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Chapter VIII - Those red eyes

Un orribile odore da uomo mi arrivò nuovamente alle narici, un odore familiare che io conoscevo perfettamente.

Mi alzai dolorante dal letto e mi guardai attorno.

Oh miseriaccia....

Ero nuovamente in camera di Simon, perchè? Non ero con Leo?

Mi massaggia la testa, che mi stava scoppiando e mi toccai lo stomaco, mi veniva da vomitare.

Il mio primo pensiero fu di trovare un bagno e vomitare nel primo posto che mi fosse capitato.

Sbirciai di sottecchi la finestra, fuori era ancora buio e potevano essere più o meno le 2:00.

Uscì dal letto di Simon e divenni rossa fino alla punta dei capelli, la nausea stava aumentando e quasi quasi stavo diventando verde.

Mi massaggiai le stomaco e tesi le orecchie.

Di solito casa di Simon era un caos totale, anche in tarda notte, quasi quanto la mia, invece stavolta il silenzio regnava.

Il cuore cominciò a battermi forte, e se ieri mentre ero ubriaca avevo commesso qualche sciocchezza?

Provai a strizzarmi le meningi ma nulla, non ricordavo nulla.

Nel frattempo il senso di vomito aumentava e la testa continuava a pulsare ma perchè la mia vita doveva fare così schifo?

Da quando la famiglia Pevensie si era trasferita qui, tutta la mia vita si era capovolta e distrutta in un istante.

Uscì dalla sua stanza e mi guardai attorno, il solito salotto al piano di sopra e le solite camere da letto.

Era tutto come ricordavo, con l'unica differenza del bagno totalmente inesistente nella mia memoria "visiva."

Una fitta allo stomaco mi travolse in un istante e fui costretta a correre nella prima porta che vidi.

Una cosa che avevo imparato attraverso i film in cui avevo recitato e dai film che avevo visto, era che l'ultima porta alla fine del corridoio era il bagno ma era anche quella in cui, sicuramente, saresti morto.

Comunque, mi precipitai nell'ultima porta alla fine del corridoio ed effettivamente il bagno era lì.

Finalmente potevo vomitare in pace, che schifo, non avrei mai più accettato nulla da Leo.

Buttai tutto nel water tossendo più e più volte e storcendo la bocca alla vista di quello schifo.

Vomitai così tanto che sicuramente avrei fatto invidia ad una donna incinta, ma non è che mi avevano violentata?

Improbabile, ero ancora vergine e me ne sarei accorta.

Tossì nuovamente e tirai lo sciacquone.

Mi avvicinai al lavandino e mi bagnai la faccia.

Il bagno era abbastanza grande, anche troppo per un bagno.

Aveva una grandissima doccia e una vasca da bagno che si affacciava alla finestra, di fronte ad esso un enorme lavandino con uno specchio e tutto contornato dal water, in cui avevo calorosamente vomitato, e un bidet, beh almeno non usavano le usanze francesi.

Alzai lo sguardo verso le specchio e mi guardai in faccia.

Le borse sotto gli occhi erano ancora più evidenti, anche più marcate, e avevo il viso pallido.

Insomma sembravo un morto che camminava.

Mi bagnai ancora un altro pò la faccia e decisi che da quel momento in poi sarei diventata più astemia di quanto già non lo fossi stata.

Forse avevo vomitato così perché era la mia prima bevuta?

Nel mobiletto dello specchio c'erano varie boccette che identificai come profumi o deodoranti.

Ne presi una a caso e la spruzzai in aria, beh, nemmeno quello aveva fatto sparire la traccia di puzza o di qualcosa buttato in quella stanza al chiuso, ma almeno la puzza di vomito non si sentiva più.

Ormai svuotata completamente, uscì dal bagno e ritornai in camera di Simon.

Avevo fatto tutto e non mi interessava dell'orario e nemmeno di essere a casa dell'essere che più mi odiava, per cui mi addormentai, rimboccandomi le coperte, e tornando al calduccio mentre ancora non sapevo che quella notte l'avrei passata rigirandomi e rigirandomi nel letto.

Quegli occhi, quegli occhi rossi erano puntati su di me.

Mi sorrise caloroso e mi annunciava di seguirlo, di venire da lui, in tono calmo e insistente.

Non volevo andarci, non volevo!

Avevo paura ma le mie gambe si mossero sole, seguendo quella voce che per me era un incubo.

Ero impotente, ero ipnotizzata.

Eppure cercavo di fuggire ma non ci riuscivo, il ragazzo sorrise, facendo intravedere i canini.

Non era Dawson, non era lui.

Ma se non era Dawson, chi era?

Arrivai di fianco a lui ed egli mi accolse tra le sue braccia mentre io scalciavo e mi dimenavo, tentando di fuggire.

Mi costrinse a guardarlo, non era Dawson, non lo era per niente.

Aveva degli occhi nocciola e degli orribili capelli rossi spettinati, cosi simili ai miei, ma più spenti. Sembrava un clown ed io odiavo i clown.

Mi fissò a lungo il collo e poi si prese una ciocca dei miei capelli tra le sue dita, l'arrotolò più e più volte mentre io diventavo ancora più ipnotizzata da lui, dal suo tocco tra la mia ciocca, dai suoi occhi.

Era qualcosa di mostruoso, che non mi piaceva per niente ma la mia ragione decise di abbandonarmi.

Il ragazzo mi sorrise sornione «hai paura?» mi sussurrò all'orecchio.

Volevo dire di si ma non ci riuscivo, non riuscivo a controllare il mio corpo «no» risposi «sono Jason e da oggi diventerò il tuo incubo» annuì, nonostante non volessi farlo.

Volevo soltanto svegliarmi e non essere coinvolta in quell'assurda situazione, che poi come c'ero finita?

Il terrore cresceva mentre Jason continuava a giocare con la mia ciocca di capelli «sai bambolina, vorrei poter stare un po' più di tempo con te, ti hanno mai detto che hai dei bellissimi capelli» stavo per formulare un pensiero poiché ero impedita di parlare, ma non ci riuscì, Jason aveva spostato la sua mano ed ora stringeva il mio collo «ma il tempo stringe e tu stai brillando come un albero di Natale» quelle parole mi fecero tornare in mente Lydia, ma perché si erano fissati di questa cosa?

Io non brillavo per nulla.

Avevo il fiato corto e la sua mano non si decideva a lasciarmi andare.

Cercavo di combatterlo ma in quel momento ero troppo debole psicologicamente per poterlo fare
«puzzi di loro, dimmi dove sono e non ti farò del male. Simon è qui nei paraggi me lo sento, la sua puzza è inconfondibile e...ti ho già detto che hai la sua stessa puzza?» mi infuriai tantissimo, io non puzzavo!

Ad un tratto mi risvegliai dal mio stato di trance e lo fissai in cagnesco.

Jason non disse nulla, anzi sembrava contento di questa cosa.

Misi le mie mani sulle sue, poste ancora sul mio collo, e lo spinsi via con troppa facilità, forse anche troppa «non toccarmi mai più» urlai con quel poco fiato rimasto, massaggiandomi il collo e prendendo aria.

Dal canto suo, Jason non sembrava affatto turbato, anzi, camminava tranquillamente attraverso quell'oblio in cui mi aveva risucchiata «perciò, abbiamo trovato il tuo tasto dolente» commentò, schioccando la lingua.

Non capì cosa volesse dire, in realtà non capivo nulla in tutta questa faccenda «capisco che sei un lurido vampiro e devi lasciarmi stare!»
gli urlai ancora, non sapendo cosa dire.

Jason non disse nulla e mi ignorò
«tu una sporca umana ti sei innamorata di un essere come lui, è per questo che hai spezzato il mio incantesimo che lega i due cuori, i due nuclei» l'incantesimo di che?

Aggrottai le sopracciglia e lo fissai male «i due aculei?» chiesi confusa, non avevo capito bene.

Jason poteva avere più o meno 17 anni e questo lo capivo dal fisico da atleta che aveva.

Si avvicinò cautamente a me e istintivamente indietreggiai
«non ti avvicinare!» urlai ancora ma lui decise di ignorarmi, nuovamente
«sei una ragazza bellissima ma sei abbastanza supida. Ho detto nuclei no aculei. Sai bambolina, il mio incantesimo consiste nell'unione di un cuore di un povero malcapitato al mio, affinché io possa controllarlo. È la legge del più forte e io avevo usato questo incantesimo su di te, per controllarti. Ecco perché anche se avevi i tuoi pensieri, non potevi esprimerli, io potevo farti quello che volevo» disse gesticolando.

Rabbrividì, adesso si spiegavano tante cose.

Jason continuò ad avvicinarsi finché non fui inghiottita dalla paura
«ma, come tutti gli incantesimi, ha un punto debole.  Ovviamente l'amore bla bla bla. Insomma la magia ha sempre un pizzico di senso di responsabilità basati sui sentimenti. È la regola o credono di diventare mostri al 100%. Se si dovesse nominare la persona amata, il malcapitato spezzerebbe automaticamente l'incantesimo e io non potrei più controllarlo, è la parola chiave. Per questo si evita. Non ti sembra ingiusto?» chiese con un ghigno, che fece intravedere i canini.

Ah, li odiavo quei cosi
«la mente umana è debole, è facile giocarci e controllarla. È l'arma più letale per distruggerla è l'amore, l'amore non ricambiato»
adesso sapeva, era per questo che ero riuscita a parlare con i miei pensieri nuovamente.

Lui aveva nominato Simon, vuole averlo, e io, dal canto mio, sono cotta di lui e voglio proteggerlo
«oh mia piccola bambolina, il tuo piccolo Elphis non ricambia?» scherzò, alzandomi il collo con due dita.

Mi sentivo soffocare.

Elphis?

E poi, sapevo anch'io che lui non prova nulla per me ma la verità sbattuta in faccia così, faceva male.

Lo spinsi via e mi tappai le orecchie «non puoi saperlo! Non me l'ha detto lui» urlai isterica.

Jason finì con il sedere a terra e mi fissò infuriato, prese, da non so dove, una spada in acciaio e me la punto contro «è la regola bambolina, funziona così. Amore a controsenso» la lama fredda era in contrasto con la mia pelle, stranamente calda e mi fece venire i brividi «tu devi dirmi dov'è» urlò.

Fui inghiottita nuovamente dalla paura, ma non vacillai
«non sapevo che un vampiro del tuo livello debba usare un inutile spada»
Jason si incupì e mi conficcò la spada nel braccio.

Urlai ma non provai dolore «sei inutile e debole bambolina, ti ucciderò prima o poi e poi berrò il tuo sangue. Ricordati che io sono ovunque e ti tengo sempre d'occhio. Troverò da solo quell'idiota di Simon e prima di ucciderlo, ucciderò te, soltanto per il gusto di vedergli portato via ciò che ha caro» sorrise felice e poi, dopo avermi tolto la spada dal braccio, mi trapassò il ventre con la spada.

Non riuscì a riprendere fiato e urlai dalla sorpresa, poi divenne tutto nero.

Mi alzai, ancora intontita e dolorante.

Era un sogno, per fortuna.

Mi toccai il braccio e il ventre, stranamente intatti.

Eppure sentivo ancora il dolore e la sensazione della lama sulla mia pelle.

In tutto questo non mi accorsi di quattro occhi, che mi stavano fissando preoccupati mentre gli altri due erano annoiati.

Simon, Lydia e Layla erano lì, con il fiato corto e in pigiama.

Strizzai più e più volte gli occhi, colta dalla vergogna.

