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Capitolo 9. Meg's Pov

Erano trascorsi due mesi, da quando avevo abbandonato l'appartamento di Josh. Ammetto che non era stato per niente facile, soprattutto sopravvivere alle prime due settimane. Un dolore che non mi permetteva neanche di respirare, aveva invaso il mio corpo. Lacrime su lacrime. Tristezza seguita da altra tristezza.
Durante quei giorni, avevo forzato e obbligato le mie gambe a trascinarmi a lezione. L'ultimo corso che avevo scelto di seguire era di scrittura creativa. Forse questo era più consono al mio piano di studi. L'unica pecca che avevo riscontrato fu la richiesta del professore, poiché ci aveva invitato a scrivere una relazione sul concetto di famiglia! Beh, un argomento valido per una persona sbagliata.
Potevo forse parlare della mia? Persone anaffettive alle quali potevi togliere tutto tranne il loro lavoro.
Potevo parlare di mio nonno? Mhmm troppi progetti futuri e sospesi che avrei preferito tenere per me.
Allora avrei potuto parlare della famiglia Kent. Tra tutti gli esempi che mi si presentavano, forse loro erano i migliori. Ma come potevo parlare dei Kent e non pensare più a lui? Ecco ritornare quelle fitte che mi costringevano sempre a fuggire via dalla lezione.
La terza settimana avevo avuto più bassi che alti. La notte la trascorrevo in lacrime e il giorno a guardare il soffitto. La mia nuova passione.
Una mattina, purtroppo, fui costretta a recarmi d'urgenza nell'ufficio della mia segreteria. Probabilmente, quello fu il giorno più doloroso per me. Il professore Dylan aveva lasciato i moduli da compilare per il master in Inghilterra. Merda! Sarei dovuta partire con Josh e la coppietta di sfigati. Quei due, di sicuro, avrebbero occupato la stessa stanza. Quindi sarei stata costretta a condividere lo stesso ambiente, i medesimi metri quadrati con lui! Per un anno o qualcosa in più.
In poche parole, non solo sarei stata obbligata a recarmi ad Oxford senza mio nonno, ma sarei anche dovuta rimanere molto tempo a contatto con Josh. Sfigata fino al midollo!
Ritirato l'attestato, mi recai a mensa in perfetta solitudine. Ormai si poteva dire che quest'ultima fosse diventata una mia cara amica. Sul foglio c'era scritto "Master di giornalismo internazionale negli Oxford nel Regno Unito".
Wow! Magari partecipare a quel corso aveva dato un incentivo al mio destino, aiutandolo in una scelta che per anni, non ero stata in grado di prendere da sola. Aperto il fascicolo, potei finalmente entrare a conoscenza di maggiori informazioni.

"Il giornalismo internazionale è l'ideale per gli scrittori che vogliono riferire in merito alle condizioni, attualità, e manifestazioni politiche in settori esteri e svantaggiate in tutto il mondo. I giornalisti internazionali possono trascorrere il loro tempo di lavoro al fine di garantire la libertà di parola e la libertà di informazione per i paesi meno noti."

Si! Avevo esattamente trovato la mia strada. Peccato non poter condividere la notizia con tutti i miei amici. Ormai era da tempo che non ci riunivamo più per pranzare insieme o semplicemente per scambiare due chiacchiere. Ecco un altro pensiero triste affiorare nella mia mente. Forse avrei potuto chiamare i miei. Dopotutto, dovevo anche avvisarli della mia laurea imminente.
Il telefono fece infiniti squilli e prima che riattaccassi, mia madre si decise a rispondermi.
"Meg tesoro, è successo qualcosa?" Questa telefonata iniziava giànel peggiore dei modi. "Ciao mamma. No,non è successo niente volevo solo informarti di un master che dovrei fare..." Eccola che come al solito si stava per comportare come una mamma anaffettiva. "Ottimo. Allora me ne parlerai in un altro momento, adesso ho da fare". Spostai il telefono dal mio orecchio, per osservare lo schermo. La telefonata era durata esattamente tredici secondi e settantadue decimi. Che sdegno!
Presi la strada che portava dritta nel mio dormitorio, intenta a farmi consolare dal soffitto, quando d'un tratto vidi una scena che mi lasciò impietrita. Josh era tutto intento a ridere alle eventuali battute che gli stava facendo Ally. Che stronza! Io non la vedevo e non la sentivo da settimane e lei? Si comportava come una zoccola in calore con lui!
Potevo sentire il sangue ribollirmi nelle vene e l'ossigeno non arrivarmi al cervello. Potevo aspettarmi di trovarlo a parlare con tutte, dato il suo fan club di oche, ma non con lei.
Dovevo andarmene, altrimenti l'avrei massacrata di botte. Probabilmente i miei passi falcati furono notati da quella che un tempo era paragonabile all'altra "metà della mia medaglia", perché non appena arrivata in camera, la trovai dietro di me.

