggine. ‒ Voglio baciarti, Jake. ‒ Lo lasciai senza parole, non si aspettava quel tiro mancino.
‒ Sei tremenda, Renesmee ‒ mi rispose, scandendo bene il mio nome. ‒ Ho promesso che non ti avrei più baciata prima di dirti la verità ‒ insistette. ‒ Lo faccio perché ti rispetto, non farei mai nulla contro la tua volontà. E poiché potresti rimanere turbata da quel che ti dirò...
‒ A chi lo avresti promesso? ‒ domandai.
‒ A me stesso. Sono un uomo di trentaquattro anni, sai com'è. Non è più il momento di fare il cretino con le ragazze.
‒ Vorrà dire che mi assumerò io la responsabilità della mia richiesta ‒ gli risposi, decisa. Lo guardai con gli occhi da cucciolo, sbattendo le ciglia. A quel punto Jake non si fece pregare due volte, avvicinò la sua sedia alla mia e mi guardò intensamente. Avvicinai il mio volto al suo, lasciando che le sue labbra si poggiassero sulle mie. Non c'era nessuno che potesse guardarci, così lo baciai in modo decisamente poco casto, stringendo i suoi capelli tra le mie mani e assaporando quel bacio, la sua lingua che incontrava la mia. Anche se non avevo esperienza, a quel punto mi sembrò di compiere un gesto automatico, come se lo avessi già fatto molte altre volte. Gli morsi il labbro inferiore, prima di separarmi da lui. Non ne avevo la minima voglia.
‒ Ness, tu mi farai impazzire ‒ disse, continuando a guardarmi negli occhi.
‒ Penso di averlo fatto già ‒ risposi, soddisfatta. Dov'era finita la Renesmee di sempre? Quella ragazza timida, che non si era mai fatta avanti con un ragazzo? Jake mi sorrise, annuendo alla mia affermazione.
‒ E comunque, Jake, prima mi stavi dicendo qualcosa ‒ proseguii a dire, riprendendo il discorso che era stato interrotto dall'arrivo della cameriera. Jake si passò entrambe le mani sulla fronte, spostandosi un ciuffo di capelli liscissimi e neri più lungo degli altri. Poi, prese un respiro profondo e tornò a parlare.
‒ Sai perché sono così teso? ‒ mi domandò.
‒ Non si risponde a una domanda con un'altra domanda ‒ gli feci notare, strappandogli un altro sorriso. ‒ Sei teso perché hai paura di come io possa reagire. So che hai parlato con Seth ‒ gli risposi.
‒ Sì... Seth mi ha detto che sai tutto, del fatto che io conoscessi tua madre ‒ proseguì a dire, con riluttanza. ‒ E voglio che tu sappia una cosa. Sabato sera, quando ci siamo conosciuti, non avevo la più pallida idea del fatto che tu fossi la nipote di Charlie. Non ti ho mai mentito, neanche per un solo istante.
‒ Non l'ho mai pensato, Jake ‒ gli risposi. ‒ Sono io ad aver sbagliato, semmai. Ma ho comunque una cosa da chiederti.
‒ Dimmi.
‒ Tuo padre e mio nonno sono migliori amici, giusto? Perciò... come facevi a non sapere che io fossi proprio la nipote di Charlie e la figlia di Bella? ‒ Nel sentire il nome di mia madre, vidi Jake abbassare lo sguardo.
‒ E' una lunga storia, Ness. E probabilmente non ti piacerà ‒ mi rispose.
‒ Raccontamela... Potrei anche sorprenderti ‒ gli dissi, con uno sguardo di sfida.
‒ Procediamo per gradi, che ne dici? Parlami di te, ed io ti parlerò di me... Non lasciamo che ciò che sto per dirti cambi ciò che sta nascendo tra noi.
‒ Sono felice che lo pensi ‒ gli dissi.
‒ Certo che lo penso. Altrimenti non ti avrei baciata. ‒ In quel momento arrivò la cameriera con le nostre ordinazioni, che sicuramente aveva sentito almeno l'ultima parte della frase detta da Jake.
