27: Terzo tempo (parte II)
Il gruppo di coristi si allargò e inoltrò nel bosco. Mentre si allontanava dal centro del rito, Seius lanciò un ultimo sguardo al Vox Maxima. Questi ormai non stava più facendo caso ai compagni del Creatorum Concilium: tutta la sua attenzione era monopolizzata dall'uomo riverso a terra.
Il Lector Animi proseguì per un breve tratto e, quando fu sicuro di essere fuori dalla portata degli effetti del Canticum, si appoggiò di schiena a un albero e trasse un profondo respiro. Adesso Liulius sarebbe stato solo, come quella volta di poche rotazioni astrali addietro, quando aveva cercato in ogni modo di impedire a Zaevius di compiere il suo atto estremo.
Ailia fu al suo fianco. Era talmente in tensione, che percepirne la presenza gli strappò un sussulto. Lei finse di non notarlo, come quando in passato aveva finto di non conoscere i sentimenti di Seius nei suoi riguardi. Era trascorso molto tempo da allora, ma lui ancora non riusciva a dimenticare il torto subito. Neanche adesso che il suo migliore amico si era ridotto a pura e semplice Voluntas.
«I suoi occhi...» pigolò la donna, con voce tremante.
Il futuro Magister la guardò, stupito dal suo tono. Erano rare le volte in cui aveva visto Ailia rabbrividire davvero. Forse, se si fosse trovato nella sua situazione, anche lui avrebbe avuto la stessa reazione.
Era una cosa che nessuno dei membri del Creatorum Concilium, anzi, nessun Aliusiano aveva mai visto. Gli occhi dell'uomo scintillavano, come se avessero intrappolato l'essentia stessa al loro interno. Incutevano timore, perché consentivano di comprendere fino in fondo quale terribile arma avevano creato.
«Già» si limitò a rispondere, tornando a fissare di fronte a sé: voleva impedirsi di indugiare sull'immagine di Ailia.
«Davvero le Ferae non se ne rendono conto?» sussurrò lei, incredula.
«Non possono percepire Alius come facciamo noi» rispose Seius con voce altrettanto bassa e cupa.
Le iridi di quell'uomo rispecchiavano ciò che era davvero. Una creatura generata dal Fulcrum, nata nell'occhio di un ciclone che solo alcuni avevano avuto l'onore di ammirare. Non era un Aliusiano, né apparteneva alla Cupola. Era più alieno di coloro che le Ferae definivano Estranei. Neanche il suo corpo era stato creato naturalmente.
Una voce meravigliosa intonò un canto privo di parole. Liulius aveva iniziato il secondo movimento del Canticum, con le sue potenti corde vocali da tenore. Si riusciva a udire fin lì, nonostante si fossero allontanati moltissimo dal centro del rito.
L'essentia attorno a loro cominciò a vorticare in molteplici spirali. Seius aveva visto uno spettacolo simile pochissime volte nella sua lunga vita. L'energia ondeggiò e assunse tonalità sgargianti di giallo, azzurro e fucsia. Il suo flusso si deformò e virò drasticamente in direzione del punto in cui si trovavano il Vox Maxima e l'uomo oggetto del rituale.
Lui e Ailia la seguirono con lo sguardo, affascinati e spaventati allo stesso tempo.
«Sta accadendo» sussurrò lei.
«Hai paura?» le chiese il Lector Animi, senza guardarla.
La sua lieve risata gli trafisse il cuore: «Dovresti poterlo capire.»
«Non voglio leggerti. Ho promesso che non lo avrei fatto mai più.»
Forse Ailia lo stava scrutando, ma Seius non poteva saperlo. Non aveva né la forza né il coraggio per guardarla. Ogni volta che casualmente il suo sguardo si posava su di lei, ciò che vedeva bruciava su una ferita ancora aperta. Una piaga che non credeva si sarebbe mai rimarginata.
«Non ho paura» gli rispose la donna. «Ma se lui dovesse essere ancora lì, stai pur certo che non vi permetterò di farne un burattino.»
