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24: Semicroma (parte I)


    Scese dalla capsula di trasporto con un nodo alla gola. Si strofinò rapidamente gli occhi, per assicurarsi che non ci fosse più alcuna traccia del pianto che l'aveva assalita mentre, seduta sul sedile del mezzo, guardava le volte sfilare davanti ai suoi occhi e il Distretto A allontanarsi sempre di più. Per qualche ragione, le era parso come di vedere YUNE, nella sua mente, voltarle le spalle e andarsene via da lei.

    Non aveva neanche potuto dirgli addio.

    I pattugliatori l'avevano sottoposta a uno snervante interrogatorio. Suo malgrado, era stata costretta a rispondere a ogni domanda e, più lo faceva, più si era sentita sprofondare nell'impotenza e nel senso di colpa. Qualsiasi risposta avesse potuto fornire, sarebbe stata usata contro YUNE... e contro gli altri Storici. Lo aveva capito quando aveva saputo delle accuse pendenti su MEEHA e su IAN.

    Non ci voleva un quoziente intellettivo straordinario per capire che il Calcolatore Centrale si era mosso abilmente, per scongiurare per sempre il pericolo che gli Archeologi o i semplici ricercatori come lei rappresentavano. Senza più Storici, le rovine della Biosfera sarebbero rimaste delle banali e gigantesche pietre ricoperte d'incomprensibili incisioni. La poca conoscenza della Lingua Antica sarebbe andata perduta e lo stesso sarebbe capitato per la sua teoria sugli Estranei. Nessuno avrebbe dato retta a dei pazzi capaci solo di mettere a rischio la sicurezza della Cupola.

    Almeno, le era stato concesso del tempo per pensare a nuove attività a cui dedicarsi. SIRAH ci aveva riflettuto a lungo, cercando qualcosa che si conciliasse con i tappabuchi che aveva usato fino ad allora per garantirsi i Primi Servizi. L'aveva sconfortata rendersi conto di quanto facesse affidamento sulla sua inclinazione storica. Ogni volta che aveva pensato a un'alternativa, si era sempre ritrovata a scartarla, poiché legata alle sue ricerche o perché inutile alla comunità.

    Con una maggiore concentrazione di androidi, il Distretto A non agevolava affatto. Quelle attività che sarebbero state considerate utili in periferia, lì, nel centro della Cupola, erano già assolte dalle macchine, con un'efficienza di gran lunga superiore a quella di un qualsiasi abitante. Questo le aveva permesso di capire quanto fosse sbagliato, per lei, rimanere vicino al Calcolatore Centrale.

    Si era trasferita unicamente per proseguire le sue ricerche: adesso che non poteva più completarle, restare nel Distretto A non aveva alcun senso. Per tale motivo aveva richiesto il reintegro nel Distretto C. Aveva dovuto attendere solamente un paio di archi, prima di ricevere la conferma che le sarebbe restituito il suo CID originale. A quanto pareva, anche RALAA, la sua vecchia Sostituta, desiderava tornare sui propri passi. Di solito i reintegri non avevano successo, perché la controparte non aveva intenzione di trasferirsi nuovamente, quindi SIRAH si era ritenuta molto fortunata.

    Lanciò uno sguardo dietro di sé. La capsula si era disattivata e attendeva il prossimo passeggero. Si costrinse a compiere qualche passo e ad allontanarsi. Era profondamente combattuta tra il desiderio di ritornare indietro e quello di lasciarsi tutto alle spalle. Tentava di convincersi che non c'erano motivi per cui avrebbe dovuto combattere, per i quali valesse la pena rischiare, ma non ci riusciva. Sapeva perfettamente di avere almeno una ragione.

    S'impedì di piangere ancora, mordendosi la lingua e scrutando la piccola folla di parenti, amici e guide che attendevano di fronte all'area di sosta. Aveva avvisato suo padre, l'unico parente che le restava, del suo arrivo. Lo individuò immediatamente.

    Era un uomo mingherlino, un po' goffo e imbranato, e proprio per questo SIRAH lo adorava. La morte di sua madre gli aveva inferto un brutto colpo, ma era riuscito a risollevarsi concentrandosi sulle sue attività di sociologo. Era stato lui a suggerirle di riempire i buchi con lo studio dell'interazione tra gli abitanti e i nuovi modelli proposti dalle macchine.

