22: Prestissimo (parte I)
Erano lì per lui. YUNE non ebbe il tempo di reagire: gli androidi irruppero nella sua abitazione. Due di loro lo afferrarono e, in una breve colluttazione, riuscirono ad atterrarlo e immobilizzarlo. I pattugliatori erano fabbricati per essere dei perfetti vigilanti. Erano più veloci, più forti e più agili di qualsiasi persona, inoltre avevano dei riflessi eccezionali. Il Programmatore tentò di divincolarsi, invano.
Un neutralizzatore a impulsi venne premuto sulla sua schiena.
Dolore.
Un urlo gli artigliò la gola. Si dimenò, percorso da fitte insopportabili. Il suo corpo fu scosso da dei sussulti, mentre lui si accasciava a terra. Le forze lo avevano improvvisamente abbandonato, così come la volontà di ribellarsi. Non aveva mai sperimentato un male del genere. Persino le voci, a confronto, sembravano delle gentili carezze.
Ansimante, rimase immobile: la sola idea che usassero di nuovo quell'aggeggio infernale lo terrorizzava. Però, poi, vide SIRAH. Un pattugliatore le si stava avvicinando. Lei scuoteva la testa, spaventata quasi a morte. La sua schiena aderiva alla parete a tal punto che sembrava voler diventare un tutt'uno con essa.
«No. No! Vi prego, vi prego!» pigolò, rannicchiandosi a terra.
Un forte senso di protezione s'impadronì di lui: «SIRAH!» la chiamò, cercando di muoversi.
Dolore.
Più forte e prolungato di prima.
YUNE urlò di nuovo, con quanto fiato aveva nei polmoni. Le mani fredde degli androidi lo tenevano fermo, mentre il suo fisico si contorceva a contatto con il neutralizzatore. Gli sembrava che le ossa si stessero sbriciolando, che la sua spina dorsale potesse spezzarsi in due, che il cranio si stesse raggrinzendo e ripiegando verso l'interno. Avrebbe giurato di aver sputato sangue, ma il pavimento era immacolato. Lo sapeva perfettamente che quel male non era altro che il risultato di falsi segnali nervosi inviati al suo cervello. Non era reale, eppure non poteva ignorarlo, né combatterlo.
Si interruppe il contatto. Il dolore svanì e lui si accasciò di nuovo. Mai avrebbe immaginato che delle piastrelle fresche potessero essere tanto confortevoli e accoglienti. Chiuse gli occhi, con il respiro ansante. Per quel breve momento, fu del tutto dimentico della donna e di ciò che stava accadendo. Solo dopo alcune scansioni si ricordò di SIRAH. Alzò lo sguardo su di lei. Il pattugliatore l'aveva agguantata per un braccio e l'aveva tirata su. Lei, dimostrandosi più intelligente, non si era ribellata. Lo fissava con sguardo lucido.
Non l'aveva mai vista piangere.
Un frustrante senso d'impotenza s'impadronì di lui. YUNE aveva provato quella sensazione, il desiderio di proteggere qualcuno senza poterlo fare, solo quando aveva perso i suoi genitori. Sia lui che loro sapevano perfettamente cosa sarebbe accaduto, se si fossero presentati alle infezioni controllate. Eppure lo avevano fatto ugualmente.
Il Programmatore chiuse gli occhi, in un'espressione corrucciata, e si arrese. Smise di ribellarsi, imitando la donna, e il neutralizzatore si allontanò un po' di più dal suo corpo. Si trattenne dal concedersi un sospiro di sollievo. Non era ancora finita.
Il suono di leggeri passi lo convinse a riaprire le palpebre. Il suo androide personale avanzò lentamente per il corridoio, scortato dai pattugliatori rimanenti. Capì, semplicemente dalla sua posa, che non fingeva più di essere sotto il suo controllo. Adesso dimostrava chi era il suo vero padrone.
