Capitolo 12
‒ Sì, Jacob ed io ci conosciamo ‒ risposi a Jessica, senza tradire le mie emozioni. ‒ Mia nonna Esme mi ha prestato la sua auto, e siccome ho avuto un piccolo problema, Seth Clearwater mi ha detto di andare dai suoi amici meccanici. Spero di risolvere in giornata, altrimenti mio padre chi lo sente! ‒ Sfoderai un sorriso di circostanza, sperando che la mia risposte fosse stata sufficiente a soddisfare la strana curiosità che avevo visto negli occhi di Jessica. Probabilmente si era già immaginata di correre da mia madre a raccontarle tutto, perciò il segreto stava nel mantenere la calma. Dovevo darle l'impressione che fosse tutto normale e alla luce del sole.
‒ Oh... capisco ‒ rispose Jessica, sorpresa dalla mia parlantina. ‒ Quindi è stato il figlio di Sue a dirti di venire qui. Ti ha consigliato bene, Jacob ed Embry sono i meccanici migliori della zona. Vedrai che risolverai subito il problema con l'auto di tua nonna! Sai Renesmee, Jacob e tua madre erano molto amici ai tempi della scuola ‒ proseguì a dire, cercando inutilmente di sconvolgermi. Sembrava gelosa di Jake, e stava cercando di capire quanto lui ed io sapessimo l'uno dell'altra. Forse sbagliavo ad essere così malfidata a soli diciotto anni, ma se non altro evitavo di farmi fregare dalle persone.
‒ Sì, so anche questo ‒ risposi, continuando a sorridere. Dovevo averla irritata parecchio, a giudicare dall'espressione che aveva assunto. Si stava facendo prendere gioco da una ragazzina.
‒ Jacob, e tu sapevi che Renesmee è la figlia di Bella e Edward? ‒ gli domandò, voltandosi verso di lui.
‒ Certo, e poi somiglia talmente tanto ai suoi genitori che sarebbe impossibile non notarlo ‒ rispose Jake, sfoderando anche lui uno dei suoi migliori sorrisi. Poi, si rivolse a me. ‒ Renesmee, perché non mi raggiungi di là e mi dici che problema ha la macchina? Vediamo di risolvere al più presto, okay? ‒ Annuii, felice di essermi tolta di torno quell'impicciona e le sue domande. ‒ Buona giornata, Jessica ‒ aggiunse, con il tono più amichevole possibile, nel quale io avevo notato però anche una punta di esasperazione.
‒ Arrivo subito, Jacob. Allora... piacere di averti conosciuto, Jessica. Porterò a mia madre i tuoi saluti ‒ proseguii a dire, con un tono affabile.
‒ Grazie, cara. Salutami anche tuo padre, mi raccomando! ‒ aggiunse.
‒ Lo farò senz'altro. Buona giornata! ‒ Detto questo, Emily distrasse nuovamente Jessica con la scusa del pagamento, ed io seguii Jake nel retro dell'officina, dove c'erano varie macchine e moto parcheggiate. Per recitare bene la mia parte, andai a recuperare la macchina e la parcheggiai lì. Quando scesi, sbuffai.
‒ Mio Dio, che impicciona! ‒ dissi, rivolgendomi a Jake. ‒ Dimmi un po', la conosci? Sembrava piuttosto interessata a te ‒ aggiunsi, con una punta di fastidio. Ovviamente, se avevo imparato almeno in minima parte a conoscere Jake, dovevo sapere che una tipa del genere non gli sarebbe mai potuta interessare.
‒ Se la conosco? Be', si dà il caso che Jessica Stanley ci provi con me da anni. Quella donna mi esaspera, dico sul serio ‒ mi rispose, facendo una smorfia. ‒ Porta la sua macchina qui per ogni minimo problema.