‒ Gradite altro? ‒ domandò, poggiando i piatti in tavola.
‒ Per ora siamo a posto ‒ rispose Jake per me, dopodiché la cameriera se ne andò via.
‒ Stai arrossendo di nuovo ‒ mi fece notare, poggiandomi una mano sulla guancia e sfiorandola delicatamente. ‒ Sei... così bella, quando lo fai.
‒ Maledetta carnagione da vampiro ‒ borbottai, assecondando quel breve contatto. ‒ Va bene, Jake. Conosciamoci meglio, vista la mia geniale idea di giocare a fare la ragazza del mistero.
‒ Seth mi ha detto perché non volevi che si sapesse che sei la nipote di Charlie Swan: non volevi che qualcuno di noi pensasse che ti aveva portato con lui solo per far contento Charlie.
‒ E' così ‒ risposi.
‒ Non lo avremmo mai pensato. E poi, puoi passare benissimo per un ragazza più grande ‒ mi rispose.
‒ Ma se mi danno ancora diciassette anni ‒ ribattei, ed era vero.
‒ Quando ti ho sentita parlare, ho pensato che ne avessi almeno venti. E poi, che importa? L'unica cosa che mi spaventa è che potremmo avere dei desideri diversi, ma a parte questo...
‒ Tra le mie cotte per uomini famosi - parlo di attori e cantanti che mi piacciono - è pieno di uomini che hanno anche trenta o quarant'anni più di me. Perciò, credo proprio di avere un problema con i miei coetanei ‒ gli confessai. Era vero, in fondo... Se contiamo anche la mia cottarella adolescenziale per Seth, di cui non gli avrei detto nulla.
‒ Non ne sono sorpreso. Non mi sembri affatto una ragazzina, anche adesso che stiamo parlando. ‒ Iniziò a mangiare, e mi decisi anch'io ad addentare una delle mie bruschette. Erano buone, e finalmente mi venne un po' di appetito.
‒ Buona? ‒ domandò Jake.
‒ Sì. ‒ Subito dopo, mi offrì uno dei suoi ravioli, prendendolo con la forchetta e avvicinandolo alla mia bocca. Assecondai quel gesto, un gesto da fidanzati.
‒ Allora, ti piace? ‒ mi chiese subito dopo.
‒ Cavolo, sì! Cucinano davvero bene, in questo posto ‒ commentai, per poi bere un sorso d'acqua.
‒ Comunque ‒ proseguii a dire, ‒ ci sono tante cose che non ti ho detto di me. Mi sembra il momento giusto per farlo.
‒ Renesmee Carlie Cullen... non mi avevi detto di avere un secondo nome, ad esempio ‒ mi rispose Jacob. Era vero, non glielo avevo detto. Lo aveva scoperto dal mio profilo Facebook.
‒ Be', mia madre ha unito i nomi dei miei nonni. Renesmee sta per Renée e Esme. Renée è la mia nonna materna, Esme è la mia nonna paterna. E Carlie è l'unione di Carlisle e Charlie ‒ gli spiegai.
‒ E' originale ‒ mi rispose, sorridendo.
‒ Originale o ridicolo? Sii sincero ‒ gli domandai. ‒ Mio padre dovette litigare con il tizio dell'anagrafe, per farmi mettere il nome Renesmee. E a scuola mi hanno preso in giro tante di quelle volte per il fatto che fosse strano, che ho perso il conto. A me è sempre piaciuto, mi rende unica.
‒ E' bellissimo, e lo penso davvero. Ha un non so che di musicale. E chi ti ha preso in giro era senz'altro un coglione ‒ mi disse.
‒ Grazie, Jake. ‒ Diedi un altro morso alla mia bruschetta, e poi proseguii a parlare. ‒ Sai, quando sono nata i miei genitori avevano soltanto diciotto anni. Hanno fatto una scelta coraggiosa, probabilmente se capitasse a me non me la sentirei di stravolgere la mia vita. E ogni volta che mia madre sospetta che io abbia un ragazzo, mi fa il discorso.
‒ Chissà quanti ragazzi avrai intorno ‒ mi rispose, con una punta di gelosia.
