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20: Toccata (parte II)

    SIRAH lo portò verso l'orlo del baratro, verso l'apice più elevato. YUNE si lasciò semplicemente andare, mentre il suo corpo veniva scosso dagli spasmi e la tensione si scioglieva nel più languido dei piaceri. Neanche si accorse di aver chiuso gli occhi: quando li riaprì, la donna gli era di fronte, intrappolata tra lui e la parete. Aveva ingoiato: quella consapevolezza lo mandò fuori di testa. Lei gli sorrise e gli tolse la maglietta.

    Adesso erano entrambi esposti, nudi come i nullafacenti del Distretto A. Eppure nessuno li avrebbe guardati con ribrezzo o risentimento, se non piuttosto con stupore e malizia. La loro nudità sembrava essere una nudità giusta, una nudità di cui non erano obbligati a vergognarsi.

    «In questa situazione, sembri quasi una persona normale» sussurrò SIRAH, accarezzandogli distrattamente una clavicola.

    YUNE si ritrovò a sorridere: «Perché? Di solito non sono così?» le posò la mancina sul fianco.

    Lei distolse lo sguardo: «No. Di solito dai l'impressione di provenire da un altro mondo.»

    Il Programmatore rimase spiazzato. Era così evidente il suo disprezzo per la Cupola? Il suo sentirsi assolutamente fuori luogo in quella società asettica e sterile? A volte si chiedeva perché fosse nato proprio lì, in quella maledettissima epoca, sotto l'effige del Calcolatore Centrale. Lui era diverso, sì, e, pur non avendo mai desiderato esserlo, ne era grato, perché riusciva a vedere oltre le contraddizioni del Sistema.

    «Forse perché il mio mondo si è ridotto a noi due, adesso» sussurrò scostandole lentamente la spallina del reggiseno. «Tu lo hai reso piccolo quanto questa abitazione.»

    SIRAH lo aiutò, abbassando anche l'altra bretella e lasciando che l'intimo calasse lentamente sulle sue forme. Si appoggiò alla parete mentre lui le sfiorava il seno con due dita, seguendone la rotondità. Lo palpò, lo saggiò, passando il palmo della mano sul capezzolo e poi pizzicandolo. Le strappò un sussulto. Un sospiro. La sua voglia era ancora tanta e presto lui sarebbe stato di nuovo pronto per soddisfarla.

    Annullò la distanza e si chinò su di lei. Le baciò il collo con leggerezza, scendendo in fretta verso le clavicole e più giù. La posizione non era congeniale, ma ciò non gli impedì di raggiungere lo stesso capezzolo che aveva pizzicato. Lo lambì con la lingua, lo succhiò e mordicchiò, beandosi delle reazioni di lei.

    Presto si ritrovò le sue mani di nuovo addosso. SIRAH non sembrava poterne fare a meno e lui di certo non era intenzionato a fermarla. Gli si stringeva contro come se ne valesse di ogni suo respiro. Il suo atteggiamento lo estasiava: non impiegò troppo tempo per tornare operativo.

    Si avvinsero l'uno all'altra, in un abbraccio che aveva ben poco di innocente. Le loro mani esploravano il corpo del compagno, senza una meta precisa. Le sue seguitavano a palpare i seni della donna. Quelle di lei, invece, si erano soffermate diverse volte sui suoi glutei, stringendoli con forza e trasmettendogli una meravigliosa sensazione di possesso e bramosia.

    Non potevano finirla così, però. Non era nel suo stile. Cercò di avvicinarsi al calcolatore della porta, ma inutilmente: lei lo stringeva senza ritegno e lui era troppo distratto dalle sue mosse per pensare lucidamente a quali applicazioni aprire.

    «Aspetta» mormorò sulle sue labbra.

    «Sono stanca di aspettare» lo incalzò lei.

    «Letto...» gemette, sentendola intimamente. «No... prima... prima i contraccettivi...» cercò di ricordarsi.

    Riuscì a staccarsi, anche se SIRAH continuava a stringergli un braccio e a strusciarglisi addosso in maniera quasi illegale. Era indecente che una donna matura come lei si comportasse in modo tanto provocante, ma per YUNE quello era solo un valore aggiunto. Si avvicinò infine all'elaboratore e iniziò a trafficarci. Era impacciato e la sua mente era confusa: aprì numerosi percorsi inutili, prima di trovare l'applicazione per i pannelli sintetizzanti.

    «Sbrigati!» sbottò la Storica.

    Stava per rimuovere la parete che divideva i due ambienti, quando, in un momento di lucidità, si ricordò cosa c'era dall'altra parte. Così, dopo alcune scansioni di esitazione, si decise a sintetizzare un secondo giaciglio nell'area dove poco prima era avvenuto il colloquio con il Glottologo.

    Le afferrò la mano e in fretta percorsero il corridoio. Appena entrarono nella stanza, la prese per i fianchi e la sbatté sul letto singolo ad antigravità, piazzato esattamente dove prima c'era la scrivania. Aveva ritenuto che lo spazio non fosse abbastanza e così aveva eliminato l'altro mobile. SIRAH ricadde sul materasso, che oscillò su e giù per ammortizzare l'impatto.

    Prima di raggiungerla, si precipitò nella stanza di scarico rifiuti. Da una delle mensole, recuperò due fiale di contraccettivi. Ne stappò una e ne ingoiò il contenuto, poi tornò da SIRAH. Fu su di lei in un attimo. Entrambi sospirarono per quel contatto. Non erano ancora una cosa sola, ma la loro intimità aveva raggiunto il punto di non ritorno. Le infilò l'ampollina in bocca e lei mandò giù. Non contenta, trattenne le sue dita, succhiandole intensamente. Come se lui avesse bisogno di ulteriori provocazioni per farla sua. Gettò l'ampolla a terra e si avventò di nuovo sui suoi seni, finalmente libero di agire come meglio riteneva opportuno.

    La Storica mugolò e gemette, mentre il suo corpo si tendeva sempre di più tra le sue mani. I suoi baci scesero sullo sterno e sul ventre piatto. Se l'avesse presa subito, non era certo che sarebbe riuscito a soddisfarla. Voleva prima renderla un po' più cedevole, anche se era evidente, dall'intensità della sua voce e dal modo con cui si muoveva, che era già al limite.

    Infilò la lingua nel foro dell'ombelico. Percepì gli spasmi del ventre sotto di sé: un sorriso lascivo affiorò sulle sue labbra, ermetico e indecifrabile come al solito, anche se pieno di soddisfazione e di promesse non dette. Scese tra le sue gambe, dove la lingua e la bocca iniziarono a danzare, come se fossero state impegnate con la bocca di lei.

    «Per tutti gli androidi della Cupola... YUNE... YUNE!» SIRAH era ormai vittima del suo assalto. «Ancora, di più... YUNE, ti prego.»

    Gli cinse il capo con le gambe, spingendolo verso la propria intimità anche con le mani. Lui non riuscì a trattenere un lamento di desiderio. Il suo odore e il suo sapore stavano mandando in crisi la sua capacità di raziocinio. Una parte della sua mente, sostenuta dal corpo, lo implorava di prenderla, ma l'altra gli ricordava che non poteva, non ancora. Doveva prima aspettare che i contraccettivi iniziassero ad avere efficacia.

    Così, per le cinque pause successive, continuò a leccarla, a baciarla e a strapparle gemiti e preghiere di sempre maggiore intensità. Non le lasciò mai raggiungere il culmine, nonostante fosse molto combattuto. Attese tutto il tempo necessario e, quando finalmente arrivò il momento, tutti e due erano ansimanti, sudati e frementi.

    Fu solo allora, che concesse a entrambi quello che avevano desiderato per un intero sottogruppo. La violò con dolcezza e attenzione e lei lo accolse come se non aspettasse altro, fin da quando MEEHA se ne era andato. Lui sprofondò nel suo calore bagnato, così diverso da quello della sua bocca peccaminosa.

    «SIRAH...» la chiamò, prendendole il volto tra le mani e sfiorandole le labbra.

    «YUNE... YUNE, muoviti... ti prego» lo implorò lei, cingendogli il collo con le braccia.

    Avvinti in quell'abbraccio passionale, cavalcarono insieme le onde del piacere. Lui non riusciva a pensare ad altro che a loro due, stretti l'una all'altro, al corpo di lei sotto di sé, tra le proprie mani, esposto alla sua forza, alle sue mosse a volte brutali. La donna non se ne lamentava, ma lo incitava a continuare, a darle di più, a portarla verso il baratro. Non potevano più tornare indietro: ormai erano uniti, e come i vermi nella nuda terra si dimenavano, posseduti dall'istinto primitivo al quale il Calcolatore Centrale avrebbe voluto riportare ogni singolo abitante della Cupola.

    Ma quell'istinto, così semplice nella sua complessità, non avrebbe mai potuto soggiogare per sempre la potenza della mente. Avrebbe potuto provarci, sì, e magari avrebbe potuto avere la meglio per qualche scatto o, perché no, per qualche arco. Prima o poi, però, la coscienza si sarebbe risvegliata e con essa ciò che i Fondatori avevano sempre desiderato soffocare.

    E fu ciò che accadde a YUNE in quel momento.

    Mentre credeva di star amando SIRAH con tutto sé stesso, d'un tratto qualcosa nella sua coscienza si risvegliò. Non avrebbe saputo dire cosa fosse, ma all'improvviso fu come una deflagrazione. Un ricordo lontano e doloroso gli esplose in testa, strappandogli un gemito diverso, un lamento di sofferenza. Si bloccò, boccheggiando, mentre immagini confuse e frenetiche gli attraversavano la mente.

    Una donna.

    Sempre la stessa.

    La riconosceva dai suoi capelli ramati.

    Colei che non avrebbe mai dimenticato.

    Era così bella, avvolta in quella veste candida.

    Il suo sorriso languido lo ipnotizzava.

    Il loro era un gioco sottile.

    Un gioco di seduzione.

    «YUNE?»

    Così come era apparso, il ricordo scomparve. Il dolore lancinante, però, rimase. La testa pulsava a tal punto che avrebbe giurato potesse scoppiare. Le voci all'improvviso erano diventate delle grida assordanti. Si portò le mani alle tempie, chiudendo gli occhi e piegandosi contro il petto di SIRAH.

    Lei lo scrutò, preoccupatissima. Gli accarezzò le guance, lo strinse a sé e gli chiese cosa stesse accadendo. YUNE cercò di ricordare che ci facesse lì, tra le sue braccia, come ci fosse finito e perché. Quando ci riuscì, un moto di ribellione dentro di lui lo scatenò. Non sapeva cosa gli stava accadendo, ma non aveva importanza. Non gli interessava quanto potesse fare male: non avrebbe permesso ai suoi problemi di rovinare quel momento.

    Afferrò i polsi di SIRAH e li bloccò sul cuscino. Lei lo fissò, stupita, ma prima che potesse dire qualsiasi altra cosa, lui si avventò sulle sue labbra. La coinvolse in un bacio intenso, in cui la implorò di non chiedergli nulla, di non pensare a nulla. La donna si rilassò sotto di lui, ricambiando quel bacio che sapeva di disperazione.

    YUNE riprese da dove si era interrotto, fingendo che nulla fosse accaduto. Negli occhi di SIRAH leggeva la confusione e la frustrazione, ma d'un tratto esse sparirono, lasciando il posto alla tenerezza. Lei si protese e lo avvolse in un abbraccio delicato e confortevole. L'abbraccio dell'unica donna che avesse mai compreso fino in fondo il suo tormento.



|| Il Nascondiglio dell'Autrice ||

Ma quanto sono belli sti due insieme? *^*

Quanto?

Quasi quasi cambio la mia preferenza...

Ps: mi sono ricordata della cosa importante che dovevo scrivere al capitolo precedente. Ossia: il titolo, "Toccata", si riferisce al termine musicale, xD non è un verbo.

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