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19: Sussurri tra le note (parte I)


    Non riusciva a credere di trovarsi lì. SIRAH aveva impiegato così tanti archi a convincere il Programmatore, che gli era parso quasi impossibile poter mettere piede nella sua abitazione. Da un lato aveva sperato che la Storica si arrendesse, che non si intestardisse sulla malsana idea di organizzare un incontro tra cervelli, ma le sue preghiere erano state vane. E ora si trovava in una piccola stanza, soffocato da un'aria che sapeva di chiuso e stantio. Forse, però, non era solo l'atmosfera a togliergli il respiro.

    Prima di quel momento, MEEHA non avrebbe mai creduto che potesse essere così. Solo adesso comprendeva appieno il motivo per cui IAN era tanto ossessionato da YUNE. Quell'uomo era qualcosa che trascendeva ogni stereotipo di abitante della Cupola.

   Seduto di fronte a lui, non poteva evitare la soggezione di fronte al suo sguardo. Non aveva mai visto espressione più affascinante, né occhi più intensi e indecifrabili. Senza alcuno schermo a filtrare la sua immagine, YUNE si presentava come una persona che non sembrava appartenere al suo mondo. C'era persino da dubitare che fosse nato sotto l'effige del Calcolatore Centrale.

    Lo vide sfiorarsi il dorso della mancina con le dita. Quel gesto era quasi ipnotico. MEEHA non poteva che tenere gli occhi fissi sulla cicatrice. Era vistosa, liscia e più chiara del resto della pelle, quasi lucida. Il Glottologo trovava incredibile che ci potesse essere qualcun altro oltre a lui con i segni del passato impressi sul corpo e, ancora più assurdo, proprio nel punto dove ogni abitante portava il marchio del Sistema.

    SIRAH, seduta al suo fianco, teneva la testa bassa e si torceva le mani. Ogni tanto si mordeva anche il labbro inferiore: a quel gesto, puntualmente, lo sguardo del Programmatore scattava proprio sulla sua bocca. Dunque era così: la tensione che aleggiava tra i due era tale che solo uno stupido non si sarebbe accorto della loro situazione. A giudicare dal nervosismo della Storica, era probabile che non fosse ancora accaduto nulla di serio.

    MEEHA si ritrovò a pensare che fosse normale essere attratti da quell'uomo, data la sua apparenza magnetica e intrigante. Si domandò anche come riuscisse a non esserne influenzato, ma la risposta arrivò subito dopo: il suo cuore apparteneva già a un certo Archeologo. La sua fedeltà verso IAN era tale che non riusciva neanche a immaginare una relazione con qualcun altro. Specialmente se si trattava del suo presunto rivale in amore.

    Più trascorrevano le scansioni, più il silenzio della stanza diventava gravoso. Nessuno di loro sembrava intenzionato a prendere la parola per primo, dopo che SIRAH si era affrettata in brevi presentazioni. Non si erano stretti la mano: YUNE non gli aveva offerto la propria e MEEHA aveva accolto la sua posizione con muto consenso.

    «Dunque...» iniziò. «Tu saresti l'uomo che sente le voci.»

    Sapeva perfettamente, dalla registrazione, che era lui, ma non gli era venuta in mente una frase più brillante per spezzare il silenzio. SIRAH si voltò a guardarlo con un'espressione palese: pareva quasi volesse chiedergli se non potesse fare di meglio. Il Programmatore, invece, dopo aver fissato la donna in maniera enigmatica, concesse loro un lieve sorriso. Quel gesto, il debole incurvarsi delle labbra, era del tutto incomprensibile. MEEHA non poté negare di esserne rimasto affascinato.

    «Già» si limitò a rispondere il suo ospite.

    Non era di molte parole e quelle poche che pronunciava lasciavano il sapore dell'insoddisfazione in bocca. Solo una donna curiosa e testarda come SIRAH avrebbe potuto convincere un uomo del genere ad accettare quell'incontro. Era stata incredibile, doveva proprio dargliene atto.

