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16: Solfeggio (parte I)


    L'aveva toccata. Le aveva accarezzato la guancia. Perché? Era stato un semplice atto di gentilezza? Un modo per ringraziarla del suo aiuto? Anche se non si fidava di lei? Pur ritenendola in gabbia, come ogni abitante della Cupola? Le dita di SIRAH gli sfioravano il volto. Erano delicate, quasi timorose di una sua reazione. Le afferrò la mano e la riportò sulla guancia, chiudendo gli occhi e cercando di ignorare le voci, sempre più incalzanti. Era calda. Non era la prima volta che lo pensava.

    Aveva toccato altre donne, in passato, ma nessuna di loro gli aveva trasmesso quel tepore. Erano come gli altri: dei fedeli animaletti pronti a ubbidire a ogni comando delle macchine. Nonostante avesse tentato di accettarlo, non era mai riuscito ad aprirsi con le sue compagne. Il freddo distacco con cui evitava che entrassero nella sua vita era uno dei motivi per cui non aveva mai mantenuto una relazione stabile. Oltre alle concatenazioni, s'intende.

    «Mi stai toccando» gli sussurrò SIRAH.

    «Lo so» mormorò in risposta.

    «Perché?»

    Perché il suo calore lo confortava. Perché, anche se era vulnerabile, non aveva paura di lei. Perché erano trascorsi interi gruppi primari dall'ultima volta che aveva sfiorato una donna. I motivi erano talmente tanti che gli era impossibile elencarli, specialmente con le voci a martellargli nella testa.

    Riaprì gli occhi. Lei si era avvicinata. Le pupille di YUNE si fissarono sulle sue labbra. Erano belle, non esageratamente piene, ma neanche sottili. Sembravano morbide e calde come le sue dita. I loro respiri si mescolarono. Non si era neanche accorto di aver iniziato ad ansimare. Deglutì a vuoto, riconoscendo tutti i segnali dell'attrazione fisica.

    Perché? Perché in quel momento? Perché proprio con lei?

    Le labbra di SIRAH si posarono sulle sue. Erano più morbide di quanto non sembrassero. Si schiusero lentamente: YUNE le accompagnò, incapace di opporsi. Le loro lingue s'incontrarono nella sua bocca, iniziando a giocare. Lei aveva un sapore particolare, ma non gli dispiaceva. Era dolce, esattamente come le sue mosse, delicate ma allo stesso tempo sicure.

    Gli sarebbe piaciuto di più, se quelle maledette voci non fossero state lì ad assillarlo. Come poteva concentrarsi su quello che stavano facendo, quando le concatenazioni gli martellavano nel cranio? Soffocò un lamento nel bacio, mentre la sua mano scivolava lentamente sul braccio di SIRAH. Ne testò la forma sotto i polpastrelli: oltre la stoffa della maglia, percepiva la sua morbidezza. Immaginò che il resto del suo corpo fosse altrettanto gradevole. Voleva toccarlo.

    Mentre lei gli accarezzava il volto, con entrambe le mani, YUNE protese la destra e la passò dietro la sua schiena. La avvicinò lentamente a sé; la sedia accompagnò la spinta, fino a scontrarsi con la sua. Oscillarono lievemente, ma non per questo interruppero il contatto. SIRAH inclinò la testa. Lui la assecondò, approfondendo quel bacio estremamente lento.

    Si stavano conoscendo senza dire neanche una parola. Si esploravano l'un l'altro, tentando di capire con che genere di persona avessero a che vedere. SIRAH era gentile, cercava di accompagnare ogni sua mossa, che invece risultava spesso rude, se non addirittura disperata. YUNE aveva fame di quella dolcezza, di quelle cure che mai gli erano state riservate.

    Insinuò la mano sotto la maglietta di lei. Senza la stoffa tra loro, poteva percepire quanto fosse liscia la sua pelle. I polpastrelli vi affondavano, tanto era morbida. Sentiva la linea della sua spina dorsale, sinuosa e sottile, sotto le dita. Sembrava quasi che lo invitasse a fare di più, a seguirla verso le vie del piacere.

