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20: Toccata (parte I)


    SIRAH stava guardando il suo amico procedere per il corridoio. YUNE la osservò, cercando d'ignorare la presenza dell'automa e il brusio delle voci. Erano ancora sopportabili, anche se odiava l'idea di aver dovuto di nuovo assumere la droga. Tentava di giustificarsi, dicendosi che non era abbastanza forte da affrontare l'astinenza e le concatenazioni in contemporanea.

    «Dunque... vado anche io» biascicò lei, puntando gli occhi sulle proprie scarpe.

    Non si mosse: rimase lì, impalata sulla soglia della sua abitazione. YUNE si appoggiò allo stipite con un braccio. Per l'intero incontro con il Glottologo, non era riuscito a distogliere la propria attenzione dalle sue labbra. Se le mordicchiava in continuazione, neanche lo facesse apposta per tentarlo. Lei doveva essersene accorta, perché all'improvviso aveva smesso e aveva evitato in tutti i modi il suo sguardo. La tensione tra loro si poteva tagliare con una posata multiuso.

    «Resta» disse in un sussurro, ben consapevole di cosa desiderasse.

    Era trascorso un intero sottogruppo da quando si erano baciati per la prima volta. SIRAH era stata molto impegnata con i suoi tentativi di convincerlo a incontrare il Glottologo, ma non erano mancate le situazioni di intimità. Le loro labbra si erano incontrate molte altre volte, ma in nessuna occasione avevano avuto modo di andare oltre le semplici effusioni. Che fosse l'intervento del suo androide personale oppure qualche notifica nei loro palmari, o semplicemente le voci, c'era sempre stato qualcosa che li aveva interrotti sul più bello.

    La Storica arrossì e scosse la testa: «No, tu... devi riposare. Le voci...»

    «Le posso ancora gestire» la interruppe lui, sporgendosi oltre lo stipite, al quale si era aggrappato.

    Protese la mancina e infilò le dita tra i capelli corti di lei. Erano un po' ispidi, ma a lui non davano fastidio. Non era una donna perfetta come un androide, aveva qualche difetto, ma YUNE, in quel breve periodo di conoscenza, aveva imparato ad apprezzare le sue doti. Le sue labbra erano morbide e la sua bocca aveva un buon sapore. I vestiti che indossava di solito non mettevano in mostra il suo corpo, ma un uomo poteva intuire facilmente le sue proporzioni. Aveva delle curve decisamente apprezzabili.

    Quello che gli piaceva di più, però, era il modo con cui lo toccava.

    In effetti, era capitato che le cose si facessero decisamente bollenti. Si era ritrovato le mani di lei su tutto il corpo ed era rimasto stupito di fronte alla sua audacia. Erano stati interrotti da una notifica del palmare di lei: quando se ne era andata, YUNE aveva avuto bisogno di una bella sessione di pulizia integrale per calmarsi.

    Non riusciva a smettere di pensarci.

    SIRAH sospirò, inclinando la testa di lato, mentre lui le accarezzava la nuca con i polpastrelli e la avvicinava a sé con una lieve pressione. Quel suono era stato in grado di monopolizzare completamente la sua attenzione. Gli occhi rimasero sulle labbra di lei, mentre la donna cedeva e posava le mani delicate sul suo petto. Avrebbe voluto che fossero a diretto contatto, come era accaduto cinque archi addietro, in quell'occasione di fuoco.

    «Resta» ripeté in un sussurro, sfiorandole le labbra.

    «Se lo faccio...» mormorò SIRAH. «Stavolta nulla mi impedirà di metterti le mani addosso. Neanche le voci.»

    «Non chiedo di meglio» rispose YUNE.

    Con un sospiro di resa, la donna si abbandonò alle sue braccia. Le loro labbra s'incontrarono e impegnarono in una danza lenta e peccaminosa. Le lingue si amarono e poi rifuggirono, si rincorsero e sfidarono a un gioco fatto di provocazioni e di scommesse. Lei era audace, pretenziosa, in un certo qual modo famelica. Al Programmatore piaceva la sua maniera d'agire, un po' prepotente, così le lasciava guidare quella danza, godendo delle sue attenzioni femminili dopo tanto tempo trascorso in solitudine.

    L'androide personale li fissava, senza alcuna reazione. Per le macchine, quello che stavano mettendo in atto era solamente un comportamento fine alla gratificazione personale. La prima volta che li aveva visti baciarsi, si era limitato a ricordare loro, con molta poca considerazione per l'atmosfera, che prima di iniziare l'accoppiamento erano tenuti a fornirsi di contraccettivi adeguati. Il suo intervento era riuscito a spegnere il fuoco che si era acceso, ma YUNE non si era dimenticato di quell'ammonimento.