‒ Da anni? E non si è ancora rassegnata? ‒ gli risposi, continuando a ridere. Non che l'idea di un amore non corrisposto mi facesse ridere, ma non riuscivo proprio a figurarmi Jessica nel ruolo della dolce ragazza rifiutata dal ragazzo che le piace. Ricordavo quando era capitato a me in seconda superiore, e non era stata affatto una bella esperienza. Non che mi fossi mai fatta avanti, a dire il vero, ero troppo orgogliosa per sopportare l'umiliazione di un rifiuto. Ma quello stupido di Zach, della classe a fianco alla mia, faceva finta di non capire i segnali. Finché non venni a sapere da terzi che non gli interessavo, perché ai suoi occhi sembravo ancora una ragazzina di tredici anni. Be', poi sono cresciuta, ho smesso di sembrare una ragazzina di tredici anni e mi sono presa la mia rivincita, ma questa è un'altra storia.
‒ E' tenace ‒ aggiunse Jake, ‒ questo devo riconoscerglielo. Comunque, spero che non vada a spifferare tutto ai tuoi ‒ proseguì a dire, ‒ non so in che tipo di rapporti siano rimaste lei e Bella. Ma ho notato che ha cambiato tono di voce, quando ha capito che noi due ci conosciamo.
‒ Ed io che ero venuta qui per salutarti, e invece ti ho creato un problema. Anzi, ho messo nei casini sia te che me ‒ risposi, nuovamente preoccupata. Chi mi assicurava che Jessica non avrebbe fatto un colpo di telefono a mamma per dirle di avermi vista all'officina di Jake? Giusto per mettere un po' di zizzania tra madre e figlia e proteggere Jake dalle grinfie di una potenziale rivale...
‒ Siamo nei guai. Non so se sono stata una brava attrice ‒ realizzai, dopo pochi secondi. ‒ Tu lo sei stato.
‒ Anche tu lo sei stata, molto più di me. Vieni qui, Nessie ‒ mi disse lui in risposta, e sapevo bene cosa accadeva quando mi chiamava così: a breve, mi avrebbe baciata...
Mentre lavorava, Jake aveva la buona abitudine di indossare dei guanti, così sporcava soltanto i vestiti da lavoro ma le mani restavano pulite.
Facendo attenzione a non sporcare i miei vestiti con i suoi, mi prese il viso tra le mani e mi diede un bacio piuttosto appassionato. Un unico bacio, ma che ne valeva almeno dieci. Fu sufficiente a mandarmi su di giri, e a far sì che i miei ormoni prendessero il comando del mio cervello. Nei momenti in cui Jake mi baciava, tornava a ronzarmi in testa il pensiero del sesso: non mi importava quanto avrei dovuto aspettare, ero certa al cento per cento che lo avrei fatto con lui... e che non me ne sarei mai pentita.
‒ Quanto vorrei fuggire da qui per qualche ora e stare con te ‒ mi disse subito dopo, ‒ ma dobbiamo pensare a cosa dirai a Bella e Edward nel caso in cui Jessica dovesse fare la spia. Dici che verrà al matrimonio, domani?
‒ Non ne ho la più pallida idea, Jake. So soltanto che alcuni giorni fa mia madre ha rivisto i suoi amici del liceo, ma non so dirti se ci fosse anche Jessica. Mi ha parlato di una certa Angela, ma non riesco proprio a ricordare gli altri nomi. Ora che ci penso, a casa i miei mi hanno mostrato le foto del liceo. Mamma mi ha detto che lei e Jessica frequentavano lo stesso gruppo di amici, ma non era di certo una delle sue amiche più care. Papà invece mi ha detto che Jessica lo chiamava "Bei Capelli", e che ci provò con lui... ‒ Mi venne da sorridere.
‒ Be', si stancherà di me, prima o poi. E si metterà con Newton prima che le sue amiche pettegole inizino a chiamarla "zitella" ‒ rispose Jake.
‒ Newton? ‒ domandai, quel nome mi era familiare.
‒ Mike Newton. Bella te ne ha mai parlato? ‒ mi rispose Jake.
‒ Sì, ho capito chi è. Un biondino con gli occhi chiari. ‒ Jake annuì.
‒ Ho un aneddoto su di lui, ma questa è una storia che ti racconterò un'altra volta ‒ mi disse, lasciandomi con la curiosità. ‒ In conclusione, credi che sia piuttosto improbabile che Jessica parli con i tuoi, è così? ‒ Era come se Jake cercasse di essere rassicurato, ma non sapevo davvero cosa dire.
‒ Lo spero. In caso contrario, dirò ai miei soltanto la verità. Che ci siamo conosciuti sabato sera. ‒ Jake sospirò.
