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Capitolo 23. Meg's Pov

<< Togli quelle tue lunghe mani, porco! >> Nel momento esatto in cui Mrs Bennet accettò di voler diventare la sposa del Signor Darcy, la sua manaccia finì sul mio sedere.

<< Sei sempre la solita esagerata! Volevo solo rendere più memorabile questo cliché cinematografico >>

Ridemmo. Ammetto che anche io consideravo la scena finale qualcosa di inverosimile, ma c'era anche da dire che l'arco temporale citato nel romanzo, era pur sempre l'Ottocento.
Tornando a noi, quella sensazione di benessere che provavo in compagnia di Andrews, era qualcosa che mancava ad una ragazza della mia età. Avevo affrontato molti dispiaceri lungo il mio percorso di vita, che adesso era scattata in me, quella voglia di affrontare il tutto diversamente.
Ero stanca di soffrire!

<< Comunque Kid, adesso, io devo andare a dormire. Domani devo alzarmi alle cinque perché ho un servizio fotografico, quindi devo avere la pelle riposata >> ecco mostrarmi una delle sue peculiarità. Andy sapeva come alternare un momento serio, in questo caso il suo lavoro, ad un momento giocoso.

<< Non dirmi che, nel tempo libero, fai anche il modello, perché, mi spiace dirtelo caro, ma non sei niente di così spettacolare!? >>

<< Bugiarda! >> Il suo tono sensuale ed il suo tocco delicato, mi avevano fatto vibrare le gambe. << Dai, ti lascio dormine nella mia stanza. Domani mattina, inoltre, non dimenticarti di prendere le mie chiavi, te le metto sul bancone della cucina. Buonanotte sgorbio! >> Il colpo finale! Un candido bacio lasciato sulla mia fronte. Peccato che il tutto sia dovuto durare così poco.

La sua stanza era accogliente, ma singolare. La parete situata alla destra della porta, era occupata da un lungo armadio color frassino; difronte l'uscio, invece, vi era un letto matrimoniale, affiancato da un'amplia finestra priva di alcun velo ed infine, la parete posta sulla sinistra era ricoperta da numerose foto. Wow, quelle foto erano semplicemente magnifiche! Sembrava di essere ad una mostra fotografica. Dovevo ammettere che aveva talento in ogni cosa che faceva.
Dormire sarebbe stato difficile. O meglio, così credevo. Morfeo mi aveva messo k.o. in meno di cinque minuti, grazie al magnifico profumo proveniente dal cuscino.

Il mattino seguente, ero pronta ad iniziare una nuova giornata e di sicuro, avrei dovuto combattere anche contro Josh, il quale avrebbe avuto, di sicuro, qualcosa da ridire.
Scesi dal letto in cerca di un bagno.
Durante la nottata avevo trattenuto la pipì rischiando di far scoppiare la mia vescica, pur di non uscire ed incontrare Andrews. Avevo il timore che se lo avessi visto in "tenuta da notte" gli sarei potuta saltare a dosso. Dopotutto, il mio corpo reagiva in modo abbastanza esplicito, ai suoi tocchi.

Quando il mio sguardo si posò sul bancone della cucina, potei notare la colazione che mi era stata gentilmente preparata da lui. Cornetti ancora caldi; caffè e brownies zuccherati. Vi era anche un piccolo foglio che affiancava il mio cellulare, sul quale c'era scritto:

"Buongiorno Kid, ti restituisco il cellulare che avrei distrutto, dato che ieri notte, non ha smesso di vibrare...alle 10 mi trovi in facoltà, se vuoi mi puoi raggiungere lì per restituirmi le chiavi. Mi raccomando, non distruggermi casa!"

Idiota! Controllai immediatamente il cellulare per verificare se quanto mi aveva scritto Andy fosse vero e con mia grande sorpresa trovai tre chiamate di Roby. Strano, o forse no, dato il fuso orario differente. Più tardi avrei provveduto a contattarla.
In quel momento il mio unico pensiero era il cibo.

Terminata l'abbondante colazione, ma soprattutto dopo essermi fatta una doccia, chiusi la porta a chiave e mi incamminai in direzione dell'università.
Prima di incontrare Andy, avevo deciso di passare da Josh e controllare che fosse tutto ok, dopotutto le ripetute chiamate della sorella mi avevano, in un certo senso, allarmata.
La sua facoltà era molto affollata. Probabilmente i politici avevano bisogno di riunirsi più volte, oppure avevano organizzato i loro orari di tirocinio, semplicemente in modo differente dal nostro.