    SIRAH lo spinse lievemente e lui indietreggiò. Nell'assecondarla, chiuse la porta in faccia all'automa, il quale, non avendo ricevuto ordine di rientrare, rimase fuori dall'abitazione. Il loro bacio continuò a lungo e da dolce fiammella si trasformò in un incendio dirompente.

    Le mani di lei corsero verso il basso e s'infilarono sotto l'orlo della maglietta. La sua pelle era calda, morbida e liscia. Le dita si schiusero, come i petali dei fiori delle sue piante, sul suo corpo, esplorandolo. Partendo dal ventre, risalirono su per il diaframma e il petto. Ogni carezza rappresentava un brivido incontrollabile, che YUNE non si preoccupava neanche di nascondere.

    Il bacio si interruppe. I loro respiri ansanti si mescolarono; quello di lei gli solleticava la mascella. I nasi strusciavano, lasciando che inspirassero l'uno l'odore dell'altra. SIRAH aveva una nota fruttata, anche se YUNE non avrebbe saputo definirla meglio e, data la situazione, neanche gli interessava provarci.

    «Hai il cuore a mille...» mormorò lei, ansimante.

    «Anche tu» rispose il Programmatore, sfiorandole la gola con le labbra.

    «I palmari...»

    «Il mio è spento.»

    SIRAH sorrise: «Anche il mio.»

    Avevano proprio previsto tutto. Si fissarono, mentre YUNE le accarezzava lentamente le braccia da sopra la stoffa del vestiario. Le sue labbra erano gonfie e umide per via del bacio, lucide come mai le aveva viste prima, succose e tentatrici come erano potute essere quelle di pochissime altre donne. Erano anche dischiuse per via degli ansimi: come resistere a quel richiamo?

    SIRAH doveva aver avuto pensieri uguali ai suoi, perché, non appena si chinò, lei si protese. Le loro bocche si scontrarono in un assalto che aveva molto poco dell'innocenza del precedente bacio. YUNE la spinse e schiacciò contro la parete adiacente alla porta, strappandole un mugolio. La sua morbidezza lo stava facendo impazzire. Quel seno che premeva contro il suo petto, quelle braccia soffici strette tra le dita, quella pelle nella quale gli sembrava di poter lasciare le proprie impronte...

    Le mani di lei si spostarono sulla sua schiena. Gliela accarezzarono lentamente. Si sentì invadere di nuovo dai brividi, che rotolarono giù lungo la spina dorsale e si espansero in tutto il corpo. Un corpo che non era perfetto per SIRAH, ma che lei stava accogliendo come se lo fosse. Quanto tempo era trascorso da quando una donna lo aveva toccato in quel modo? Talmente tanto che YUNE credeva di aver dimenticato quanto fosse bello e gratificante.

    Infilò lentamente le mani sotto la maglietta di lei. Saggiò quei fianchi stretti, aprendo le dita il più possibile, per poter percepire al massimo ogni tratto di perfezione. Si lasciò guidare dalle linee appena accennate delle costole, fino alla spina dorsale. La seguì nel suo percorso sinuoso, stringendo SIRAH a sé e facendole sentire quanto fosse pronto. Anche lei lo era.

    «YUNE...» lo chiamò, col fiato corto.

    «SIRAH» le prese il volto tra le mani, scaricando la tensione sulle sue tempie. «Il Veto...»

    «Dimmi che hai mandato quello stupido androide a richiedere i contraccettivi» pigolò la donna, con voce tremante d'urgenza.

    Il Programmatore sorrise: «Almeno quindici archi fa»

    Quella fu la frase che tolse gli ultimi freni che si erano posti. SIRAH gli afferrò la nuca, tirandogli i capelli, e lo costrinse a colmare la distanza. Si baciarono di nuovo; non potevano più farne a meno. Lei era così avida e lui... beh, YUNE si lasciò travolgere dalla sua bramosia. Ne fu avvolto, contagiato, infettato. Non credeva potesse diventare tanto intenso: era molto più di quanto si aspettasse. La sola idea di staccarsi dalla sua bocca, di allontanarsi dal suo corpo, gli torceva lo stomaco.

    Fermarsi adesso era impossibile.

    Le mani annasparono tra i vestiti, rivendicando sempre più spazio da toccare. Giunsero al punto in cui il contatto non era mai abbastanza, mentre loro ne desideravano sempre di più. SIRAH si lasciò spogliare, accarezzandogli i fianchi e osservandolo. Nessuno dei due voleva smettere, ma la stoffa che li separava era diventata un fastidio ancora maggiore.

    Lei non era più in imbarazzo: lo fissava con il fuoco negli occhi e lui non poteva che esserne compiaciuto. Entrambi avevano già avuto esperienze, in passato, ma nel corridoio aleggiava la speranza di qualcosa di diverso, più intimo e coinvolgente.

    Il Programmatore si concesse qualche scansione per ammirarla. Appoggiata alla parete, la donna non cercava minimamente di nascondere la propria nudità, anzi, sfoggiava il suo corpo, ben consapevole dei suoi punti di forza. Non sapeva che lui poteva anche godere delle emanazioni che le vorticavano attorno, assumendo colori sgargianti e rendendola una visione incredibile. Lei si passò un braccio sotto al seno, sollevandolo lievemente e sorridendo in maniera maliziosa di fronte al suo sguardo.

    L'intimo era di fattura semplice e lineare, come qualsiasi altro capo che portasse la firma della Cupola, ma sotto la stoffa si intravedevano due perle piccole e turgide, che aspettavano solo di essere ricoperte di attenzioni. YUNE stava per avventarcisi sopra, quando lei lo bloccò, ponendogli le dita sulle labbra.

    «Uomini» sospirò con un risolino. «Non dimentichi qualcosa?»

    Lo sguardo smarrito del Programmatore fu una risposta più che sufficiente. Il sorriso di lei, tuttavia, non si spense. Gli si avvicinò, con movenze sensuali, e gli si premette addosso. Una sua mano scese lentamente lì dove qualsiasi maschio avrebbe desiderato di più e iniziò a palparlo da sopra la stoffa.

    YUNE fremette. Cosa stava accadendo? Dov'era la donna timida e impacciata che si era dimostrata fino a quel momento? Era scomparsa.

    SIRAH gli mordicchiò il labbro inferiore: «Hai ancora i vestiti addosso.»

    Lui posò entrambe le mani sulla parete, scaricandovi gran parte del peso e della tensione che se lo stava divorando vivo: «Non mi sei d'aiuto» disse in un soffio, riferito alle sue mani, che lo stavano toccando ovunque.

    Il sorriso malizioso di lei si accentuò: «Ma davvero?»

    La donna scese in ginocchio. YUNE la fissò. Per tutto il tempo che impiegò a calargli i pantaloni e l'intimo, non distolse mai gli occhi dalla sua immagine. Lei poté vedere quanto fosse teso, quanto fortemente la desiderasse. Parve stupirsi delle sue condizioni: alzò di scatto lo sguardo sul suo volto. Poteva capirla: neanche lui se lo aspettava.

    Il tepore della sua bocca lo accolse senza preavviso. Non le aveva chiesto di farlo, ma le era grato perché lo aveva voluto. Adesso era lì, a godere della sua lingua che lo accarezzava, delle labbra che lo serravano con morbidezza e del calore bagnato che lo avvolgeva. Non era la prima volta che dava piacere a un uomo in quel modo: lo poteva capire dalla sicurezza con cui muoveva la testa, dall'audacia che le sue mani dimostravano nel palpargli i glutei e nell'esplorarlo. Dallo sguardo lascivo incatenato al suo.

    «SIRAH...» la chiamò, mordendosi il labbro inferiore più e più volte.

    Affondò le dita tra i suoi capelli, tirandoli inavvertitamente. Non era più padrone del proprio corpo, che si muoveva da solo, come animato da vita propria. Implorava SIRAH silenziosamente, con il semplice ondeggiare dei fianchi, chiedendole di continuare, di non fermarsi, neanche quando avrebbe finalmente raggiunto il limite.

    Era solo cosciente del piacere. Il resto era diventato un cavillo, un sussurro che si confondeva facilmente con le voci. Quasi si era dimenticato di quello che nascondeva dietro la parete del corridoio e del fatto che non potesse abbassare troppo la guardia. Ma si sapeva, un uomo era un uomo, e gli uomini erano deboli di fronte alle promesse offerte dalla carne.



continua nella parte successiva...



|| Il Nascondiglio dell'Autrice ||

Eh, la scena hot che tutte volevate è arrivata

u.u vediamo quante grida da fanrgils scatenate riesce a strapparvi.

Ps: che pizza, dovevo dirvi qualcosa ma mi sono dimenticata cosa.

Pps: giuro che era importante... dannazione :(

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