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Capitolo 43

Gli sembrava quasi un miraggio vedere lei, lì a Bari, nella sua città. Erano mesi che programmavano di andare, dal post Sanremo, ma imprevisti uno dopo l'altro avevano rimandato la loro partenza.
-Martina...-
Fu l'unica parola che riuscì ad uscire dalla sua bocca, ancora scettico davanti a quella visione quasi eterea. Forse aveva tanto sognato quel giorno da essere arrivato davvero ad immaginarla ovunque.

-Ciao Ermal.-

-Oh signorina prego venga. Il parere femminile era proprio quello che stavamo cercando.- disse il proprietario del negozio invitandola a farsi avanti per raggiungere il bancone. La giovane dai capelli corvini non se lo fece ripetere due volte e si avvicinò per ammirare le fedi.
- Lei è l'altra testimone di nozze?-

-Sì, testimone e cugina dello sposo.-

-Bene, stavo giusto mostrando al signore vari tipi di fedi nuziali. Lei ha qualche preferenza? In questo modo saprò quali escludere immediatamente.-
Ermal la osservava mentre scrutava e studiava le fedi davanti a lei. Oh eccome se la osservava...non era riuscito più a guardare altro dal momento del suo arrivo.

-Escluderei subito quelle troppo elaborate e punterei su qualcosa di semplice. Direi queste qui.- parlò Martina indicando quelle vicino ad Ermal.
-Sono semplici, eleganti, senza troppi fronzoli, e sono stupende. Tu che ne pensi?- aggiunse poi chiedendo il parere del cantante affianco a lei.

-Erano le stesse che avevo proposto anche io, poco prima del tuo arrivo.-

-Benissimo, vi vedo abbastanza d'accordo sulla scelta. Potreste cortesemente ripetermi le taglie?- chiese il negoziante successivamente per poter controllare le taglie disponibili.

-Lo sposo ha un taglia 22, più o meno la mia taglia.- rispose Ermal mentre veniva controllata la prima taglia.
-Azzurra hai detto che porta una taglia 16?-

-Sì! Poco tempo fa le ho regalato un mio anello. Io ne ho moltissimi ma avevo deciso di regalarle quello che più l'aveva colpita. Le calzava a pennello!- affermò convinta la giovane mentre vide il riccio annuire in risposta. Si stava fidando di lei.

Il gentile signore tornò pochi minuti dopo con le misure indicate dai due. Ermal provò, per sicurezza, a infilare al dito la fede di Andrea e non la sentì troppo stretta. Dopo averla confermata si voltò verso la ragazza che, nel momento in cui avvertì lo sguardo di Ermal su di sé, colse subito il suo messaggio. Doveva provarlo anche lei.

-Noo non se ne parla! Non credo serva provare anche quello di lei.-

-È solo per toglierci ogni dubbio.- rispose Ermal avvicinandola a lui e così si convinse. Rimase pietrificata quando lo vide afferrare delicatamente l'anello e, con un gesto gentile, prese la mano della ragazza per provarle la fede all'anulare. Fu un movimento lento, delicato, come se stesse cercando di imprimere quell'immagine nella sua mente. Martina si sentì mancare il fiato, lì immobile, mentre lo osservava focalizzare lo sguardo sulle loro mani. Lui indossava ancora la fede di Andrea.

-Ermal tutto bene?- chiese la ragazza notandolo assorto nei suoi pensieri. Il riccio si destò dai suoi pensieri e le riconsegnò entrambe al gioielliere.

-Cosa faccio incidere nella circonferenza interna?-

-Può incidere il nome dell'uno sull'anello dell'altro e la data delle nozze, 1 Gennaio 2019.- disse Ermal prima di confermare l'acquisto e di pagare in anticipo. Una volta usciti dal negozio Ermal aveva guardato l'orologio e aveva capito che era quasi ora di pranzo.

-Cosa ci fai da queste parti? Non puoi aver fatto tutti questi chilometri solo per una coppia di anelli.- chiese Ermal indossando di nuovo gli occhiali da sole.