‒ E che siamo... amici? Conoscenti? ‒ rispose, interdetto.
‒ Sì... conoscenti, per ora può bastare. ‒ Non mi andava di dirgli che avevo discusso con mio padre, che aveva capito che stavo uscendo con un ragazzo e che mi aveva detto di volerlo conoscere prima del nostro ritorno a Jacksonville. Che nonostante avesse solo trentasei anni, si comportava allo stesso modo dei padri cinquantenni delle mie amiche.
‒ Sicura che vada tutto bene, Ness? ‒ insistette.
‒ Sì, e ora se quella pettegola se n'è andata ti lascio al tuo lavoro. "Che fai nella vita?" ‒ dissi, imitando il tono di voce stridulo di Jessica. ‒ Odio quella domanda! Non so neanche che cosa mangerò per cena, figuriamoci se so cosa farò nella vita. ‒ Jake si mise a ridere.
‒ Abituati, sarà una di quelle domande scomode che ti rivolgeranno spesso ‒ mi rispose.
‒ Tu non me lo hai chiesto, Jake.
‒ A me interessa chi sei, non che cosa fai. ‒ Da tanti piccoli dettagli, mi convincevo sempre di più del fatto che Jake fosse diverso dagli altri.
‒ Okay, ti ho già rubato abbastanza tempo... Embry si arrabbierà se lasci tutto il lavoro a lui. E per quanto mi riguarda, mi aspetta una giornata impegnativa: l'ultima prova dell'abito da damigella, e altre cose divertenti. ‒ Alzai le spalle. In quel momento entrò Embry.
‒ Jake, Jessica se n'è andata. Hai campo libero. Ciao Renesmee, non ti avevo vista! ‒ disse, sorpreso.
‒ Ciao Embry, ora te lo restituisco ‒ gli risposi, indicando Jake.
‒ Se n'è andata? Grazie a Dio, non hai idea di quanto sei fortunato a non averla sempre tra i piedi! ‒ gli rispose quest'ultimo.
‒ E' solo perché c'è Emily. Sbrigati a fidanzarti, Jacob... Magari Jessica la smetterà di ronzarti intorno! ‒ Embry mi guardò. Arrossii, e Jake si passò nervosamente una mano tra i capelli. Era evidente che avessero parlato tra loro, che Jake si fosse confidato con Embry e forse anche con gli altri suoi amici, Seth compreso. Ormai lo sapevano tutti, fatta eccezione per la mia famiglia. Be'... parte della mia famiglia, se escludevo zia Alice.
Diedi un ultimo bacio a Jake, e lo salutai.
‒ Ci sentiamo più tardi... Ciao, Jake. E ci vediamo domani. ‒ Lui mi sorrise, nervosamente. Non avrebbe rivisto soltanto me, ma anche i miei... e la cosa, inevitabilmente, lo faceva agitare.
‒ Ciao, Ness. ‒ Mi prese per mano e la baciò, un gesto incredibilmente dolce e galante. Mi decisi ad andare e salutai Emily, ringraziandola per avermi tolto dalle scatole Jessica e il suo interrogatorio. Emily era simpatica, ma parlando con Jake ero venuta a conoscenza di un retroscena che riguardava lei, Sam e Leah: anni prima, quando Emily non era ancora fidanzata con Embry, Sam si prese una sbandata per lei è lasciò Leah, per poi accorgersi di esserne ancora innamorato. Emily si fece subito da parte per rispetto nei confronti di sua cugina, ma Leah ci mise ben due anni ad accettare il perdono di Sam e ad assicurarsi che non ci sarebbero stati altri colpi di testa come quello. Sam e Leah erano felici, in attesa del primo figlio, e non avrei mai potuto immaginare che la loro storia non fosse stata sempre tutta rose e fiori.
Ma così andavano la vita e l'amore, perché l'amore è tutt'altro che semplice. Se volevo che Jake diventasse il mio fidanzato, dovevo esserne consapevole.
Fidanzato. Mi faceva uno strano effetto pensare a quella parola...
