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Capitolo 7

A cena, cercai di comportarmi come al mio solito. Mangiai la pizza, ascoltai i discorsi della mia famiglia partecipando attivamente alla conversazione e cercai di distrarmi. L'argomento principale, con zia Alice nei paraggi, era ovviamente l'imminente matrimonio di Sue e nonno Charlie. Ormai mancavano davvero pochi giorni. Va tutto bene, mi ripetevo. Non è successo nulla e non accadrà nulla di male. E poi, l'attimo dopo mi ritrovavo a pensare a Jacob. Anzi, Jake. Era come se lo conoscessi da tanto tempo anziché da due giorni, che cosa assurda. Ma perché tutti sembravano volermi nascondere qualcosa, Jake compreso?
Avevamo finito di cenare, ed io ero andata in bagno per controllare i messaggi sul cellulare senza sembrare disinteressata nei confronti dei nonni e degli zii. Non che lo fossi, ovviamente, ma mi sentivo strana e avevo bisogno di stare cinque minuti da sola.

Christina: Oh mio Dio, il tuo primo bacio!!! Vogliamo vedere la foto di questo figo pazzesco, ora siamo davvero curiose!

Stella: La prossima volta portami a Forks con te, voglio conoscere gli amici di Jake!

I messaggi delle mie amiche erano seguiti da un numero spropositato di emoticon, e mi strapparono più di un sorriso. Leggendo il messaggio di Chris pensai anche al fatto che non avevo ancora una foto in compagnia di Jake. Mi venne l'idea di cercarlo sui social network, più tardi lo avrei fatto. Ma al momento, dovevo solo farmi coraggio e controllare che cosa mi avesse risposto.

Jacob: Invece dovresti dormire, Ness... Ma ti prometto che se lo vorrai ancora, non ti libererai di me tanto facilmente ;)

"Se lo vorrai ancora". Quel non sapere mi irritava da morire, così sfoderai ancora una volta il mio sarcasmo: Sei un serial killer? Se la risposta è no, sarai tu a non liberarti di me tanto facilmente!
Uscii dal bagno, soddisfatta della risposta che gli avevo dato. Rimasi accanto alla finestra, al piano di sopra. Continuavo a sentirmi addosso una fastidiosa sensazione d'ansia, ed ero certa che non se ne sarebbe andata finché non avessi scoperto tutta la verità. A costo di andare a La Push nel cuore della notte fregando le chiavi della macchina di Sue o del nonno. Io, che non avevo mai fatto gesti scellerati per un ragazzo...
‒ Renesmee, va tutto bene? ‒ mi chiese Seth, riscuotendomi dai miei dialoghi interiori.
‒ Sì e no ‒ gli risposi, rivolgendogli appena l'ombra di un sorriso. ‒ Che fai, mi segui?
‒ E' solo che mi preoccupo per te, Ness. Non riesci a nascondere le tue emozioni... Su questo, sei tale e quale a quando eri più piccola ‒ mi rispose.
‒ Anche mamma me lo dice... ‒ E dopo averlo detto, pensai al fatto che presto mi sarei dovuta aspettare qualche domanda da parte sua. Poi, proseguii a parlare con Seth.
‒ Sai ‒ gli dissi, ‒ prima ho accennato di Jacob a zia Alice, e non appena ha sentito il suo nome ha fatto una faccia strana, come se sapesse qualcosa. Volevo chiederle altro, ma poi Dave ha iniziato a dirle che aveva fame... C'è qualcosa che mi state nascondendo tutti, riguardo a Jake. Tutti sanno, ma nessuno parla. ‒ D'altronde era un dato di fatto, Jacob nascondeva - ancora per poco - un'informazione che forse mi avrebbe sconvolto, o fatto cambiare idea su di lui.
‒ Seth, non ce l'ho con te. Scusami ‒ mi affrettai ad aggiungere, visto che la mia risposta poteva sembrare un tantino brusca.
‒ Ness, io... ecco, io so di cosa vuole parlarti Jacob. E so anche perché Alice ha fatto una strana espressione quando le hai accennato di lui. Mentre tu eri su a prepararti, Jake mi ha telefonato... Gli ho detto di essere già a cena e gli ho praticamente chiuso il telefono in faccia ‒ mi disse.
‒ Perché? ‒ domandai.
‒ Ecco... hai presente lo sguardo assassino che gli ho rivolto? Voleva sapere quale fosse il problema. Il fatto è che fin da subito si sono creati una serie di equivoci, fin da quando hai chiesto a me e a Leah di non rivelare che fossi la nipote di Charlie. ‒ Ancora non capivo, o forse era il mio cervello a rifiutarsi di capire.
‒ Jake mi ha detto che non c'è alcun problema con il fatto che io sia la nipote di Charlie ‒ risposi.
‒ Ma non ti ha detto il resto. E giuro che se non lo farà domani, a quel punto sarò io a dirti tutto. ‒ Mi offrì la mano, ancora una volta. Quello era il secondo patto che stringevamo in due giorni.
‒ Affare fatto, Seth. ‒ Mi avvicinai per abbracciarlo. Non ero mai stata una persona particolarmente espansiva, ma le cose cambiavano se la persona con cui mi ritrovavo a parlare mi era simpatica. Avevo capito il punto di vista di Seth, e giurai a me stessa che qualunque cosa avessi scoperto, non me la sarei presa con lui. Non si era voluto immischiare, e così doveva continuare ad essere.

