Capitolo 24. Meg's Pov
Ero sconvolta! Era vero che io e Josh non eravamo niente ed era vero che non potevo pretendere l'impossibile, ma vedere quella troia nel nostro salotto mi aveva spezzato il cuore.
L'appartamento era ormai lontano dalla mia vista, ma la pioggia aveva fatto il suo ingresso in uno scenario già sin troppo triste. Quel clima, persisteva ogni santissimo giorno ed ogni singolo minuto ad Oxford. Mi chiedevo ripetutamente cosa avessi mai fatto di male nella vita, se tra i tanti Stati europei dal clima mediterraneo, avessero scelto di mandarmi proprio in questo posto nordico? Che sfiga!
Tornando a noi, dove altro potevo andare a quell'ora e con quel tempo di merda?
D'un tratto mi venne in mente l'unica persona che mi faceva sentire a casa in un posto che non mi apparteneva, grazie alla sicurezza che sapeva infondermi.
Mi ritrovai così a camminare per un paio di chilometri, finché non giunsi dinanzi una tipica casa in mattoncini. L'ingresso era separato dalla strada, da un solo metro di vialetto.
Certo che le abitazioni inglesi erano completamente diverse dai grattacieli americani e me ne rendevo conto solo ora, dopo tre mesi di soggiorno. Non avevo e non ho tuttora una preferenza di location, perché entrambi i luoghi possono concederti vedute e pensieri differenti.
Bussai alla porta, pregando di non aver interrotto niente di compromettente e fui aperta, per mia gioia, in pochissimo tempo.
<< Meg, che fai qua? Forza entra, sei piena d'acqua>> La sua voce era sempre così calda e il suo accento rendeva tutto ancora più incisivo.
<< Andrews, non posso dormire a casa...ho litigato con Josh e qui, a parte te, non conosco nessuno di cui mi fidi. Lo so', che sto approfittando della tua amicizia e che già ho trascorso la scorsa notte qui, ma...>>
<<Voi americani siete strani! Ti sembra normale venire a casa del ragazzo che ti ruba sempre baci? >> Per fortuna Andrew mi prendeva in giro come sempre. Quel bel ragazzo biondino, dagli occhi azzurri, sapeva sempre come sollevarmi il morale.
Forse proprio per quel motivo scoppiai a piangere come una bambina tra le sue braccia tatuate. Niente poteva farmi sentire meglio, eccetto avere un amico con cui poter parlare. Da quando avevo conosciuto Josh e avevamo creato una comitiva di studio, non ero più in grado di superare gli ostacoli da sola. Anzi non ne sentivo più la necessità.
<< Dai, adesso calmati. Vai a farti una doccia calda, mettiti una felpa che trovi sulla lavatrice piegata e raggiungimi in cucina, ti preparo un sandwich>>
Raggiunta la porta di servizio, entrai nel bagno che avevo ammirato qualche ora prima; ammetto che era davvero molto piccolo per i miei gusti. Aveva pareti colorate e oggetti che emanavano una dolce fragranza e mi davano quella sensazione indi che, l'anno prima, avevo provato entrando nel saltato di Josh.
Anche la doccia non era molto grande. C'era giusto lo spazio necessario per lavarmi. Probabilmente, non era uno che amava fare la doccia in compagnia! Ma cosa andavo a pensare in quel momento.
L'acqua era così calda e il getto così rilassante, ma la tristezza provata per la scena vista poco prima, violentava la mia mente. La bocca di quella donna poggiata sul suo collo, le mani di lui posate sui suoi fianchi accentuati. Che disgusto!
Terminata la fase rilassante, iniziava quella delle confessioni. Misi una felpa che mi arrivava alle ginocchia, per quanto ero bassa e questo mi fece incazzare ancora di più, perché di sicuro mi avrebbe presa in giro come sempre.
Mi feci coraggio lo stesso. Arrivai nell'ampio salone che avevo subito apprezzato, sin dalla sera precedente. Purtroppo, come temevo, aveva deciso di indossare una maglietta per non rimanere con il suo fisico scultoreo a vista. Inoltre, per mia fortuna, indossava ancora quei bellissimi pantaloni neri strappati, che più di una volta avevo apprezzato per i glutei che lasciavano intravedere.
<< Forza nana, vieni a sederti qui!>> disse indicandomi il posto tra le sue gambe << oggi e solo per oggi, ti faccio vedere un film che quasi sicuramente apprezzerai >>
Non servì ripetermelo una seconda volta, che già mi ero accomodata nel posto indicatomi. Il suo petto era così caldo e tanto era la nostra vicinanza che potevo sentire il battito del suo cuore. Stava per diventare uno dei miei posti preferiti...
<< Vuoi dirmi che vedremo una commedia romantica inglese? >>
<< Si piccola! Un classico made in England "Notting Hill", così potrai riversare la tua agonia sui problemi degli altri. Sei contenta? Poi non dire che non ho un cuore! >> Era davvero dolce, nonostante facesse sempre lo stronzo con tutti. Sapeva che di sicuro avrei iniziato a piangere come una cretina, nel corso del film, ma almeno potevo confondere quelle lacrime con il dolore che stavo provando, a causa della delusione subita.
Si susseguirono immagini divertenti, serie, tristi, fino a giungere alla dichiarazione d'amore finale.
Ecco la Roberts supplicare un'ultima chance, mentre Grant cerca di spiegarle perché sarebbe una storia senza futuro, prima di confessarle pubblicamente il suo amore nascosto.