    Paradossalmente, sembrava che i calcolatori, per quanto intelligenti e astuti, non fossero ancora del tutto in grado di comprendere la complessità della psiche umana. Per quanto SIRAH trovasse incredibile una simile falla, dati gli algoritmi empatici e comportamentali di cui erano stati dotati, era felice che ci fosse almeno qualcosa in cui le persone potevano rendersi utili.

    Suo padre la vide e contegnosamente si fece largo tra la piccola folla. La donna notò come fosse composto rispetto a IAN. Si comportava esattamente come gli altri abitanti, abituato com'era alle regole del Sistema. Pensò all'Archeologo ancora in coma, chiedendosi come mai lui fosse tanto diverso. Davvero era bastata la semplice vicinanza di YUNE per cambiarlo?

    E lei?
    Era cambiata a causa sua?

    Con un sorriso forzato si avvicinò a suo padre, portando in spalla la borsa contenente i suoi pochi effetti personali. Si abbracciarono con forza, sotto gli occhi incuriositi degli sconosciuti in attesa lungo l'area di sosta. SIRAH chiuse gli occhi e si godette le braccia di suo padre, che la stringevano e confortavano.

    «Devi raccontarmi tutto» le sussurrò lui, dopo che ebbero interrotto il contatto.

    Lei si limitò ad annuire: non gli aveva spiegato cosa fosse accaduto esattamente. Nella notifica che gli aveva inviato aveva solo scritto che aveva rinunciato alla sua attività di storica e che sarebbe tornata nel Distretto C per sceglierne una nuova. Aveva scelto di non affidare al calcolatore altre informazioni. Ormai non si fidava più di quegli aggeggi, il che la rattristava. Era un altro aspetto in cui YUNE l'aveva influenzata.

    Insieme presero una capsula di trasporto interno con doppio sedile. Rimasero in silenzio durante l'intero tragitto: SIRAH ogni tanto lanciava delle occhiate di sottecchi a suo padre, il quale ricambiava. Non era cambiato minimamente in quel breve periodo di lontananza: i suoi capelli erano ancora grigi, gli occhi contornati di rughe sempre vispi e intensi, e ancora non si era sbarazzato del tic di grattarsi un sopracciglio quando era nervoso. Il pensiero le strappò un sorriso affettuoso.

    L'uomo parve notarlo: «Cosa c'è?» le chiese, imbarazzato dal suo continuo fissarlo.

    «Niente» rispose lei, mentre la capsula rallentava vicino al condominio di residenza di suo padre. «Mi sei mancato.»

    Scesero dal mezzo ed entrarono nel palazzo. Risalirono fino al ventunesimo piano ed entrarono nell'abitazione. Ad accoglierli fu l'androide personale di suo padre, dall'aspetto di un giovane uomo. SIRAH lo fissò e per la prima volta le parve di vederlo con occhi diversi.

    Da bambina lo adorava e lo considerava un po' come il fratello che non avrebbe mai potuto avere. Era estremamente raro che il Calcolatore Centrale permettesse una cosa del genere: se da uno zigote nascevano dei gemelli, quasi sempre capitava che solo il più sano venisse scelto, mentre l'altro... beh, diventava nullafacente ancora prima di essere in grado di sopravvivere.

    Solo nel caso che qualcuno morisse improvvisamente proprio nel periodo in cui nascevano i fratelli, c'era la possibilità che si salvassero entrambi, sebbene venissero comunque affidati a unità familiari distinte. In tutta la storia della Cupola, era capitato al massimo tre volte, e ognuna aveva provocato grande meraviglia nell'opinione pubblica.

    Ostentò una tranquillità che non le apparteneva. Non voleva ammettere che la vista della macchina l'avesse turbata. Adesso che conosceva la reale funzione degli androidi personali, non poteva evitare di chiedersi se suo padre fosse al sicuro con quell'aggeggio a fargli compagnia.