***

Prima di andare a dormire, ripensai al messaggio di Christina e provai a cercare Jake sui social network. Andai su Facebook, e digitai il nome "Jacob Black". Mi apparve subito il suo profilo, perché risultava che avesse Seth e Leah come amici in comune. Scaricai sul mio cellulare la sua foto del profilo e la mandai alle mie amiche, per poi incantarmi a guardarla. Era molto fotogenico, e dimostrava meno dei suoi trentaquattro anni. Decisi di inviargli la richiesta di amicizia, in fondo non avevo più nulla da nascondere.
Subito dopo lo cercai su Instagram, tra i contatti seguiti da Seth. Non aveva un profilo personale, ma in compenso c'era un account dedicato ai Black Wolves in cui c'erano diverse sue foto e anche qualche video. La mia attenzione fu subito catturata da un video in particolare, quello in cui Jake cantava una cover accompagnato da Seth, Embry e Quil agli strumenti. La canzone in questione era Enjoy The Silence dei Depeche Mode, un'altra delle mie band preferite. Avevamo molte cose in comune, e neanche lo sapevamo. Riuscii ad allontanare i cattivi pensieri e mi addormentai, pensando a lui...

... Mi ritrovai nel garage di Jacob. Era il crepuscolo, e qualche lieve sprazzo di sole era ancora visibile sotto la perenne coltre di nubi che sovrastava il cielo di Forks. Non sapevo come ci fossi finita, non ricordavo nemmeno se Seth mi avesse accompagnata o se fossi venuta per conto mio.
Vidi Jake armeggiare con degli attrezzi, sdraiato sotto a una macchina. Indossava un paio di vecchi jeans e una maglietta bianca, tutta sporca di grasso.
‒ Jake? ‒ Lo chiamai, e nel sentire la mia voce si alzò subito da terra e si voltò nella mia direzione. Mi sentii di nuovo mancare la terra sotto ai piedi.
‒ Renesmee, che bella sorpresa! ‒ mi disse entusiasta, ‒ non mi aspettavo di trovarti qui! ‒ Si tolse i guanti che aveva utilizzato per non sporcarsi le mani, poggiandoli accanto agli attrezzi. Riusciva ad essere bello anche in quel modo, con un'orribile maglietta sporca di grasso di automobile e un paio di jeans logori.
‒ Ecco, Jake... in teoria sono qui per chiederti qualcosa, ma non ricordo più bene cosa. ‒ Non ero neanche infastidita, forse non era nulla di importante.
‒ Volevi che ti parlassi di me ‒ mi rispose lui, ma lo zittii.
‒ Sì, ma... dopo. Non mi interessa sapere che cosa mi nascondi, io mi sono innamorata di te! ‒ gli dissi, tutto d'un fiato. ‒ Cioè, io... Tu mi piaci, e tanto. ‒ Forse avevo esagerato, lo avrei spaventato.
‒ Ness, non fare passi indietro ‒ mi disse, prendendomi il mento tra le mani. ‒ Perché è esattamente quel che provo anch'io. E al diavolo tutto il resto, perché non mi interessa se ci conosciamo da pochi giorni. Anch'io mi sono innamorato di te, e se per te è lo stesso io sono l'uomo più felice dell'universo. ‒ Mi prese per mano, portandomi vicino all'automobile che stava riparando. Un vecchio pick-up rosso, che mi sembrava in qualche modo familiare.
‒ Jake, mi dispiace non averti detto che sono la nipote di Charlie ‒ gli dissi, abbassando lo sguardo. Mi sentivo come se fossi stata scorretta nei suoi confronti.
‒ Non importa, Nessie. L'unica cosa di cui mi importa è che sei qui... ‒ Mi sollevò da terra, poggiandomi sul cofano dell'automobile. Gli strinsi le gambe attorno alla vita e gli sfilai la maglietta, sfiorando la sua pelle ambrata. Nel giro di pochi attimi mi ritrovai sdraiata sul cofano, con lui che mi sovrastava... All'improvviso le nuvole erano scomparse, e il cielo là fuori iniziò a tingersi di azzurro, con qualche sprazzo di blu. Era strano, sembrava irreale.
‒ Jake, io... ti voglio ‒ gli dissi. Era eccitato, lo era palesemente. Le sue braccia bloccarono le mie, impedendomi di alzarmi o di cambiare posizione, e alcuni istanti dopo le sue labbra erano di nuovo sulle mie. L'attimo dopo ancora, la sua lingua cercava impaziente la mia e se ne impossessava. Lo desideravo da impazzire.
‒ Ne sei sicura, Nessie? ‒ mi domandò, ancora incerto. Annuii, a quel punto mi abbassò le spalline della canottiera che avevo addosso e iniziò a baciarmi prima sul collo, poi sempre più giù... Sentii il suo bacino contro il mio, e a quel punto mi sembrava come di aver perso il controllo. Volevo che mi rendesse sua, non mi interessava del resto. Qualunque cosa fosse.
‒ Nessie, io... non posso, non posso proprio farlo ‒ mi disse all'improvviso, lasciandomi un bacio sulla fronte e mollando la presa sulle mie mani. Si allontanò da me, e a quel punto mi alzai per raggiungerlo. ‒ Scusami ‒ insistette, desolato.
‒ Perché, Jake? ‒ Mi venne da piangere, come una stupida ragazzina.
‒ Perché non conosci il mio segreto ‒ mi rispose. ‒ Chiedilo a Bella...

