01: Note di Mezzanotte
Fu il momento in cui scelse. L'istante in cui decise di servire quell'uomo con ogni fibra del suo essere. Non importava quali difficoltà avrebbe presentato il futuro: lui le avrebbe superate tutte. La volontà di Liulius ormai era anche la sua.
Lo scrutò. Lo conosceva da molto tempo, ma il loro legame non si era mai spinto oltre le formalità. Erano entrambi membri del Creatorum Concilium, l'assemblea governativa più antica della loro società, ma ricoprivano ruoli assai diversi. Liulius era un Vox Magna, uno di coloro che, appena aprivano bocca, riuscivano a zittire tutti gli altri. Lui, invece, era solo un Honoratus, nient'altro che il rappresentate di una minoranza, quella dei Lectores Animi, i lettori dell'animo.
Era una piccola fetta di popolazione, la sua. Riuscivano a interpretare le emozioni e i pensieri delle altre persone, semplicemente osservandole. Non erano capaci di leggere nella mente, ma potevano capire se qualcuno mentiva o meno, se era felice o triste, spaventato o ansioso, in base all'aspetto della sua Essentia.
Molti, tra gli abitanti di Alius, il loro mondo, erano capaci di vedere l'Essentia e spiegare cosa fosse. Un tempo, in un momento di cui quasi nessuno aveva memoria, erano stati talmente pochi che persino i Lectores Animi erano stati considerati nobili sacerdoti. Le cose però erano cambiate. Ormai chiunque poteva osservarla e chi non ci riusciva era considerato peggio di un deforme, un Caecus.
Provava pena per loro. Vivere senza alcuna prova della sua esistenza, credendo semplicemente che ci fosse e sapendo che, per qualche ignota ragione, si era tra i pochi a non poterla ammirare... doveva essere doloroso.
Come a voler scacciare quel pensiero, lasciò che lo sguardo vagasse su ciò che lo circondava. Era un luogo prezioso per il suo popolo. Avrebbe quasi potuto definirlo sacro, se gli Aliusiani avessero riposto la fede in fantomatiche divinità.
Superficialmente, si presentava come un grande prato incolto. Era una distesa sconfinata, di cui non si riusciva a individuare un limite. Il colore delle piante variava tra il verde chiaro e il bronzo, donandogli una tonalità nel complesso simile all'oro. Erano arbusti ed erbacee di media statura, che gli arrivavano fino ai fianchi.
Di fronte a lui si ergeva l'unico albero presente. Era un meraviglioso Salix Babylonica, in piena fioritura. Il tronco imponente e percorso dalle crepe del tempo lasciava intuire che si trattava di una pianta molto vecchia, avente più di mille rotazioni astrali. Era incredibilmente alto rispetto al normale sviluppo della sua specie, ma proprio per questo ancora più bello. I suoi fitti rami gettavano un'ombra confortevole su di lui e ricadevano alle sue spalle, sfiorando la superficie di un piccolo stagno.
Oltre l'aspetto esteriore, quello fisico, che poco lo interessava, riusciva a vedere qualcosa di ben più spettacolare. Era l'Essentia, l'energia che percorreva la materia del cosmo e le donava forza vitale. Si presentava con degli spruzzi di luce, lattei e vaporosi, che vorticavano e cambiavano colore.
Quando attraversava gli oggetti inerti, come la terra o la roccia, era bianca, ma nel momento in cui entrava in contatto con delle forme viventi, diventava un arcobaleno scintillante. In base al colore e all'intensità che assumeva, i Lectores Animi capivano cosa provavano le altre creature. Era un'interpretazione fine e accurata, che non tutti erano in grado di compiere.
L'Essentia non si disponeva a macchia, ma seguiva il Fluxus, una corrente dotata di una sua direzione e velocità. Essa attraversava gli atomi, permeando l'intero universo. Era un fiume placido, che avvolgeva gli esseri viventi con delle carezze impercettibili.
Proprio come un'arteria principale, il Fluxus si diramava in molteplici effluenti o capillari, che si sparpagliavano in ogni angolo della galassia, creando una fitta rete di canali dove l'Essentia poteva scorrere indisturbata. Alcune di queste diramazioni spesso si reimmettevano nel flusso, altre, invece, si disperdevano.