-Io stavo venendo a Milano per parlare con te, non solo del matrimonio ovviamente, ma poi Andrea mi aveva detto che eri tornato a Bari, restare fino alle vacanze di Natale, e quindi eccomi qui.- rispose lei guardandosi intorno, ma senza guardare lui e cadere nella sua trappola.
Ermal stava per risponderle quando capì che qualcuno lo stava chiamando a telefono. Sua madre aveva preparato il pranzo e li aveva invitati a fare rientro a casa.

-Dai, parleremo dopo.- disse lui facendole strada. Una volta arrivati trovarono la piccola di casa a giocare sull'altalena. Non appena li vide entrare dal cancello scese subito per andare incontro allo zio che la prese prontamente in braccio.

-Hai visto zio che bella sorpresa ci ha fatto Martina?-

-Eh già, questa volta è riuscita a sorprendere anche me.- pronunciò il cantante senza smettere di guardare la giovane di casa Vigentini che gli accennò un sorriso prima di allungare le braccia verso la bambina e invitarla ad andarle in braccio. Ermal rimase lì a godere di quella scena tenera. La sua nipotina tra le braccia di quella ragazza che si divertiva a farle carezze e il solletico. Era il classico atteggiamento di una madre verso il proprio figlio o di una zia verso il proprio nipote. La trovò meravigliosa!
Non aveva mai smesso di amarla ma, davanti a scene simili, non poteva non amarla di più. La madre di Ermal preparò un pranzo squisito e riuscì a far avanzare nulla. Decise di preparare la pizza per cena e chiese a Martina il suo gusto preferito.
La ragazza si sentì subito a casa, sentì di essere nel posto giusto. Nell'arco di un anno, o poco più, l'avevano vista pochissime volte eppure la stavano trattando come una persona di famiglia che conoscevano da una vita. Dopo aver avvisato Marco, di essere riuscito ad ordinare le fedi nuziali, Ermal aveva consigliato alla ragazza di andare a riposare dal momento che si era svegliata molto presto per affrontare il viaggio e, a giudicare dagli occhi pesanti, doveva aver dormito poco. La ragazza si sentì in colpa a lasciare momentaneamente gli altri per andare a dormire ma, davanti alle insistenze della famiglia Meta, si trovò costretta ad accettare. Così, dopo aver salutato gli altri e lasciato la piccola Miria a giocare con i suoi giocattoli, venne accompagnata da Ermal, con in mano la sua valigia, in un piccolo appartamento al piano di sopra che aveva la porta d'ingresso sul retro. Non appena Ermal aprì la porta notò le nubi scure in cielo.

-Quelle nuvole non mi piacciono, credo che a breve inizierà a piovere.- disse Ermal salendo velocemente in casa per accendere i termosifoni.

Martina iniziò a guardarsi intorno e trovò la casa molto più spaziosa e luminosa di quella che aveva a Milano. Forse era la sua impressione o forse erano le pareti color panna a fare la differenza. Notò lo stile dell'arredamento, molto diverso e meno moderno, rispetto a quello dell'altra casa che aveva probabilmente i mobili acquistati di recente. Aveva una grande sala con una cucina ad isola e poi c'erano le scale che portavano alle stanze da letto e ai bagni. Ciò che la colpì di più fu il suo studio in mansarda con una scrivania, un pianoforte, e due chitarre appese al muro da un apposito sostegno.

-So che hai già addocchiato quel pianoforte ma devi solo pensare a riposare. Dopo potrai suonare tutto quello che vorrai.- disse il cantante chiudendo la porta dello studio per farle strada verso la sua camera da letto. Ciò che colpì Martina fu l'elegante carta da parati panna con motivi floreali color caramello. Era a dir poco strepitosa.

-Puoi dormire nel lato che preferisci. Mi trovi in sala se necessiti di qualcosa.- disse Ermal prima di avviarsi verso le scale. Da lontano sorrise nel vederla scegliere il lato di destra, come le volte che dormì da lui a Milano, per questo decise di lasciare il posto vacante. Per lui era il suo posto e non doveva essere occupato da altri, se non da lei. Una volta tolte le scarpe, Martina si distese sul letto e si coprì, per evitare di sentire freddo, con le lenzuola.

