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25: Primo tempo (parte II)


    Yu tentò di non reagire alle sue parole. Dunque sapeva della loro esistenza. Era anche consapevole di ciò che gli stava accadendo? No, probabilmente no. Si limitava a combattere per sopravvivere, come tutti loro. Lo vide rannicchiarsi di più contro la parete, pallido e tremante. Il vecchio frugò nel fagotto e recuperò un contenitore. Era uno di quei bicchieri che Yune aveva usato per portargli acqua e cibo. Quando se ne era andato, non li aveva ripresi e il nullafacente aveva saggiamente pensato di appropriarsene. In quella vita malfamata, ogni cosa era fondamentale per sopravvivere.

    Tolse il tappo, rivelando un liquido trasparente.

    Il Programmatore lo fissò, sbalordito: «Quella è acqua?»

    Yu si limitò ad annuire. Puzzava di disinfettante ed era piena di sedimenti sul fondo del contenitore, ma era pur sempre acqua. Ne bevve un po' e poi si avvicinò a Yune. Questi afferrò il contenitore e bevve avidamente. Se ne fregò della sporcizia e ingoiò anche quella, con le ultime gocce. Poi tossì, togliendo alcuni residui da sopra la lingua, con espressione disgustata.

    «Che schifo» commentò.

    Yu ridacchiò: «Ti ci abituerai.»

    «Come hai fatto a procurartela?»

    «Il servizio d'igiene» disse il vecchio, stringendosi nelle spalle ossute. «Gli androidi sanitari intervengono sulle strade ogni antiarco, per pulirle. Usano il disinfettante e poi passano l'acqua due volte: la prima non è potabile, ma la seconda sì. Raccoglierla è pericoloso, visto che sono scortati dai pattugliatori, ma non abbiamo altra scelta.»

    «Non credevo che sprecassero l'acqua in maniera così massiccia» osservò il Programmatore, massaggiandosi le tempie.

    «No, infatti. L'acqua finisce nelle fogne e poi nei depuratori: una volta pulita, viene riutilizzata, ma a quel punto è quasi impossibile procurarsela.»

    «Non senza i giusti mezzi...» sospirò Yune, chiudendo gli occhi e appoggiandosi di nuovo alla parete.

    «Già» Yu si protese per recuperare il contenitore tra le sue mani e sistemarlo nel fagotto. «Hai bisogno di mangiare» gli disse, notando le sue condizioni.

    «Hai visto cosa mi succede» rispose l'altro, in un sussurro. «Non posso... io... davvero, non ce la faccio. Se ingoio un altro pezzo di quella donna, penso che impazzirò.»

    «Ci deve pur essere qualcosa che tu possa...»

    Qualcosa di tondeggiante e rosso comparve in aria.

    Rimbalzò sul pavimento e rotolò verso di loro. I due si zittirono e sgranarono gli occhi. Yu uscì dalla nicchia e si guardò attorno: non c'era nessuno. Lo sapeva. Lo sapeva da prima ancora di scrutare in ogni angolo del vicolo. Si chinò ad afferrare l'oggetto e tornò a sedere.

    «Lo hai visto anche tu?» gli chiese Yune, scioccato.

    Il vecchio annuì.

    Si rigirò la sfera rossa tra le dita grinzose, osservandola in ogni angolazione. Non era realmente rotonda: due estremità presentavano delle rientranze, dove il colore tendeva al giallo. Una delle rientranze presentava un piccolo bastoncino scuro. Emanava un odore particolare, speciale. I loro stomaci, nel percepirlo, brontolarono.

    Era... comparsa dal nulla.

    Yu non ebbe il tempo di capire cosa fosse, che Yune gliela strappò di mano. Il nullafacente rimase di sasso quando lo vide avventarsi sull'oggetto. Lo stava mangiando! Fu sufficiente un morso per far colare alcune gocce di uno strano liquido. Il vecchio capì solo in quel momento cosa potesse essere. Cibo. Cibo vero.

    Cibo per Yune.