Il Lector Animi sorrise, quasi inconsapevolmente. Eccola lì, l'intrepida Ailia.
Prima che potesse rispondere, udirono un urlo di dolore. Non apparteneva all'uomo venuto dall'altra parte, ma a Liulius. Si scambiarono un'occhiata fugace e poi corsero. Giunsero al luogo del rituale.
Il Vox Maxima era in ginocchio e tremava, talmente forte che il pesante tomo tra le sue mani sussultava a ogni respiro. Di fronte a lui, l'uomo si divincolava come Seius non aveva mai visto nessun altro fare. Era addirittura riuscito a liberarsi la bocca: adesso la sua voce era talmente alta da deformare l'energia attorno a loro. Il suo potere era tale che l'essentia si era deformata in un gorgo che aveva intrappolato entrambi. Era talmente intenso e luminoso che dovette coprirsi gli occhi per evitare di essere abbagliato.
«Liulius!» lo chiamò, dimentico dell'etichetta.
«Indietro!» urlò il presidente del Creatorum Concilium. «Non avvicinatevi! Il rituale non è ancora concluso!»
Il Lector Animi stava per protestare, quando una mano gentile gli si posò sulla spalla e la strinse. Si voltò di scatto, trovandosi di fronte al volto serio di Ailia. Lei scosse la testa, intimandogli silenziosamente di farsi da parte. Sapevano che sarebbe potuto accadere e avevano preso provvedimenti affinché il Vox Maxima riuscisse a manipolare l'essentia fuori controllo.
Seius digrignò i denti e si girò di nuovo verso il collega. Non poteva fare nulla per aiutarlo, o avrebbe solo peggiorato la situazione. Lo vide sfogliare alcune pagine del Canticorum Corpus con dita tremanti, fino a trovare un passo aggiuntivo del Canticum.
Con maestria, Liulius iniziò a cantare una melodia simile alla precedente, con la quale domò il vortice di essentia, incanalandolo verso l'uomo al centro del rituale. Nonostante il rischio di poter essere coinvolti, gli altri due rimasero ad assistere. Erano pronti a intervenire, se fosse stato necessario.
La persona riversa a terra continuava a divincolarsi e a urlare, ma il bavaglio rendeva ovattate le sue grida. Il dolore era tale da portarlo a graffiarsi e mordersi da solo, nel tentativo di sfuggirvi. Era come un animale dato alle fiamme di un incendio.
Seius osservò l'energia attorno a lui mutare drasticamente, tinta di così tanti colori che distinguerli divenne un'ardua impresa. All'ultima nota del secondo movimento, l'essentia si contrasse. Vorticò ed esplose in miriadi di scintille. Infine si placò. Il suo flusso tornò placido e lento attorno a loro.
Liulius chiuse lentamente il Cantucorum Corpus. Ansimava ed era visibilmente provato. La sua fronte era imperlata di sudore e il suo sguardo fisso sull'uomo che, finito il dolore, si era accasciato a terra, tremante. Seius si concesse alcuni millesimi di rotazione per leggere le essentiae di entrambi.
Il Vox Maxima aveva subito l'influsso del Canticum solo in parte. Il suo animo era in tumulto e sicuramente la sua psiche ne avrebbe sofferto. Il danno, sebbene temporaneo, avrebbe richiesto qualche rotazione planetaria per regredire.
L'uomo, invece, era in tutt'altra situazione. C'era talmente tanta energia, fuori e dentro di lui, che non riusciva quasi a muoversi. Seius leggeva una grande sofferenza, mista a confusione e a paura. Poteva comprenderlo: aveva subito un notevole trauma, specialmente durante il secondo movimento. Adesso toccava a lui e agli altri membri del Creatorum Concilium completare l'opera.
Lentamente, si avvicinò a quella persona. L'altro sgranò gli occhi e tentò di ritrarsi, spinto dal puro terrore che l'esperienza appena conclusasi potesse ripetersi. Ailia, nel frattempo, si inginocchiò vicino a Liulius e con cautela prese il libro. Non potevano sapere come entrambi avrebbero reagito, adesso che le loro essentiae erano così instabili.