Lydia fu la prima a parlare e si rivolse agli altri, in una conversazione che non compresi bene «vedete sta bene, tutto quel trambusto per niente. Non c'è più sangue» sangue?

Divenni bianca dallo shock mentre Lydia usciva dalla stanza con gli occhi furenti puntati su di lei da parte dei due Pevensie.

Layla mi fissò e dopo un po' si buttò tra le mie braccia.

Ero confusa ma accolsi con piacere l'abbraccio, ne avevo bisogno «menomale, stai bene» si staccò dopo minuti mentre il mio mal di testa tornò a farsi sentire ma finsi di nulla.

Simon stette zitto a fissarmi per tutto il tempo, perché poi?

Lo sapevo da sola che avevo un aspetto orribile, non c'era bisogno che il ragazzo che mi aveva ferita me lo facesse notare
«hai un aspetto orribile» ecco appunto
«sembri un fantasma» continuò
«e hai delle borse orribili sotto gli occhi» concluse.

Nonostante avessi una gran voglia di urlargli contro, stetti zitta.

Avevo un mal di testa cane, che mi stava distruggendo il cervello «bambolina, fammi vedere dove sei» sussurrò una voce nella mia testa che mi costrinse ad accasciarmi dal dolore «mai» sussurrai a me stessa, chiudendo gli occhi.

Se Jason avesse visto casa di Simon, sarebbe stata la fine.

Era più forte di me, dovevo chiudere gli occhi, anche se mi era piuttosto difficile.

Sentì Simon e Layla avvicinarsi a me, ancora più preoccupati «non avvicinatevi» urlai, ancora con gli occhi chiusi.

L'avevo ripetuto non so quante volte in dieci minuti «non puoi resistermi per sempre bambolina» mi sussurrò ancora mentre il dolore alla testa andava sempre a diminuire.

Se n'era andato.

I due fratelli mi fissarono ancora più preoccupati mentre Simon mi toccò la spalla, come per conforto
«Brenda ti ricordi che cos'è successo ieri?» mi chiese.

Ieri? Cosa c'entrava ieri.

Assottigliai gli occhi e lo fissai «non mi ricordo molto, soltanto che ero con Leo e che mi ha dato qualcosa, tipo alcol? Non so, non bevo ve l'avevo detto. Sapeva di pera mi pare, poi ricordo che eravamo insieme ma niente di più»
dissi senza pensare, forse avevo rivelato più di quello che in realtà volessi fare.

Vidi Layla ridere sotto i baffi, perché rideva?

Simon invece, aveva aggrottato un sopracciglio cercando di nascondere, l'evidente, nervosismo
«ah, quindi eri con un ragazzo?»
mi disse furioso, ed ora che gli era preso? «Presumo di si, ma non ero sola, con lui c'era anche Lyon»
Layla scoppiò a ridere, non sapendo più come trattenersi e si sostenne la pancia «meglio che vi lasci soli»
sussurrò, ancora con le lacrime agli occhi e uscì dalla stanza.

Nel mentre Simon diventata sempre più irritato.

Dovevo chiarire prima che la cosa peggiorasse «e tutti i membri dello staff» gli dissi mentre lui girava per la stanza.

Ci furono attimi di silenzio, interminabili mentre io volevo soltanto sprofondare dalla vergogna.

D'un tratto tutte le cose inutili di quella stanza diventarono importanti e interessanti «perciò...ha cercato di baciarti?» ruppe il silenzio Simon, dannazione mi ci stavo abituando
«credo di sì? Perche questa domanda? In ogni caso non credo l'abbia fatto. Mi ricordo che sono uscita e poi il nulla totale, un vuoto di memoria»
Simon parve ferito dalle mie parole e si alzò dalla sedia, nuovamente infuriato «ah a proposito, come mai sono qu...» ma non conclusi la frase che già lui era uscito dalla porta, sbattendosela alle spalle.

Fissai la porta con le sopracciglia aggrottate.

E adesso cos'avevo combinato?

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