17: Fa diesis (parte II)
I locali di ritrovo erano stati introdotti nella Cupola sin dalla sua costruzione. L'idea di luoghi comuni in cui incontrarsi era stata definita dai Fondatori come uno dei baluardi della comunità, in grado di sopperire ai bisogni di socializzazione e dialogo. Il Calcolatore Centrale aveva seguito alla lettera le loro istruzioni, rendendo operativi oltre cinquanta locali in ogni Distretto.
Quello dove MEEHA aveva dato appuntamento a SIRAH era uno dei più affollati del Distretto A. Si trovava a poche centinaia di staffe dal centro della Cupola, nella frazione 01. Quando vi giunse, lei era già ad attenderlo, davanti alla porta automatica. Aveva lo sguardo basso e si torceva le mani. Il Glottologo, per una scansione, si chiese se fosse davvero il caso di coinvolgerla. Sarebbe dovuto essere l'unico a rischiare, almeno così pensava.
Poi si ricordò che era stata SIRAH a fornirgli i mezzi per comprendere la giusta pronuncia delle parole in Lingua Antica. Lei, insieme a YUNE. Solo pensare a quell'uomo gli strappò una smorfia: non gli piaceva minimamente sentirsi in debito nei suoi riguardi. In fin dei conti era la persona che gli aveva portato via IAN.
Le si avvicinò con cautela e le posò una mano sulla spalla: «Andiamo dentro» le disse, ignorando il suo sussulto.
La Storica lo fissò, con espressione smarrita, e si limitò ad annuire. Era strano: da quando l'aveva conosciuta, non molto tempo in realtà, non l'aveva mai vista così agitata. Perché lo era sicuramente: era evidente come il fatto che nessuno sarebbe mai riuscito a vedere il mondo esterno. MEEHA non sapeva cosa l'avesse innervosita; forse neanche gli importava.
Entrarono nel locale. All'interno, il brusio delle persone che parlavano tra loro lo assordò. Molti urlavano tale era il frastuono che li circondava. Era decisamente il luogo ideale per discutere di cose in merito alle quali nessuna macchina avrebbe potuto origliare.
L'ambiente era molto ampio, diviso in maniera geometrica e razionale: al centro dell'area quadrata c'erano una serie di distributori alimentari, che fornivano diversi cibi e bevande da consumare durante gli incontri, mentre il resto della superficie calpestabile era occupato da quattro file di tavoli ad antigravità uguali tra loro, disposti alla stessa distanza e con il medesimo orientamento. Quasi tutti erano occupati, ad eccezione di un paio di posti nella fila centrale.
Uno degli androidi addetti al servizio si avvicinò. Aveva un corpo dalle fattezze femminili e un viso particolarmente dolce ed espressivo. Indossava la classica uniforme per i servizi pubblici, costituita da una camicia e dei pantaloni color blu notte.
«Benvenuti. Desiderate accomodarvi a un tavolo?»
MEEHA stava per rispondere, ma SIRAH lo precedette: «Sì. Quello lì» indicò il più lontano.
Forse il Glottologo si era sbagliato: la donna non era così agitata come sembrava. L'automa li accompagnò al posto che lei aveva scelto e si dilungò alcune pause per leggere i loro CID e spiegare il funzionamento del servizio, poiché era la prima volta che vi accedevano.
«Il servizio di ritrovo è attivo tutti gli archi dall'accensione allo spegnimento delle luci» iniziò a riferire. «Durante l'uso del servizio, è possibile richiedere un massimo di tre portate alimentari a testa. L'ordine viene registrato e inviato al distributore tramite il calcolatore tattile incorporato nel tavolo ad antigravità, grazie al quale potrete selezionare la vivanda desiderata. Potrete occupare la vostra postazione per uno scatto, venti pause e ottocento scansioni. Per iniziare a usufruire del servizio, fornite i vostri CID all'elaboratore. Buona permanenza.»
Si congedò dopo aver indicato loro il calcolatore tattile del tavolo. MEEHA e SIRAH si scambiarono uno sguardo, lei sembrava ancora a disagio, poi a turno passarono il dorso della mano davanti ai sensori. I loro CID furono registrati e come conseguenza i pannelli sintetizzanti del locale crearono una sedia ad antigravità a testa. I due si accomodarono l'uno di fronte all'altra, in silenzio. Trascorsero pause intere senza che si parlassero.
Fu SIRAH a prendere l'iniziativa: «MEEHA...» lui alzò lo sguardo sulla donna. «Perché mi hai chiesto di incontrarti qui? Di cosa volevi parlarmi? Che è accaduto nella Biosfera?» gli chiese lei, alzando la voce per farsi sentire in mezzo al frastuono delle altre chiacchiere.
Il Glottologo le fece cenno di abbassare il tono. Era praticamente impossibile riuscire a comunicare senza sovrastare il rumore, motivo per cui, al suo gesto, la Storica inarcò un sopracciglio. Parve indisporsi, ma lui non diede troppo peso all'espressione contrariata e allo sbuffo che sfuggì alle sue labbra.
«Che ne diresti di prendere qualcosa?» le propose, lanciando uno sguardo all'elenco mostrato dallo schermo del calcolatore. «Non capita tutti gli archi di bere del vino di riso al sangue di serpente...»
Protese una mano e la posò su quella di SIRAH, che immediatamente si ritrasse. La confusione nei suoi occhi fu ancora più evidente quando MEEHA le indicò di avvicinarsi con la sedia. La donna, titubante, ubbidì con lentezza, spostandosi su un lato del tavolo, in modo da essergli a fianco.
«Si può sapere che ti prende?» gli chiese ancora, stavolta mantenendo la voce il più bassa possibile. «Guarda che l'ho capito benissimo che le donne non ti interessano, non serve tentare di convincermi del contrario.»
Quell'affermazione gli strappò una risata divertita, dalla quale si riprese subito: «Non devono ascoltare» le sussurrò, lanciando uno sguardo a un androide di passaggio. «Ci conviene fingere di essere una coppia.»
«Sei serio?» trasecolò SIRAH.
«Mai stato più serio in vita mia.»
Lei si guardò intorno. Almeno due terzi delle persone che stavano usufruendo del servizio davano sfoggio di essere in evidente sintonia. La donna avvampò e abbassò lo sguardo, riprendendo a torcersi le mani. MEEHA anche si guardò attorno: nemmeno lui amava la situazione, ma se doveva sussurrarle all'orecchio tutto ciò che aveva scoperto, preferiva che le macchine credessero che le stesse raccontando degli aneddoti divertenti per sedurla e portarsela a letto. Niente di più naturale che il semplice bisogno riproduttivo.
«Va bene» cedette SIRAH, infilando la mano sotto la sua. «Ma ti avverto: se sconfini più in basso delle mie spalle, me ne vado, siamo intesi?»
MEEHA sorrise gentilmente: «Ma se hai appena detto di aver capito che le donne non mi interessano...» protese le dita e le fece scorrere tra i capelli corti di lei, avvicinandola come se volesse baciarla.
«È vero, ma quella parte è... riservata» borbottò la Storica, distogliendo lo sguardo.
«Uomo fortunato» replicò il Glottologo, con le labbra a pochi millimetri dall'orecchio di lei.
«Sarebbe bello se se ne rendesse conto» sospirò SIRAH. «Allora? A cosa dobbiamo tutte queste precauzioni?»
MEEHA attese che uno degli androidi passasse loro a fianco e li superasse: «Ho trovato una cosa, nella Biosfera. Io... ci sono caduto dentro SIRAH.»
«Ci sei caduto?» ripeté lei, ridacchiando. «Cos'era? Un componente di scarico rifiuti dell'era pre-Flagello?» scherzò.
«Non posso dirti cosa ho visto, però... ricordi le registrazioni che mi hai fornito? Le parole pronunciate da quel Programmatore erano tutte lì.»
Strinse la presa sui capelli di SIRAH. Lei mugolò di dolore e portò una mano alla nuca, cercando di allentarla. Provò anche a ritrarsi, ma lui la trattenne. La paura di essere vista da un androide o da un altro abitante era l'unica cosa che le impediva di ribellarsi.
«MEEHA... mi stai facendo male» ringhiò a denti stretti.
«Come può conoscerle?» le domandò. «Eh? Da dove ha preso quelle informazioni? Come ha fatto a imparare l'esatta pronuncia delle parole della Lingua Antica?»
«Lasciami andare» sibilò lei. «Lasciami andare o, lo giuro sul Calcolatore Centrale, mi metterò a urlare così forte che mi sentiranno tutti gli utenti del locale.»
MEEHA mollò la presa sui capelli di SIRAH: l'ultima cosa che voleva era attirare l'attenzione delle macchine proprio su di sé. Aveva già rischiato grosso con la faccenda della tuta strappata: era stato un miracolo che non si fossero accorti che era stato lui a squarciarla con una pietra tagliente. Era stato sicuramente più facile che uscire dal posto in cui era precipitato.
«Sei impazzito?» sbottò la donna, massaggiandosi la nuca.
«Non mi fido di quel Programmatore» ammise, squadrando un automa di passaggio. «Lo sai che IAN è stato trovato svenuto davanti alla porta della sua abitazione? E se fosse stato proprio lui a...»
«Ah, fermo. Ci avevo già pensato: non può essere stato lui... era drogato in quel momento.»
«Potresti dire così perché sei sua amica» replicò MEEHA. «Tu...»
«Non ho motivi per mentirti» stavolta fu SIRAH a prendergli la mano. «Senti, lo so che ci conosciamo da poco tempo, ma siamo entrambi Storici e vogliamo la medesima cosa: decifrare quel linguaggio. Che sia per la conoscenza o per aiutare un amico, lo scopo non cambia.»
Il Glottologo scosse la testa: «Non ti rendi conto. Quello che ho scoperto è qualcosa che va ben oltre i nostri bisogni. Potrebbe...» abbassò improvvisamente la voce. «Potrebbe sconvolgere il Sistema stesso, capisci?»
La donna lo fissò con espressione confusa: «Non completamente.»
«Come fa quell'uomo a conoscere la Lingua Antica?» insistette MEEHA.
Lei sospirò: «Te l'ho detto: le voci...»
«Quella è la sua versione» la interruppe il Glottologo. «Ma è anche la verità?»
SIRAH non seppe rispondergli.
|| Il Nascondiglio dell'Autrice ||
Incredibile ma vero: tra mal di testa, di stomaco, vertigini
e stanchezza tale che non riesco quasi neanche ad alzarmi
sono COMUNQUE riuscita ad aggiornare!
Non lo credevo possibile xD e invece lo è!
Ps: janefademerrick perdonami ma credo che anche stavolta ti toccherà betarmi da qui ç_ç
Pps: a chi mi legge chiedo scusa (per la centesima volta) per eventuali errori :<
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