18: Sinfonie nascoste (parte I)
Si fidava di YUNE.
Questa era l'unica certezza di SIRAH.
Aveva visto con i propri occhi il suo tormento, aveva assistito alla sua lotta disperata, al dolore che lo dilaniava. Il Programmatore aveva avuto bisogno di tempo per aprirsi. Non le aveva rivelato tutto fin dall'inizio, anzi. Aveva cercato di allontanarla, di respingerla in ogni modo possibile. Era stato scostante e insopportabile, si era comportato da gran menefreghista.
Poi però IAN era entrato in coma e lui era stato messo alle strette. In quel momento, aveva scelto di rischiare. Le aveva confessato delle voci, della droga e dei suoi sospetti riguardo alle macchine. L'aveva aiutata a violare la memoria blindata del Calcolatore Centrale, non solo perché glielo aveva chiesto, ma anche per trovare una chiave che gli permettesse di risolvere i misteri che lo soffocavano.
Uno come YUNE non mentiva.
Mai.
«Mi fido di lui» dichiarò, senza un'ombra di esitazione.
«Come puoi essere così ingenua?» sibilò MEEHA a denti stretti.
«Io l'ho visto» insistette. «Ho visto l'effetto che hanno le voci sul suo corpo e sulla sua mente. Anche tu, tramite la registrazione, dovresti capire che non c'è menzogna in quello che è stato ripreso. Credo piuttosto che il tuo giudizio sia offuscato da ciò che provi» lo squadrò attentamente. «Quando si parla di YUNE, diventi un altro. Non dovresti odiarlo, per ciò che è accaduto a IAN: non è colpa sua.»
«Non puoi saperlo con certezza» s'impuntò l'uomo. «Non ci sono testimonianze dell'accaduto.»
«Era drogato...»
«A detta sua.»
«E su IAN non sono state trovate tracce di traumi o percosse» aggiunse, convinta. «Né di veleni o agenti patogeni estranei. Cerca di essere ragionevole, MEEHA: in che altro modo avrebbe potuto nuocergli, sempre ammesso che volesse farlo? IAN era il suo migliore amico. L'unico, prima che arrivassi io.»
Il Glottologo rimase in silenzio. SIRAH lo vide distogliere lo sguardo dal suo: lo sapeva, che aveva ragione. Si leggeva lungo migliaia di staffe che l'idea non gli andava giù. Alla donna non interessava davvero perché ce l'avesse tanto con il Programmatore: la sua priorità al momento era mantenere quella specie di alleanza che avevano stabilito. MEEHA era l'unico che fosse in grado di decifrare le parole della Lingua Antica.
«Senti» proseguì, imperterrita. «Perché non provi a dargli una possibilità?»
«E come?» grugnì l'altro.
«Incontralo.»
SIRAH osservò attentamente la sua reazione. YUNE non era stato affatto felice della proposta: il modo con cui aveva liquidato la questione costituiva un problema. Aveva molto da nascondere e di questo la Storica era perfettamente consapevole. Anche se c'erano segreti che ancora non le aveva confidato, le andava bene. Era certa che, con il tempo, il Programmatore avrebbe imparato ad avere fiducia in lei.
MEEHA reagì in maniera totalmente differente. La guardò, con espressione incredula e, dopo interminabili scansioni di silenzio, annuì. La donna non si aspettava un assenso tanto immediato, ma era felice che almeno lui non la mettesse a dura prova. Era un problema in meno da affrontare. La confortava anche pensare che si fosse reso conto dei suoi pregiudizi nei confronti di YUNE. Anche se non si fidava, anche se lo riteneva in qualche modo implicato con il coma di IAN, aveva avuto il coraggio di affrontare le proprie convinzioni. SIRAH sorrise: era proprio ciò che ci si aspettava da uno Storico del suo calibro.
«Quando?» le chiese il Glottologo.
«Appena riuscirò a convincerlo. Lui non... lui non ama gli imprevisti» trovò ironico che fosse lei a dirlo.
MEEHA si concesse uno sbuffo che sapeva di amara soddisfazione. Probabilmente stava pensando che non c'era d'aspettarsi altro da un uomo così sospetto. SIRAH era divertita dal suo atteggiamento: le sembrava un ragazzino. Chissà se avrebbe cambiato idea, una volta conosciuto il Programmatore. Sempre ammesso di riuscire a convincere YUNE. Come avrebbe voluto l'ausilio di IAN, in quel momento! Lui sicuramente avrebbe saputo come trattare con l'amico.
Un androide passò loro accanto. Entrambi abbassarono lo sguardo sul calcolatore del tavolo ad antigravità, innervositi dalla presenza di così tanti automi. Era assurdo che si fossero incontrati proprio lì, eppure non del tutto sbagliato. Quale modo migliore di non dare nell'occhio, se non quello di confondersi con la folla? Era improbabile che due persone con qualcosa da nascondere discutessero proprio in un locale di ritrovo. Quello doveva essere stato il ragionamento di MEEHA.
SIRAH si avvicinò di più a lui con la sedia. Gli cinse un braccio e posò la testa sulla sua spalla, ignorando il sussulto che ebbe l'uomo al contatto. Dovevano fingersi una coppia, giusto? Fino a quel momento, più che due persone intente ad amoreggiare erano sembrati due fidanzati in crisi.
«Perché hai danneggiato la tua tuta?» gli chiese in un sussurro.
MEEHA iniziò a rilassarsi: «Dovevo distrarli, in qualche modo.»
«Distrarli? Parli dei calcolatori?» lui annuì. «Perché? Cosa hai trovato, MEEHA?»
«Te l'ho già spiegato: non so dirtelo con precisione. So solo che è la scoperta più incredibile di questo gruppo quaternario, SIRAH. Una scoperta che, sono sicuro, al Calcolatore Centrale non piacerà.»
«Non posso capirti se non cerchi di spiegarti, MEEHA.»
«Non è così facile. Neanche io riesco a definire quello che ho visto. Ero in una stanza, una specie di... non so cosa sia esattamente quel posto. Era grandissima e le pareti erano ricoperte di parole in Lingua Antica. Ma non è stata quella stanza a sconvolgermi: è quello che ho visto quando sono riuscito a uscirne. Era enorme, davvero: non riuscivo a definirne i contorni. Una città sotterranea, immensa, proprio sotto la Biosfera.»
La donna si accigliò: «È indubbiamente una scoperta notevole» ma tale da rischiare la vita?
MEEHA scosse la testa: «Non ho finito. Era lì... ma allo stesso tempo non c'era. Era come se... oh, per tutti gli androidi della Cupola, non riesco a credere di starlo per dire. Era come una città fantasma. Svaniva per pause intere, ma, ogni tanto, per una sola scansione, riuscivo a vederla, al di là del vuoto della caverna in cui ero caduto.»
Stavolta, fu SIRAH a trasalire. La descrizione del Glottologo le ricordava fin troppo bene la macchia bianca vista nella registrazione dell'androide personale di YUNE. Quella figura apparentemente umana che tanto lo aveva sconvolto. Tirò su la testa e fissò il Glottologo, che teneva ancora lo sguardo basso sul calcolatore. Sembrava in conflitto con sé stesso: come biasimarlo? Era l'unico testimone. Era la sua parola contro quella del resto degli abitanti della Cupola.
«Te lo giuro, non sono pazzo» si affrettò a dire, notando il suo sguardo. «L'ho vista davvero. Era lì e...»
«Ti credo» lo rassicurò lei. «Io ti credo, MEEHA.»
«Davvero?» il Glottologo era stupito della sua reazione.
«Ho notato una cosa del genere nella registrazione che ti ho dato, quella in cui YUNE pronuncia le parole in Lingua Antica. Il video sfarfalla per poco più di una scansione: ho ordinato a un androide di bloccare l'esecuzione esattamente in quel punto. E l'ho vista.»
L'attenzione di MEEHA era completamente monopolizzata da lei: «Cosa? Cosa hai visto?»
«Una figura» rispose SIRAH in un sussurro, attenta a non farsi sentire da orecchie o sensori indiscreti. «Una figura umana. Io ero lì, quando tutto è accaduto, ma non sono riuscita a percepirne la presenza. Una presenza evanescente e impalpabile come... un fantasma.»
Si fissarono. Adesso non era più la sola parola del Glottologo contro il resto del mondo. Erano le loro, contro quelle di tutti gli altri. L'idea era confortevole, per quanto la situazione cambiasse di poco. Due persone da sole non sarebbero mai state capaci di convincere un'intera popolazione dell'esistenza di qualcosa, all'interno della Cupola, che sfuggiva al controllo del Calcolatore Centrale.
Un dubbio si insinuò, velenoso, nella mente di SIRAH. E se le macchine avessero saputo? C'erano elementi per pensarlo: il fatto che le fosse stato negato l'accesso proprio a quei documenti scritti in Lingua Antica e l'atteggiamento delle macchine nei confronti di YUNE lasciavano intuire uno schema nel comportamento dei calcolatori. Era come se non volessero che si venisse a sapere. Come se fossero stati programmati per nasconderlo.
«YUNE mi ha aiutata a violare la memoria del Calcolatore Centrale» confessò all'orecchio di MEEHA, il quale sgranò gli occhi. «Mi servivano dei documenti, che però mi sono stati negati. Quando li abbiamo ottenuti, abbiamo scoperto che sono scritti in Lingua Antica.»
Il Glottologo cercò di dissimulare la sorpresa, con scarsi risultati: «Allora...»
«Sì, lo sanno» confermò SIRAH. «E non vogliono che l'informazione venga divulgata. Questo spiega anche il trattamento che hanno riservato a YUNE: lo costringono a drogarsi per impedirgli di ripetere le concatenazioni.»
«Perché sprecare risorse preziose, quando possono semplicemente sbarazzarsi di lui?» mormorò MEEHA.
«Sto ancora cercando di capirlo.»
continua nella parte successiva...
|| Il Nascondiglio dell'Autrice ||
Buon martedì ragazzi/e! ^^
Eccoci al diciottesimo capitolo...
stamattina ero tutta felice perché sto a metà del primo libro,
ma oggi pomeriggio rileggendo non ero affatto soddisfatta *sospiro*
Ultimamente mi sento un po' delusa dai capitoli di Alius.
E' come se mancasse qualcosa.
:(
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