<< Esci da questa stanza, prima che ti ci trascino via per i capelli!>>

<< Oh ma guarda, finalmente hai tirato fuori le palle. Sai, sono felice che tu ci abbia visti, perché avevo proprio intenzione di dirti che stasera uscirò con Josh. Ho saputo che ha perso la memoria e che non si ricorda minimamente di te. Quanta poca importanza avevi?  Dunque, perché non prendere la palla al balzo?>>

Era appurato che avrei lasciato quella ragazza stesa a terra agonizzante. La rabbia sembrava predominare nel mio corpo e le braccia iniziavano a tremarmi.
In quel momento, prima di poter rispondere a qualsiasi affermazione elargita da quella che prima era una delle mie migliori amiche, pensai come fosse cambiata in un attimo la mia vita. Prima avevo una comitiva fantastica che mi sosteneva sempre, due migliori amiche con cui condividere giornate difficili e un amico speciale che era diventato qualcosa di più. Adesso ero sola. La cosa più triste, era che le uniche persone che mi trattavano come una figlia, non erano nemmeno i miei genitori, bensì degli estranei incontrati grazie a Roby e a Josh. Che vita patetica era la mia? A volte mi chiedevo che senso aveva continuare a fare la comparsa in un mondo che non ho mai sentito davvero mio...

<< pensavo che fossi mia amica! Speravo che dopo averti raccontato tutto quello che mi era accaduto, avresti capito i miei silenzi, ma vedo che mi sbagliavo! Sei solo un'egoista. Mi dispiace solo aver perso tempo con Josh, per rispetto nella nostra amicizia. Adesso esci da questa stanza e non farti mai più vedere. Fuori! >>

Sapete quale fu la scena più triste dopo la mia frase? Il suo sorriso compiaciuto. Penso che quello non lo dimenticherò mai.
Veniamo ora alla quarta settimana. La tristezza era in parte andata via. Riuscivo a respirare, a mangiare qualcosa ed anche a fare piccole passeggiate con Roby. Lei mi fu di grande aiuto nel prepararmi psicologicamente al giorno della laurea.
Dopo la cerimonia i signori Kent, avevano deciso di organizzare una piccola festa in un ristorante non troppo lontano dall'università e naturalmente, avevano invitato anche me. Accettai. Sinceramente non mi andava di festeggiare da sola seduta al tavolo di chissà quale fast food. I miei genitori erano all'estero, quindi non sarebbero potuti venire. Questo non mi disturbava più di tanto, infatti il mio obiettivo era salutarli il prima possibile e cambiare persino Stato. L'unica cosa che davvero mi interessava, era l'aver ottenuto quel foglio di carta tanto ambito, che per me rappresentava la libertà, un visto di espatrio.
I signori Kent, prenotarono un ristorante italiano, dalla struttura molto elegante. Appena entrammo, tavoli rettangolari predominavano all'interno della sala. Questi, erano ricoperti da tovaglie bianche che nascondevano delle sotto-tovaglie rosse. Su una delle pareti, era raffigurato un mare di un azzurro intenso che affiancava una costiera piena di alberi di limoni. Sicuramente doveva essere un posto tipico dell'Italia, ma non chiedetemi quale, sapete, la mia conoscenza in geografia, era alquanto limitata. Avevo capito già da tempo che la madre dei miei amici era stata rapita da quei posti romantici, ma non avrei mai immaginato che conoscesse tutti i ristoranti a tema.
Quando arrivammo aspettammo un po' prima di prenotare, perché Josh era stato chiamato in presidenza per ritirare alcune certificazioni. Non appena mise piede nel locale, il mio cuore iniziò a sfrenarsi senza contegno. Il lavoro su me stessa che avevo fatto nelle quattro settimane lontane da lui, proprio per poterlo dimenticare, non erano servite a un cazzo. Era sempre bello da morire. Il suo corpo emanava calore a metri di distanza. I suoi capelli erano lasciati liberi di poter andare dove volevano e i suoi occhi...mi urlavano sesso.
Aveva deciso di indossare quel maledetto pantalone nero che gli calzava alla perfezione e di abbinarci sopra una camicia bianca. Perché mai, Dio aveva deciso di punirmi in questo modo?

<<scusate il ritardo, il professore non smetteva più di parlare>>

Strano, ma il suo rivolgersi a tutti, senza neanche posare lo sguardo su di me, mi rendeva ancora più triste dell'indifferenza concessami in quelle quattro settimane.
Quasi ero pentita nell'aver accettato quell'invito.
Finalmente arrivò il momento per ordinare. Steve e Jessica, questi erano i nomi di battesimo dei signori Kent, optarono per un primo a base di mare; Roby per un filetto e Josh per un'orata gratinata. Quando arrivò il mio turno, stranamente non avevo tutto questo appetito.

<< Mi porti quello che vuole, non ho una preferenza in particolare >>

<< Tesoro, volevi andare, forse, in un altro ristorante? >> Jessica, era dispiaciuta per il mio scarso entusiasmo, ma io come potevo essere più partecipe, se da quando era entrato lui, non mi aveva degnata di uno sguardo?
Merda, non mi sentivo per niente bene.

<< Le porti una lasagna bianca >>

Josh, finalmente aveva aperto bocca. Sapeva perfettamente i miei gusti e questo mi dava la certezza che lui non si fosse completamente dimenticato di me, ma c'era qualcosa che lo frenava. Io volevo solo capire cosa.

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