    «Da quanto tempo?» insistette.

    «È importante?» il sorriso criptico del Programmatore si accentuò.

    «Sì, se vuoi il mio aiuto.»

    Di nuovo silenzio. MEEHA iniziava a sudare freddo: non ne comprendeva bene il motivo, ma una parte di lui era convinta che non fosse YUNE a desiderare il suo aiuto, ma il contrario. In parte, era vero: quell'uomo era un'incredibile fonte di informazioni per il Glottologo. Quando gli sarebbe potuto ricapitare di trovare una persona che conosceva l'esatta pronuncia della Lingua Antica?

    I sospetti che potesse essere un collaboratore delle macchine erano svaniti non appena lo aveva conosciuto personalmente. Il modo con cui aveva trattato il suo androide personale, ordinandogli di uscire dall'abitazione e di non rientrare finché non glielo avesse concesso, lasciava perfettamente a intendere cosa ne pensasse dei calcolatori.

    Per quell'uomo, gli elaboratori erano solo oggetti: eseguivano le istruzioni per le quali erano stati programmati e non si discostavano mai da quella direttiva. Tale consapevolezza, tralasciando le persecuzioni che aveva subito, era il motivo per cui odiava così tanto il Calcolatore Centrale e il Sistema, che considerava strumenti per il volere di persone ormai morte e cremate.

    Dopo intere pause trascorse a scrutarlo con espressione indecifrabile, YUNE inarcò lentamente un sopracciglio e si girò, con tutta la sedia ad antigravità, verso la scrivania con elaboratore incorporato. Iniziò a trafficare con lo schermo tattile, lasciando che i proiettori olografici riproducessero fedelmente l'interfaccia. MEEHA non aveva mai visto nessuno aprire e chiudere così tante applicazioni in così poco tempo.

    «Le sento da quando avevo quindici gruppi primari» gli rispose, finalmente. «Solo recentemente ho scoperto che non sono l'unico a percepirle.»

    Percepirle, aveva detto. Dunque aveva ben chiaro che non si trattava della sua immaginazione. Il Glottologo ebbe l'impressione di aver finalmente colto qualcosa, nella sua maniera d'agire, che gli permettesse di comprenderlo meglio. Quell'uomo era restio a fidarsi, perciò sceglieva le parole con una cura quasi maniacale. MEEHA era certo che, se avesse frugato nel suo passato, avrebbe trovato tutti i motivi per cui era diffidente nei confronti degli altri abitanti della Cupola. Anche se già poteva immaginarli.

    Data la giovane età nella quale aveva manifestato i primi sintomi, non dubitava che fosse stato sottoposto ad almeno una riabilitazione psichica. Era un'esperienza che segnava per il resto della vita. Una persona che vi era sottoposta non godeva di grande considerazione all'interno della società. MEEHA era stato fortunato, dato che, nel momento in cui era stato sottratto alle violenze dei genitori, gli androidi ospedalieri lo avevano ritenuto troppo giovane per sopportare la procedura.

    Mentre rifletteva sulle sue considerazioni, improvvisamente avvertì il suono familiare della Lingua Antica. Alzò di scatto lo sguardo sull'interfaccia olografica, notando che il Programmatore aveva avviato diverse registrazioni. Una, la riconosceva facilmente, riproduceva la sua voce, intenta a ripetere parole all'apparenza insensate. Un'altra, invece, trasmetteva una cadenza più rauca, che sembrava appartenere a un vecchio.

    YUNE indicò i due spettrogrammi, con relative forme d'onda: «Questo sono io e questo è... un nullafacente.»

    SIRAH sussultò visibilmente, ma MEEAH la ignorò: «Sei entrato in contatto con uno di loro?» sibilò stringendo le palpebre.

    «Sapete bene che il Calcolatore Centrale non li lascerebbe a piede libero, se fossero pericolosi per la salute generale» replicò lui.

    I due storici si scambiarono uno sguardo incerto: «A tal proposito...» s'introdusse la donna. «Noi... ecco, avremmo una teoria.»

