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02: Litania uggiosa (parte II)

    A risvegliarla da quel pensiero furono gli altoparlanti disseminati nell'area:

    «Salve abitanti del Distretto C.

    Vi presentiamo l'aggiornamento delle condizioni ambientali.

    Esterno Cupola: la temperatura è di meno ottantasei scale, con forti piogge e raffiche di vento. Il volume dei bacini idrici limitrofi è in aumento. Non sono stati segnalati movimenti tettonici di rilevanza.

    Interno Cupola: la temperatura è di quindici scale, costante, con luminosità interna di venti luci e con assenza di correnti d'aria.

    In conclusione, l'aggiornamento temporale: sono 11:00:00 s.p.s..

    Il periodo di scambio di quest'arco terminerà al tempo 11:20:0800 s.p.s.: invitiamo coloro che devono trasferirsi ad avviarsi alle capsule, grazie.»

    RALAA si dilungò a chiacchierare con SIRAH finché non finì di mangiare. Non le sembrava cortese andarsene e lasciarla sola al tavolo. Raggiunse l'area di sosta delle capsule per un pelo: mancavano solo due pause alla chiusura del Varco.

    La zona era spaziosa, a forma di mezzaluna, divisa in piccoli settori, ognuno ospitante una capsula. Erano dei veicoli dalla forma sferica, senza ruote: fluttuavano grazie al campo elettromagnetico emesso dalle placche stradali. A determinarne il movimento, erano le variazioni del campo, che i circuiti del mezzo di trasporto sfruttavano per generare l'energia elettrica necessaria ad alimentare il motore e i dispositivi interni.

    Si avvicinò a una delle capsule: gli sportelli laterali erano a forma di semicerchio, piatti e lucidi, posizionati con la base in verticale. Quando fu alla portata dei sensori, quello dal suo lato si aprì ruotando sulla giuntura, fino a raggiungere una posizione simmetricamente opposta.

    Rivelò un sedile dall'aspetto confortevole. Non erano presenti un manubrio o dei sistemi di controllo, ma sapeva che, per quel genere di veicoli, non ce n'era bisogno. Di fronte al passeggero si stagliava un ampio vetro panoramico, che occupava gran parte della superficie della capsula.

    Entrò e si sedette composta: pochi attimi dopo, due cinture di sicurezza le cinsero il busto, formando una croce sul suo petto e premendola lievemente contro lo schienale. Alcune proiezioni luminose comparvero sulla parte anteriore del parabrezza.

    Risuonò una voce suadente: «Posi la mano destra nell'apposito dispositivo di riconoscimento sul bracciolo, prego.»

    Lei ubbidì, premendo il dorso contro una piccola piastra digitale.

    «Elaborazione dei dati in corso.

    Elaborazione completata.

    CID attuale: C05-R01L25A00.

    CID sostitutivo: A05-S03R19H00.

    Richiedendo il trasferimento, lei dichiara di accettare lo scambio e di voler prendere il posto del suo Sostituto nella comunità del Distretto di destinazione.

    Conferma la richiesta?»

    «Sì, confermo.»

    «Attenda, prego.

    Il suo CID è stato modificato.

    CID attuale: A05-S03R19H00.

    Iniziamo le procedure di partenza.

    Arrivo a destinazione previsto per il tempo: 13:38:1520 s.p.s..

    La durata stimata del viaggio sarà di: 2 scatti e 20 pause.

    La invitiamo a non disattivare le cinture e a non aprire gli sportelli finché il veicolo sarà in movimento. In caso di problemi può fermare il mezzo e disabilitare i protocolli di sicurezza pronunciando la parola chiave "Emergenza".

    Interfacciandosi con il nostro assistente digitale avrà accesso a diverse attività ricreative che la aiuteranno a sopportare l'attesa.

    Le auguriamo buon viaggio.»

    RALAA, o meglio, SIRAH, come sarebbe stata chiamata da allora, si sistemò più comoda sul sedile. Non attivò l'assistente: era la prima volta che viaggiava e non voleva perdersi nulla. Persino il perpetuo susseguirsi delle volte d'acciaio le suscitava una curiosità viva e pulsante. Per esser chiari: era interesse storico, il suo.

    Si domandava da dove i Fondatori avessero ricavato il metallo e con quali tecniche fossero riusciti a erigere strutture di tale imponenza, nonostante la sciagura che si era abbattuta su di loro.

    Immaginava che, dopo l'avvento del Flagello, i sopravvissuti avessero raccolto dalle macerie ciò che rimaneva della civiltà andata perduta. Probabilmente i materiali erano stati ricavati da vecchie strutture cadute in rovina, per essere riutilizzati nella costruzione della Cupola.

    Per le tecniche e gli strumenti usati, però, brancolava nel buio. Sì... la vera domanda era: come erano riusciti, in quella distruzione, a mantenere un così alto livello tecnologico e a non cadere nella regressione? Solo il Calcolatore Centrale possedeva la risposta, nel profondo della sua memoria codificata.

    Osservò al di là delle volte: alzando lo sguardo, riusciva a vedere il tetto della Cupola. Era stata eretta con pannelli di un materiale trasparente, ma resistente, la cui composizione era sconosciuta. Le conoscenze sulla tecnologia alla base della sua costruzione erano andate perse: si sapeva solamente che si trattava di materiali autorigeneranti, ossia capaci di ripararsi da soli.

    C'era chi temeva quel vuoto d'informazioni, chi pensava che in futuro, senza alcuna manutenzione, la Cupola avrebbe iniziato a indebolirsi e sgretolarsi. SIRAH però non credeva a simili sciocchezze. Quella struttura era capace di fronteggiare le intemperie di un mondo al collasso: persino i terremoti più violenti non riuscivano a scuoterla.

    Oltre il tetto, poteva distinguere delle nubi nere, percorse continuamente da lampi di luce e rombi attutiti dalla calotta. Dall'avvento del Flagello, il cielo era sempre stato così. Gli abitanti della Cupola non sapevano cosa significasse vedere le stelle. Il susseguirsi di archi e antiarchi era scandito non dalla natura, ma dal Calcolatore Centrale, che gestiva le luci dei Distretti a seconda del tempo.

    Solo nelle frazioni periferiche, che si affacciavano su strazianti vedute dell'orizzonte, in determinati momenti era possibile scorgere, sotto le nuvole scure, un lieve chiarore. Laggiù, dove il mondo sembrava tuffarsi nell'infinito.

    SIRAH si concesse una smorfia. A volte le capitava di chiedersi cosa ci fosse lì fuori. Si domandava se il pianeta fosse davvero solo una landa desolata, martoriata da continue catastrofi ambientali. Le sembrava talmente vasto, rispetto al piccolo territorio racchiuso dalla Cupola, da poter nascondere tanti scorci di paradiso.

    Poi però guardava di nuovo in alto.

    Le sue fantasie venivano annientate dalla realtà.

    Il mondo era a pezzi... e nessuno ne capiva il motivo.

    D'un tratto una sagoma enorme e irregolare si stagliò di fronte a lei. Era il Distretto A, gigantesco, grande il doppio degli altri, eppure allo stesso tempo minuscolo in confronto all'esterno. A bocca aperta, SIRAH ne studiò il profilo dentellato: da dove veniva lei, di grattacieli così alti non se ne vedeva neanche l'ombra.

    Uno in particolare spiccava tra tutti: arrivava a sfiorare il tetto della Cupola, nel suo centro esatto, che era il punto più elevato in assoluto. La cima del palazzo aveva una forma bizzarra, che le ricordava vagamente le immagini degli alberi che un tempo esistevano sul pianeta. Aveva infatti delle diramazioni, che in parte si fondevano con la calotta, mentre altre ricadevano sul Distretto.

    Erano le arterie del Calcolatore Centrale, si rese conto. Quel sistema di reti, che si espandeva in ogni direzione, permetteva di gestire l'intero territorio della Cupola da un unico complesso. Nella sua essenzialità, era qualcosa di mastodontico: era incredibile pensare che fosse stato eretto dai pochi sopravvissuti al Flagello.

    Ciò che impressionò ancora di più SIRAH, però, fu la Biosfera.

    Finalmente capì cosa intendeva la sua Sostituta: era lì, una bolla infetta nel bel mezzo della metropoli. Era enorme, tanto che quasi raggiungeva la stessa altezza del palazzo del Calcolatore Centrale. Era talmente grande che nascondeva una parte del Distretto dietro la sua gigantesca mole. Più la capsula si avvicinava alla sua meta, più l'ombra del pericolo sembrava incombere su di lei. Era... quasi terrificante.

    Alberi altissimi erano racchiusi nella sfera di materiale autorigenerante. Avevano profili slanciati, dal fogliame aguzzo e spigoloso, tinto di tonalità cupe di rosso e di verde. Liane sfilacciate pendevano dai rami, ricadendo su ciò che sembrava un secondo strato di foresta. Se si aguzzava la vista, persino da quella distanza si potevano notare enormi volatili neri, che si spostavano da una pianta all'altra.

    Improvvisamente si sentì piccola e indifesa. Avrebbe voluto nascondersi, accucciarsi ancor di più nel suo sedile. Com'era possibile che i Fondatori avessero permesso una cosa del genere? La Biosfera era davvero un ricettacolo di malattie, a poche staffe dal cuore pulsante della Cupola. Un moto di repulsione l'attanagliò: non voleva avvicinarsi oltre a quella terrificante bolla piena di sofferenze e di morte.

    Proprio mentre lo pensava, il Distretto A la inglobò nella sua ragnatela di strade. L'improvviso timore che aveva provato alla vista della Biosfera svanì non appena i palazzi divennero troppo alti e imponenti. Rimase solo una lieve ansia, data dalla consapevolezza che, anche se non poteva scorgerla, quella bolla era ancor lì, da qualche parte.

    Non appena si fu calmata, notò l'intenso traffico che permeava la strada. Secondo i dati che era riuscita a raccogliere, il Distretto A era il più caotico e frequentato. Questo era dovuto alla sua posizione strategica: era, infatti, il punto di collegamento tra tutti i Distretti periferici, oltre che il solo a ospitare il Calcolatore Centrale. La sua banca dati era grande il triplo, se non il quadruplo, di quelle delle altre zone. Inoltre vantava vaste aree dove le persone condividevano interessi e informazioni.

    La curiosità riaffiorò, più forte di prima. Vincendo l'ansia e l'opposizione delle cinture, si attaccò al parabrezza laterale, sia con il viso che con le mani. I palazzi sfilavano a una velocità impressionante davanti ai suoi occhi. Riusciva a malapena a cogliere alcune insegne. Aveva visto un numero notevole di androidi, molti più di quanti ce ne fossero nel Distretto C.

    All'improvviso la capsula imboccò una galleria. Era completamente in acciaio, con piccole luci azzurre che ne illuminavano la via. Si rese conto di essere rimasta sola: gli altri veicoli avevano preso strade differenti. Tornò a guardare di fronte a sé. Lentamente, il suo mezzo di trasporto rallentò, fino a raggiungere un'area di sosta. Si fermò con leggerezza, fluttuando a pochi centimetri da terra. Le cinture si slacciarono e ritrassero nelle apposite fessure.

    La voce del veicolo la aggiornò:

    «Destinazione raggiunta: A03-01.

    Tempo attuale: 13:32:1280 s.p.s..

    Durata del viaggio: 2 scatti e 14 pause, con un anticipo di 6 pause.

    Benvenuta nel Distretto A. La sua Guida la attende nell'area ricreativa. Le auguriamo una piacevole permanenza.»

    Quando scese dalla capsula, a SIRAH sembrò che nulla fosse cambiato. La zona ricreativa era identica a quella dalla quale era partita, con stesse attività, medesima mensa, identici servizi. Era solo più ampia e, se qualcuno glielo avesse chiesto, avrebbe giurato che l'unica differenza stava nelle dimensioni.

    Cercò con gli occhi la sua Guida. Si trattava di una persona, scelta dal sistema in una lista di volontari, che l'avrebbe aiutata ad ambientarsi nel nuovo Distretto. Solitamente, il Calcolatore Centrale selezionava colui che, nelle sue attività, si avvicinava di più alle competenze di chi si trasferiva, in modo da agevolare anche la formazione di una rete di conoscenze ricca e articolata.

    Le informazioni riguardanti la Guida, però, erano molto vaghe: comprendevano solamente il CID, l'età e una foto per il riconoscimento. SIRAH vi aveva dato uno sguardo poco prima di lasciare la sua vecchia abitazione. Sapeva di dover cercare un uomo sulla quarantina di gruppi primari, con lineamenti taglienti e capelli rossi.

    Il problema era la folla: si era formato, di fronte alle piattaforme di sosta delle capsule, un muro di persone. Notò che alcuni androidi di servizio venivano in aiuto della gente appena trasferitasi: chiedevano l'identificativo e poi passavano in rassegna le Guide, alla ricerca di quella giusta. Tuttavia, tra loro non riusciva a vedere nessuno che corrispondesse alla foto che le era stata fornita.

    D'un tratto la massa si contrasse, come un verme sfiorato dal predatore. Un brusio di protesta percorse la folla, mentre si sentiva una voce maschile levarsi sopra tutte le altre.

    «Scusate! Dovrei passare... mi dispiace! Non volevo spingerla... con permesso!»

    Finalmente un uomo emerse dalla folla, incespicando in avanti. SIRAH lo riconobbe immediatamente: era proprio la persona che cercava. Si mise la borsa da viaggio in spalla e gli andò incontro. Lo vide recuperare il suo palmare e lanciarvi uno sguardo: probabilmente stava cercando la sua foto o il CID.

    Lei invece li ricordava a memoria. Non era un genio o una specie di talento nato: l'identificativo della sua Guida era così semplice e lineare che scordarlo sarebbe stato quasi impossibile. Lo aveva letto solo una volta: A05 – I00A00N00. In altre parole...

    «Tu sei IAN?» gli si rivolse.

    L'uomo alzò lo sguardo su di lei. Da vicino, sembrava molto più appetibile che in foto. Aveva una barba di due o tre archi, la pelle lievemente scura e due grandi ed espressivi occhi color nocciola. La scrutò, poi abbassò lo sguardo sulla foto e la guardò di nuovo. Lei inarcò un sopracciglio, aspettando una risposta, senza capire perché la fissasse con stupore.

    Alla fine lo vide sorridere. A primo impatto, con quei lineamenti austeri, non avrebbe mai detto che quella persona potesse apparire tanto gentile. Invece era proprio così: non solo le labbra, ma anche gli occhi e il corpo la accoglievano a braccia aperte.

    «Proprio così! Benvenuta nel Distretto A, SIRAH!»


|| Il Nascondiglio dell'Autrice ||

Eccomi di nuovo qui ^^

Come promesso, ecco la seconda parte del secondo capitolo <3

Che ne pensate?

Chi sarà mai questo IAN? u.u

E cosa scoprirà SIRAH ora che è arrivata nel misterioso Distretto A?

La Biosfera fa davvero paura! D:

Onestamente non sono molto convinta della divisione in due parti...

Non mi piace per nulla questa pausa in tutta la narrazione... non so, ci devo riflettere.

In ogni caso, il prossimo capitolo sarà dedicato al Dizionario della parole usate su Alius (poi ne farò uno per la Cupola :D) ^^ Lo posterò di martedì, mentre venerdì spero di poter mettere il terzo capitolo (intero o solo la prima parte... devo decidere).


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