In occasioni incredibili, differenti effluenti convergevano. Le loro correnti opposte si contrastavano e amalgamavano tra di loro, dando forma a un vortice, un gorgo, dove la concentrazione di Essentia era fuori scala: quello era il Fulcrum.
Era il punto in cui l'energia confluiva e dove le regole della fisica e della chimica potevano essere spezzate, modificate e plasmate. Il luogo dove generare la vita, appropriarsi del titolo di divinità, diventava possibile.
Ecco perché quel posto era tanto speciale.
Lì, attorno alle acque limpide dello stagno, i miracoli esistevano.
Lo dimostrava l'insolito sviluppo del Salix Babylonica, stimolato non solo dalle ottime condizioni ambientali, ma anche e soprattutto dall'inusuale quantità di energia presente. Bastava osservare quanto fosse alto e come le radici, che arrivavano ad affondare nello stagno, fossero possenti. Non c'era rotazione in cui quell'albero non fosse fiorito.
L'energia lo spingeva a produrre un'eccessiva quantità di nettare, che non solo attirava insetti di ogni tipo, ma colava copiosamente sullo specchio d'acqua. Era proprio nel momento in cui le gocce s'infrangevano sulla superficie, che la presenza del Fulcrum e del suo potere diventava ancora più evidente e spettacolare.
Quando l'acqua s'increspava, piccole onde concentriche si propagavano verso le sponde. Tutti gli Aliusiani sapevano che non c'era nulla di meglio del movimento ondulatorio, per veicolare l'Essentia. Poiché essa scorreva nella materia, la deformazione della stessa consentiva una naturale virata del corso della corrente. Per tale motivo, quelle piccole creste sulla superficie diventavano fonte di vita.
Nel momento in cui toccavano la sponda, nuove piante nascevano dai semi caduti dagli arbusti più grandi. Era un fenomeno incredibilmente affascinante. Si poteva ammirare il processo di nascita, crescita e maturazione adulta in pochi attimi. Se le circostanze fossero state diverse, gli sarebbe piaciuto studiare più da vicino il Fulcrum.
Sospirò. La sua Essentia era di un bel viola carico e vorticava furiosamente. Un altro Lector Animi gli avrebbe chiesto come mai fosse tanto in ansia. Gli mancava, sì, l'empatia della vecchia accademia. L'atmosfera nella grande Urbs Docta era molto diversa da quella della modesta Lectorum Sodalitas... specialmente dopo i recenti accadimenti. Anche prima del tradimento di Zaevius, nella Docta si respirava aria di congiura, ma adesso...
Adesso che quell'uomo aveva compiuto il gesto estremo, sacrificando la vita per impedire al Creatorum Concilium, ai suoi stessi colleghi, di salvare la loro società dalla minaccia esterna, come avrebbero dovuto comportarsi?
La sua Essentia divenne ancora più fosca.
«Honoratus Seius, mi state distraendo» sbottò Liulius.
Seius si morse il labbro inferiore: «Chiedo scusa, Vox Magna Liulius. Se preferite, posso allontanarmi per evitare interferenze di flusso.»
A differenza sua, quell'uomo era un abile Lector Motuum, un lettore dei moti. Anche lui era capace di vedere l'Essentia, ma non riusciva a comprendere gli stati d'animo di chi gli stava vicino. A questa mancanza rimediava con un'acuta interpretazione dei movimenti del Fluxus, con la quale poteva prevedere alterazioni future di portata planetaria.
Si credeva che la lettura della corrente fosse la massima forma di connessione con l'energia del cosmo. C'era chi pensava che estrapolare con chiarezza il futuro fosse talmente difficile da non lasciare spazio ad altre discipline. Molti credevano che le persone come Liulius dovessero mantenere il totale distacco dal mondo, per non esserne influenzate.
Secondo Seius, semplicemente l'indolenza dei Lectores Motuum era tale da impedire loro di rivolgere una qualsivoglia forma di cortesia verso la persona altrui.
«State» gli concesse Liulius.
Si morse la lingua e si sedette sull'erba fresca. Erano lì da almeno un decimo di rotazione planetaria e ancora non avevano ottenuto nulla. Non che lui potesse fare qualcosa: doveva solo aspettare che il Vox Magna finisse di leggere il Fluxus di quel luogo.
