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Capitolo 48

Siamo tornati a casa dopo una lunga passeggiata e devo dire che sono sfinita.
<Vado a farmi una doccia.> dico a Lorenzo mentre sta entrando in camera mia.
<Va bene..> risponde con voce triste.
Cosa gli sta passando per la mente?
Bah.
Prendo la mia biancheria intima e vado in bagno.
Apro l'acqua e aspetto un po' prima di entrare, così sono sicura che l'acqua sia della temperatura giusta, senza ritrovarmi nell'angolo della doccia perché l'acqua è troppo fredda.
Appena metto la testa sotto lo sciacquone sento un sollievo assurdo.
È così strano come l'acqua calda possa fare rilassare così tanto una persona.
Mentre mi lavo i capelli penso alla bellissima passeggiata che ho fatto con Lorenzo.
È davvero una persona fantastica, non so cosa farei senza di lui.
Lo penso sempre.
Mattina.
Pomeriggio.
E  sera.
Ormai è un pensiero fisso.
Finisco di lavarmi per bene e esco dalla doccia.
Mi avvolgo l'asciugamano intorno ai capelli, è uno me lo metto addosso.
Rimango a guardarmi per qualche secondo allo specchio.
Non posso dire di sentirmi "bella" perché so di non esserlo, ma faccio finta di piacermi.
Prendo il fon e inizio ad asciugarmi i capelli bagnati.
Dopo circa mezz'ora esco dal bagno e torno in camera mia dove trovo Lorenzo seduto sul bordo del letto, con i gomiti appoggiati alle ginocchia e le mani che gli coprono il viso.
<Ehi, che succede?> mi avvicino da lui.
Si alza subito e mi dice: <Beh, ho deciso di cambiare scuola.>
Ma perché?
Va beh immaginavo peggio.
Appena pronuncia quelle parole faccio un respiro di sollievo.
<E perché?>
<Non mi piaceva la scuola che frequentavo.> non mi sta guardando negli occhi, è come se avesse paura.
<Tranquillo, posso capirti, ma è tanto lontana da qui?> spero propio di sì.
<Si.> risponde secco sempre guardando per terra.
<Ah, e dove sarebbe? Potremmo accompagnarti noi la mattina.> mi sta venendo il panico.
Non posso dire di essere la ragazza più felice al mondo, ma l'importante è che potremo vederci.
Potremo vederci vero?
<No, non potete. Torno ad Amsterdam.>
A quelle parole mi si spezza il cuore e penso che tra poco anche le mie gambe crederanno.
<Ah, e come mai questa scelta?> sto per piangere, ma cerco in tutti i modi di resistere.
<Per te.>
PER ME?
LUI SE NE VA E DICE CHE È TUTTO A CAUSA MIA?
MA COSA SI È FUMATO?
<Per me?> non riesco a capire.
<Si, perché secondo me stiamo facendo le cose troppo velocemente. Io che dormo da te, vengo a scuola qui, lasciando tutti i miei parenti e i miei genitori in Olanda, e questo non è giusto nei loro confronti.> finalmente mi sta guardando negli occhi.
<Oh.> è tutto quello che riesco a dire.
Ho tutte le idee in subbuglio.
<Parto sta sera alle 22:30, è da un po' che ho organizzato questo volo, ma non ho mai avuto il coraggio di dirtelo, perché, Margherita, se siamo così distanti non possiamo continuare la nostra relazione. In pratica, dobbiamo lasciarci.> gli è scesa una lacrima la la ha asciugata subito? E il suo tono di voce è duro e deciso.
Non so cosa rispondergli.

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