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SCHEDA: IL CID


Finalmente inserisco la scheda tematica sul CID!

Vi chiedo di armarvi di pazienza e concentrazione, perché per spiegare il CID è necessario che io vi esponga, a modo mio e probabilmente neanche troppo esatto o specifico, alcune nozioni matematiche e informatiche.



Il CID: premessa.

Come ormai saprete, il CID, Codice Identificativo Distrettuale, è una specie di codice d'identità, le cui funzioni primarie sono tre: indicare il numero dell'abitante, il suo luogo di residenza e il suo nome.

I CID sono costituiti da sequenze di lettere e numeri scelte con un criterio matematico. In ogni distretto esiste lo stesso identico numero di CID, ognuno dei quali è unico e non modificabile.

Il CID deriva dal numero dell'abitante. Per esempio, l'abitante numero 1 avrà un CID completamente diverso dal numero 2.

Quindi, se in un Distretto ci sono esattamente 500.000.000 (alias 500 milioni) di abitanti, ci saranno esattamente altrettanti CID. Inoltre, poiché il CID deriva dal numero dell'abitante, l'abitante numero 1 del Distretto A avrà lo stesso CID dell'abitante numero 1 del Distretto B; tali CID differiranno unicamente per la parte che indica il luogo di residenza.



Struttura.

Il CID è strutturato in due elementi: l'identificativo di residenza, composto di una lettera e due cifre, e l'identificativo numerico, composto al massimo da nove elementi, di cui tre lettere e sei cifre, tradizionalmente divisi in gruppi da una lettera associata a due cifre.

Per esempio, il CID di IAN è: A05 – I00A00N00.

"A05" è l'identificativo di residenza: indica che IAN risiede nella quinta frazione del Distretto A.

"I00A00N00" è invece l'identificativo numerico e codifica il numero a cui l'individuo è associato. Esso può essere diviso in tre gruppi formati da lettera + due cifre: "I00", "A00" e "N00". Capirete a breve il motivo di tale divisione.



L'idea: i fondamenti nell'informatica e nella codifica binaria.

Prima di spiegarvi come avviene la conversione dal numero al CID, è fondamentale che vi introduca alcuni concetti che ho imparato frequentando l'università.

Come me, prima che seguissi il corso di Sistemi Digitali, non tutti sono a conoscenza dell'esistenza, nel nostro mondo, di molteplici sistemi numerici.

Le persone sono abituate a utilizzare il sistema numerico a base dieci, ossia quel sistema in cui ogni singola cifra di un numero può valere da 0 a 9 (se vale 10, si ha riporto). Per cifra intendo una sola delle varie cifre presenti in un numero: per esempio, se prendo 210, 0 è una cifra, 1 un'altra e 2 un'altra ancora.

Esistono molti altri sistemi praticamente uguali per meccanismo: a base quattro, otto, dodici, fino alla base sedici.

Tuttavia, quello usato nei calcolatori è il sistema a base due, anche detto booleano, poiché comprende solo due possibilità, 0 o 1.

Perché i calcolatori usano proprio questo sistema? Una delle ragioni principali è perché ogni cosa può essere tradotta, a livello logico, in un sistema binario. Piove? Sì o no? A è uguale a B? Sì o no. La storia vi sta piacendo? Sì o no. Insomma, mi sembra evidente. Gli elaboratori lavorano su un presupposto di dualità assoluta.

Okay, spero che fin qui sia tutto chiaro.

Adesso, proseguo col dirvi che è anche possibile passare da un sistema all'altro. Vale a dire che una cifra espressa in base dieci può tranquillamente essere trasformata in base due e viceversa. Per esempio, il numero 8 in base dieci, in base due viene espresso come 1000. Questo, ignorando se il numero sia positivo o negativo.

Cosa succede, quando si deve passare da base due a una base che ne è una potenza? Per esempio, che accade se voglio convertire da base due a base otto?

Ebbene, otto può essere considerato come due alla terza (2^3, ossia due moltiplicato per se stesso tre volte). Perché è interessante saperlo? Eheh... perché anche i matematici adorano usare trucchetti!

Prendiamo per esempio la cifra 010101010 in base due (che sarebbe il numero 170 in base dieci). Se vogliamo convertirlo in base otto, basta dividere le cifre in gruppi da tre e convertirle singolarmente! Per cui si converte "010", "101" e "010". Non vi annoierò col metodo di conversione: vi basti sapere che si ottengono le cifre 2, 5 e ancora 2, e infatti 170 in base otto è proprio 252!

Mi direte: sì, va bene, ma che ci importa? Che c'entra col CID?

C'entra, perché è proprio su questo "trucchetto" che si fonda la conversione da numero a CID.



La procedura di conversione.