Era lì che era accaduto: se le azioni del traditore Zaevius avevano creato uno sconvolgimento, non c'era posto migliore dove poterne prevedere i risvolti. Non avrebbero agito prima di sapere cosa le sue azioni avevano comportato.
Così aveva detto il Vox Maxima Treatus, il presidente del Creatorum Concilium.
Scrutò Liulius, così inflessibile, impenetrabile nella sua lettura. L'uomo osservava i movimenti dell'Essentia inglobata nel Fulcrum con sguardo imperturbabile. Tutti i Lectores Motuum erano così. O almeno, tutti quelli che Seius aveva conosciuto. Non osava neanche sbattere le ciglia, per paura di disturbare la sua previsione, sebbene anche solo la sua presenza potesse rappresentare un elemento di alterazione nel Fluxus.
Continuarono a rimanere lì, in silenzio, uno a contemplare l'Essentia e l'altro il collega, per del tempo che a Seius parve infinito. Più trascorrevano i millesimi di rotazione, più si sentiva frustrato. Quando il Vox Magna, alla fine, si allontanò dalla sponda dello stagno, lui saltò in piedi come una molla.
«Dunque?» chiese, trepidante.
Liulius scosse la testa e si sedette, sfinito: «Niente. Non riesco a leggere assolutamente nulla. Il Fluxus è come impazzito. È stata infranta la Summa Ratio, ma non avrei mai pensato che le conseguenze potessero arrivare a tanto.»
Seius sentì il sangue che gli si gelava nelle vene. Senza le previsioni dei Lectores Motuum, non avrebbero potuto riorganizzare la loro linea di difesa. La minaccia esterna avrebbe potuto demolire la loro intera società...
Si sedette di fronte all'altro, portandosi le mani chiuse a pugno contro la fronte. Iniziò a picchiettare con le nocche, con espressione assorta e pensierosa. Dovevano rimanere calmi e cercare una soluzione. La questione più urgente era organizzare una nuova linea di difesa. Poi, avrebbero pensato a cosa farne di ciò che rimaneva di Zaevius.
Alzò lo sguardo sul Vox Magna: «Convochiamo il Concilium» sussurrò.
L'assemblea si riunì durante quella stessa rotazione planetaria. Era formata da trentasette persone, di cui un Vox Maxima, sei Voces Magnae e quindici Honorati. Tutti gli altri erano comuni membri del Concilium, con una semplice carica di Creator.
Tra gli Honorati c'erano anche cinque esponenti dei Caeci, gruppo a cui era appartenuto il traditore. Non c'era da stupirsi degli sguardi di ostilità e sospetto che gli altri Creatores riservavano loro. I Caeci stessi sembravano volersi estromettere, mantenendosi a una distanza significativa dal resto dei membri del Concilium.
Il Lector Animi scrutò attentamente i colleghi. Gli argomenti da trattare erano spinosi: avrebbero richiesto molto tempo per essere dibattuti, specialmente se l'assemblea non fosse arrivata subito a una risoluzione comune. Bisognava anche capire se si sarebbe deciso di escludere dalle votazioni coloro che avevano congiurato insieme al traditore. Non c'erano prove della loro colpevolezza, ma molti sospetti, più che sufficienti nella situazione attuale.
L'assemblea si mobilitò non appena arrivò il Vox Maxima. Era un uomo anziano, aveva attorno alle settecento rotazioni astrali, come testimoniavano la schiena curva e la pelle percorsa dalle rughe della vecchiaia. Trasportava sotto il braccio un enorme tomo, grande forse la metà di lui. Nonostante la veneranda età, era ancora giovane nell'animo, come Seius poteva leggere nella sua Essentia.
Fu lo stesso Vox Maxima ad aprire la riunione: «Ci troviamo, colleghi miei, in una situazione molto grave» iniziò con voce roca, sedendosi ai piedi del grande Salix Babylonica. «Non dovrò spiegarvi cosa è accaduto: siamo stati traditi, tutti noi, gente di Alius. Honoratus Zaevius ci ha impedito di generare l'unica difesa possibile contro la minaccia esterna, da me letta nel Fluxus dell'Essentia. Era apertamente contrario alla nostra linea d'azione, fin dall'inizio, e sono certo che molti di voi simpatizzassero per la sua sincera e ostinata opposizione.»