    Lei rabbrividì sotto i suoi tocchi. Interruppe il contatto, lentamente. Riaprirono entrambi gli occhi. YUNE non ricordava neanche quando li avesse chiusi. Entrambi ansimavano. Non si era nemmeno accorto di essere senza fiato. Nella sua bocca permaneva il sapore di SIRAH. Aveva una gran voglia di ricominciare da dove si erano appena fermati.

    Quando la vide succhiarsi il labbro inferiore e abbassare lo sguardo, capì che anche lei stava cercando di gestire le proprie reazioni. Si morse la lingua: il gesto della donna aveva peggiorato le sue condizioni. Persino con le concatenazioni conficcate nel cervello, era riuscito a eccitarsi. Lei poteva notarlo chiaramente, dato che i suoi occhi erano puntati proprio lì sotto. Tuttavia, sembrò impiegare qualche scansione per rendersene conto. Ne parve stupita.

    «Non fare quella faccia...» mormorò YUNE, cercando di schiarirsi la voce, più roca del solito.

    Lei alzò la testa di scatto: «Scusami!» disse. «È che... insomma, non me lo aspettavo.»

    Lui emise uno sbuffo divertito: «Con chi credi di star parlando? Sono un uomo... e tu sei una bella donna.»

    Sbagliava o vedeva un accenno di rossore sulle sue guance?

    «Non in quel senso» borbottò SIRAH, gesticolando. «Cioè, credevo mi sopportassi a malapena. E poi con le voci così forti pensavo che...»

    Mentre parlava, lui si era avvicinato. Le posò le dita sulle labbra, zittendola. Lei rimase interdetta dal suo gesto. Il suo sguardo titubante riuscì a strappargli un mezzo sorriso, dei suoi soliti, enigmatici e difficili da decifrare.

    «Hai un solo problema» mormorò lasciando scivolare le dita sul mento e poi sulla gola. «Parli troppo, specialmente quando sei nervosa.»

    «Non sono... nervosa» le parole le morirono in bocca.

    Le loro labbra si sfioravano. Sentì che stava trattenendo il respiro. Le voci non sarebbero mai scomparse del tutto. Gli rendevano la vita impossibile, ma non avrebbe permesso loro di rovinare quel momento. Il contatto con SIRAH era stato una scoperta inaspettata. In effetti, non pensava di avere un qualche ascendente su quella donna, né che lei ne avesse alcuno su di lui.

    La tentazione di lasciar scivolare la mano più in basso, di verificare in prima persona se quel corpo si adattava alle sue dita, era più forte di quanto potesse immaginare. La maglia che indossava non lasciava intravedere che delle forme appena accennate, ma era più che sufficiente per stimolare la sua fantasia.

    «YUNE...» mormorò lei, allarmata dal suo sguardo, ma allo stesso tempo desiderosa di continuare.

    «Sta' tranquilla» la rassicurò, facendo risalire la mano sulla sua guancia. «Lo so.»

    Quel bacio che si erano scambiati era solo un assaggio. Una prova per sondare il terreno. L'inizio di un qualcosa non ancora ben definito. SIRAH non sapeva perché lo avesse fatto: glielo leggeva in faccia. Non riusciva a capire cosa l'avesse spinta a cercare quel contatto, così come lui non comprendeva perché l'avesse ricambiata, né perché ne volesse ancora.

    In passato, era sempre riuscito a capire quando una donna lo interessava. La voglia era tanta e la persona in questione di sicuro non si lasciava pregare. Con SIRAH era diverso: non c'era mai stata una grande affinità tra loro, anzi, si poteva tranquillamente affermare che lei si fosse imposta nella sua vita. Aveva fatto irruzione nella sua routine e l'aveva sconvolta, infastidendolo più di chiunque altri. Era una donna insopportabilmente testarda e invadente, oltre che una continua fonte di imprevisti.

    Non avrebbe mai immaginato un risvolto del genere.

    «Da quanto tempo...» iniziò. «Da quanto tempo ci pensavi?»

    Lei si morse il labbro inferiore.

    Una provocazione inaccettabile.

    «Non so, con esattezza» gli rispose. «Credo... da quando ti ho sentito pronunciare quelle parole per la prima volta. È stato il momento in cui ho finalmente iniziato a comprenderti, almeno un pochino.»

    La scrutò attentamente. Riusciva a scorgere la sua emissione, gli sbuffi di luce e colore che la avvolgevano, rendendola ancora più appetibile ai suoi occhi. Solitamente, quella specie di allucinazione era molto blanda, tanto che riusciva addirittura a ignorarla e, a volte, a dimenticarsene completamente. Negli ultimi tempi, invece, aveva notato che era diventata più nitida. Quelli che all'inizio sembravano vaghe tracce luminose, adesso erano più marcate, tanto che si domandava se la loro intensità non fosse in qualche modo legata alla potenza delle concatenazioni. In effetti, più forti diventavano le voci, maggiore era la sua capacità di distinguere i colori e la luminosità delle emanazioni.

    Normalmente non individuava più di due o tre colori alla volta, in un flusso placido e costante. L'emanazione di SIRAH, in quel momento, era tutt'altro che pacata. La vedeva vorticare furiosamente e cambiare tonalità a ogni battito di ciglia. Era come se il nervosismo e la confusione della donna si riflettessero sull'esterno.

    «Tu, invece?» gli chiese la donna; la sua emanazione si contrasse di scatto.

    «Io?» biascicò, cercando di concentrarsi di nuovo su di lei.

    «Sì... ci avevi mai pensato?» SIRAH cominciò a torcersi le mani.

    Adesso che lo notava, anche quando era arrivata lo stava facendo. Aveva bollato il gesto come un tic, simile al suo continuo sfiorare la cicatrice, ma forse si era sbagliato. Unicamente in quel momento comprendeva appieno alcune sue azioni. Da parte sua, c'era stata attrazione fin dall'inizio, solo che lui non se ne era accorto. Quante cose gli erano sfuggite? Quanti dettagli si era perso? Fissò intensamente gli occhi della donna. Erano di un castano molto chiaro, con alcune sfumature verdi attorno alla pupilla. Li aveva sempre trovati insignificanti: solo in quel momento si rendeva conto di quanto fossero trasparenti, tale era la loro espressività.

    «Mentirei se ti dicessi di sì» le rispose, lasciando ricadere la mano, consapevole che le sue parole l'avrebbero delusa.

    Lei incassò il colpo con un lieve ed esitante sorriso: «Lo immaginavo.»

    La sua emanazione assunse tonalità più spente e cupe, smettendo di vorticare. YUNE ne rimase stupito e affascinato: era la prima volta che notava un comportamento simile da parte di quelle visioni. Era come se lentamente tutto stesse diventando più chiaro e nitido. Davanti aveva una bella donna, la quale era molto attratta da lui. Come avesse fatto a non accorgersi prima delle sue reazioni, era un mistero.

    «Ma ci sto pensando adesso» aggiunse. «Non me ne ero ancora reso conto. Ero troppo preso dal dolore per capirlo.»

    «Non ti biasimo» SIRAH gli sorrise in maniera più aperta. «Quando le voci esplodono, il tuo volto diventa una maschera di sofferenza e... a proposito, come stai? Sono ancora molto forti?»

    YUNE lasciò che le labbra si curvassero in un gesto indecifrabile: «Sì» lo erano eccome. «Anche se mi hai distratto in maniera impeccabile. In effetti, non mi dispiacerebbe un secondo tentativo. Forse posso migliorare» da dove usciva fuori quella sua vena umoristica?

    Lei ridacchiò: «Non hai nulla da migliorare» disse, senza intuire immediatamente cosa implicavano le sue parole.

    Il Programmatore sogghignò: «Che lusinga.»       


continua nella parte successiva...


|| Il Nascondiglio dell'Autrice ||

Vi ho (quasi) accontentate, dai u.u

Non è la scena VM 18 che desideravano in molte

ma si può fare lo stesso, no? U.U
Ps: mi stavo quasi dimenticando di pubblicare...

Pps: sì, non sapevo che scrivere in questa nota xD

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