03: Intermezzo (parte I)
«Archeologia?» ripeté IAN.
Era una parola strana: ad ascoltarla, gli sembrava di sentire qualcuno parlare la lingua dei Fondatori. Un sorriso dolce affiorò sulle sue labbra. Gli piaceva: sapeva di antico e di mistero. Chi lo avrebbe mai detto che l'avrebbe imparata proprio da una donna di periferia? SIRAH era davvero piena di risorse: nonostante gli scarsi mezzi del Distretto C, aveva raccolto un gran numero di informazioni. Comprendeva alla perfezione il linguaggio, la cultura e gli avvenimenti pre-Flagello, tanto che definirsi una Storica le veniva naturale. Anche quello era un termine arcano: di solito, quelli come lei preferivano considerarsi dei semplici Ricercatori.
Si erano allontanati dal Varco a piedi: l'area abitativa della frazione cinque distava molto, ma SIRAH aveva espresso il desiderio di visitare il Distretto. Immaginava che il viaggio e i cambiamenti l'avessero stancata, ma si sbagliava. Al contrario, era trepidante e piena di energie. Ne avevano approfittato per conoscersi e scoprire i punti in comune. Erano entrambi curiosi di sapere perché fosse stato scelto proprio lui per farle da Guida.
A quanto pareva, il Calcolatore Centrale aveva, come sempre, compiuto la scelta più appropriata. Anche IAN era un Ricercatore ma, a differenza di SIRAH, aveva sempre preferito le indagini sul campo. Fin da bambino aveva adorato cercare e ritrovare reperti antichi. Riteneva che ogni oggetto della civiltà pre-Flagello avesse una storia propria e che solo riportandolo alla luce fosse possibile ricostruite il passato.
Era uno dei pochi privilegiati a possedere l'autorizzazione ad accedere alla Biosfera: lì, erano custodite le ultime rovine del mondo antico. Le altre, quelle che avrebbero dovuto esserci all'esterno della Cupola, erano ormai state spazzate via dalle continue calamità. Ogni volta che pensava alla ricchezza andata perduta là fuori, IAN sentiva lo stomaco stringersi in una morsa.
SIRAH annuì: «Sì. È così che i Fondatori chiamavano la ricerca dei reperti antichi... o almeno è quello che ho letto dagli archivi. Tu saresti un Archeologo. Non mi chiedere cosa significhi esattamente: nella banca dati del Distretto C non c'erano informazioni riguardo all'origine delle parole antiche.»
IAN si strinse nelle spalle: «Nessuno conosce così bene il linguaggio dei Fondatori, anzi, devo ringraziarti: adesso potrò vantarmi con gli amici di non essere solo un qualsiasi Ricercatore» in effetti, porsi allo stesso livello dei Ricercatori scientifici lo aveva sempre infastidito.
Lei gli sorrise: «Per il resto? Quali sono le tue altre Attività?»
«Ricostruisco i reperti danneggiati e insegno all'Istituto di Formazione della frazione due.»
«Che argomento?»
«Riproduzione digitale dei reperti antichi. Tu, invece? Cos'altro fai per vivere?»
SIRAH arrossì: «Non sono specializzata come te: mi dedico all'osservazione dell'interazione tra le persone e le nuove macchine e all'addestramento comportamentale dei bambini, ma, onestamente, sono solo dei pretesti per evitare di perdere i Primi Servizi.»
IAN le sorrise dolcemente, comprensivo. Era difficile trovare delle Attività utili alla popolazione, dato che quasi ogni aspetto del quotidiano era gestito dagli androidi. Molte persone avevano un unico interesse, sul quale costruivano la loro vita, altre, come SIRAH, cercavano di riempire i vuoti con impegni che non amavano particolarmente, ma che consentivano loro di mantenere il diritto ad accedere alle mense, alla sanità e ai servizi fondamentali.
Chi non riusciva ad adattarsi alle necessità della comunità, diventava semplicemente inutile e veniva lasciato a morire di stenti. Nessuno, però, provava pena per quelle persone. Chi non poteva servire la collettività, non aveva motivo di esistere. La maggior parte degli abitanti della Cupola riteneva più che giusto di doversi meritare, con il proprio impegno, quelle sicurezze garantite dal primo assioma del Sistema.
«Hai mai visto un nullafacente?» le chiese.
Sapeva che, nei Distretti periferici, era molto raro trovare persone inutili. C'era sempre bisogno di aiuto, vista la scarsa disponibilità di androidi. Dove viveva lui, le cose erano diverse. Anche se il numero di abitanti era uguale per ogni Distretto, nell'A c'erano molte più macchine, che ricoprivano tantissimi ruoli. Ogni tanto era possibile incontrare persone cadute in rovina, rannicchiate in qualche angolo buio.
«No» rispose SIRAH, scuotendo la testa, con espressione disgustata.
Nei suoi quarantatré gruppi primari, IAN ne aveva visti almeno una decina. Avevano l'aspetto degli animali dell'esterno: nudi, sporchi e scarni, quasi scheletrici. Non era permesso loro di avvicinarsi agli abitanti comuni, ma spesso infrangevano quell'unica regola per chiedere del cibo o dell'acqua. La loro pelle raggrinzita era piena di lividi e ferite, segno delle continue punizioni subite dalle macchine, per quelle infrazioni. Si coprivano sempre il volto, come se si vergognassero di sé stessi.
Quando passava loro accanto, IAN provava un forte moto di repulsione.
«Se rimarrai qui abbastanza a lungo, sicuramente ne incontrerai qualcuno» le rivolse un sorriso rassicurante. «Ma non devi spaventarti: anche se sembrano luridi e consunti, non sono malati. Quelli che si ammalano vengono subito eliminati e gli androidi provvedono immediatamente a sterilizzare i posti e le persone con cui sono entrati in contatto.»
Il sollievo si dipinse sul volto della donna. Poteva capirla: veniva da zone molto tranquille, rispetto all'enorme Distretto A. Anche se le regole erano uguali per tutte le aree della Cupola, si poteva dire che le situazioni fossero invece molto diverse, anche da frazione a frazione. Chi viveva vicino alla Biosfera imparava in fretta a convivere con il timore delle malattie. Anche se era irrazionale, non si poteva evitare la paura che si creasse qualche falla nel materiale che costituiva il confine tra il dentro e il fuori. Molti abitanti del Distretto A cercavano di sfuggirvi, trasferendosi in periferia, come la Sostituta di SIRAH. Chi rimaneva, invece, arrivava a considerare il pericolo come una costante della propria esistenza, tanto che imparava a ignorarlo.
«Non mi hai ancora raccontato del tuo trasferimento» cambiò argomento, in parte per evitarle l'angoscia di brutti pensieri. «Sei qui per continuare le tue ricerche storiche, immagino.»
SIRAH annuì, sovrappensiero: «Sì... so che la banca dati del Distretto A è la più grande di tutta la Cupola. Spero di trovare delle risposte alle mie domande.»
Domande... chi non se le poneva? I Fondatori erano davvero esistiti? Avevano davvero costruito l'intera Cupola e il suo Sistema da soli? Come erano riusciti a sopravvivere? Cosa c'era prima del Flagello? E poi, cos'era stato, esattamente, il Flagello? Cosa lo aveva causato? Cosa aveva reso il pianeta una landa desolata? Davvero, in quelle terre, non esisteva più un luogo libero dai cataclismi? Sul serio non sarebbero mai andati all'esterno?
IAN, come SIRAH, cercava le risposte ad alcuni di quei quesiti. Riportare alla luce i reperti storici delle rovine della Biosfera gli dava la sensazione di poter toccare la verità. Sì... quando ritrovava un oggetto antico, gli sembrava di star estraendo la conoscenza dalla terra. Sapeva che ogni traccia che finiva nelle sue mani conteneva una storia: c'era solo bisogno di qualcuno che fosse in grado di scoprirla.
«Vorrei capire come i Fondatori siano riusciti a... fare tutto questo» continuò SIRAH. «Sapevo che le banche dati dei Distretti periferici contengono molte meno informazioni rispetto a quella del Calcolatore Centrale, così ho deciso di venire qui. Mi prenderò qualche arco per arredare la mia nuova abitazione e poi cercherò di consultare fonti più aggiornate.»
«Ti servirà l'autorizzazione, per accedere ai dati» osservò IAN.
«Davvero?» SIRAH sembrava stupita. «L'accesso alla banca dati del mio Distretto era libero a tutti.»
«Qui è diverso» le spiegò lui. «Non esiste una vera e propria banca dati. Per meglio dire: le informazioni fruibili dagli abitanti sono le stesse che hai ottenuto fino a ora. Se vuoi andare in fondo alla questione, devi avere accesso ai dati riservati immagazzinati nel Calcolatore Centrale. Per farlo, ti serve l'autorizzazione. Non voglio mentirti: non ho mai saputo di persone che l'abbiano ottenuta.»
«Mi stai dicendo che mi sono trasferita per nulla?» trasecolò la donna.
Non poteva biasimarla: avrebbe avuto la stessa reazione, se avesse cambiato CID senza ottenere nulla di ritorno. Lo scambio non comportava solamente una modifica dell'identificativo: chi lo accettava, decideva di rinunciare alla vita che aveva prima, alle conoscenze, agli amici, ai propri ricordi, persino al nome con cui era nato. SIRAH aveva scelto di abbandonare tutto ciò, solo per poter proseguire le sue attività di Storica. In un certo senso, IAN la ammirava. Lui non sarebbe mai stato capace di lasciarsi tutto alle spalle, solo per avere delle risposte alle sue continue domande.
«No...» rispose, quasi pentito per averla demoralizzata. «Sto solo dicendo che ottenere quell'autorizzazione sarà molto difficile. Ti serviranno... le conoscenze giuste.»
La donna smise di camminare e lasciò che lui la precedesse di alcuni passi. IAN si voltò a guardarla: lo stava fissando come se sospettasse un imbroglio. A nessuno piacevano certi discorsi, anche se erano la verità: non sempre si poteva ottenere ciò che si voleva, semplicemente chiedendolo.
Si trovavano nel bel mezzo della frazione uno. Al lato della corsia pedonale, moltitudini di capsule sfrecciavano a tutta velocità, trasportando i passeggeri da un capo all'altro del Distretto. Avevano percorso molta strada, mentre parlavano, ma la loro area abitativa distava ancora diverse migliaia di staffe.
La corsia pedonale brulicava di persone e, soprattutto, di androidi. Costeggiava una sequenza interminabile di palazzi, che per lo più ospitavano espositori di Attività, dalle insegne luminescenti e dai colori sgargianti. La frazione uno era la più caotica: era come trovarsi nel bel mezzo di una metropoli. Nessuno sembrava far caso a loro.
«Che genere di conoscenze?» si decise a chiedere SIRAH, riprendendo a camminare.
IAN la seguì: «Programmatori di alto profilo, che hanno accesso diretto al Calcolatore Centrale e possono aggirare queste "piccolezze burocratiche".»
«Non ho contatti con i Programmatori» sussurrò lei.
«Io sì. Ho un amico che potrebbe aiutarti.»
SIRAH rimase in silenzio. Lui non le fece pressioni: sapeva che era una proposta pericolosa. Ogni tanto capitava che qualcuno tentasse di violare il Calcolatore Centrale, senza successo. Quelle persone venivano private dei loro diritti, così come i mandanti. Se non volevano diventare nullafacenti, erano costretti a ricominciare tutto da capo, con Attività completamente diverse da quelle che avevano concesso loro di osare tanto.
Non era esattamente un suggerimento legale, insomma.
«Preferirei provare da sola, prima di ricorrere a misure così drastiche» disse lei. «Ti ringrazio per il suggerimento. Nel caso non riuscissi a ottenere l'autorizzazione, stai certo che cercherò il tuo aiuto.»
IAN si strinse nelle spalle: «Va bene. Fammi sapere come andrà a finire» non aveva dubbi che il Calcolatore Centrale le avrebbe negato la possibilità di accedere agli archivi. «Nel frattempo, potresti prendere in considerazione l'idea di visitare le rovine della Biosfera e il Museo dei reperti antichi. Anche se non forniscono informazioni dirette, i ritrovamenti e i rilievi sono molto interessanti. Di recente, sono stati scoperti i resti di un edificio, nel cuore della Biosfera.»
Gli occhi della donna si accesero di rinnovato interesse: «Davvero? Lo avete già datato?»
La Guida annuì: «Crediamo si tratti di una struttura risalente alle epoche pre-Flagello.»
SIRAH sorrise, entusiasta: «Magari tra le rovine ci sono testi antichi! Immagina se ci fossero dei vecchi calcolatori! Sarebbe un tesoro inestimabile per...»
«Acqua!» un uomo sbucò da un angolo buio, gettandosi ai loro piedi. «Vi prego!»
Lei urlò e saltò indietro per lo spavento. IAN si lasciò andare a una smorfia di disgusto, afferrandola per un braccio e tirandola via, così da evitarle un contatto diretto. In ginocchio di fronte a loro, un nullafacente implorava per la sete. Era nudo, più magro di un chiodo. Era ricoperto di lividi e tagli. La sua pelle era secca, i capelli sfibrati. Il suo respiro affannoso metteva i brividi. Teneva la testa china, la fronte premuta sull'asfalto. Non mostrava il volto. Le mani erano giunte in una preghiera silenziosa.
Le persone che lo vedevano lo evitavano in tutti i modi, aggirandolo e creando il vuoto attorno a lui. IAN prese SIRAH per le spalle e la studiò con attenzione. Sembrava sotto shock, spaventata e intimorita dall'aspetto animale del nullafacente. La scosse con delicatezza e lei parve risvegliarsi. Passò lo sguardo da lui allo sgorbio e viceversa, cercando di balbettare qualcosa d'incomprensibile. Era visibilmente spaventata.
«Ti ha toccata?» le chiese.
«Vi prego! Vi prego!» continuava a implorare il nullafacente.
Lei boccheggiò: «N-no» riuscì a rispondere.
«Acqua! Non chiedo altro che un sorso! Vi scongiuro!»
Lui tirò un sospiro di sollievo: «Vieni... andiamo via da qui.»
SIRAH annuì rigidamente. Si spostarono lentamente di lato, ostentando tranquillità. Alcuni androidi si erano avvicinati alla scena. Uno di loro li invitò ad allontanarsi al più presto dalla feccia. Era così che le persone come quell'uomo erano considerate. Nient'altro che spazzatura. Prima o poi il Calcolatore Centrale avrebbe ritenuto i nullafacenti peggio di una malattia e li avrebbe soppressi. Era già accaduto in passato, nelle zone in cui erano diventati troppi da gestire.
SIRAH fece per guardarsi indietro.
«Non ti voltare: continua a camminare» le intimò IAN.
«Che ne sarà di quell'uomo?» gli chiese lei, con voce inclinata dallo spavento.
«Gli androidi se ne occuperanno» le assicurò.
continua nella parte successiva...
|| Il Nascondiglio dell'Autrice ||
Eccoci alla prima parte del terzo capitolo! :D
:< Sono l'unica che ci è rimasta malissimo?
Mi fa troppa pena quel pover'uomo!
SIRAH e IAN sono stati troppo crudeli! Neanche un sorso d'acqua!
Che ne pensate della storia fino ad ora? ^^ Vi sta piacendo?
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