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16: Solfeggio (parte II)


    L'alternanza di sorrisi imbarazzati e sguardi sfuggenti continuò per alcune scansioni. Nessuno dei due sapeva esattamente come comportarsi, in quella circostanza. Ogni tanto YUNE alzava lo sguardo, per un bizzarro desiderio di vedere se anche lei lo faceva. La maggior parte delle volte, i loro occhi si incontravano e loro, senza capire il perché, li abbassavano di nuovo.

    Tenendo lo sguardo basso, il Programmatore poté notare come SIRAH si torcesse le mani. Era agitata. Non lo era anche lui? Forse. Non lo avrebbe detto con certezza. Sapeva solo che voleva ricominciare, ma che non poteva senza il consenso di lei. Era una legge suprema, seppur non presente negli assiomi del Sistema. Il rispetto che le doveva era proporzionale al coraggio che la donna aveva dimostrato nel prendere l'iniziativa.

    «Ehm» la Storica ruppe il silenzio; l'attenzione di YUNE fu subito su di lei. «Cosa facciamo, adesso?» gli chiese, quasi con ingenuità.

    Le labbra di lui si curvarono in un lieve sorriso: «Me lo stavo giusto domandando.»

    «Ricominciare sarebbe affrettato» considerò la donna.

    «Assolutamente» concordò YUNE, anche se la voglia era tanta.

    Possibile che un semplice bacio potesse cambiare completamente la visione che aveva avuto di lei, fino a quel momento? SIRAH aveva ragione nel dire che la sopportava a malapena: una relazione vera e propria era quasi impossibile da immaginare. In tal caso, si sarebbero limitati a divertirsi? Non era sicuro di volerlo. Neanche lei lo voleva, probabilmente. E poi, era presto per pensarci.

    «Dovremmo comportarci come sempre» suggerì. «Se deve accadere qualcosa... accadrà e basta. Non sei d'accordo?»

    Forse era un ragionamento superficiale, ma che altro poteva pensare? Era stato tutto così improvviso. Solo il fatto che stessero lì a discuterne, invece che saltarsi addosso a vicenda, era un segnale. Anche se si erano baciati, pur avendo apprezzato entrambi, non era scattata quella scintilla d'irresistibile desiderio. Sì, il suo corpo aveva reagito, ma cosa ci si sarebbe dovuti aspettare? Era pur sempre un uomo e, anche senza sentimento, era capacissimo di apprezzare il corpo di una donna tra le sue mani. Specialmente se era un corpo come quello di SIRAH.

    «Hai ragione, come sempre» rispose lei, sorridendogli.

    Come sempre? Significava forse che aveva davvero ascoltato i suoi deliri riguardo al Sistema e alla Cupola? Fantastico. Sperava che non finisse nei guai a causa sua. Solo dopo si ricordò che nei casini c'era già, per via delle sue attività e dei documenti che le aveva appena consegnato, come da sua richiesta.

    Le voci gli graffiavano il cranio. Si portò le mani alle tempie, massaggiando lentamente, pur sapendo che non sarebbe servito a nulla. Stavano diventando più forti. Ancora più di quanto già non fossero. Pregava di non tornare allo stato in cui l'aveva trovato SIRAH la prima volta. Se poi si fosse aggiunta anche l'astinenza dalla droga, gli archi successivi sarebbero stati un vero calvario. Posò i gomiti sulla scrivania.

    «Adesso... vorrei stare da solo» le chiese, senza guardarla. «Le voci...» non terminò la frase.

    SIRAH lo fissò in silenzio. Si vedeva lungo migliaia di staffe che non era felice di lasciarlo in balia di sé stesso. Però che alternative aveva? Non sarebbe stata di alcun aiuto. Esitante, la donna protese una mano verso di lui. YUNE si limitò a voltare lievemente la testa, per poter scrutare di bieco quelle dita. Le stesse che poco prima gli sfioravano la guancia, con una dolcezza infinita.

    Lei gli regalò una lieve carezza sulla spalla e sul braccio, poi sospirò. Si alzò lentamente dalla sedia ad antigravità e lanciò uno sguardo verso lo stretto corridoio che conduceva alla porta. Esitava: non voleva andarsene. Il pensiero strappò un lieve sorriso dalle labbra del Programmatore. Era strano che qualcuno si preoccupasse così tanto per lui. Da che ricordava, IAN era sempre stato l'unico. Almeno, fino a quel momento.

    «Non preoccuparti» cercò di rassicurarla, anche se la sofferenza gli si leggeva in faccia. «Ho il mio androide a prendersi cura di me. Starò bene.»

    Istintivamente, lei squadrò il muro: «Mi dirai mai cosa nascondi lì dietro?» gli chiese.

    Il suo sorriso divenne teso: «Forse. Se sarai pronta ad accettarlo.»

    SIRAH rimase immobile, interdetta a scrutare la parete. La sua curiosità era davvero pericolosa. YUNE si ripromise di non abbassare mai la guardia in sua presenza. Poteva aver iniziato a ragionare con la sua testa, ma alcuni preconcetti istillati dalle macchine erano difficili da abbandonare. Aveva ancora terrore delle malattie: il Programmatore l'aveva capito dal modo con cui aveva commentato la cicatrice alla mano e il taglio sulla fronte. Finché non avesse abbandonato la sua ipocondria, non avrebbe potuto fidarsi pienamente di lei.

    Un gemito lieve gli sfuggì dalle labbra: le concatenazioni erano sempre più insistenti.

