Capitolo 20. Meg's Pov
<< Allora Kid dove vuoi andare di bello? >>
Dove volevo andare? Beh...Ovunque! Il più lontano possibile da Josh; dalla mia unica fonte di gioia e di dolore; chilometri e chilometri lontana da lui.
<< Andrews...solo un attimo, posso nascondere il mio viso sulla tua spalla...mi è andata un po' di polvere negli occhi e non riesco più a trattenermi...>>
Per fortuna non mi fece terminare la frase, si avvicinò lentamente e mi abbracciò delicatamente, cullandomi tra le sue braccia. In quel momento il tempo si fermò, quell'attimo rimase accompagnato da un profondo silenzio che, credetemi, valeva più di mille parole. Fidatevi quando vi dico che non si tratta semplicemnte di un modo di dire. Solo adesso, riuscivo a capire il vero significato di quella frase. Grazie alla sua comprensione e al suo affetto potevo di sicuro lasciar andare via tutta quella tristezza.
<< Purtroppo dobbiamo prendere il treno, a meno che, tu non voglia aspettare gli altri...>> No, non avrei voluto aspettarli per niente. Dovevo assolutamente andar via da quel posto, il prima possibile.
Il treno, per fortuna, non tardò ad arrivare. Potevo immaginare lo scintillio provocato dal contatto tra i ferri che sfrecciavano velocemente sulle rotaie. Il percorso non fu molto lungo. Anzi, sempre rimanendo appoggiata a lui, con il capo sulla sua spalla, scesi dal vagone abbandonando quella tranquillità che ero riuscita a recuperare respirando il suo dolce profumo.
<< Senti, ti va di parlarne? È vero, finora abbiamo sempre scherzato, ti ho preso spesso in giro per la tua goffaggine, ma ho imparato anche a tollerarti. Ti sembrerà strano, ma ti ammiro. Partire da zero come studente straniero e guadagnarti il ruolo che ad oggi rivesti, senza fare moine alla stagista, è stato...abbastanza per convincermi a puntare tutto su di te. Quindi, io non voglio essere solo il tuo capo, voglio imparare ad esserti amico. >>
Wow! Che belle parole. In altri tempi, mi sarei emozionata, magari anche imbarazzata. Adesso no! Era troppo forte la delusione che provavo. Avevo ricevuto una nuova pugnalata al cuore.
<< Grazie! Non lasciarmi sola, te ne prego...>>
<< Dai andiamo da me...>>
Si! Forse, se non avessi ricominciato a piangere, quella sarebbe stata la mia risposta.
Stavo iniziando a convivere con la consapevolezza che probabilmente Josh non sarebbe mai più stato mio, ma immaginare di vederlo, eventualmente con un'altra persona, mi aveva ferita in un modo quasi soffocante.
Camminando per circa un paio di chilometri, ci ritrovammo in un quartiere residenziale, molto carino e caratteristico. La sua abitazione, apparentemente sembrava essere piccolina perché affiancata da due palazzine leggermente più alte. Le sue mura erano di quel mattone rossiccio alternato all'arancio; le grandi finestre permettevano alla luce di entrare al suo interno e cinque mattonelle quadrate di pietra, segnavano il percorso che avremmo dovuto seguire per poter arrivare all'uscio.
<< Vieni, il camino dovrebbe essere ancora acceso. Prima di uscire avevo messo un po' di legna in più per non farlo spegnere >>
Varcata la soglia, un open space rustico mi dava il benvenuto. Un grande divano, color canna di fucile, era adornato con paffuti cuscini beige. Uno stile decisamente rustico, unito ai piccoli dettagli etnici che risaltavano per le loro forme, presentavano quell'ambiente in un modo decisamente familiare.
<< Wow! È tutto così particolare...questa casa ti rispecchia tantissimo! Vivi da solo? >>
<< Si. Mia padre non c'è più e mia madre, vive altrove da quando si è risposata! Posso fare tutti i festini che voglio! >>
Quella battuta finale mi aveva decisamente fatto capire di lasciar perdere l'argomento casa/famiglia. Quando mi porse una tazza di tè, riuscii finalmente a rilassarmi sul quel morbido divano e a raccontare per filo e per segno ogni più piccolo dettaglio. Iniziai dal mio ultimo anno di università, delle feste a cui non ero abituata a partecipare; ai continui battibecchi ma anche momenti speciali trascorsi con Josh; fino ad arrivare al giorno dell'incidente e al suo recupero parziale.
Questa cosa mi fece molto riflettere! Mai ero riuscita ad aprirmi in quel modo con nessuno che non fosse davvero speciale per me. C'era qualcosa che mi aveva colpito particolarmente di quel ragazzo, ma come al solito, la mia ingenuità non mi permetteva di capirlo in un tempo breve.
<< Che storia di merda, Kid!Adesso capisco perché hai sempre quello sguardo... >>
Piano piano, si alzò dal lato opposto del divano, dov'era seduto e prima di abbracciarmi, asciugò una delle lacrime che stava rigando sul mio viso. Il suo contatto fece sobbalzare il mio cuore; il suo profumo era diventato un calmante e il suo respiro vicino al mio orecchio...beh, quello mi portava a riflettere su alcune cose.
Forse rimanemmo in quella posizione per quasi un'ora, o forse anche di più, perché il risultato finale fu il sonno profondo in cui caddi cullata da quella sensazione di protezione.
<< Chicago's girl svegliati! Ehi! Se ti alzi prometto che ti faccio mangiare tante cose buone >>
<< Cibo...>>
Quella parola era, e vi posso assicurare che lo è tutt'ora, una parola magica. Aprii immediatamente gli occhi e quando fui in grado di recuperare le facoltà motorie, mi misi a sedere. Il mio sguardo, in quel preciso istante, si era posato sulla mano di Andrews. Non avevo mai notato, neanche durante il periodo estivo, che le sue braccia fossero coperte da così tanti tatuaggi.
<< Ti danno fastidio? Vuoi che li copri..? >>
Accennai ad un no con la testa. Come poteva infastidirmi la vista di quelle macchie nere, quanto avevo imparato ad amare il tribale del mio Josh? Accettai il suo aiuto nell'alzarmi. La sua mano era così calda, trasmetteva una sensazione di benessere. Stavo di sicuro scoprendo nuove emozioni, ma molto probabilmente, queste erano scaturite dal fatto che lui mi aveva sempre e solo trattata in un modo giocoso. Scoprire questo suo nuovo lato, mi faceva sentire bene, come non mi capitava, ormai, da mesi.
<< Appena finiamo di cenare, però ti riaccompagno a casa, non posso tenerti qui con me...>>
<< Scusami! Non ho pensato minimamente al fatto che potessi avere degli impegni. A volte, so' comportarmi come una stupida egoista! >>
<< Sicuramente sei una stupida, questo è vero...>> ecco che ricominciava a trattarmi male; ma nel momento in cui cercò di completare la frase si posizionò di fronte a me, continuando sempre a tenermi per mano. <<... non ti sto cacciando perché ho degli impegni, ma perché, se tu te lo fossi dimenticato, sono un ragazzo...e tu sei così bella Meg! >>
<< Lo sai che è la prima volta che mi chiami per nome? Allora vedi che anche tu hai un lato uma...>>
La mia frase fu interrotta dalle sue morbide labbra poggiate delicatamente sulle mie e dal suo tocco magnetico sui miei fianchi.
"tum-tum"
"tum-tum"
Che cosa mi stava accadendo? Il mio cuore stava cercando di abbandonare il mio petto. Merda!
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