Tornai in macchina, e accesi la radio. Mi ero data appuntamento con zia Alice, il gelato insieme non era stata una vera e propria bugia. Le mandai un messaggio, scrivendole che l'avrei raggiunta nel posto che mi aveva indicato. Guidare a Forks era piuttosto semplice, dopo alcuni giorni ormai sapevo orientarmi piuttosto bene.
Quando parcheggiai la macchina, vidi in lontananza la figura esile della zia, che mi stava aspettando davanti al bar. Alzò la mano per salutarmi, mi aveva riconosciuta già da lontano.
‒ Ehi, zia. Grazie ‒ le dissi, quando la salutai. Mi diede un bacio sulla guancia, per poi prendermi a braccetto. ‒ Dove lo hai lasciato David? ‒ proseguii a domandarle, chiedendole del mio cuginetto.
‒ Dave è con Jasper. Credo che tuo cugino sia troppo piccolo per mantenere un segreto ‒ mi rispose con ovvietà, rivolgendomi un sorriso furbo.
‒ Credo che tu abbia ragione, zia! Spero di non averti fatto aspettare troppo ‒ le risposi.
‒ Non preoccuparti. Solo... non farmene pentire, Renesmee ‒ mi disse, apprensiva. Prendemmo i nostri gelati e ci sedemmo, riprendendo subito il discorso.
‒ Tuo padre mi ucciderà. Tua madre, anche. Tra tanti ragazzi, proprio Jacob Black... è mai possibile? ‒ disse zia Alice.
‒ A quanto pare... ‒ risposi, con un'alzata di spalle. ‒ Senti zia, so che probabilmente hai delle riserve su di lui, ma ti assicuro che è un bravo ragazzo. E' uno dei migliori amici di Seth, e questo dovrebbe bastare per chiarire ogni dubbio. E poi, suo padre è uno dei migliori amici di nonno Charlie.
‒ Però ha fatto soffrire molto tua madre, in passato ‒ mi rispose. ‒ Anche se sono trascorsi tanti anni, è bene che tu lo sappia.
‒ Questo lo so, lui non mi ha nascosto nulla. E gli dispiace di averla fatta soffrire, ha capito i suoi errori. Dai, zia, aveva sedici anni. A sedici anni spesso si è stupidi, si fanno cose di cui poi ci si pente. Spero che domani lui e mamma si parlino ‒ dissi, cercando di non far colare il gelato dal cono. Mi aiutai con il cucchiaino, cercando di non tradire le mie emozioni. Pensare a Jake e i miei genitori nello stesso posto mi faceva agitare, di solito le altre ragazze avevano più tempo per presentare i propri ragazzi. A me invece, era andata decisamente male: Jake non era ancora il mio ragazzo, ma a breve tra noi ci sarebbero stati chilometri di distanza e mio padre voleva assicurarsi che non mi fossi presa una cotta per un mascalzone. Mi sembrava passato almeno un mese, e invece il tutto era accaduto in pochi giorni.
‒ Lo spero per te, tesoro ‒ mi rispose zia Alice. ‒ Ti brillano gli occhi, da come ne parli. ‒ Zia sembrava piuttosto sorpresa. ‒ Non c'è nessuno a Jacksonville che ti piace? Sei davvero sicura che con... Jacob non sia soltanto una cotta passeggera? ‒ insistette, poco convinta.
‒ Te l'ho detto, non c'è nessun altro. Non ho mai avuto un ragazzo, e non avevo neanche mai baciato nessuno, prima di Jake. ‒ Ops. Forse mi ero lasciata scappare qualcosa di troppo.
‒ TI HA BACIATA?! ‒ esclamò, e non riuscivo a capire se fosse arrabbiata o felice per me.
‒ Va tutto bene, zia? ‒ Presi un tovagliolo e glielo sventolai davanti al viso.
‒ E' solo che non vorrei che tu corressi troppo, Ness! Sii paziente, non spingerti oltre prima del tempo. Di solito sono la tua zia-amica e compagna di shopping, ma visto che con me puoi confidarti su tutto, è mio dovere anche darti i miei migliori consigli. ‒ Zia Alice si toglieva soltanto un anno con mamma e papà, aveva trentacinque anni. E chi meglio di lei poteva darmi consigli su un ragazzo che era praticamente un suo coetaneo?