"ti sto dicendo che va tutto come avevamo stabilito..."

Quella voce mi era familiare. Stridula, accigliata e da sgualdrina: Mrs Marianne Roe!
Come sempre era vestita in un modo provocatorio, con tacchi vertiginosi. A pensarci bene, io a differenza sua, potevo sembrare una poppante. Ma perché continuava ad urlare a telefono, andando avanti e indietro nel corridoio?

"... Ti dico che Josh è caduto nella mia trappola..."

Josh? Forse avevo capito male, di sicuro era una coincidenza! Purtroppo, la curiosità aveva iniziato a pervadere la mia mente. Dovevo nascondermi dietro ad un muretto e continuare ad origliare la sua telefonata.

"Rosemary, smettila! A breve tuo fratello sarà mio e il suo fragile cuore sarà infranto. La ragazzina, già, non gli rivolge più la parola e al corso i suoi compagni lo guardano in modo diffidente, dato che è diventato il cocco del capo...Quindi, tranquilla! Prima di Natale si troverà ad essere solo come l'orfanello che è!"

Che cosa? Rosemary...la sorella maggiore di Josh! Non ci potevo credere. Quelle due volevano isolarlo e volevano farlo espellere anche dallo stage. Che schifo! Dovevo avvisarlo immediatamente della combutta di quelle due serpi.
Presa dal panico, la prima idea che mi venne fu quella di tornare a casa, dovevo dirgli ogni minima cosa. Peccato che la mia goffaggine mi fece urtare contro qualcuno.

<< Hey Kid, dove stai correndo? >> Andy! Appena in tempo per restituirgli le chiavi e correre da Josh.

<< Andy, grazie mille per ieri. Dopo ti chiamo adesso devo correre a fare un servizio importante >>

<< Aspetta! Va tutto bene? Vuoi che ti accompagni da qualche parte? >>

Era davvero dolce. Quasi mi sentivo in colpa per averlo liquidato in pochissimo tempo, ma quello che stavano tramando alle sue spalle non era giusto. Se volevo chiudere definitivamente con Josh, dovevo risolvere prima quella questione.

<< No, grazie. Va tutto bene, ci sentiamo nel pomeriggio! >> Nel dirgli quest'ultima frase, decisi di poggiargli un candido bacio sulla guancia.
Non sapevo neanche io il perché del mio gesto, ma in quel momento il mio cuore questo urlava.

Il traffico metropolitano era sempre un punto dolente nei miei spostamenti, infatti dalla notizia appresa e l'arrivo al nostro appartamento impiegai all'incirca tre quarti d'ora. Se avessi avuto un mezzo di trasporto tutto mio, avrei impiegato solo un quarto d'ora. Pazienza! L'importante era giungere alla meta.
Arrivata, salii di corsa tutti i gradini, fino ad arrivare al secondo piano, inserii la chiave nella serratura ed infine entrai urlando il suo nome. Peccato che la scena che mi si presentò non fu piacevole da vedere.
Quella troia motorizzata era riuscita a raggiungerlo prima di me ed...era avvinghiata al suo collo, intenta a limonarlo.

<< Meg! >> Urlò all'improvviso quanto riuscì a connettere il suo sporco cervello.

<< Meg un cazzo, Josh! Che stai combinando? Ti rendi conto che questa è il tuo direttore? >>

<< Modera il linguaggio e abbassa la voce. Non sono affari tuoi quello che faccio, dopotutto sei l'ultima che può farmi una predica, dato che ieri hai trascorso la notte con il tuo! >>

Ecco affiorare in me una rabbia disumana. Le sue parole si erano trasformate in lame che andavano a conficcarsi nella mia schiena.

<< Tu...tu non capisci. Lei ti sta solo prendendo per culo, lei...>>

<< Ora basta, smettila! Sei proprio infantile...>>

Ma vaffanculo! Ecco l'unicacosa che riuscii a pensare in quel momento. Così, con le lacrime agli occhi,corsi via, lontana da tutta quella falsità, ma soprattutto lontana da lui.

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