03: Intermezzo (parte II)
SIRAH si era ripresa lentamente. Il suo primo incontro con un nullafacente era stato davvero terrificante. Persino IAN si era spaventato, per quella follia improvvisa. Per un attimo, aveva temuto che quell'uomo consunto fosse malato e che potesse infettare anche loro. Fortunatamente, non aveva toccato nessuno dei due. Sembrava quasi incredibile che, in un mondo facile come il loro, qualcuno potesse cadere così in basso.
Avevano continuato a camminare, in silenzio. IAN sapeva che la donna aveva bisogno di un po' di tempo, per metabolizzare quello che era accaduto. Quando si erano allontanati abbastanza, aveva lasciato la presa sulle sue spalle. Non si vergognava per averla toccata senza il suo consenso: si trattava di una circostanza in cui rispettare l'etichetta passava in secondo piano. Lei probabilmente nemmeno ci stava pensando.
Quando SIRAH aprì di nuovo bocca, erano ormai arrivati nella loro area abitativa.
«Non immaginavo potesse essere così...» mormorò. «Insomma... quell'uomo sembrava davvero disperato.»
«Non provare pena per loro» la rimproverò IAN. «Non meritano la tua misericordia.»
Lei lo fissò, incredula: «Come puoi dire una cosa del genere?»
Lui assunse un'espressione dura: «Pensaci. Sono caduti in rovina perché non hanno fatto nulla per la comunità. Non hanno scelto alcuna Attività utile. Eppure non è così difficile: tu stessa usi dei tappabuchi per garantirti il diritto ai Primi Servizi. Anche loro avrebbero potuto farlo.»
La vide abbassare lo sguardo, contrita. Forse aveva esagerato? Beh, meglio mettere le cose in chiaro fin dall'inizio. Era una donna di periferia: probabilmente non aveva mai dovuto affrontare simili problemi. Gli abitanti del Distretto A non si dilungavano troppo in discorsi etici e morali. Era già abbastanza difficile vivere sotto l'ombra della Biosfera: non ci si poteva preoccupare anche della feccia che girovagava per le strade. Già... questo era quello che il Calcolatore Centrale voleva che le persone pensassero.
Malgrado ciò, IAN odiava quei discorsi. Era come se ogni traccia di umanità venisse cancellata, spazzata via dalla freddezza del Sistema. SIRAH però non sapeva, no, quanto fosse ferreo il controllo delle macchine. Un'opinione "sbagliata" poteva procurare seri guai a chi l'aveva espressa. Per questo era meglio che lei imparasse da subito come ragionare, in quel posto. Non era più un'abitante del Distretto C: non le sarebbe più stato possibile comportarsi in maniera così ingenua.
«Hai ragione...» ammise SIRAH. «Scusa. Non avevo colto il significato delle tue parole» aggiunse: aveva compreso perché le avesse parlato in quel modo.
Lui le sorrise: «Figurati. Sei una donna molto intelligente: sapevo che avresti capito» si guardò intorno. «Io abito nel condominio 03, piano 34. Tu, invece?»
SIRAH rovistò nella borsa che aveva con sé, cercando il suo palmare. Lo recuperò e ci trafficò, fino a trovare le informazioni relative alla sua abitazione. Le era stato assegnato un posto nel condominio 07, al piano 127. Poiché non conosceva l'area abitativa, IAN la accompagnò fino al suo appartamento. Fortunatamente, si era organizzato per avere tutto l'arco libero dagli impegni. Quando era stato scelto come Guida, quasi non ci aveva creduto. Certo, si era offerto volontario, ma solo nella speranza di incontrare qualcuno che compiesse le sue stesse Attività. Non c'erano molti Ricercatori storici, nel Distretto A.
Il condominio di SIRAH era identico al suo: un altissimo palazzo in acciaio e vetro, con ben duecento piani adibiti ad area abitativa. Il piano 00 era l'unico che non ospitava appartamenti: c'erano solo la portineria e l'ascensore. Ad accoglierli, c'era un androide dalle fattezze femminili.
«Benvenuti» si introdusse, parlando loro da dietro la cabina. «Prego, identificatevi» e porse la mano dallo spioncino nel vetro.
SIRAH si avvicinò e posò il pugno tra le dita dell'androide, per la lettura del microchip sottopelle. IAN la imitò poco dopo. La macchina lesse ad alta voce le informazioni fornite, dal CID all'età, e poi ritrasse la mano. S'interfacciò con il calcolatore che gestiva il palazzo e verificò i dati relativi alla nuova abitazione della donna. Infine, con gentilezza, li accompagnò al piano 127. Mostrò a SIRAH il portone del suo appartamento e si congedò.
La porta era fornita di uno schermo tattile, sul quale compariva solamente il CID e non il nome. Poco più sotto, era presente anche un sensore. Lei ci passò il dorso della mano: si udirono quattro chiavistelli scattare. La porta si aprì verso l'interno senza emettere un singolo cigolio.
IAN rimase sull'entrata: «Forse è opportuno che ti lasci ambientare» non era cortese entrare nella sua abitazione senza un invito.
Lei gli sorrise: «Sei sicuro? Non posso offriti qualcosa? Credo che il distributore alimentare sia già in funzione.»
L'uomo non aspettava altro. Ricambiando il sorriso della donna, entrò, dopo di lei, nell'appartamento, chiudendosi la porta alle spalle. Le piccole lampade del soffitto si accesero automaticamente, illuminando lo spazio interno con l'intensità di venti luci. Si guardarono attorno, per nulla sorpresi di trovarsi in una spaziosa stanza rettangolare.
A occhio e croce, lo spazio disponibile doveva essere circa di trenta per cinquanta staffe. Le pareti, il pavimento e il soffitto erano composti in pannelli sintetizzanti. Si trattava di speciali componenti tecnologici, in grado di comporre e scomporre la materia a livello atomico. Non esisteva abitazione che non ne fosse fornita: era grazie a quelli, che era possibile personalizzare lo spazio a disposizione.
SIRAH inspirò profondamente e si concedette una giravolta al centro della sala.
«Non credevo che fosse così grande!» ammise. «La mia vecchia abitazione avrà avuto la metà delle dimensioni di questa.»
IAN annuì: «Vero... il Distretto A dispone di aree abitative molto più ampie.»
La donna si guardò attorno e poi si girò verso la porta. Sul lato che dava verso l'interno, presentava un altro calcolatore tattile, il cui schermo ricopriva la superficie quasi per intero. Si avvicinò e iniziò con il richiedere la sintesi del distributore alimentare. Selezionò come posizione una parete a caso: tanto, nel momento in cui avesse deciso la disposizione definitiva degli spazi, avrebbe potuto scomporlo e ricomporlo nella sua giusta collocazione.
Il muro alla loro destra iniziò a muoversi. Dai pannelli sintetizzanti si propagarono tanti minuscoli cubi, che lentamente si aggregarono tra loro e diedero forma al distributore. Il mobile era rettangolare, più largo che alto. Presentava una vetrina, dalla quale doveva essere possibile scegliere cosa mangiare. Al momento, sembrava vuota.
«Ci vorranno un paio di pause, prima che si riempia» disse SIRAH. «Deve prelevare gli alimenti dal magazzino.»
Infatti il distributore si collegava, tramite delle tubature e dei meccanismi, a un deposito di cibo, che solitamente si trovava nei sotterranei del condominio. Ogni antiarco, gli androidi preposti alle scorte alimentari si recavano al magazzino e, dopo aver fatto l'inventario, eliminavano i viveri andati a male e li sostituivano con quelli freschi. Non sempre era disponibile un determinato tipo di cibo, per cui bisognava adattarsi a ciò che veniva proposto sul momento.
Dopo neanche una pausa, videro i primi alimenti disporsi nella vetrinetta. Ogni volta che un cibo si aggiungeva, si apriva un piccolo oblò, dal quale emergeva un piatto. Un distributore poteva contenere fino a un massimo di dieci tipi diversi di viveri, accompagnati da altrettante bevande.
SIRAH scrutò la vetrina: «Preferisci qualcosa da bere o da mangiare? Dolce o salato?»
«Da bere» rispose IAN, avvicinandosi. «Dimmi cosa c'è disponibile.»
«Non abbiamo molta scelta... centrifugato di vermi o blatte, distillato di bava di lumaca, melata di cocciniglia purissima, vino di urine di roditore, nettare millefiori ed estratto di mangostano.»
