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Capitolo 28

Bene, sono le quattro e tra mezz'ora devo andare da Lorenzo per le ripetizioni di matematica. Non so perché ma ho un po' paura. No, non paura di lui, ma ho paura di sembrare un'idiota.
Però la cosa che mi conforta è che questa settimana i suoi sono andati a Milano per lavoro e lui è a casa da solo.
Decido di sistemarmi un po' i capelli con la piastra, e di sistemare un po' il trucco.
<Ma dove va la mia sorellina così bella?> chiede Alessandro entrando nella mia camera e dandomi un tenero bacio sulla guancia.
<Da un mio amico, deve farmi ripetizioni di matematica.> spiego ricambiando il bacio.
<Si sì, da un tuo amico.> scoppia in una risata.
Ma cosa c'è di male ad andare da un AMICO per le ripetizioni?
<Ma stai zitto.> rido a mia volta tirandogli una pacca sulla schiena.
<Va beh è tardi, devo andare.> sorrido ad Alessandro mentre mi accompagna alla porta.
<Vai guastafeste, ciao.> mi ridà un bacio e chiude la porta.
Casa di Lorenzo è un po' distante da qui, quindi prenderò un pullman.
Parto con il fatto che odio i pullman, però se questo è l'unico modo per andare da lui, va bene.

Sono davanti a casa sua... Suono o non suono?!
Sono in crisi.
Alla fine suono e esce Lorenzo senza la maglietta, un paio di pantaloncini da calcio e i capelli bagnati.
<Oh.. Ehm.. Ciao.> dico imbarazzata.
<Ciao Marghe, entra.>
O SANTO DIO.
Ci sono le candele, che cosa romantica.
<Scusa per le candele ma è andata via la corrente.> spiega come se mi avesse letto nel pensiero.
Ah beh, ora capisco, figurati se le ha messe per me.
<Eccomi.> dice con un libro in mano.
<Dai allora, per trovare x devi fare y per radice di 36 diviso 3 per 2, è semplice.> mi guarda negli occhi con un sorriso.
<Aspetta, ma tu hai gli occhi verde acqua?> chiede serio.
<No, sono azzurri.> rispondo a mia volta seria.
<No no sono verde acqua.> continua avvicinandosi sempre di più.
<Sono azzur...> mi blocca posando le sue labbra sulle mie.
Ma è scemo?!
Mi stacco subito. <MA SEI SCEMO?!> urlo.
<Scusa scusa... Ma è da un po' che volevo farlo...> spiega abbassando lo sguardo.
<Ma vaffanculo!> corro verso la porta.
Ma la sfiga è sempre con me.
Piove.
<Beh, sta piovendo, che ne dici di rimanere qui ancora un altro po' fino a quando smette?> mi dice dietro le mie spalle.
<Se propio devo.> sbuffo alzando lo sguardo al cielo.

<Ordino una pizza?> mi chiede Lorenzo.
<No.> non voglio mangiare una pizza con lui, voglio solo andare a casa.
<Va bene, ma stai tranquilla.> alza gli occhi al cielo anche lui.
Finalmente ha smesso di diluviare, saluto Lorenzo e me ne vado.

Ad aprirmi c'è Alessandro.
<Allora, com'è andata con il tuo 'amico'.> chiede con un sorriso e una faccia strana.
<Non me ne parlare.> sbuffo.
Non voglio pensare a cos'è successo o ammazzo tutti.
Va beh, mi butto nel mio letto e decido di dormire.

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