‒ Ti riferisci ai casi umani sui social network o ai coglioni della mia scuola? Sono decisamente una vasta scelta, Jake. ‒ Mi venne da ridere, e lui mi seguì a ruota.
‒ Sai, Ness ‒ mi rispose. ‒ Ieri pomeriggio, quando ci siamo baciati... io ho capito di essere il primo. ‒ Arrossii per l'ennesima volta.
‒ Sono stata così pessima? ‒ domandai. ‒ Da cosa lo hai capito?
‒ Non saprei, l'ho capito e basta. Inizialmente eri inesperta, ma poi ti sei lasciata andare. Ti sei fidata di me, e credimi... non mi sarei fermato, se non avessi capito che per te era tutto nuovo ‒ mi confessò. Cambiai discorso, perché iniziai letteralmente a sentire caldo.
‒ C'è un'altra cosa che non ti ho detto, Jake: suono il piano, ho ripreso da poco a farlo. E questa mattina, mia zia Alice mi ha fatto una richiesta particolare.
‒ Quale?
‒ Quella di suonare il piano al matrimonio di Charlie. Visto che sono sua nipote, sarebbe una cosa carina. E così, ho scelto il brano di testa mia. ‒ Vidi Jake soprappensiero.
‒ Sarò presente anch'io al matrimonio di Charlie e Sue ‒ mi disse.
‒ Lo immaginavo, Jake.
‒ Allora, quale brano hai scelto? Non vedo l'ora di vederti suonare ‒ mi rispose, incuriosito.
‒ Non solo suonerò, ma canterò anche. Non te lo dico, lo scoprirai il giorno del matrimonio ‒ lo provocai.
‒ Sei piena di qualità, Ness. Sei una persona speciale, ecco perché sono teso. Perché non voglio perderti ‒ mi rispose.
‒ Neanche io voglio perderti. Dai, ora parlami un po' della tua famiglia... Sai, ieri ho visto le foto di tua madre appese alle pareti, e quando hai nominato il suo nome ti ho visto cambiare espressione. Cosa è successo con lei? ‒ Ripensai alla mia ipotesi, quella dell'incidente stradale in cui anche Billy era rimasto coinvolto. Forse ero stata scortese e insensibile a fargli quella domanda, e me ne pentii subito dopo. ‒ Non sei costretto a rispondere, scusami.
‒ Non scusarti. Vedi... mia madre è morta quando ero piccolo, ecco perché mi hai visto cambiare espressione. Mamma ebbe un incidente stradale, per colpa di un ubriaco del cazzo, alla guida di un camion. Forse è anche per questo che ho sviluppato un interesse per le auto, le ho promesso che sarei stato talmente bravo a guidare che non mi sarebbe mai accaduto nulla di male. Magari è stupido, ma mi ha aiutato.
‒ Oh, Jake... Scusami, non volevo farti intristire. E non c'è proprio nulla di stupido. Tua madre è sicuramente orgogliosa di te, ovunque sia adesso. ‒ Jake mi regalò uno stupendo sorriso.
‒ Chiedimi tutto quello che vuoi, okay? Purtroppo non ricordo molto di mia madre, le mie sorelle erano più grandi e per loro fu più difficile elaborare il lutto. Rachel e Rebecca sono gemelle, e quindi avevano la stessa età quando mamma ebbe l'incidente. Rebecca, quando compì diciotto anni, se ne andò a vivere alle Hawaii. La Push per lei era piena di ricordi dolorosi. Sono felice per lei, suo marito è una brava persona e mio nipote è un bambino adorabile.
‒ Hai un nipote? ‒ gli domandai.
‒ Sì, William. Billy Junior... Come papà. E non dirlo a nessuno, ma anche Rachel e Paul stanno per rendermi zio ‒ mi confessò.
‒ E' una bella notizia, no? Tu e Rachel mi sembrate molto legati ‒ gli dissi, da ciò che avevo percepito vedendoli insieme.