Si concesse una pausa, durante la quale scrutò i presenti con profondi occhi grigi, circondati dalle rughe. Il suo sguardo serio e penetrante indugiò a lungo su tutti i presenti, senza colpevolizzare nessuno in particolare. Proprio per questo, non ci fu persona che riuscì a tenere la testa alta. Ognuno di loro doveva accettare la responsabilità del fallimento.
Le loro Essentiae si sincronizzarono in un silenzioso e reciproco incoraggiamento. Seius non poteva dimenticare il fatto che i rappresentanti Caeci e anche alcuni Creatores avessero favorito le azioni del traditore, tuttavia... leggeva che ormai avevano preso coscienza dei loro errori. Anche lui, del resto, aveva delle colpe da espiare. Non si era accorto in tempo delle intenzioni del suo vecchio amico... ed ecco le conseguenze.
Si accomodarono, in maniera disciplinata, in cerchio attorno al Vox Maxima. Stava a lui mantenere l'ordine dell'assemblea e prendere decisioni di carattere amministrativo, come, ad esempio, scegliere chi fosse più competente per deliberare su un determinato argomento.
«Sì: ognuno di noi ha una parte di responsabilità, in questa sciagura» proseguì il Vox Maxima. «Anche io, che, pur avendo percepito le avvisaglie della ribellione, ho deciso di non intervenire, sperando nel buon senso dell'Honoratus Zaevius» tossì lievemente, schiarendosi la voce. «Per questo motivo, non indirò le votazioni per l'estromissione dei Caeci dal dibattito. Lo stesso vale per coloro che erano intimamente legati a lui.»
La decisione del presidente del Creatorum Concilium venne accettata passivamente dai membri dell'assemblea. Seius represse un moto di ribellione. Né i Caeci né lui avevano il diritto di prendere parte a quell'assemblea. Eppure neanche la donna del traditore, Ailia, una semplice Creator, sarebbe stata esclusa, sebbene nessuno dubitasse che avrebbe cercato di difendere l'onore del suo uomo.
«Detto questo... possiamo passare ai fatti. All'ordine dell'assemblea ci sono due punti di vitale importanza, che conoscete già tutti. Il primo è in merito alla nostra nuova linea d'azione nei confronti della minaccia esterna. Il secondo riguarda la sorte dell'Honoratus Zaevius, o meglio, di quel che ne rimane, la sua Voluntas» riepilogò il presidente del Concilium.
«Ritengo che i due punti siano interdipendenti, Vox Maxima Treatus» intervenne Liulius.
L'anziano annuì lievemente: «Concordo, Vox Magna Liulius» sospirò. «Ma dobbiamo essere cauti. Non sono stato in grado di leggere alcun risvolto, dal momento del tradimento dell'Honoratus Zaevius. Le sue azioni non avevano lo scopo di fermarci, ma di creare una situazione d'incertezza. Non ci è più possibile prevedere a cosa porteranno le decisioni di questa assemblea... e sospetto che fosse proprio l'obbiettivo del traditore.»
«Zaevius si era confidato con me, prima di compiere il gesto estremo» sussurrò Ailia, sedutasi a fianco del Vox Maxima. «Riteneva che la creazione di un'arma vivente violasse la Summa Ratio.»
Lo sguardo di Liulius, per quanto impassibile, parve incattivirsi: «Egli ha infranto quella legge che pretendeva di proteggere» obbiettò.
«Non realmente» osservò Seius, cercando di rimanere più obbiettivo possibile. «Pensateci. Honoratus Zaevius non si è suicidato: ha semplicemente rinunciato alla sua esistenza fisica. La sua coscienza, però, permane come Voluntas, che lui stesso ha innestato nell'Essentia dell'arma.»
Rimase in silenzio per alcuni attimi, lasciando modo agli altri membri del Concilium di elaborare le sue parole. Si chiese perché stesse proteggendo quell'uomo... anche se un tempo era stato un amico, aveva tradito la sua fiducia. Allora perché? Lo aveva visto compiere il gesto estremo, violare le leggi e fondersi con un altro essere vivente... proprio per questo non poteva rimanere in silenzio. L'Essentia dell'arma adesso pulsava di consapevolezza. Ciò doveva significare che lui era ancora lì, da qualche parte.