    Entrò nell'abitazione. Era esattamente come la ricordava: da quando sua madre era morta, l'uomo non aveva mai cambiato nulla. La disposizione degli spazi e il profumo di pulito le ricordavano la sua infanzia, trascorsa a danneggiare i pannelli sintetizzanti e a giocare a farsi rincorrere dai suoi genitori. Era tutto più piccolo rispetto al Distretto A, poiché le aree abitative disponevano di meno superficie calpestabile, ma per SIRAH ogni dettaglio era adorabile e nostalgico.

    «Vieni, parliamo un po'» suo padre la invitò a sedersi allo stesso tavolo dove un tempo l'intera famiglia si riuniva a mangiare e chiacchierare.

    SIRAH si accomodò, ma, se all'inizio si sentiva a proprio agio, s'irrigidì vedendo l'androide appostarsi vicino a loro, in piedi. Se nulla fosse accaduto, probabilmente non lo avrebbe neanche notato, così come suo padre, che si limitò a ignorarlo. Alla donna parve di osservare la situazione dall'esterno. Capì che le persone normali, quelle che non avevano conosciuto la reale indole dei calcolatori, continuavano a trattarli come se fossero semplicissime e innocue macchine. Nessuno sembrava comprendere che erano ben più di banali strumenti da sfruttare: erano i loro controllori.

    Il perché i Fondatori avessero creato un simile Sistema, era una di quelle domande a cui SIRAH non avrebbe potuto trovare risposta. Insieme a molte altre, che l'avrebbero tormentata fino all'arco della sua morte. YUNE aveva sempre avuto ragione: erano davvero come degli animali addomesticati.

    Una creatura selvaggia, in una gabbia, si sarebbe ribellata, avrebbe tentato di liberarsi. Una bestia d'allevamento, invece, se ne rimaneva tranquilla nel suo recinto, limitandosi a quelli che erano i suoi istinti primari: mangiare, sopravvivere e riprodursi. Non era forse quello che il Calcolatore Centrale aveva garantito loro?

    «Cosa è accaduto, RALAA?»

    La donna ebbe un lieve tremito. Giusto. Adesso lei non era più SIRAH. Era tornata ad essere RALAA. Era come se il mondo intero l'avesse piegata. La Storica che aveva combattuto per scoprire la verità non c'era più. Al suo posto, era tornata la blatta strisciante, che si adattava alla perfezione al suo contenitore, limitandosi a lasciarsi curare dagli androidi allevatori.

    Era esattamente come un verme, a cui non serve nulla, se non un numero identificativo che consenta al padrone di catalogarlo e di monitorare le fasi della crescita. Lei non aveva mai avuto un vero nome. Lei non era niente più che un capo di bestiame. Non avrebbe mai saputo chi era veramente.

    «Non mi offri nulla?» tergiversò, abbassando lo sguardo e sbirciando l'androide di sottecchi.

    «Ma certo» rispose suo padre, in tono comprensivo. «Portaci qualcosa dal distributore alimentare» ordinò alla macchina.

    L'automa elaborò: «Cosa, di preciso?» domandò.

    «Per me, qualcosa da bere. Puoi scegliere casualmente tra le disponibilità, purché non sia estratto di mangostano.»

    «Anche per me, quello che ha chiesto mio padre» disse RALAA.

    La macchina si allontanò tranquillamente. La donna lo vide sparire dietro a una parete creata con i pannelli sintetizzanti. Sapeva però che era ancora in ascolto. Si era chiesta molte volte come fosse stato possibile che i pattugliatori fossero intervenuti tanto tempestivamente, quella volta all'abitazione di YUNE. Era giunta alla conclusione che fossero stati preventivamente avvisati dall'androide personale, il che significava che o aveva origliato durante il colloquio con MEEAH o il loro intervento era previsto già dall'inizio.

    «Si può sapere cos'hai?» le chiese suo padre, scrutandola. «È da quando siamo entrati che guardi quell'aggeggio come se fosse un mostro terrificante.»    



continua nella parte successiva...



|| Il Nascondiglio dell'Autrice ||

Mi ero quasi dimenticata di aggiornare oggi...

*facepalm*

Cosa combinerà adesso SIRAH? D:

E l'androide personale di suo padre?

E suo padre? XD Finirà nei guai? D:

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