Credo che il modo migliore per spiegarvelo sia, di nuovo, attraverso un esempio.

Prendiamo un abitante a caso, che per il momento chiameremo Tizio.

Tizio è l'abitante numero 176.987.000 e vive nella terza frazione del Distretto G.

Sappiamo dove abita, quindi abbiamo già la parte identificativa della residenza: G03.

Proseguiamo ora a codificare la parte dell'identificativo numerico.

176.987.000 può essere diviso in tre gruppi di tre cifre: "176", "987" e "000".

Fin qui, nulla di complicato.

Iniziamo a prendere il primo gruppo: 176. Queste tre cifre devono essere codificate in modo tale da ottenere la prima lettera e l'eventuale vocale di un nome. Infatti, come abbiamo detto, uno degli scopi del CID è fornire un nome all'abitante.

Ora, prendiamo in considerazione l'alfabeto internazionale, ossia quello inglese, composto da 26 lettere. Sottraiamo a 176 il numero 26 tante volte quante sono necessarie per ottenere un numero inferiore o uguale a 26. Questo meccanismo di "sottrazione iterata" si ispira molto alle divisioni e moltiplicazioni iterate, che vengono usate per convertire i numeri da un sistema con una base a uno con un'altra base.

176 – 26 = 150

150 – 26 = 124

124 – 26 = 98

98 – 26 = 72

72 – 26 = 46

46 – 26 = 20 (ci fermiamo perché 20 < 26)

Abbiamo ottenuto il numero 20, che è la posizione, nell'alfabeto internazionale, della prima lettera del CID. In questo caso, si tratta di una bella T!

A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T (posizione 20!) U V W X Y Z

Non è finita qui: 20 potrebbe indicare che abbiamo codificato un qualsiasi numero, se non teniamo conto anche di quante volte abbiamo sottratto il numero 26 a 176. Perciò il primo gruppo lettera + cifre è T06 (perché abbiamo sottratto 26 ben 6 volte). Intuite bene che T06 esprime un numero diverso rispetto a T17!

Si ripete questo procedimento anche per la sequenza "987", ottenendo Y37.

Fin qui abbiamo ottenuto un risultato parziale del CID: G03 – T17Y37???

Manca la sequenza "000". Ho inserito volutamente questi tre zero nel numero di Tizio, perché si tratta di una sequenza speciale. Infatti non è possibile sottrarre 26 a numeri ad esso inferiori: queste sono le uniche sequenze che hanno una corrispondenza predefinita nella memoria del calcolatore centrale. 000 è codificato con il carattere speciale Ç00. Ciò vale per qualsiasi sequenza inferiore a 26: per esempio se avessi avuto 025 sarebbe stato Ç25.

Bene, quindi abbiamo ottenuto il nostro bel CID: G03 – T17Y37Ç00.



Dal CID al nome.

Abbiamo ottenuto il CID, è vero, ma questo poveretto lo continuiamo a chiamare Tizio.

Ora infatti abbiamo bisogno di un'ulteriore conversione per poter ottenere il suo nome!

Come funziona? Il meccanismo non è molto diverso da quello descritto fino ad ora, solo che considereremo i numeri presenti nel CID.

Quindi prenderemo "06", "37" e "00" e li convertiremo in vocali (attenzione: solo vocali!).

Nell'alfabeto inglese sono presenti ben 6 vocali: A E I O U Y. Si sottrae 6 solo ai numeri che gli sono maggiori, fino a ottenere una cifra ad esso minore o uguale. Quindi otteniamo 6, 1 e 0.

Facendo ciò, otterremo che la Y corrisponde al numero 6 e la A a 1. Ancora una volta, un discorso speciale va fatto per il numero 0, che indica l'assenza di vocale.

Abbiamo concluso! Ora sappiamo che il nostro Tizio in realtà si chiama TYYAÇ (sì, possono esserci nomi davvero impronunciabili).



Perché tutto ciò?

Come già detto, il CID serve per riportare il luogo di residenza, il numero di abitante e il suo nome. Vi chiederete: perché mai? Il Calcolatore Centrale non potrebbe semplicemente registrare il numero e associarlo all'abitante?

Sì, potrebbe. Tuttavia ci sono alcuni dati da considerare.

In primis, nessuno ricorderebbe il numero, che, di per sé, è una cifra enorme.

Secondariamente, i bambini nascono per inseminazione artificiale e vengono successivamente assegnati a una famiglia. Non sarebbe pratico lasciare che i genitori diano nomi non registrati all'interno della memoria del Calcolatore Centrale, che quindi provvede ad assegnare un "identificativo" fin dal concepimento.

Il CID è molto simile al codice fiscale, con quasi le stesse funzionalità. 

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