«Avete letto qualcosa nell'Essentia, vero?» gli chiese Liulius.
Annuì: «Sì. Quella dell'arma, prima del fatto, era molto diversa da come è adesso. All'inizio non possedeva alcun colore, era bianca, come di materia inerte. Quando l'Honoratus Zaevius ha innestato la sua Voluntas, l'ho vista trasformarsi. So con certezza che non si tratta più di un'arma: possiede una coscienza, adesso. Però... non posso dirvi se si tratti del traditore o di una nuova consapevolezza.»
«Se quel che affermate è vero, Honoratus Seius, la nostra situazione si aggraverebbe ulteriormente» intervenne un Creator, attorniato da un timido coro di assensi. «Significa che abbiamo perso il controllo sull'arma. Se in essa risiede la Voluntas del traditore, potrebbe rivoltarsi contro di noi. Nel caso invece si trattasse di una nuova coscienza, non potremo avere mai la sicurezza che condivida i nostri ideali e persegua lo scopo per cui è stata generata.»
«Ad ogni modo, eliminarla è ormai fuori questione» intervenne un altro membro del Concilium, una donna. «Qual che sia la verità, uccidendola infrangeremmo la Summa Ratio. Per quanto rancore possiamo provare nei confronti del traditore, non dovremmo abbassarci al livello delle Ferae.»
Ferae era un termine sprezzante usato per indicare il popolo che viveva dall'altra parte del mondo. Molti abitanti di Alius li consideravano al pari di bestie, poiché, proprio come i Caeci, non riuscivano a vedere l'Essentia. Ciò aveva impedito loro di sviluppare quel che per gli Aliusiani era semplice buonsenso.
I Ferae non si erano mai posti il problema della Summa Ratio, il divieto di morte innaturale. Per loro l'uccisione di un essere vivente era accettabile, giustificata, il più delle volte, con il pretesto della sopravvivenza. Seius non li biasimava tanto da disprezzarli: poteva comprendere le loro ragioni, poiché aveva visto in che condizioni vivevano. Avevano un costante bisogno di risorse, per garantirsi un'esistenza sopportabile. Per questo erano diventati loro, la minaccia esterna.
«Se non possiamo eliminarla, allora dovremmo blandirla» considerò Liulius.
«E come? Se anche si trattasse di una nuova consapevolezza, la Voluntas di Honoratus Zaevius finirebbe presto per soggiogarla» considerò un Creator.
Quell'osservazione li pose di fronte a un enigma senza precedenti. Due coscienze possibili: quale salvare? Era una delle scelte più difficili che l'assemblea avesse mai dovuto prendere, specialmente in luce del fatto che creare una nuova arma era fuori questione, adesso che il Fluxus era tanto instabile.
Fu proprio lo sconvolgimento della corrente a incuriosire Seius. Com'era possibile? Solo con l'infrangersi della Summa Ratio, ossia con l'avvenimento di una morte innaturale, il flusso dell'Essentia poteva venire spezzato. Un'idea gli balenò per la mente. Un pensiero che lo lasciò senza parole.
«Forse...» iniziò, alzando la testa e spazzando via l'atmosfera d'impotenza che aleggiava nell'assemblea. «Forse, una soluzione potrebbe esserci.»
Non voleva credere di star proteggendo Zaevius, ma era l'unica ipotesi che avesse un senso e che potesse salvarli dalla catastrofe. Spiegarlo al Concilium non sarebbe stato affatto semplice, anzi, probabilmente non avrebbero voluto assecondarlo, non all'inizio almeno.
«Parlate» lo incitò Liulius.
«Ebbene...» esitò alcuni attimi. «Voi, Vox Magna Liulius, avete detto che il Fluxus è diventato troppo instabile per essere letto. Impazzito, è stata la parola esatta» l'altro annuì, cercando di capire dove volesse arrivare. «Anche Vox Maxima Treatus ha confermato la vostra conclusione. La corrente è stata sconvolta, ma...» calcò sull'ultima parola, come se fosse la loro ancora di salvezza. «Ma, e qui sta la nostra soluzione, signori, non si è spezzata.»
Attese che gli altri Creatores cogliessero la piega logica del suo discorso. Quando accadde, un brusio percorse l'assemblea. Le Essentiae dei presenti assunsero colori sgargianti e iniziarono a vorticare. Lesse stupore, incredulità, incertezza e speranza.