‒ Lo siamo, lei è stata quasi una mamma per me. Sai, mio padre è finito in sedia a rotelle per le complicazioni del diabete, e lei mi è stata molto vicina anche in quel periodo. Per fortuna, papà è un uomo forte. Gli voglio un gran bene. ‒ Avvicinai di nuovo la mia mano alla sua, lasciando che Jake la stringesse.
‒ Credevo che tuo padre avesse perso l'uso delle gambe nell'incidente ‒ gli dissi. ‒ Mi dispiace che tu abbia sofferto, e tuo padre mi sembra davvero una brava persona. Sono felice che lui e Charlie siano amici.
‒ No, mamma era da sola in macchina quando ebbe l'incidente...
‒ Ora basta parlare di cose tristi, okay? ‒ gli dissi. Fui io ad avvicinare la sedia a lui, spostando anche il mio piatto e le posate per stargli più vicina. Appoggiai il mio viso alla sua spalla.
‒ Che bel panorama, Jake. ‒ Guardai dalla finestra, il cielo era ormai di un bel blu scuro e le nuvole erano scomparse. Si vedevano tante piccole luci in lontananza.
‒ Ti piace la notte? ‒ mi domandò.
‒ Sì, mi piace. Senza il buio non vedremmo le stelle. ‒ Era una frase che ripeteva spesso papà, e con la quale mi trovavo d'accordo.
‒ Hai proprio ragione ‒ mi rispose. Avevamo finito di mangiare, e Jake mi chiese se volessi ordinare un dolce. Preferii aspettare.
‒ Be', ora che sappiamo molte più cose l'uno dell'altra, è giunto il momento ‒ mi disse, abbassando per un attimo lo sguardo.
‒ Sì, Jake. Sai, prima di andare al falò, sabato sera, mia madre mi ha detto che anni prima aveva spezzato il cuore ad un ragazzo della Riserva. Poi ho messo insieme i pezzi, e ho pensato che potessi essere tu ‒ gli rivelai.
‒ E questo che effetto ti fa? ‒ mi domandò.
‒ All'inizio, è stato strano. Ma ora, se tu mi confermassi questa ipotesi, tra noi non cambierebbe assolutamente nulla. Perché mi piaci, Jake, e non mi importa del resto. ‒ Lo guardai, incantandomi a contemplare la bellezza del suo viso. Il colore ambrato della sua pelle, che trasmetteva calore. E i suoi occhi, due carboni ardenti. Cioccolato fondente fuso.
‒ Sono io quel ragazzo, Renesmee ‒ mi rispose, confermando le mie teorie.
‒ Va bene, Jake. Dico davvero, non cambia nulla.
‒ Hai gli stessi occhi di Bella, lo sai? Le ho sempre voluto bene, anche se non ci siamo più parlati. Non so neanche come ci comporteremo il giorno del matrimonio di Charlie e Sue ‒ mi disse, scuotendo la testa.
‒ Be'... sono passati diciotto anni. Se le vuoi bene è ora di mettere da parte le vostre incomprensioni. Mi stupisco di mia madre, non è da lei comportarsi in questo modo.
‒ Non è stata Bella a non volermi più vedere, sono stato io. E' stata colpa mia. Avevo sedici anni, ero un ragazzino immaturo. Poi Bella e Edward si sono trasferiti a Jacksonville, e così io e tua madre non abbiamo mai appianato le nostre divergenze. Sei sicura di voler conoscere tutta la storia? ‒ mi chiese. ‒ Forse Bella non ne sarebbe felice. Così come non sarebbe felice di sapere che stiamo uscendo insieme.
‒ Sono maggiorenne, a settembre compirò diciannove anni. So ragionare con la mia testa, e so che sei una brava persona. Voglio sapere cosa è accaduto tra voi, Jake. Tra noi non è cambiato niente, visto? ‒ lo rassicurai. Avvicinai di nuovo il mio volto al suo, dandogli un bacio leggero sulle labbra. In quel momento capii una cosa: il problema non era aver avuto la conferma che Jake e mia madre un tempo erano stati più che amici. Ma come avrebbero reagito i miei quando avrebbero capito che tra noi stava nascendo qualcosa?
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro