Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Chapter XIV - Kyría

Spostai i miei occhi verdi su quelli marroni di Leo.

Non lo vedevo da quando ero scappata dagli studios.

Non seppi se la sua presenza mi rallegrò o meno, la prima cosa che mi venne in mente fu piangere e lamentarmi con lui ma non lo conoscevo e non mi fidavo più di nessuno.

Resami conto di come gli tenevo ancora le mani sul petto, mi allontanai immediatamente, formando una certa distanza tra noi «la tua domanda mi lascia allibita» riuscì a dire.

Lui si spostò i capelli di lato, grattandosi il naso con l'altra.

Non sapevo ne cosa fare, ne cosa dire. Ero realmente prosciugata di buon senso e ragione.

Ragion per cui, gli diedi un pugno.

Leo fu colto alla sprovvista e la sua testa volò indietro «Brenda, Cristo, che cazzo di problemi hai?» Anche se fece film, si poteva benissimo notare come il mio pugno non l'avesse minimamente sfiorato.

Insomma, non aveva nemmeno la guancia rossastra.

Nell'azione, la manica del giubbino si alzò, lasciando intravedere le cinque dita di Simon.

Mi si strinse lo stomaco e il cuore mi batté all'impazzata.

In quel momento, il mio dolore era più mentale che fisico. Ero stufa di tutto.

Da più di tre settimane la mia vita era cambiata incondizionalmente, senza che potessi fare nulla per impedirlo.

E tutto era cominciato da quella maledetta festa, da Dawson e dal fatto che in 17 anni della mia fottutissima vita, le feste non erano fatte per Brenda.

E invece no, stavolta la party girl in me, aveva deciso di risvegliarsi.

Patetico. Mi facevo letteralmente pena da sola.

Abbassai velocemente la manica.
Ci mancava solo che Leo cominciasse a fare più domande del dovuto.

Si massaggiò la barbetta della mascella -e non dove l'avevo colpito- e mi guardò in faccia.

Non seppi come interpretare quello sguardo, per il semplice fatto che la testa mi scoppiava «puzzi.» Esclamò.

Ringhiai sommossamente, ne avevo abbastanza di sentirmi dire quanto puzzassi.

Riuscivo a farmi la doccia due o tre volte ogni giorno.

Mi alzavo la mattina = doccia.
Tornavo da scuola = doccia.
Prima di cenare = doccia.

Beh ok, negli ultimi giorni era tanto se riuscissi a farne una ma in ogni caso non avevo una sudorazione fortissima.

Ero solita portami profumini e deodoranti in caso di emergenza: schifoso ma meglio di nulla.

Lo guardai male.

Lui si avvicinò e cercò di prendermi un braccio, ma mi scansai immediatamente.

Era un vampiro anche lui? Cominciai a tremare e a sbattere i denti.

Non ne potevo più, era troppo anche per me.

«Brenda, sono serio. Puzzi dalla prima volta che ti ho incontrata.» Solo i vampiri sono capaci di sentire la mia puzza, giusto?

Giusto.

Lydia non aveva mai parlato di puzza ma era solita urlare -scioccamente pensando che da svenuta non sentissi nulla- di quanto somigliassi ad una pallina di Natale.

Leo provò ad acciuffarmi nuovamente e il mio istinto di sopravvivenza prese il sopravvento.

Mi spostai con la spalla ed iniziai a correre a per di fiato, verso il bosco.

Rimasi sbalordita di come avessi ancora le forze fisiche e mentali per poterlo fare ma lo feci.

Forse l'adrenalina in corso fece buona parte.

In quel momento facevo benissimo competizione ad un atleta di corsa campestre.

Ma sarebbe stato inutile.

Se Leo fosse stato realmente un vampiro, raggiungermi sarebbe stato un giochetto da ragazzi.

Sentì un ringhio dietro di me e il sangue mi salì al cervello.

Respirai pesantemente, prendendo aria e mi slanciai in avanti per correre più forte.

Il mio cuore batteva all'impazzata, potevo sentirlo attraverso il venticello.

Un altro ringhio risuonò attraverso il bosco, mi girai e quello che vidi mi fece rabbrividire.

A qualche metro da me, si ergeva un possente e bellissimo leone o forse era una capra? O un serpente?

Mi salì il vomito ma questo non mi impedì di continuare la mia corsa.

Il bosco si faceva sempre più fitto e dovetti abbassarmi più volte per non prendere un ramo in piena fronte e farmi spuntare un bernoccolo enorme in testa.

Comunque feci male i calcoli, inciampai su una radice e rotolai a terra. Cercai di proteggermi la faccia, non avevo voglia di rompermi il naso.

Mi sporcai di fango ma non m'importò molto, mi alzai sui gomiti e cercai di correre ma le mie gambe non collaborarono.

L'adrenalina stava finendo.

Respirai affannosamente e deglutì.

Il gigantesco animale mi si posizionò davanti, la posa eretta e il muso fiero.

Aveva un muso di leone, un corpo del tipico re della savana ma non sembrava un leone vero e proprio. Dal collo si ergeva una testa di capra, che muoveva velocemente gli occhietti intorno, la coda sembrava di un drago, ma non ne fui certa.

Insomma, non avevo mai visto un drago da vicino.

«È disgustoso.» Mormorai all'animale, prima che il senso di vomito mi salisse fino alla gola.

Mi piegai in due, sostenendo lo stomaco con le braccia e vomitai vicino le zampe dell'animale.

«Credo che questo sia più disgustoso di me» mormorò il leone-capra o qualunque cosa fosse.

Mi gelai, riconoscendo la voce di Leo.

Gesù..

Continuai a vomitare per almeno due minuti abbondanti.

Non che vomitai chissà che, non mangiavo da più di dodici ore.

Alzai lo sguardo ed incrociai i suoi occhi furtivi. Mi asciugai la bocca con il giubbino e mi alzai in piedi.

Incrociai le braccia al petto e mi massaggiai la testa, era strano come non l'avessi sfracassata, con almeno dieci lesioni al cervello ma, molto probabilmente, Simon mi aveva guarita.

Il leone si sedette in posizione eretta, io restai ferma come un sasso, anche se talvolta sbattevo i denti per la paura.

Ero a pezzi.

Che pena, non mi riconoscevo più «Leo, ti ascolto. Tu che cosa saresti?» Urlai frustata, massaggiandomi le tempie.

Mi sembrava di essere entrata nel mio libro di epica che avevo buttato da tanto tempo.

Ho già sottolineato come io odi la mitologia? «Partiamo dal presupposto che non sono una cosa ma sono una chimera» probabilmente no, non ero stata abbastanza chiara.

Assottigliai gli occhi, soffocando un ringhietto di frustrazione «senti Leo, non me ne intendo di chimere, vampiri, elphis, ciuchini e sciamani come strizza cervelli» sospirai «ma ricordo che esistesse una sola chimera e che fosse stata uccisa almeno tre miliardi di anni fa» la situazione era così assurda che quasi non svenni.

Leo ringhiò, ruggendo forte e sporgendosi in avanti. Istintivamente feci due passi indietro, ancora seduta a terra e cercai di rendermi piccola piccola.

Le lunghe zanne si trasformarono in gambe, il busto in un petto muscoloso e la criniera in una testa.

Avvampai velocemente, non solo avevo l'adrenalina a mille ma dovevo subirmi anche Leo nudo.

Distolsi lo sguardo, nonostante guardai, più del dovuto, il petto gonfio e le braccia forti.

Cavolo, ma che problemi avevo.

Lui ridacchiò e mentre mi coprivo la faccia con le mani, in modo più dignitoso possibile, si vestì. «Sono maleducata e stupida se ti domandassi da dove sono usciti i vestiti?»
«Lo sei stata nel momento in cui mi hai fotografato con lo sguardo» decisi di stare zitta.

Alzai gli occhi al cielo «in questo caso evita di sbandierare la tua bella merce in giro» Leo ridacchiò «mi trovi una bella merce?» Mi morsi la lingua, evitando di urlare.

Mi rimangio tutto. Non esisteva proprio che sarei andata d'accordo con lui.

Maledette creature greche, pompose e arroganti.

Lui si mise la t-shirt nera, solo adesso notai la stupida scritta che portava: "il mio ruggito è più forte del tuo."

Mi domandai se se la fosse fatta fare apposta o se realmente vendessero quella roba.

«Beh, diciamo che avrai moltissime domande da chiedermi.»
«Ne ho a migliaia in realtà!» Mi posizionai come un'indiana e Leo fece lo stesso, non prima di ridermi in faccia per la stupida affermazione che avevo volontariamente urlato.

«Innanzitutto tengo a dirti che ti seguo da moltissimo tempo» strabuzzai gli occhi «tu cosa?» sbottai, alzando la voce e tra un po' anche le mani.

Era assurdo. Non solo ero circondata da pazzi che volevano succhiarmi il sangue, rubare fotografie, entrare nella mia testa come se fosse una cosa normale, spappolarmela come fosse un'anguria.

Venivo anche pedinata da una chimera!

Se qualcuno mi avesse detto che nel giro di poche settimane mi sarei ritrovata con la testa sfracassata e rimessa a posto come se niente fosse, avrei parlato con leoni ed esseri che avevano nomi di elfi, gli avrei urlato di andare da un bravissimo psicologo.

Leo sorrise e congiunse le mani, il venticello gli scompigliò i corti capelli, tagliati come li porterei io se avessi i pidocchi «suvvia, non prendertela, non ho controllato mentre eri al bagno. Almeno, non sempre» l'unico barlume di pazienza rimasto, esplose in quel momento.

Gli lanciai un'occhiata glaciale e chiusi il pugno, pronto a sbatterglielo nuovamente in faccia.

Lui li richiuse velocemente nella sua mano e con l'altra mosse l'indice a destra e sinistra «no, no, bambolina, non mi freghi di nuovo e ti consiglio caldamente di frenare gli artigli» ringhiai e mi liberai dalla sua presa «gli artigli te li infilo su per il culo» borbottai.

Leo rise più forte «quanto odio questo'annata, una banda di ragazzini irrispettosi che credono di poter distruggere il mondo» sospirò «ma che in realtà sono dei semplici mocciosi che allenano solo i pollici.»

Mi accigliai «parli come un vecchio.»
«Perchè lo sono» la mia testa fece salti mortali per comprendere cosa stesse dicendo, potevo vedere nella mia testa le ruote che giravano sommossamente.

Mi massaggiai leggermente il capo e Leo continuò «non so in anni umani quanti dovrei averne ma ti basta sapere che sono nato insieme alla civiltà greca del periodo arcaico. Se non sbaglio verso il 480 a.C» le mie rotelle si fermarono.

Erano tantissimi anni, a.C? Di lui non dovevano rimanere nemmeno le ossa.

Eppure, ancora non capivo «ma se Zeus ha creato il mondo, non saresti dovuto nascere molto molto prima? Come le divinità?» scosse la testa «diciamo che non hai tutti i torti ma è più complicato di così. Vedi, mio padre fu Tifone, dio minore del vento. E credimi se ti dicessi che era veramente una divinità irascibile ma un mostro favoloso. Sai quello con cento teste di drago? Ecco» in realtà non ne avevo idea ma ormai ascoltarli come se fossero Wikipedia mi piaceva.

Leo continuò, ignaro della mia ignoranza «egli giaceva imprigionato sotto una delle più belle isole vulcaniche del nostro paese, la Sicilia. Era relegato e tenuto nascosto poiché la sua rabbia un giorno lo portò a sfidare gli dei dell'Olimpo, aggredendoli e riuscendo a ferire Zeus» io ridacchiai «chissà perché questo Zeus c'entra sempre.»

Lui mi buttò un'occhiataccia «è il padre degli Dèi, non puoi riferiti a lui con "quello". Comunque, mia madre era Echidna, la leggendaria vipera, per metà donna, di una bellezza intramontabile e per metà l'orrendo serpente dalla pelle maculata. Per il suo aspetto e per l'alone di terrificante mistero che aleggiava intorno alla sua vicenda, viveva in una grotta segreta nella lontana terra di Lidia, aggredendo i viaggiatori, che si avventuravano nel suo antro» sorrise in ricordo della madre e mi si strinse il cuore «avevo altri "fratelli", se così posso definirli» si picchiettò il mento, guardando distrattamente i miei capelli «dei mostruosi fratelli. Noi non abbiamo DNA, nemmeno le divinità ne hanno uno, per cui non abbiamo concezione di parentela, siamo tutti imparentati, in un certo senso ma non biologicamente. Più che altro, anche loro furono generati da Tifone ed Echidna. Il primo fu Cerbero, il leggendario cane a tre teste a guardia della porta dell'Inferno. Persefone se n'era affezionata così tanto che Ade, per renderla contenta, non solo l'aveva reso il guardiano degli inferi ma l'aveva reso anche l'animale da compagnia della regina e tu non hai la benchè minima idea di come possa essere capricciosa e infantile la dolce Persefone.»

Fece un respiro ed io cercai di ricordarmi tutto quello che mi stesse dicendo «Il secondo fu Idra, la cui uccisione è legata alla storia di a Eracle, la conosci no? La sua seconda fatica, la ricrescita delle teste ogni volta che la si tagliava una, il fuoco per evitarne? Bene. L'ultimo fu Ortro, il feroce cane a due teste a guardia delle mandrie del gigante Gerione» si fermò.

Storsi la bocca, così presa dalle parole che ne scaturivano dalle sue labbra «non hai niente da dirmi su di lui?» Leo rise e scacciò via una mosca con la mano «in realtà no, non mi è mai particolarmente piaciuto» rimasi delusa e mi alzai in piedi.

Leo fece lo stesso: si stirò i jeans e poi mi prese la mano, accarezzandomi il palmo con il pollice.

La sua mano era calda e confortante, mi faceva sentire al sicuro, mi faceva sentire protetta, come se avessi bisogno di lui per stare bene.

Era una sensazione che mai avevo provato prima. Si abbassò, inchinandosi in una maniera abbastanza imbarazzante e mi baciò il dorso della mano «sono stato incaricato da Zeus in persona di proteggerti mia kyría» Deglutì sonoramente e mi divincolai freneticamente, staccandomi da lui come se mi fossi bruciata.

Leo però non cedette, caparbio nelle sue parole.

Rimase inginocchiato a terra e mi fissò dal basso. I suoi occhi brillavano alla luce della luna e vidi in lui i tratti di chi aveva sofferto «sai, da sempre la Chimera è vista come la personificazione dell'elemento della Tempesta e la voce è il rombo del tuono. Molti descrivevano il  ruggito come qualcosa che si diffonde nell'aria attraverso un "tifone nel vento, echeggia con il tuono e viene silenziato dalla tempesta invernale". Parole a vanvera, no?» sorrise, senza mai alzarsi e senza distogliere lo sguardo dal mio.

Deglutì e il mio cure batté all'impazzata «crebbi sotto la protezione e la tutela del re Amissodore, seminai il panico e distrussi così tanti villaggi tra la Macedonia e l'antica terra degli Achei che ormai ho perso perfino il conto. Ero la causa e l'origine del terrore stesso. E la cosa ironica è che non me ne pentì affatto, non me n'ero mai pentito» vidi il dolore nei suoi occhi ma fu questione di pochi secondi «amavo distruggere ed amavo ancor di più uccidere e cibarmi senza sosta. Fu Bellerofonte a fronteggiarmi. Era considerato figlio del dio del mare, Poseidone e con l'aiuto di Pegaso, riuscì a sconfiggermi, servendosi del mio stesso potere» deglutì pesantemente «dopo aver immerso la sua spada nelle mie fauci, quel bastardo si accorse del fuoco che usciva dalla mia bocca, che sciolse il piombo e il ferro con cui era stata forgiata l'arma e con questo mi uccise.» 

Gli lasciai la mano e mi girai di spalle, masticandomi le unghie, no, non volevo guardarlo, non mi sarei girata per nulla al mondo «fu Zeus a riportarmi in vita, rendendomi questa schifezza. Sono diventato un cazzo di mutaforma da milenni e ti cerco da altrettanti anni. Il padre degli dèi ha promesso di ridarmi il mio aspetto originario a patto che io trovassi la iroíni e sei tu Brenda, da oggi in poi io sarò il tuo kidemóna, sarò la tua ombra e vigilerò costantemente su di te. Almeno, fin quando Zeus non deciderà cosa farne di te e non mi avrà restituito ciò che quello stronzo mi ha tolto» mi girai spaventata, no, non accettavo questa situazione, non l'avrei mai accettata.

Incrociai le braccia al petto «non esiste, mi rifiuto categoricamente» Leo si alzò in piedi e mi strinse per un braccio «non me ne fotte un cazzo cosa pensi, la situazione è questa ed io me ne sbatto le palle dei tuoi lamenti da ragazzina. Ti cerco da troppo tempo e finalmente ti ho trovata, ne ho avuto la conferma quando ti sei ubriacata col nettare degli Dèi, nascosto nell'acqua agli studios. Pensavi fosse vodka? Stupida ragazzina, volevi che lo fosse perché il tuo corpo lo richiedeva, puoi essere astemia quanto ti pare e piace, non puoi resisterlo. Prima te ne farai una ragione, prima il mio lavoro sarà semplice» la sua faccia era vicinissima alla mia, così vicina che mi venne voglia di sputargli in bocca e scappare.

Ma non sarebbe servito molto, ero stanca di scappare, prima avrei affrontato la situazione, prima avrei risolto tutto.

Leo sorrise, inchinandosi nuovamente «sono felice che ci siamo capiti, Brenda Kylei, figlia di Zeus.»

***

Il fatto che in pochi secondi la mia esistenza e la mia intera infanzia erano state distrutte, mi provocò un fastidio immenso.

Stavo camminando dietro Leo, diretti verso casa mia. Il piano era che lui si sarebbe trasferito a casa mia, sotto forma di cane randagio che avevo -sfortunamente per me ma fortunatamente per lui- trovato per strada.

Così il mio animo buono e gentile aveva deciso di prendersi cura di quella piccola creatura e portarla allegramente a casa.

"Pessima idea" avevo mormorato.
"Idea assolutamente brillante" aveva ribadito Leo e il discorso si era brutalmente troncato lì.

Avevo ancora un groppo in gola, avevo da poco scoperto, in maniera orribile, che la persona che era stata per me la più importante, la spalla su cui piangere per anni, su cui ridere e su cui fare gli scherzi alla mamma, non era mio padre.

Non lo era mai stato.

Non ero sua figlia.

E questa consapevolezza mi uccise dentro, mio padre era mio padre ma non lo era.

Non ero nata grazie a lui ed il mio vero padre era un vecchio bacucco che amava spassarsela con qualsiasi essere di sesso femminile dall'avanti Cristo.

Ottimo, assolutamente ottimo.

Questo mi comportava ad essere una semidea, oh Zeus, non ci capivo nulla.

«Senti un pó Leo» lo chiamai e lui si girò prontamente «inanzitutto perchè mantieni quest'aspetto da ventenne se ne hai almeno un miliardo?» Lui fece spallucce, come se fosse la domanda più stupida del mondo «mi mantengo giovane per esaudire i miei istinti» non ci credo...

Alzai gli occhi al cielo ma cosa mi aspettavo da chi frequentava degli scopatori seriali.

Come avrebbe esordito Abigail in questo momento, per la barba di Merlino, era l'unica imprecazione pulita e che non mettesse in mezzo divinità e il cristianesimo.

Oh mamma, allora Dio non era reale? «Ah, bene. Seconda domanda: Dio esiste?» Leo mi guardò, come se avessi quattro teste e poi scoppiò a ridere.

La risposta mi sembrò più che ovvia.

Aspettai qualche minuto per porgergli la terza. Solo pensare a lui, mille farfalle nello stomaco svolazzarono nella mia pancia e altrettanta paura alimentava il mio cuore  «terza domanda, per caso sai di Simon e gli altri?» il sorriso di Leo si spense, mi guardò rude ed io titubai.

«L'hai già incontrato?» peggio, me n'ero innamorata.

Mi squadrò e poi buttò un bestemmione «indossi il suo cazzo di giubbotto, Brenda, che cazzo di problemi hai? Ecco di chi era quella puzza insopportabile!» Le cinque dita di Simon iniziarono a bruciarmi ed io mi toccai involontariamente l'avambraccio.

Leo se n'è accorse e si diresse a passo spedito verso di me. Indietreggiai, sostenendo il suo sguardo. Tanto era forte il dolore che quasi urlai, ma ormai ero così masochista che forse non lo sentivo nemmeno più.

Non che comunque la mia mossa fece qualcosa, Leo mi prese per il giubbotto e alzò la manica.

La paura mi inghiottì, il mio braccio era diventato nero, le cinque dita erano ancora stampate ma sembrava come se la pelle pulsasse e volesse uscire.

Guardai spaventata Leo che imprecava sonoramente e mi sentì morire «che diamine è?» Leo mi guardò serio, il suo sguardo mi trapassò come mille lame «ti ha marchiata, quel bastardo ti ha marchiata» aggrottai le sopracciglia, non capendo.

«Brenda, giurami che non hai rapporti con lui» mi sentì soffocare «giurami che non hai rapporti con lui ed io lascio perdere, ti curo e vado avanti nel mio incarico» trattenni il fiato.

Lui mi prese per le spalle ed io evitai il dolore all'avambraccio «giuramelo» questa volta urlò ed io scossi la testa.

Mi liberai dalla sua presa, sempre col braccio sollevato in aria e mi abbassai la manica.

Lo guardai col cuore a pezzi «non posso giurartelo» lui bestemmiò ancora «Zeus mi aveva avvertito ma non pensavo fossi così stupida. Eppure dovevo aspettarmelo..» si allontanò e riprese a camminare.

Io lo seguì a ruota «..certamente i loro destini sono incrociati, ma il punto di marchiarla? E lei d'innamorarsene poi. Maledetti giovani, la rovina del mondo!» sbuffai sonoramente, sentendolo lamentarsi «vorrei farti presente che io sono ancora qui e vorrei una spiegazione» anche se ne avevo le palle piene ormai.

«Beh, nulla di così terrificante, tutto il tuo gruppetto di amici, che ormai presumo lo siano, visto che sei pappa e ciccia con lo sventurato degli dèi, sono semidei, proprio come te. Gli sciamani sono figli di Apollo e gli Elphis sono figli di Efesto, Mia invece è figlia di Afrodite ma è praticamente umana e innocua e poi c'è Simon...» rabbrividì «hai la sua puzza ovunque, ecco perche sei preda facile per i vampiri, mia kyría. Simon è figlio di Ade, il dio dei morti e come lui, porta morte e distruzione» mi guardò fissa negli occhi «sei marchiata, ormai sei sua e, come tale, morirai presto.»

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro