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Capitolo 13. Meg's Pov

Corsi in camera per prepararmi; avevo davvero una fame indescrivibile. In tutto quel tempo che c'era voluto per raggiungere Oxford, avevo riflettuto sul mio rapporto con Josh. Un silenzio infinito per decidere sul da farsi. Avevo deciso che era ormai arrivato il momento di accantonare ogni più piccola divergenza e di ricominciare dal principio. Se volevo scoprire cosa lo turbava, allora dovevo ricreare quel rapporto di fiducia che c'era tra noi. Dovevo ricominciare da zero.
Dopo essermi "rassettata", in modo tale, da non sembrare più stanca di quanto già non fossi, raggiunsi Josh che mi stava aspettando all'ingresso. Era sempre un gran Figo! Ecco cosa pensava la mia mente, ogni volta che gli offrivo un suo scatto.
Che maestosa visione!
Indossava jeans scuri, di un grigio se non sbaglio; una maglietta bianca con lo stemma dei Rolling Stones; una giacca di finta pelle, tipica del periodo pre\post estate ed infine converse bianche. Effettivamente l'aria era un po' fresca, per gironzolare con una maglietta semitrasparente che avevo deciso di indossare, ma al momento mi accontentavo della mia scelta. L'obiettivo era socializzare nuovamente con lui, magari, con un incentivo un po' sexy.
Le strade notturne di Oxford erano abbastanza affollate nonostante fossero le undici. Meno male! Quello che più mi colpii però fu l'atmosfera che si poteva respirare nei pub. Musica, piccoli spazi rintagliati per poter mangiare e...fiumi di birra. La mia passione!

<< Beh penso proprio che potremmo fermarci qui! Vedo cibo ed alcool in quantità >> Josh sembrava essersi ripreso da tutta quella pressione che aveva accumulato nei mesi scorsi. Sapevo benissimo che anche io avevo le mie colpe. Dopotutto gli avevo promesso che gli sarei stato sempre accanto ed invece, lo avevo abbandonato per puro mio egoismo.

<< Cibo! >> Si mise a ridere quando urlai questa frase ed afferrai il braccio di un cameriere che stava portando le ordinazioni ad un tavolo. Avevo bisogno assolutamente di mangiare. E Subito!

Ordinammo due enormi panini rotondi. Si poteva dire che erano più alti della mia mano. Gli ingredienti erano quelli basilari, ma la sua composizione finale era straordinaria: insalata, una fetta di pomodoro, un hamburger di non so quanti grammi, ma al mio avviso poteva essere composto da mezza fiancata di vitello e uno strato di pancetta affumicata. Nel piatto avevano messo anche un vasetto con non so che tipo di salsa.
Decisamente ottima presentazione, speravo fosse altrettanto buona!
Inutile spiegarvi che quello fu solo un assaggio. Decidemmo di accompagnare la montagna di cibo con litri e litri di fredda birra artigianale.
Resoconto della serata? Tanti soldi spesi per sfamarci, tanto alcool nelle vene, ma soprattutto tanta voglia di saltare addosso a Josh, che nonostante fosse brillo almeno quanto me, continuava ad essere perfetto. Sesso!

<< Dai Bionda, dammi la mano e corriamo a vedere cosa succede laggiù >>

Mi afferrò per il braccio e mi trascinò in mezzo ad una folla che ballava e gridava a squarciagola per strada. Subito iniziò a farmi danzare insieme a tutti gli altri sulle note di una canzone di Ed Sheeran. Si la riconoscevo, anche se la cantavano dei ragazzi, era Bibia Be Ye Ye. L'avevano trasmessa a raffica, quando eravamo atterrati all'aeroporto di Londra. Ammetto che mi piaceva quel ritmo afro, misto all'accento inglese.
Giravamo come dei pazzi, senza neanche capire il perché fossimo allegri con una canzone dal contenuto non particolarmente allegro. Ci spostammo poi in un altro bar per poter completare il capolavoro che già era stato iniziato, fin quando non capii che il mio stomaco non avrebbe retto ancora per molto e non lo supplicai, quindi, di chiamare un taxi blu.

<< Devi fermarlo solo se è blu, altrimenti non ci salgo >>

<< E se è grigio o nero o bianco...>> lo scimmione sembrava essere divertito dalla mia richiesta.

Sapete, avevo visto su uno di quei volantini tipici della zona, dei taxi di colore blu elettrico e mi ero ripromessa di salirci assolutamente.
Dopo quasi due ore, ne trovammo uno. Non so come avremmo fatto ad arrivare all'appartamento, se non fosse passato quel famoso taxi, dato che per arrivare al nostro pianerottolo ci aiutammo con la ringhiera che affiancava le scale.
Entrati trovammo un mazzo di chiavi appoggiato sul tavolino vicino all'ingresso. I Colombi Rompipalle erano rientrati. Quanto mi stavano sul cazzo. Tutto quell'amore manifestato in un modo così stucchevole. Proprio non lo reggevo.

<< Shh, hanno fatto ritorno al nido! >> nel pronunciare quella frase, persi persino l'equilibrio. Per fortuna che c'era Josh al mio fianco, che mi afferrò prima che toccassi il suolo.

Non solo! Fu persino così gentile da accompagnarmi in quella che sarebbe stata la mia stanza per molto, molto tempo.

<< Dove credi di andare? Aiutami, questa maglia si è incastrata nelle mie braccia...>> in quel momento di sicuro potevo sembrare una scimmia che cercava di capire come far funzionare le cose. Allungai persino le gambe per farmi sfilare il pantalone che sentivo fin troppo stretto vicino alle gambe. Qualcosa non mi quadrava...ero ingrassata in una serata o ero talmente rincoglionita da non riuscire nemmeno a spogliarmi.
La scena più divertente fu quella seguente, ovvero quando Josh cadde a terra dopo aver tirato con troppa forza, una delle gambe dei miei jeans. Idiota alcolizzato!

<< invece di ridere, perché non viene ad aiutarmi, alcolista! >>

Tra una risata ed un'altra, mi avvicinai barcollando alle sue caviglie, allungandogli il braccio. Purtroppo, non ero così lucida, da poter immaginare che di lì a poco, sarei finita anch'io sul pavimento, o meglio, sui suoi pettorali.
Immaginavo, nel mio inconscio, che quella serata sarebbe stata la fine di tutto!
Iniziò a farmi il solletico sui fianchi, lasciandomi, senza fiato, contorcere su di lui. Nel momento esatto in cui riuscii a sfuggire alle sue "torture" e ad allontanarmi dal suo caldo corpo, si alzò e mi spinse, con leggerezza, sul letto. Ci ritrovammo di nuovo faccia a faccia, occhi negli occhi. Istintivamente gli sfilai la maglietta. Il mio cervello mi stava dicendo che anche il mio scimmione poteva aver caldo, proprio come me.
Questo lo pensavi tu, pervertita!
Cazzo, mentre lo spogliavo, mi ero persino dimenticata che quella era solo la sua giacca.
Se continuavi a bere, di sicuro dimenticavi anche il tuo nome!
Secondo me, in quel momento feci una strana espressione, perché si alzò facendo peso sulle ginocchia e si tolse la maglietta con la linguaccia.
Era perfetto. I suoi addominali erano ben scolpiti come li ricordavo e la sua pelle ambrata, sembrava luccicare sotto i riflessi delle luci artificiali che provenivano dall'esterno.
Ci guardammo, per quello che poteva sembrare un tempo infinito, finché non afferrò le mie caviglie e mi avvicino sempre di più a lui, facendomi capire quanto desiderio aveva di me. Quanta virilità!
Le sue mani, lasciarono la presa e risalirono lungo le mie gambe, arrivando nella zona off-limits.
Quanta voglia di lui! Iniziò a baciarmi intorno all'ombelico, sui fianchi, sullo sterno, sul mio collo e...infine, dopo uno sguardo carico di passione, sulle labbra. Ecco riaffiorare dai miei ricordi, quel tanto amato sapore di liquirizia. Quello legato alle sigarette fumate.
In quel momento, sia il mio cervello che il mio cuore sapevano cosa volevano. Durante il suo esplorarmi le tonsille, afferrai la cintura dei suoi pantaloni e iniziai a sbottonare tutto ciò che mi impediva di raggiungere la sua intimità. Cazzo, da ubriaca ero ancora più limitata nei movimenti! Sentivo un fremito provenire dalle mie grazie e dovevo assolutamente placarlo. Per fortuna, mi aiutò anche lui a tirare via il tutto, per evitare ulteriori perdite di tempo. Potevo toccare, finalmente, quei suoi glutei sodi. Che spettacolo! Il suo corpo era quasi scultoreo.
In un attimo ci ritrovammo completamente nudi. Potevo sentire la sua pelle bruciare sulla mia, le sue mani sfiorare le mie colline con delicatezza e passione e i suoi occhi memorizzare ogni centimetro del mio corpo. Il cuore, iniziò a pulsare in un modo così accelerato che quasi sembrava esplodermi.
Sapevamo entrambi che ad accentuare quel desiderio erano i fiumi di alcol che avevano sostituito il sangue nelle vene, ma a noi non importava. Ciò che davvero contava, era vivere il momento, abbandonandoci a noi stessi, ai nostri istinti.

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