«Entrambe le vite adesso coesistono in un unico essere, che è la nostra arma» dedusse Liulius, portandosi le mani giunte sotto il mento, con aria pensierosa. «Il gesto estremo del Proditor Zaevius ha quasi significato la sua morte innaturale e ha messo a rischio l'esistenza dell'arma. È a questo che il Fluxus ha reagito. Pur tuttavia, le sue azioni non hanno causato uno sconvolgimento irreparabile.»
Molti membri dell'assemblea, specialmente i Caeci, nel sentir declassare Zaevius da Honoratus a Proditor, ossia traditore dichiarato, abbassarono lo sguardo. Era accaduto altre volte che un Aliusiano venisse considerato nemico della patria, ma era difficile accettare che un appartenente al Creatorum Concilium fosse diventato un sovversivo. Specialmente se già apparteneva a una minoranza discriminata.
«Esattamente» continuò Seius. «Non è stata infranta la Summa Ratio, sebbene si sia corso il rischio che accadesse. L'instabilità del Fluxus ci lascia un certo margine d'azione e, per così dire, ci concede la facoltà di non scegliere. O meglio, di scegliere tutte le opzioni possibili, mantenendo in vita entrambe le coscienze e continuando a utilizzare l'arma come nostra principale difesa contro la minaccia esterna.»
«Come?» chiese un Honoratus.
«Assopiremo le due consapevolezze» rispose. «In questo modo renderemo innocua la Voluntas di Proditor Zaevius e daremo il tempo necessario all'arma per sviluppare una volontà propria. Ciò creerà un periodo di status quo, durante il quale potremo studiare un piano per mantenere il controllo su di essa. Lasciatemi dire che non sfruttarla, nel momento propizio, sarebbe un grave errore. Adesso che il Fluxus è diventato instabile e che è venuto a mancare un membro del Concilium, il più promettente tra tutti, nonostante la sua disabilità...» ed era evidente che si riferisse all'incapacità dei Caeci di vedere l'Essentia «non saremo in grado di creare una nuova arma.»
«Per quanto riguarda la formazione della coscienza...» intervenne qualcuno. «Come pensate di favorirla? Avrà costante bisogno di stimoli esterni.»
Seius sorrise lievemente: «Ho pensato anche a questo. Non è una soluzione priva di rischi, colleghi, è evidente. La nostra percezione temporale è molto diversa da quella delle Ferae. Qui, la consapevolezza impiegherebbe decine, se non centinaia, di rotazioni astrali, per giungere a maturazione. Io ritengo che sia opportuno lasciare ch'egli si sviluppi dall'altra parte.»
Un nuovo brusio, più rumoroso dei precedenti, percorse l'assemblea. Seius non si stupì di leggere indignazione, sospetto e diffidenza nelle Essentiae dei membri del Concilium. Insomma, a nessuno piaceva l'idea che l'unica difesa contro la minaccia esterna venisse allevata proprio dal nemico. Se però non gli avessero dato retta, quasi sicuramente l'arma non sarebbe stata pronta, quando il momento propizio fosse giunto.
«Appoggio la soluzione dell'Honoratus Seius» disse d'un tratto Liulius, lasciandolo piacevolmente sorpreso. «Inoltre, credo che debba essere egli stesso a seguire lo svilupparsi della coscienza e a ricoprire il ruolo di Magister, quando entrambe le consapevolezze saranno risvegliate.»
L'ultima frase, invece, lo lasciò incredulo: «Perché io?» chiese, quasi con ingenuità.
Liulius gli si rivolse direttamente: «È di fondamentale importanza riuscire a notare in anticipo i sintomi della predominanza della Voluntas del Proditor Zaevius: non vi potrebbe essere Lector Animi più adatto di voi per quest'incarico, considerando la vostra passata amicizia.»
Le parole del Vox Magna furono seguite da diversi consensi. Seius si guardò attorno, rendendosi conto che ormai la decisione era già stata presa. Provò l'istintivo desiderio di diventare piccolo come un granello di polvere. Quale immensa responsabilità gli era appena stata affidata? Non si trattava solo della vita di un singolo uomo, ma del futuro stesso di Alius e dei suoi abitanti.