    SIRAH sussultò e gli prese le spalle tra le mani, ma lui si liberò scrollandosela di dosso.

    «Vai» sbottò.

    Lei rimase al suo posto.

    YUNE ansimò: «Non devi vedermi nello stato in cui ero quella volta.»

    La donna fece per protestare: «Ma...»

    «Ti prego» la fissò. «Ti prego, va' via.»

    Silenzio.

    Una lieve esitazione.

    Un passo indietro.

    «V-va bene...» balbettò SIRAH. «Ma tornerò.»

    «Ci conto» disse lui con un sorriso forzato.

    Notò che gli occhi di lei erano diventati lucidi. Non se ne era accorto prima a causa delle voci. Stava per piangere? Possibile? Nessuno aveva mai versato una sola lacrima per lui, se non i suoi genitori, e si era visto che fine avevano fatto. Infettati dagli androidi ospedalieri, solo perché erano convinti che la sua non fosse pazzia. Il Calcolatore Centrale doveva averli visti come una minaccia: le parole di un invasato erano inefficaci, ma quando i pazzi iniziavano a diventare tanti, allora la follia diventava verità.

    La donna si girò di scatto e corse verso la porta. Stava scappando da lui o dal pianto?

    «SIRAH!» la richiamò.

    Per alcune scansioni, non ottenne risposta e credette che se ne fosse andata. Poi si ricordò di non aver udito i chiavistelli dell'entrata scattare. Il suono dei suoi passi, che distingueva con difficoltà tra le concatenazioni, gli strappò un sospiro di sollievo.

    «Sì?» chiese lei, con lo sguardo basso, puntato sulle mani che continuava a torcersi.

    Per un istante, a YUNE fece tenerezza.

    Ma si riprese altrettanto in fretta.

    «Il tuo palmare» le indicò il dispositivo, dimenticato sulla scrivania.

    Lei arrossì e si precipitò a recuperarlo: «Che stupida!»

    Se ne avesse avuto la forza, avrebbe riso, per quanto era buffa. Si limitò a sorridere in maniera enigmatica, mentre lei si rigirava l'aggeggio tra le dita e continuava a tenere lo sguardo basso. Gli occhi umidi, YUNE non se li era immaginati. Non volle toccare l'argomento: con le voci conficcate nel cervello, sapeva che non sarebbe riuscito a reggere la chiacchierata. Anche se apprezzava la sua preoccupazione.

    «Il Glottologo...» fece lei, infilando il palmare in tasca. «Vorrei che lo incontrassi.»

    Al Programmatore sfuggì una smorfia: «Prima o poi. Forse... ne riparliamo, va bene?»

    «Solo un arco, no, solo alcuni scatti. Non ti chiedo altro» insistette la donna.

    «Ne riparliamo» ribatté seccamente.

    L'ennesimo imprevisto. SIRAH era davvero una continua sorpresa; era uno dei tratti che apprezzava di meno della sua persona. Perché avrebbe dovuto aprire la sua abitazione a un perfetto estraneo? Un altro abitante della Cupola, marcio e corrotto come tutti gli altri. Forse peccava di arroganza nel credersi diverso dal resto della massa. Alla fine, anche lui viveva lì dentro, in quella gabbia trasparente. Però non poteva farne a meno. Non riusciva proprio a fidarsi.

    «Va bene...» cedette SIRAH, così in fretta che lui non se l'aspettava. «Ne riparliamo. Allora... vado, di nuovo.»

    Prima che YUNE potesse capire qualcosa, lei si chinò e gli posò un bacio sulla guancia. Il Programmatore rimase esterrefatto per alcune scansioni. La donna gli rivolse un sorriso timido e poi girò i tacchi. Ancora imbambolato, lui la vide sparire nel corridoio. Poco dopo, udì la porta aprirsi e poi richiudersi.

    Si accarezzò la guancia, senza riuscire a decifrare il turbinio di emozioni che gli aggrovigliavano lo stomaco. Era la prima volta che una persona si comportava così con lui. Non sapeva neanche come reagire. Le altre donne non erano mai state tanto dolci e premurose. Possibile che SIRAH si fosse sciolta in quel modo, solo grazie a un bacio?

    E lui?

    Lui si sarebbe mai sciolto?

    Le voci gli aggredirono la mente. Con un lamento, YUNE appoggiò la fronte contro il braccio disteso sulla scrivania. La mano libera si protese verso il calcolatore del mobile. Selezionò alcune opzioni: il muro di scompose in tanti piccoli tasselli, che comparirono lentamente, rivelando tutto ciò che non voleva mostrare a nessuno.

    Le piante.

    Non appena abbatté quella barriera, le concatenazioni si affievolirono. Non scomparvero del tutto, ma il Programmatore poté trarre un sospiro di sollievo. A volte si domandava come mai la loro semplice presenza potesse lenire il suo problema, anche se temporaneamente. Sapeva bene che non sarebbe durata: prima o poi le voci sarebbero diventate talmente forti che neanche la presenza degli arbusti avrebbe potuto aiutarlo.

    Fino ad allora, però, poteva rilassarsi.

    E pensare a quel bacio rubato.


|| Il Nascondiglio dell'Autrice ||

Yeeeeee siamo a metà del primo libro!

Okay, lo ammetto... scrivere Alius è un tantino stancante.

Ma giusto un pochino, eh. @.@

Cosa decideranno di fare questi due ciccini?

Convoleranno a nozze? XD

Scherzo... non esiste il matrimonio nella Cupola.

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