    Un lieve tonfo attirò la sua attenzione. Un'altra sfera rossa era comparsa dal nulla e rotolata vicino a lui. Il nullafacente la raccolse e se la rigirò tra le mani. Osservò il Programmatore, ancora intento a mangiare.

    In quel poco tempo che lo aveva conosciuto, mai lo aveva visto comportarsi così. Persino di fronte ai cadaveri, con la fame che gli azzannava le interiora, non una volta aveva perso il suo contegno. E adesso eccolo lì, che affondava i denti in quella sfera rossa come se fosse la sua ancora di salvezza. Yu non aveva idea di che genere di cibo si trattate, ma era evidente che fosse commestibile. O almeno, lo era per il suo amico.

    Dovevano essere stati loro a farla comparire dal nulla.

    Gli Estranei erano lì? Li stavano osservando?

    «Perché non si mostrano?» rifletté ad alta voce, rigirandosi la sfera tra le mani.

    «Non sono stupidi» Yune aveva spolpato completamente l'oggetto: era rimasto solo una sottile striscia centrale, che conteneva quelli che sembravano semi. «Sanno che i pattugliatori stanno tentando di scovarli. Ecco perché compaiono sempre più spesso dove mi trovo io.»

    Effettivamente, da quando era arrivato il Programmatore gli incontri con gli androidi di pattuglia erano quasi triplicati. Se prima il branco si scontrava con loro al massimo due volte a sottogruppo, adesso capitava quasi un antiarco sì e uno no. Soprattutto, gli altri gruppi di nullafacenti non sembravano avere la loro stessa sfortuna.

    C'era sicuramente un motivo se i calcolatori li stavano perseguitando e, a giudicare dagli ultimi eventi, non c'era dubbio che quella ragione fosse Yune. Da quando era arrivato lui, le cose per i vagabondi come loro erano di gran lunga peggiorate.

    Abbassò lo sguardo su ciò che teneva in mano e, nonostante il languorino, si forzò di porgerlo al Programmatore. Questi fissò prima l'oggetto, poi lui e infine scosse la testa. Poteva intuire il suo ragionamento: loro erano in due, così come quelle sfere rosse. Se le circostanze fossero state diverse, avrebbe apprezzato il gesto.

    Gli afferrò il polso e gliela mise in mano.

    «Ma...» iniziò Yune.

    «Niente ma» lo interruppe il vecchio, in tono d'ammonimento. «Io posso mangiare qualsiasi cosa mi capiti a tiro, anche se si tratta di un cadavere. Tu, invece, no.»

    L'uomo strinse tra le dita la sfera. La rigirò, osservandone la superficie lucida al buio dell'antiarco. Le luci erano completamente spente e l'unico chiarore proveniva dalle nubi che sormontavano la Cupola. Spesso e volentieri dei lampi bianchi abbagliavano i vicoli del Distretto A: quello era il momento in cui dovevano rannicchiarsi il più possibile, per evitare di essere notati dai pattugliatori.

    «Come fai a saperlo?» gli chiese Yune. «Del mio problema con il cibo, intendo.»

    «Non serve un genio per capirlo: tu non sei come noi bestie della Cupola. Dico bene?»

    Non poteva rivelargli dei suoi contatti con Seius. Non sapeva come il Programmatore avrebbe potuto reagire: se lo avesse considerato come uno dei responsabili della sua attuale situazione? Se lo avesse accusato di avergli rovinato la vita? In un certo senso, il vecchio sapeva di non essere del tutto innocente. Pur non conoscendo fino in fondo gli scopi degli Estranei, aveva accettato di essere un loro strumento. Aveva fatto da tramite: ciò lo rendeva complice nella tortura che Yune stava ancora subendo.

    «Credevo di esserlo» mormorò l'uomo. «Ma adesso... non ne sono più così sicuro.»

    Cedette a un gemito di sofferenza, portandosi di nuovo le mani alle tempie e lasciando cadere la sfera. Yu digrignò i denti. Cosa stavano combinando quegli altri? Così mandavano all'aria tutti i suoi tentativi per distrarlo e rendergli meno dolorosa la situazione. Volevano forse inimicarselo? Oppure stavano cercando di farlo impazzire? Beh, ci stavano sicuramente riuscendo.