E mi svegliai, con le lacrime agli occhi. Inquieta, confusa e... vagamente eccitata, perché avevo appena fatto una specie di sogno erotico con Jake. Un sogno che era finito decisamente in malo modo, ma che mi aveva dato uno spunto di riflessione. "Chiedilo a Bella", mi aveva detto lui nel sogno. E all'improvviso, tutto mi fu mi chiaro. Ripensai alle parole di mamma, di quando mi aveva detto di aver spezzato il cuore a un ragazzo della Riserva. Me lo aveva detto prima che andassi con Seth al falò, prima che conoscessi Jake e che cambiasse tutto. Il mio sogno era stato piuttosto surreale, ma una cosa era vera: quella non era una semplice cotta, io ero innamorata di lui. Non sapevo come diavolo fosse possibile visto che lo conoscevo a malapena, ma era così... E c'era anche la possibilità che fosse lo stesso ragazzo al quale mia madre aveva spezzato il cuore.
Non dare di matto, Renesmee. Mantieni la calma, mi dissi. Presi un respiro profondo, e poi bevvi un sorso d'acqua dalla bottiglietta che tenevo sopra il comodino.
Ero finita in una puntata di Beautiful, ecco che cosa mi stavano nascondendo tutti quanti... Se avessi avuto ragione, avrebbe significato una sola cosa: che mi ero innamorata di qualcuno che era stato una specie di ex di mia madre, o qualcosa del genere. Ma in fin dei conti, me ne importava qualcosa? Avere la conferma, eventualmente, che la mia teoria fosse vera, mi avrebbe davvero allontanata da Jake? Conoscevo la risposta, e quella risposta era "No". Glielo avevo anche detto nel mio stupido messaggio, quello che gli avevo mandato la sera precedente. E poiché le possibilità che Jake fosse un serial killer erano dello zero virgola novantanove percento, non ci sarebbe stato nient'altro che mi avrebbe fatto cambiare idea su di lui. Nient'altro e nessun altro.
Neanche i miei genitori.