«Signor YUNE, Lei è indagato per gravi reati contro gli abitanti della Cupola» iniziò a riferire. «Nello specifico, l'accusa è di aver violato cinque volte la memoria ad accesso limitato del Calcolatore Centrale, l'ultima volta su richiesta della signora SIRAH, di aver dato luogo a incontri con nullafacenti senza autorizzazione e di aver volontariamente sottratto e custodito organismi viventi estranei alla Cupola al servizio d'igiene, oltre che di essersi assentato dalle infezioni controllate negli ultimi tre cicli, esponendo altri abitanti al rischio batteriologico» SIRAH scuoteva la testa, come se non volesse crederci.
«Lei ha deliberatamente modificato questa unità, senza autorizzazione del Calcolatore Centrale» proseguì la macchina con le sembianze di sua madre. «In particolare, ha falsato la percezione sensoriale del presente androide, costringendolo a una riscrittura integrale del codice originale.»
YUNE continuava a non reagire. Non avrebbe avuto senso ribattere o ribellarsi: era tutto vero e le macchine lo sapevano. Si limitò a fissare SIRAH con espressione ermetica. Lei ricambiò: i suoi occhi erano pieni di orrore. Sapeva a cosa stava pensando. Era finita. Non c'era via di scampo: sarebbero entrambi diventati dei nullafacenti. Il solo fatto di aver intrattenuto dei rapporti con lui la rendeva complice dei suoi crimini. Ciò che era avvenuto tra loro l'antiarco precedente sembrava essere già diventato un ricordo lontano e sbiadito. Sul volto di lei non riusciva più a trovare traccia di quel desiderio incontrollabile.
«Queste azioni sono chiare infrazioni degli assiomi: uno, commi due, tre e quattro. Due, commi uno, due e tre. Tre, comma uno. Cinquantasette, commi uno e tre. Tali reati prevedono, come pena, la nullafacenza. In base all'assioma ventotto, comma uno, Lei ha diritto a un androide giuridico, che raccolga ed esponga prove e testimonianze che possano scagionarla. Qualora Lei rinunciasse a questo diritto, il Calcolatore Centrale emetterà la sentenza entro i prossimi cinque archi.»
Era una promessa? YUNE fissò attentamente l'androide: gli sembrava che stesse cercando di convincerlo. Era come se gli avesse suggerito di rinunciare alla difesa, così da rendere meno lunga e dolorosa quell'esperienza. Ovvio: le macchine non stavano più nella pelle. Erano interi gruppi primari che aspettavano il momento in cui avrebbero potuto eliminarlo. Perché? Perché attendere per tutto quel tempo? A quale scopo?
Le voci sussurravano nella sua testa. Per un attimo, all'uomo parve di cogliere qualcosa. Qualcosa di comprensibile. Fu solo un sussurro, però, e troppo confuso per distinguerlo. Una parte di lui, quella fiera, quella che odiava le macchine, lo implorava di rifiutare la difesa di uno di loro. L'altra, invece, gli ricordava le conseguenze di quella scelta.
La nullafacenza.
La fame e la sete.
Il cannibalismo.
I pestaggi dei pattugliatori.
L'astinenza dalla droga.
Le voci che esplodevano.
Che diventavano sempre più forti.
Poteva sopravvivere a quell'agonia, ma SIRAH? Lei sarebbe riuscita a non soccombere? La guardò. In quel momento le sembrava l'essere più fragile del mondo. Era così legata alla sua vita, così plagiata dagli insegnamenti del Sistema. No, lei no. Perdere il suo grado di abitante l'avrebbe distrutta. A meno che...
Si accorse di non avere più paura. Come poteva essere così calmo? La sua vita si stava sgretolando di fronte a lui, per sua libera scelta, eppure non provava nulla di negativo. In un certo qual modo, ne era quasi felice. Finalmente non sarebbe più stato costretto a guardarsi dal controllo del Calcolatore Centrale. Certo, la sua esistenza sarebbe stata breve, ma non sarebbe più stato in gabbia.