    Fu il turno del Glottologo di sussultare. Si voltò di scatto verso la Storica, ammonendola con lo sguardo. Avevano concordato di non farne parola con nessuno, almeno finché non avessero avuto in mano prove inconfutabili. Non si fidava del Programmatore a tal punto da metterlo al corrente: e se avesse iniziato ad avere paura delle possibili implicazioni? MEEHA non lo conosceva e non poteva sapere quanto poco avesse a cuore la sua salute.

    «Una teoria?» ripeté YUNE, mettendo in pausa le registrazioni e fissandoli.

    «In effetti, è una sua teoria» precisò MEEHA, indicando SIRAH. «Ma è l'unica che abbia un qualche senso, anche se eravamo d'accordo di non parlarne con nessuno finché non ne fossimo stati certi» l'ultima parte del discorso la pronunciò con una nota di risentimento.

    «Possiamo fidarci di lui» cercò di rassicurarlo lei. «E poi, ha tutto il diritto di sapere perché la sua vita è un continuo tormento.»

    Il Glottologo non trovò delle argomentazioni valide per controbattere. Ripensò a quello che aveva appena sentito: YUNE doveva sopportare quelle specie di parole armoniche ogni arco della sua vita. Si domandò se anche in quel momento le sentisse, ma la risposta arrivò non appena notò che si stava massaggiando una tempia. Il suo gesto era talmente sfuggente che se ne era accorto solo in quel momento, mentre gli prestava maggiore attenzione e non era più distratto dall'ascolto.

    Così si vide costretto, oltre che da SIRAH, anche dal proprio buon cuore ad esporre l'ipotesi della donna. Il Programmatore lo ascoltò fino alla fine, senza mai interromperlo. La sua espressione era cambiata molte volte, durante la spiegazione, eppure MEEHA non era mai riuscito a capire cosa stesse pensando o provando. Era talmente indecifrabile, che gli sembrava di essere alle prese con i rompicapo dei Monoliti.

    Ancora una volta, gli parve di scoprire qualcosa d'incredibile. IAN non era attratto da YUNE in quanto piccolo manufatto emerso dagli scavi, fragile e delicato, ma piuttosto lo vedeva esattamente come MEEHA vedeva sé stesso.

    Anche il Programmatore era come un Monolite della Biosfera: pur essendo danneggiato e solo, non era mai crollato. La differenza tra loro era solo una: il Glottologo era un blocco di marmo liscio, privo di punti di interesse, mentre l'altro era ricoperto di parole in Lingua Antica, di iscrizioni che richiedevano di essere analizzate e scoperte.

    E lui aveva creduto di poter competere contro un rivale del genere? Quale immenso ingenuo era stato, nel considerare IAN tanto cieco. Quante possibilità poteva avere un Monolite senza neanche un bassorilievo, di fronte a uno pieno delle testimonianze del passato?

    Se non avesse conosciuto l'Archeologo, probabilmente anche lui sarebbe rimasto vittima del fascino di YUNE. Lui era come quel meraviglioso architrave che tanto MEEHA aveva desiderato studiare, ma al quale non era ancora stato assegnato. Di tutte le rovine, era l'elemento più ricco di dettagli. Era il Monolite per eccellenza, quello più maestoso, più arcano, più intrigante. In confronto, gli altri blocchi sfiguravano, nonostante la loro imponenza e bellezza.

    Tale era YUNE, e MEEHA capiva improvvisamente di essere nient'altro che un pezzo di marmo alla deriva, infimo e insignificante se posto a confronto con l'Architrave.



continua nella parte successiva...



|| Il Nascondiglio dell'Autrice ||

Come da richiesta di SoulAttempt ho anticipato la pubblicazione di un paio di orette èwè amatela (ma, soprattutto, amatemi u.u).

Forse finalmente MEEHA ha capito perché IAN non lo degna di uno sguardo xD ma chissà se avrà qualche possibilità di ribaltare la situazione!

E boh, non so che altro scrivere in questa nota d'autrice xD pace!

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