«Al voto» annunciò il Vox Maxima. «Se appoggiate la soluzione dell'Honoratus Seius, alzate la mano. Il Vox Magna Liulius sarà testimone della votazione.»
La maggior parte dei membri del Concilium alzò la mano, annuendo con convinzione. Solo pochi Creator si astenettero, a differenza dei Caeci e della compagna del Proditor. Seius prevedeva che la proposta sarebbe piaciuta ad Ailia: la conosceva abbastanza da sapere che, oltre la facciata timida e gentile, si nascondeva una donna forte, che il più delle volte otteneva ciò che desiderava. Avrebbe combattuto per proteggere quel che restava di Zaevius.
«Vox Magna Liulius, voi siete testimone del risultato della votazione: nove astenuti e ventisette favorevoli. Adesso che avete espresso la vostra posizione, posso dichiararmi anche io favorevole» disse il Vox Maxima Treatus: essendo in cima alla gerarchia del Concilium, non gli era concesso votare, se non dopo tutti gli altri, per evitare d'influenzare i risultati.
«Adesso metterò al voto la candidatura dell'Honoratus Seius alla carica di Magister dell'arma, che ricoprirà il ruolo di nostro futuro Dictator nel momento propizio.»
Stavolta, la votazione favorevole fu all'unanimità. Seius si sentì ancora più sotto pressione, ma non lo diede a vedere. Per sua fortuna, erano pochi i membri del Concilium in grado di leggere l'animo e, in generale, tutti i Lectores Animi possedevano un certo senso della discrezione.
Non seppe se essere lusingato per la fiducia o irato con Liulius per la tremenda responsabilità che gli aveva appena affidato. Si ricordò che aveva deciso di sostenerlo, in ogni sua decisione, così che, quando fosse arrivato il momento, quell'uomo avrebbe fatto lo stesso con lui. C'era un patto tra loro, sebbene fosse stato stipulato in silenzio, con la sola risonanza delle loro Essentiae.
«Molto bene...» sussurrò il Vox Maxima. «Di nuovo, Vox Magna Liulius, siete testimone: trentasei favorevoli. Trentasette, contando anche il mio voto. Con questo, il Creatorum Concilium si scioglie. Eseguiremo il rito di assopimento all'inizio della nuova rotazione planetaria.»
Il rito si era svolto senza imprevisti. Per ovvie ragioni, i Caeci non avevano potuto partecipare, non essendo in grado di vedere l'Essentia e le sue reazioni al Canticum, la litania tramite la quale gli Aliusiani riuscivano a modificare l'andamento del Fluxus. Certo, nelle attuali condizioni era stato molto difficile dirigere la corrente nella giusta direzione. Seius era uscito sfinito da quel rituale, impiegando alcune rotazioni planetarie per riprendersi.
Lo stesso era accaduto agli altri membri del Concilium, che avevano approfittato dello scioglimento dell'assemblea per riposare. Dei suoi incarichi, non se ne era più parlato. Quattro rotazioni planetarie dopo il rito, Liulius lo aveva convocato, in forma privata e informale, nella sua Domus.
Gli Aliusiani non possedevano abitazioni, non nel senso letterale del termine. Per loro, una casa era un posto illusorio, che esisteva su un piano dimensionale completamente diverso da quello fisico. Ogni Domus era diversa, a seconda della persona a cui apparteneva. Era un luogo intimo, che rispecchiava, letteralmente, l'animo di chi l'aveva creata.
La Domus del Vox Magna era completamente differente dalla sua. Non era altro che una cascata, altissima e ripidissima, che si gettava in un fiume, circondato da un bosco. Seius sapeva che, se avesse provato ad esplorare la selva, si sarebbe perso. Le loro case non avevano confini. C'era una sola entrata, che era anche l'uscita, spesso conosciuta unicamente dal proprietario. Addentrarsi nella Domus di un'altra persona poteva rivelarsi un grave errore.
Per questo motivo, quando varcò la soglia, trovò Liulius lì ad attenderlo. Senza la sua guida esperta, non avrebbe osato compiere un solo passo nella sua Domus. Il Vox Magna gli rivolse un sorriso bonario e rilassato. Non vi era più traccia della frustrazione che Seius aveva letto nella sua Essentia, durante le rotazioni planetarie precedenti.
«Honoratus Seius, benvenuto. Prego, da questa parte: dobbiamo parlare di molte cose» lo invitò Liulius, facendogli cenno con la mano di seguirlo in una passeggiata lungo le rive del fiume.
«A quanto pare, siamo riusciti a inserire l'arma all'interno della società delle Ferae senza destare sospetti. Il vostro piano, fino ad adesso, si è rivelato migliore del previsto» iniziò a parlare, mentre camminavano lentamente. «Tuttavia, abbiamo bisogno che qualcuno continui a monitorare l'andamento della situazione. Io e le altre Voces, tra cui anche il Vox Maxima Treatus, vorremmo sapere se siete disponibile a ricoprire un ruolo stabile nel progetto di sviluppo della coscienza dell'arma.»
Seius sentì un brivido scorrergli lungo la schiena: «Mi state domandando se sono disposto a trascorrere la mia vita nella società delle Ferae, per partecipare attivamente alla difesa di Alius?»
Liulius si fermò di colpo e lo fissò intensamente: «Lo siete?»
Anche lui smise di camminare, sostenendo il suo sguardo: «Non credete di star riponendo troppa fiducia nelle mie capacità? Non per sminuirmi, ma non ho voglia di sostenere da solo la responsabilità della sopravvivenza del nostro mondo.»
Gli occhi del Vox Magna si addolcirono e un nuovo sorriso affiorò sulle sue labbra: «Non sarete solo» l'uomo riprese a percorrere le sponde del fiume. «La volontà del Vox Maxima Treatus è quella di costituire un organo speciale, interno al Creatorum Concilium, che si occupi di ogni aspetto del vostro piano. Come suo ideatore, voi dovreste presiedere a tutte le fasi, non trovate? Io, in quanto Vox Magna, ho già dato la mia disponibilità in tal senso, ma sembra che per il momento il mio ruolo sia limitato a quello di controllore generale.»
Seius rifletté sulle parole del collega, rimanendo in silenzio per un po': «E quale sarebbe l'impatto della mia presenza, nel caso dovessi accettare?»
Liulius sospirò: «Vogliamo che voi siate come un'ombra. All'inizio avevamo pensato di affidarvi un ruolo genitoriale, ma inserirvi nella società delle Ferae si rivelerebbe complicato, poiché siete già adulto e, quindi, dovreste prendere il posto di un individuo già registrato nei loro archivi. Abbiamo invece deciso di non inviarvi dall'altra parte per più di un paio di rotazioni planetarie a incursione. Sareste come un fantasma: lì, voi non esistereste. Questo limiterebbe di molto il vostro margine di azione, spero ve ne rendiate conto. Seguire lo sviluppo dell'arma e mantenersi anonimo si rivelerà molto complicato.»
«Capisco» Seius squadrò l'altro membro del Concilium. «Il controllo della popolazione, da parte delle Ferae, è molto stretto, non è così?»
L'uomo annuì: «Non vogliono rischiare l'avvento di un nuovo Flagello, come lo definiscono loro. È buffo che temano così tanto la loro stessa gente, non trovate?»
«Avrei paura anche io, se fossi stato la causa di un simile disastro» osservò lui.
«Ne convengo» sussurrò Liulius, prima di fermarsi di nuovo a scrutarlo. «Dunque? Accettate la richiesta del Concilium?»
Seius esitò: «Ho bisogno di alcune rotazioni per rifletterci.»
«Le avrete» gli concesse il Vox Magna. «Ma decidete in fretta: dall'altra parte, il tempo ha già iniziato a scorrere.»
|| Il Nascondiglio dell'Autrice ||
Alèèèèè! Finalmente ho messo questo benedetto capitolo xD
Secondo me molti si erano già dimenticati che lo stessi revisionando u.u
Comunque... credo proprio che dovrò mettere un bel dizionario xD
e magari anche delle schede tematiche... come nei veri libri *^*
*coff coff* Beh? Che ne pensate? U.U Vi ispira come inizio?
Sotto con i commenti! U.U
PS: Come al solito Wattpad si ribella -.- stavolta si è mangiato tutti gli spazi tra le parole... credo di averli rimessi tutti, ma non ne sono certa al 100%, quindi, se trovare errori di refuso, per favore segnalatemeli! Non li sopporto proprio D:
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