Qualcosa dentro di lui gli suggeriva che era la scelta migliore. Le voci, le rovine, la Lingua Antica, i documenti ottenuti, quello che MEEHA e SIRAH gli avevano raccontato... e poi quei ricordi che tornavano a galla. C'era molto di più da scoprire, al di là della teoria dei due Storici, e non era possibile farlo dall'interno del Sistema. Se voleva finalmente sbarazzarsi delle concatenazioni, se davvero desiderava trovare la pace, doveva proseguire quel viaggio da solo. E, magari, così avrebbe potuto salvarla.
Forse era davvero diventato un folle.
«Rinuncerò al mio diritto» disse con un sorriso criptico. «A delle condizioni.»
SIRAH esplose, allibita: «Sei impazzito? Diventerai un nullafacente! YUNE, per tutti gli androidi della Cupola, ritrova il senno!»
«Signora, La prego di non intervenire: Lei non ha voce in merito alla difesa del signor YUNE» la zittì il suo vecchio androide personale, voltandosi alcune scansioni verso la donna. «Quali condizioni?» chiese poi, tornando a lui.
«Voglio che SIRAH sia scagionata» disse YUNE, squadrando l'automa. «E desidero anche delle risposte ad alcune domande.»
Le macchine rimasero in silenzio per delle scansioni. Il Programmatore osservò i loro bulbi oculari, che scattavano da un lato all'altro durante l'elaborazione. Era quasi certo che stessero scambiando un gran numero di informazioni con il Calcolatore Centrale. Riusciva quasi a immaginare la conversazione:
- Vuole sapere.
- Non possiamo rispondere.
- Se lo facciamo, riusciremo a eliminarlo.
- Sono informazioni troppo importanti.
- Anche se volesse divulgarle, nessuno gli crederebbe.
E via discorrendo.
Era buffo pensare a loro in quei termini: sapeva perfettamente che la conversazione era unilaterale. Sarebbe stato solo e soltanto il Calcolatore Centrale a decidere, dopo aver analizzato e vagliato ogni possibile scenario.
SIRAH lo guardava e scuoteva la testa. YUNE la capiva: a chiunque avrebbe fatto paura l'ipotesi di perdere tutto, di essere cancellati, dimenticati. Tranne che a lui. Perché? Era come se sapesse che quella non era davvero la sua vita. Era come se fosse in attesa di qualcosa. Era come guardarsi su una superficie riflettente e capire che, semplicemente, era il momento giusto. In qualche modo sapeva che le cose sarebbero andate per il meglio.
La rassicurò con lo sguardo, ma lei sembrava non poterlo accettare.
Neanche lui comprendeva quel presentimento.
Sapeva solo di doverlo seguire.
All'improvviso, le macchine parvero risvegliarsi.
Il pattugliatore che aveva preso SIRAH la trascinò delicatamente verso l'uscita: «Prego, signora SIRAH, mi segua.»
«I-io...» pigolò lei, atterrita e spaventata.
«Cosa significa?» ringhiò YUNE. «Cosa le farete?»
«Il Calcolatore Centrale ha deciso di accettare la Sua richiesta» lo informò l'androide con le sembianze di sua madre. «La signora SIRAH sarà scortata alla sede, dove fornirà la testimonianza decisiva per la Sua sentenza.»
«Cosa? No! Non lo farò mai!» gridò lei, allibita.
«Questa condizione non è trattabile» la ammonì l'automa.
«Ho detto di no! Preferirei mille volte...»
«SIRAH» la interruppe YUNE; lei ammutolì. «Va bene così» le rivolse un sorriso indecifrabile. «Io me la caverò.»
continua nella parte successiva...
|| Il Nascondiglio dell'Autrice ||
Okay, qua lo dico e lo confermo...
quanto mi piace torturare YUNE? *-*
Quanto? *_* La scena del neutralizzatore mi ha mandata in brodo di giuggioline <3
Sì, sono sadica u.u e allora? Mica è una cosa brutta (?)
:P Cosa credete che accadrà adesso?
Che ne sarà di YUNE?
E SIRAH? I calcolatori manterranno la parola?
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