<< Dai ti prego, è poco credibile, con quella camicia rosa! Sfigato! >>
<< Parla l'uomo nero pieno di tatuaggi! Perché devi screditarlo? E fai silenzio, che mi fai perdere il finale>>. Risposi cacciandogli la lingua. Nono appena ci fu la canzone finale, afferrai il telecomando a mo' di microfono e iniziai ad intonare "She".
Ammetto che guardare un film con lui era particolarmente divertente. Sostituiva le battute originali, con alcune inventate al momento; splotterava il finale senza avere la minima pietà se non avevi mai visto la pellicola in questione; sbuffava dalla noia, anche se poteva piacergli...tutto questo, era ciò che facevamo io e Josh. Maledetta me! Potevo sentire gli occhi inumidirsi mentre un velo di tristezza calava sulla mia anima. Stavo diventando sempre più bipolare, per colpa sua.
Non appena Andrews se ne accorse, si liberò da quella posizione e mi prese per un braccio, trascinandomi con la forza, nella cucina adiacente.
Propose di prepararmi i waffel con gelato e panna. Secondo lui era il metodo migliore per combattere questo genere di film.
Davvero dolce! Accettai volentieri, presa dalla fame compulsiva che mi accompagnava da anni. Il profumo era davvero delizioso e, dovevo ammettere, che lo fosse anche il sapore. Sapeva di casa. Una casa che io non avevo mai sentito di avere realmente; una casa che quasi sicuramente non aspettava il mio ritorno; una casa che avevo trovato solo nelle braccia di quel coglione, che stava mandato a puttane, da quando eravamo arrivati in questo maledetto posto.
Presa dai miei pensieri, salii sull'isola centrale in modo da sembrare anche più alta.
<< Piccola, hai la grazia di una camionista! Vorrei ricordarti che indossi una felpa che funge da vestitino e non hai pantaloncini. Quindi vedi di stare composta, per piacere! Dopotutto sono un uomo, ho anche io, i miei istinti. >> Mi ero accorta che le sue pupille si erano dilatate più del solito, spazzando via quell'azzurro così intenso che le contornava.
Ero talmente abituata a scherzare così, che ormai non ci pensavo più al mio modo di comportarmi.
La "merendina" notturna fu accompagnata da molteplici offese giocose, ma fu davvero ristoratrice. Riuscii persino ad ottenere quel sonno appagante, che da giorni non riuscivo a ritrovare.
Il mattino seguente la sveglia suonò alle cinque. Questo stava ad indicare che avevamo riposato a malapena due ore. Ad Oxford, l'alba sembrava essere stata abolita. I vaporosi nuvoloni che si preparavano a rilasciare la pioggia, coprivano i raggi del sole che non riuscivano a fuoriuscire da quella soffice muraglia.
<< Come ti è venuto di mettere la sveglia così presto? >> bofonchiai senza aprire gli occhi mentre mi voltavo nella sua direzione.
<< La mattina vado a correre, poi mi lavo, faccio colazione e mi dirigo a lavorare! Sono un tipo attivo io >> rispose ammiccando e sorridendo.
Avevo capito la sua allusione sessuale, ma nonostante questo, l'unica cosa che gli risposi fu una smorfia accompagnata da un bel dito medio. Possibile che mi faceva incazzare già dalle prime luci dell'alba?
Chissà Josh cosa stava facendo, ma soprattutto chissà se con lui c'era ancora quella vecchiaccia?
Non riuscivo a respirare, tantomeno continuare a vivere in questo modo. Per me era come averlo perso per la seconda volta.
<< Andy...come ci riesci? Come riesci a dormire vicino alla persona che, bene o male, ti va a genio e a non alzare un dito per sfiorarla? >>
Prima di rispondermi, asciugò le mie lacrime con il suo pollice, poi salì sopra di me, portando le mie braccia sopra la testa. Non avevo paura, ma al tempo stesso, non volevo che tra noi accadesse nulla.
<< Sai, se ti baciassi...ti sfiorassi il collo con il naso, proprio come sto facendo adesso...o cercassi di accarezzare la tua pelle, senza il tuo consenso; finirei solo per allontanarti. Ti perderei per sempre, anche come amica. Questo mi ferirebbe molto più del tuo rifiuto.>>
Nel dire quest'ultima frase, lasciò le mie mani e si mise a sedere al mio fianco. Non mi ero accorta che durante la notte si fosse tolto la maglietta. Questo lo rendeva ancora più sexy.
All'improvviso interruppe quel silenzio, con altre dolci parole.
<< Personalmente non riesco a capire come fai a continuare questa lotta a senso unico. Purtroppo, devi iniziare a fartene una ragione. Si è dimenticato del vostro trascorso e anche delle buone maniere, visto il modo in cui risponde. Inoltre, pensavo che lo avresti riconquistato, ma vedo che lui continua a tenerti lontana e questo mi fa girare le palle! Vorrei tanto che fossi mia...>>
Lacrime. Solo quelle sapevo versare. Erano diventate le mie migliori amiche. Ogni volta che guardavo come si comportava Josh nei miei confronti, come mi rispondeva, il suo volermi allontanare senza un motivo, comparivano loro. Mi accompagnavano in ogni mio stato d'animo.
Quello che non riuscivo a spiegarmi, era il motivo per cui non riuscivo a voltare pagina. Eppure di fianco a me, c'era un bellissimo ragazzo che mi avrebbe protetta e non mi avrebbe di sicuro fatta soffrire.
Gli salii a cavalcioni e lo abbracciai forte. Non avevo intenzione di parlare, ma solo voglia di sentire il suo affetto.
<< Piccola, andiamo a fare colazione, altrimenti mando a puttane il mio discorso e ti mostro la mia virilità>>
Era dolce persino con la sua scurrilità.
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