«È una decisione difficile...» rifletté lui, scrutando le portate. «Il centrifugato... sarebbe possibile averlo misto, sia di blatte e sia di vermi?»
«Credo basti prendere entrambi e mescolarli» rispose la donna, selezionando le due bibite e il suo vino di urine.
La vetrina del distributore alimentare si abbassò, scomparendo in un'apposita scanalatura, e i tre bicchieri furono offerti da un braccio meccanico. SIRAH prese prima quelli del suo ospite e glieli porse, poi afferrò il proprio. I contenitori erano chiusi e forniti di una cannuccia, probabilmente per nascondere l'orribile aspetto delle due bevande. Senza curarsi del colore smorto e del puzzo, IAN aprì i bicchieri e mescolò i due centrifugati, stando attento a non versare nulla per terra. Era un'operazione complicata, visto che la stanza era priva di mobilia a cui appoggiarsi. Quando finì, richiuse i due contenitori e alzò il primo.
«Alla salute» disse.
«Alla salute!» rispose SIRAH.
Si attaccarono alle cannucce e bevvero. L'uomo gustò fino in fondo il sapore della sua bibita. Probabilmente gli uomini antichi avrebbero trovato disgustoso quel cibo, così elementare e viscido. Per loro però era una cosa normale: senza gli insetti e gli animali di piccola taglia, la sopravvivenza, persino all'interno della Cupola, sarebbe stata un inferno.
La donna, mentre sorseggiava, si guardava attorno. Probabilmente stava cercando di decidere la posizione dei mobili. IAN aveva visto che portava una borsa con sé: forse, dentro c'erano gli unici oggetti che lei avrebbe definito personali. Solitamente, quando si lasciava un Distretto, si abbandonava tutto ciò che faceva parte di quella vita. Era strano che lei, invece, non avesse voluto farlo.
«Com'è?» gli chiese SIRAH, dopo aver terminato il suo vino di urine.
«Buonissimo» rispose lui, scrutandola: gli sembrava che stesse evitando di guardarlo. «Qualcosa non va?»
La donna scosse la testa: «No... è che... riflettevo su quello che mi hai detto per strada. Riguardo all'autorizzazione e al tuo amico Programmatore.»
«Ah» fece IAN, finendo il primo centrifugato e passando al secondo. «Hai cambiato idea?»
Lei annuì e lo fissò negli occhi: «Credi davvero che sia impossibile ottenerla per vie legali?»
La Guida si attaccò di nuovo alla cannuccia. Bevve in silenzio, ricambiando lo sguardo ferreo di SIRAH con uno più dolce. Rifletté su quella domanda, considerandola quasi una trappola. Era certo? Assolutamente no: il modo con cui ragionava il Calcolatore Centrale gli era spesso incomprensibile. Solo i Programmatori capivano appieno la logica dei Fondatori, ma erano vincolati per legge a non parlarne. Sul serio pensava che non le sarebbe stata concessa l'autorizzazione? Sì. Grazie al suo amico, aveva capito che le macchine nascondevano molte cose. Cose che la ricerca storica poteva svelare. Si fidava di lei a tal punto da proporle un'alternativa? Beh, lo aveva già fatto. E poi, se lei avesse accettato, non avrebbe potuto parlarne senza finire nei guai.
«Sì» rispose.
SIRAH sospirò: «Il tuo amico... potrebbe davvero aiutarmi?»
«Sì» stavolta, non aveva esitato.
«Anche nell'arco che viene?» insistette lei.
IAN scosse la testa: «No: prima devo discuterne con lui. Nel frattempo, prova a chiedere per vie legali.»
«Perché?» lo sguardo della donna era trasparente.
«A lui non piacciono... gli imprevisti.»
|| Il Nascondiglio dell'Autrice ||
Cioè xD Okay, lo ammetto, sono lievemente disgustata.
Non so quante volte ho ripetuto:
"OH MIO DIO! ODDIO! OH MAMMA!"
mentre scrivevo questa parte del capitolo xD
Se vi ho disgustati, allora ho raggiunto il mio obbiettivo...
non avrei mai detto di poter avere un'aspirazione del genere xD xD xD
Che ne pensate fino a ora? ^^ Vi sta piacendo?
:D Chi sarà mai, questo misterioso programmatore?
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