I membri del Creatorum Concilium si radunarono di nuovo attorno all'uomo. Questi era intimorito, ma troppo provato per muoversi. Seius fece cenno di cominciare a intonare il terzo e ultimo movimento, mentre alcuni colleghi aiutavano Lilius ad alzarsi e lo accompagnavano fuori dal cerchio. Il Vox Maxima era malandato, ma ancora vigile. Il Lector Animi era certo che la ragione non lo avesse abbandonato, nonostante il tumulto interiore dovuto al Canticum.
Il terzo movimento era il meno impegnativo. La sua funzione era di stabilizzare l'essentia, affinché chi aveva dovuto ascoltare il Canticum potesse riprendersi dallo shock subìto. Non fu doloroso e non durò più di una decina di millesimi di rotazione. Quando finirono, l'energia attorno a quella persona si era armonizzata con il Fluxus, diventando placida e gentile.
L'uomo si era raggomitolato su sé stesso, con la testa tra le mani, dondolandosi stava mormorando parole che alla maggior parte degli Aliusiani risultavano incomprensibili. I membri del Creatorum Concilium rimasero interdetti, scambiandosi sguardi perplessi. Solo Seius riusciva a capire cosa stesse dicendo. Aveva dovuto studiare la lingua delle Ferae per poter comunicare con loro.
Si chinò lentamente alla sua altezza. Riusciva a leggere la sua confusione, il dolore e la disperazione. Non gli serviva neanche ascoltare le sue parole per capire quanto si sentisse smarrito in quel momento.
I suoi colleghi rimasero immobili, con il fiato sospeso.
Adesso toccava a Seius fare la sua parte.
«Riesci a capirmi?» gli chiese nella lingua delle Ferae.
L'uomo sgranò gli occhi e alzò di scatto la testa. Le sue iridi erano come un'aurora boreale: molteplici colori si avvicendavano, in sfumature che si compenetravano e soggiogavano a vicenda. L'essentia si rispecchiava nei suoi occhi pieni di solitudine e paura, mostrando a tutti i presenti l'incredibile potenza di cui quell'essere era detentore, senza neanche saperlo.
La persona che aveva di fronte provò a dire qualcosa. Aprì e chiuse la bocca, ma per quanto si sforzasse non un suono uscì dalla sua gola. Seius lo scrutò attentamente, cercando di capire se avesse semplicemente affaticato le corde vocali, a furia di urlare dal dolore, o se fosse talmente sconvolto da non riuscire a parlare.
Lesse stupore e un lieve sollievo, tra le altre emozioni che vorticavano nel suo animo. Si voltò verso Liulius. Ailia lo sorreggeva, con l'aiuto di altri tre colleghi.
«Allora?» lo incalzò la donna.
«Ha bisogno di riprendersi dal Canticum» sapeva di aver detto un'ovvietà.
«Ma è lui? Sì o no?» insistette Liulius.
Seius si lasciò andare a un sospiro carico di tensione. Si voltò di nuovo a osservare l'uomo. Era ancora raggomitolato a terra, evidentemente scosso da ciò che gli era accaduto. Riusciva a leggere in lui dei colori e un flusso familiari, eppure completamente diversi da quelli di Zaevius.
Di una cosa, però, era certo.
Aveva notato come aveva reagito alla vista sua e di Ailia.
«Sai dove ti trovi?» gli chiese nella lingua delle Ferae.
L'uomo lo fissò, confuso, senza rispondergli.
Seius si inginocchiò alla sua altezza.
«Sai chi sei?»
|| Il Nascondiglio dell'Autrice ||
Eccoci alla fine del penultimo capitolo del primo libro :D
Risvolti molto interessanti, non trovate?
Chissà cos'ha Seius contro Ailia xD
Ps: non ho avuto modo di correggere eventuali errori, passatemeli pls xD
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