Dopo essermi lavata e aver cambiato i miei vestiti, scesi a fare colazione.
‒ Ciao, mamma ‒ le dissi, dandole il buongiorno. Cercai di non apparire strana, visto che era semplice leggere i miei stati d'animo. Secondo lei ero brava a "mostrare", a volte anche senza che proferissi parola. E Seth me ne aveva dato la conferma.
‒ Renesmee, buongiorno ‒ mi disse, rivolgendomi un sorriso. Lei preferiva sempre chiamarmi con il mio nome completo, raramente mi chiamava Ness. Da piccola, a scuola, avevano anche provato a prendermi in giro, dicendomi che avevo un "nome strano e inesistente". Fu allora che iniziai a tirare fuori il mio caratterino, dopo che papà mi disse che nessuno doveva permettersi di trattare male la sua piccola principessa.
‒ Vuoi che ti prepari io la colazione? ‒ proseguì a dire mamma.
‒ Sì, grazie mamma... Latte al cioccolato, come al solito ‒ risposi.
‒ Oggi finalmente arrivano papà, zia Rose e zio Emmett con tua cugina. Pranzeremo da nonna Esme e nonno Carlisle ‒ mi informò. Vidi subito dipingersi sul suo volto un sorriso, era palesemente felice di rivedere papà. Anche se quel giorno era lunedì e lei non vedeva papà da sabato.
Me lo sentivo, a breve mi avrebbe fatto delle domande. Ed io stavo valutando se negare, dire una mezza verità o fare in modo che finissimo a parlare del ragazzo Quileute a cui aveva spezzato il cuore da ragazzina. Mentre ci riflettevo, mamma mi mise davanti agli occhi una tazza di latte al cioccolato e il pacchetto dei biscotti.
‒ Come sei silenziosa ‒ mi disse, come sospettavo. ‒ E' successo qualcosa? ‒ domandò.
‒ Be', mamma... stasera se non ti dispiace vorrei tornare a La Push ‒ le dissi. Era vero, perché volevo parlare con Jake e chiarire una volta per tutte quella situazione.
‒ Okay, non c'è problema ‒ rispose, ‒ ma viene di nuovo Seth a prenderti? ‒ Conoscevo quello sguardo, lo sguardo da detective. Lo stesso sguardo di nonno Charlie quando voleva estorcerti qualche informazione.
‒ Ecco, io... non vorrei disturbare Seth a fare avanti e indietro, perciò mi chiedevo se fosse una cattiva idea chiedere a Sue se mi presta la sua auto ‒ le dissi. Il vecchio pick-up Chevy della mamma era ormai stato rottamato. In quel momento ricordai un particolare del sogno che avevo fatto quella notte, nel quale Jake stava riparando proprio quel vecchio pick-up. Mi sentii in imbarazzo, nel ripensare a cosa era quasi successo in quel sogno...
‒ Sei in grado di arrivare in macchina da sola fino a La Push? ‒ proseguì a domandare. Ecco che sfoderava il suo lato apprensivo.
‒ Certo che so arrivarci. E poi le strade sono semideserte, e se avrò qualche problema userò il navigatore sul cellulare ‒ la rassicurai.
‒ Puoi sempre prendere in prestito l'auto di nonna Esme, potrai chiederglielo oggi a pranzo. ‒ L'auto di nonna Esme non era altro che una Volvo C30 color grigio metallizzato, che in passato era appartenuta a papà.
‒ Dici che nonna Esme mi presterebbe la sua auto? ‒ domandai.
‒ Ma certo, perché non dovrebbe. Hai la patente da due anni, nonna si fida. ‒ Sicuramente papà non sarebbe stato dello stesso avviso... In fondo andavo a La Push a fare chissà cosa, e... be', papà era papà, ed era geloso della sua unica figlia femmina.
‒ Okay, ci penserò su ‒ risposi.
‒ Renesmee, posso farti un'altra domanda? Sii sincera con me, perché sai che non è mia intenzione giudicarti. ‒ Ecco, lo sapevo che sarebbe arrivata quella domanda. Con riluttanza, mi decisi a rispondere.
‒ Così non vale, mamma. Se devi farmi una domanda, fammela e basta. Poi, sta a me valutare se rispondere o meno. ‒ Sfoderai un sorriso furbetto, quello stesso sorriso che secondo lei somigliava a quello di papà.
‒ Sabato sera sei andata al falò in spiaggia con Seth. Ieri sei stata fuori tutto il pomeriggio per tornare a La Push, e stasera vuoi andarci di nuovo... Mi sembra piuttosto chiaro che c'è qualcuno che ti interessa. Dai, a me puoi dirlo... e lo sai. ‒ Mamma era anche un'amica, e fino ad allora non avevo mai avuto grossi problemi a confidarmi con lei. Anche perché non avevo molto da raccontare in materia di ragazzi, visto che non mi era mai interessato nessuno. In compenso però, si era sorbita svariate volte tutte le mie paranoie sul fatto che a volte mi mancasse avere un ragazzo, e che non avrei mai trovato qualcuno che fosse intelligente e bello come papà. I miei genitori stavano insieme da molti anni, eppure bastava guardarli per capire che erano innamorati l'uno dell'altra come se il tempo non fosse mai passato. Erano come due calamite, mamma mi raccontò che glielo disse anche nonna Renée quando erano fidanzati. Molti miei compagni di scuola avevano i genitori divorziati, ed io mi ritenevo molto fortunata ad avere una famiglia bella e unita... Eppure, anche se forse era un pensiero piuttosto infantile, invidiavo i miei genitori. Non in senso cattivo, ma solo perché a poco a poco mi ero convinta che il ragazzo giusto per me non esistesse e basta.
‒ Sì, mamma ‒ risposi. ‒ Ho conosciuto un ragazzo... Ma al momento non ti dirò altro. ‒ Finii di bere il latte, e in quel momento squillò il cellulare di mamma. Era papà, che la avvisava di essere appena arrivato all'aeroporto e che era già in compagnia di zia Rosalie, zio Emmett e mia cugina Caroline.
Per il momento ero salva, ma quel discorso non sarebbe di certo finito lì...

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