    L'altro riprese a mormorare quelle parole incomprensibili.

    Il vecchio gli si avvicinò e cercò di scuoterlo.

    Nessuna reazione.

    Raccolse la sfera e gliela mise sotto il naso: «Yune, mangia. Ascolta me, non le voci, forza!»

    Il Programmatore scosse la testa e lo spinse via con forza. Yu per un attimo temette di sbattere la testa, ma fu fortunato e cadde disteso a terra. L'oggetto rotolò verso l'uscita del vicolo, ma si fermò poco prima di raggiungere la strada principale. L'uomo lo fissò, come se volesse chiedergli scusa, ma subito dopo chiude gli occhi e serrò la mascella, isolandosi nel suo tormento.

    Non andava bene. Non andava affatto bene. Il nullafacente non si diede per vinto e, furtivamente, uscì dalla nicchia. In fretta recuperò la sfera, la spolverò con le mani, fingendo che il suo corpo non fosse più sudicio della strada, e tornò indietro. Gliela premette contro le labbra e, nonostante le proteste, lo costrinse ad aprire la bocca e a dare un morso.

    «Stai mangiando, Yune» gli fece notare. «Com'è? Che sapore ha? Dimmelo.»

    Stava tentando di distrarlo in ogni modo possibile e l'altro sicuramente ne era consapevole. Masticò e mandò giù. Tossì un paio di volte e cercò di articolare una frase che avesse un senso, ma prima che potesse riuscirci le voci aumentarono d'intensità. Il vecchio sapeva che era una delle sue crisi, di quelle che lo costringevano all'immobilità. A volte era talmente sopraffatto dalla musica che sembrava un cadavere con gli occhi spalancati.

    «Ci deve pur essere un modo per alleviare il dolore» si disse, pensando che ormai il Programmatore non lo sentisse più. «Pensa Yu, pensa. Ci dev'essere qualcos'altro oltre alla droga. Non può aver vissuto solo di quella.»

    «Piante» la risposta gli giunse talmente flebile che la distinse a stento.

    Alzò di scatto lo sguardo su Yune, sorpreso che fosse ancora reattivo: «Che hai detto?»

    «Le piante» ansimò l'uomo. «Ho mentito quando mi avete chiesto se i comunicati ufficiali erano veri. Sapevo che non mi avreste accolto, se aveste pensato che ero entrato in contatto con degli organismi estranei.»

    Yu strabuzzò gli occhi e d'istinto si ritrasse: «Hanno davvero rinvenuto delle piante nella tua abitazione?»

    Era scioccato. I Distretti erano disseminati di altoparlanti che il Calcolatore Centrale sfruttava per tenere informata la comunità di diverse questioni. Persino i nullafacenti avevano l'onore di rimanere sempre aggiornati sulle ultime novità. La notizia dei processi a carico del Programmatore e di un'ampia cerchia di Storici aveva suscitato molto scalpore. Specialmente quando erano stati esposti i capi d'accusa.

    Il Programmatore annuì: «Sì. La loro presenza alleviava i sintomi, almeno per un po'.»

    Nonostante il vecchio si ritenesse immune dall'ipocondria di massa generata dal Calcolatore Centrale, dovette riconoscere la paura che provò in quel momento. Aveva respirato la stessa aria di Yune, lo aveva addirittura toccato e soccorso. Tentò di mantenere la presa sulla ragione: se loro erano lì, voleva dire che il pericolo era solo teorico. Che in realtà gli elaboratori erano stati programmati per mentire. Ma, in fondo, questo già lo sapeva.

    Trasse un profondo respiro, per calmarsi: «E io dove te le trovo delle piante, qui?» chiese retorico, per alleggerire la tensione.

    Eppure conosceva già la risposta.



|| Il Nascondiglio dell'Autrice ||

Spero si sia capito che le sfere rosse sono mele xD ahahah

Chissà chi le ha portate mhmh u.u 

Qualcuno ha qualche ipotesi? U.u

E ora che accadrà al povero Yune?

Yu avrà trovato un modo per assopire le voci? O:

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