‒ Puoi stare tranquilla, non ho intenzione di affrettare le cose. A che età hai dato il tuo primo bacio? ‒ le domandai.
‒ Be'... avevo quindici anni ‒ mi rispose.
‒ Ecco, io ne ho diciotto. Non mi si può recriminare nulla, sono una figlia e una nipote modello ‒ scherzai.
‒ Hai sempre la risposta pronta, spero che Jacob sappia tenerti testa!
‒ Forse è per questo che non avevo mai avuto un ragazzo, e che per alcune delle mie ex compagne di scuola ero una "sfigata" ‒ le risposi. ‒ E' per il mio caratteraccio.
‒ Chi ha osato chiamarti sfigata? ‒ Zia Alice sembrò innervosirsi. ‒ Insomma, guardati: sei bella, sei intelligente, hai tanti interessi... Non ti manca nulla.
‒ Ti ricordi di Terry e la sua amica Sharon? ‒ Zia Alice annuì. ‒ Non potendo prendermi in giro per il mio aspetto fisico, si sono appigliate a qualcos'altro. Al mio carattere chiuso.
‒ Ti piace dedicarti ai tuoi interessi, e non sei una ragazza superficiale. Bella era molto simile a te. Non hai un caratteraccio ‒ puntualizzò zia Alice.
‒ Mi sento un'incompresa, a volte... Non sono nemmeno brava a fare amicizia. Quindi sì, per gli altri ho un caratteraccio. Ma per Jacob, evidentemente non è così. ‒ Sorrisi, nel pensare a quanto era stato semplice e naturale fare amicizia con lui.
‒ Mi rimangio tutto, non è una cotta passeggera. Ma dimmi, cos'ha di tanto speciale? Che è un bel ragazzo lo so già, ma quando era amico di Bella era piuttosto immaturo ‒ mi rispose.
‒ Be', ora ha trent'anni passati ed è tutt'altro che immaturo. E' un ragazzo intelligente, sensibile, e ho scoperto che abbiamo molte cose in comune.
‒ Tipo? ‒ domandò.
‒ La musica. Lui e i suoi amici hanno una band, Jacob canta e suona anche la chitarra classica e quella elettrica. Ti faccio vedere una cosa. ‒ Presi il cellulare e le mostrai la pagina Instagram della band di Jake. Le feci vedere qualche video, e notai che la zia ne era rimasta piacevolmente sorpresa.
‒ Però, sono bravi! Non ricordo che Jacob si interessasse di musica... Bella me lo avrebbe detto ‒ mi disse.
‒ Mamma ti parlava di Jacob? ‒ le domandai, sorpresa.
‒ Be', c'è stato un periodo in cui tuo padre si è comportato da perfetto idiota. E anche se si trattava di mio fratello, ho cercato di farlo ragionare. Non ho permesso che i suoi errori rovinassero la mia amicizia con Bella ‒ mi spiegò.
‒ Parli di quando papà seguì nonno Carlisle a New York, non è vero? ‒ Zia Alice annuì.
‒ Se non fosse tornato da solo, avevo persino proposto a tua madre di accompagnarla a New York e convincerlo a tornare. Eravamo ragazzine, ma io lo avevo capito che non avrebbero potuto stare separati. E tornando al discorso "musica", c'è qualcosa di ironico in tutta questa faccenda. ‒ Zia Alice mi sorrise, e avevo capito dove volesse andare a parare: la musica era anche una grande passione di papà, che a sua volta aveva trasmesso a me. Sua figlia. Jacob e papà, per certi versi, erano simili.
‒ Lo so zia, è una curiosa coincidenza. E per rispondere alla tua domanda, la passione per la musica è arrivata dopo. Secondo te, mamma e papà accetteranno il fatto che io e Jacob...? ‒ Zia Alice stava per rispondermi, ma fummo distratte dall'arrivo di zia Rosalie. Come mai era lì?
‒ Ehi, ragazze. Alice, Jasper mi ha detto di portarti questo, lo hai dimenticato a casa. ‒ Zia Rose le consegnò il portafoglio.
‒ Grazie Rose, che sbadata! ‒ le rispose zia Alice. La invitammo a sedersi con noi, ma la domanda che mi rivolse poco dopo colse entrambe in contropiede: ‒ Chi è Jacob?
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