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Capitolo 19. Josh's Pov

Quel benedetto soggiorno londinese si stava rivelando un vero e proprio inferno! Il tempo che stavo trascorrendo nell'ambito dell'università era piacevole, almeno quando ero in compagnia del mio nuovo gruppo di amici, ma era altrettanto pesante, quando mi ritrovavo a combattere con le numerose avance della signorina Roe. Di converso, quel poco tempo che riuscivo a trascorrere con Meg, era solo carico di tensione e fraintendimenti, anche se nelle ultime settimane i nostri rapporti erano tornati ad essere abbastanza pacifici. Ma cosa mi aspettavo? Dopotutto, questa era solo la conseguenza delle mie azioni! Non solo il mio incidente aveva provocato ricordi frammentati, ma anche la mia fuga dopo la nottata di sesso sfrenato, aveva contribuito ad accrescere il suo rancore nei miei confronti. Come biasimarla...
Inoltre, mi chiedevo chi potesse mai essere quell'idiota che osava prendersi tutta quella confidenza con la mia Bubble! Era inaccettabile. Non avrei mai potuto accettare un altro uomo al suo fianco...

<< Josh, siamo qui! >> Ecco il suo bellissimo sorriso fare breccia nel mio cuore. La sua allegria riusciva sempre a risollevarmi il morale, facendomi dimenticare ogni più piccolo tormento. Peccato, vederla affiancata da quell'individuo trasandato.

<< Ohi Meg... ti, anzi, vi va di andare dal giapponese? Dicono che quello lì infondo non sia niente male..! >>

<< Si, posso confermarlo Kid! Fidati. Ci stiamo >> Che faccia di cazzo che aveva! Il suo modo di parlare, il suo ammiccare ogni volta che terminava una frase e la sua arroganza nell'abbracciare la donna che am...la mia amica, mi urtava in un modo, a dir poco, strano.

Anche al ristorante la situazione sembrava non voler mutare più di tanto. Quei due sembravano essere davvero in buoni rapporti e questa cosa mi infastidiva tantissimo. Sapevo benissimo di non aver nessun diritto di essere geloso di lei, dato che avevo commesso più volte numerosi sbagli, ma questo non toglieva la mia disperata gelosia.

<< Quindi, tu saresti un suo amico...allora quale ruolo rivesti, fai uno stage anche tu, sei un assistente, uno stagista..? >>

<< Assistente capo, per essere precisi! Ma questo è solo un titolo, quello che conta veramente è la prima parte della tua frase: "amico". Fossi in te, mi soffermerei solo su questo piccolo aspetto. >>

Avrei davvero voluto tirargli un pugno in faccia, nel momento esatto in cui aveva deciso di mimare le virgolette. Stava per caso insinuando che c'era stato qualcosa con Meg? Di certo, non potevo chiederglielo direttamente.
Ecco tornare in me, quella voglia matta di parlare con uno psicologo. Da quando ero atterrato in questa terra "romanzesca", ero stato costretto ad interrompere le sedute che mi erano state inizialmente imposte dai dottori, anche se qualche volta, sentivo il bisogno di contattarlo su Skype. Purtroppo, ancora non riuscivo a ricordare granchè del mio passato e questo mi tormentava infinitamente. Quella stupida agenda che compilavo ogni giorno non bastava a far ritornare al proprio posto ogni dettaglio. Tutto continuava ad essere frammentato e distorto. Ricordi misti a incubi, non riuscivano a riportare alla mia mente niente di concreto. Eppure, il profumo del Natale, ormai prossimo, mi cospargeva di una sottile malinconia che non sapevo spiegarmi.

Per fortuna i camerieri non tardarono ad arrivare e questo fu un sollievo perchè mi distolsero dai numerosi pensieri che stavano affiorando. Il mio stato d'animo, di sicuro, non mi avrebbe trattenuto dal risponderlo in malo modo. Eppure lei era felice; gli regalava quei dolci sorrisi che un tempo erano riservati solo a me.

<< Salve ragazzi, vi dispiace se mi unisco anche io al vostro gruppo? Non preferisco trascorrere il mio tempo con quei vecchi topi di biblioteca, sono ancora troppo giovane >>

Ci mancava solo Marianne! Se Meg avesse visto l'interesse che mi riservava e lo strano effetto che mi faceva, di sicuro avrebbe smesso di parlarmi per sempre. Come potevo spiegarle quello che stavo passando, probabilmente non mi avrebbe capito. Purtroppo, ogni sera, mia sorella Rose mi chiamava e mi ricordava delle prossime visite che avrei dovuto fare una volta fatto ritorno a Chicago. Lei sospettava che avrei potuto riscontrare dei problemi post-coma o peggio, sarei potuto morire e questo, inevitabilmente, stava condizionando la mia intera vita. Le mie scelte!

<< Oh chi si rivede! Noto con molto piacere che ci sei anche tu Andy! Ricordavo il tuo odio nei confronti dei novellini, devo quindi sospettare il tuo interesse verso una di loro? >>

Merda!

<< Peccato non ricambiare la tua gioia. Comunque, forse sì! E tu sei qui perché...e non raccontarmi cazzate >>

No, ti prego non rispondere a questa domanda!

<< Perché voglio pranzare con il "cocco della maestra", vero caro? >>

Cazzo!

Gli occhi di Meg erano puntati su di me. Era più che evidente che stava aspettando una mia risposta. In un modo più che vigliacco, abbassai lo sguardo e annuii come un emerito coglione.
Per il resto del pranzo, quella dolce ragazza che mi era stava vicina durante il periodo post incidente, chenon mi aveva abbandonato anche dopo averla più volta rimproverata a causa dei miei sbalzi d'umore, non aveva aperto bocca, se non quando era stata esortata da quell'inglesino. Del resto, la scena era stata rubata da Marianne, che con il suo fare da femme fatale, accentuava un imbarazzo generale ed un rossore più che evidente sul mio viso.

<< Andrews ti va di andare via un po' prima? Vorrei fermarmi in un posto prima di tornare a casa. Non ti dispiace vero? >>

Due sole e semplici frasi, prima di salutarci e sparire con lui. Un vuoto nel mio cuore aveva nuovamente cambiato il mio umore...ma come mi ripetevo ogni giorno, questa era solo la conseguenza del mio comportamento infantile e codardo.

<< Ciao, ciao. Che caduta di stile! Questa ragazza non è niente di speciale, eppure ci perde del tempo, mah! >>

Si sbagliava, eccome se sisbagliava! Meg era più unica che rara; una manna dal cielo che io stavosottovalutando e perdendo...

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