Passò quasi un'ora, da quando chiuse gli occhi per provare a dormire. Si svegliò di colpo dal rumore di un tuono e si spaventò. Si guardò intorno ed ebbe un senso di disorientamento non riuscendo a riconoscere il luogo in cui si trovava.
Se Andrea fosse stato lì, con lei, avrebbe saputo cosa fare per farla stare meglio. Tentò di coprire le orecchie con le sue mani, ma invano, ed istintivamente davanti a quel rumore urlò senza neanche accorgere di aver alzato troppo la voce. Solo nel momento in cui vide Ermal piombare nella stanza, con aria molto preoccupata, realizzò di essere a casa dell'uomo davanti a lei, a Bari.
-Martina che succede?- chiese lui avvicinandosi al lato del letto dove dormiva, e sedersi. Le mise le mani sulle spalle e la sentì tremare. Era un attacco di panico, lo aveva capito benissimo, cercava solamente un modo per riuscire a calmarla. Si sentiva impotente vedendola lì sul letto, fragile come una foglia, mentre piangeva. Provò ad allontanarle le mani dalle orecchie ma lei aumentò subito la stretta. Ci riprovò di nuovo, determinato a non cedere, finché non la sentì diminuire la stretta e gettarsi fra le sue braccia, nascondendo il volto sul suo petto. Si stava aggrappando a lui come un'ancora di salvataggio. Prese a lasciarle carezze sulla testa, e sulla schiena, per provare a calmare il suo tremolio.
-Ora passa, non preoccuparti.- continuò lui sentendola piangere.
Rimasero in quella posizione per interminabili minuti, dove l'uno non riuscì ad allontanarsi dall'altro. Martina si sentiva al sicuro, la sola presenza di Ermal era riuscita a sedarla, ma non poteva chiedergli di restare lì con lei, soprattutto perché dovevano meritarsi a vicenda il perdono. Lo vide alzarsi dal letto, per aiutarla a distendersi nuovamente, ma rimase sorpresa quando lo vide raggiungere l'altro lato del letto e distendersi accanto a lei. Gli stava ancora dando le spalle quando lo vide coprire entrambi con la coperta e tirarla verso di sé per poterla stringere meglio.

-Tanto so già che volevi chiedermi di restare, anche se ti sentivi troppo in colpa per chiedermelo apertamente.- disse lui sfacciato tanto da farla sorridere timidamente. Era l'ennesima prova del fatto che lui riusciva a capirla al volo, e senza troppi giri di parole.
La pioggia fuori non accennava a diminuire, ma poco le interessava. Dal momento in cui lui l'aveva abbracciata, lei si era sentita a casa e aveva colmato il vuoto di quei pochi mesi di lontananza.

Nessun posto è casa mia
ho pensato andando via
soffrirò nei primi giorni
ma so che mi ci abituerò
ti cercherò nei primi giorni
poi mi abituerò

I primi giorni soprattutto, era troppo impegnata ad essere arrabbiata con lui da non accorgersi che, nonostante tutto, le mancavano i suoi abbracci, le sue parole dolci tra un bacio e un altro, o semplicemente la sua sola presenza. Ora lui era lì e lei stava bene.

Perché si torna sempre
dove si è stati bene
e i posti sono
semplicemente persone

Lei sapeva di non volere altri al suo posto. Lo aveva capito quando le aveva fatto quella sorpresa a Carnevale, lo aveva capito quando Lorenzo aveva provato ad avvicinarsi troppo a lei. In pochi mesi era riuscito a catapultare in secondo piano il male che le aveva procurato Lorenzo anni prima. Ermal era speciale, era l'altra metà della mela, un po' come lo Yin e Yang. Lo sapeva già dentro di sé, doveva solo accettarlo.

il coraggio di chi lascia tutto alle spalle e poi ricomincia

Non era stato semplice ammettere di aver sbagliato, di aver tirato troppe considerazioni affrettate. La paura di soffrire le aveva impedito di ragionare con lucidità e di risolvere il problema. Solo qualche anno prima non avrebbe mai immaginato che lui sarebbe stato capace di stravolgere la sua vita sedentaria. Ma come lei era riuscita a renderlo una persona migliore, anche lui era riuscito a fare lo stesso.

non era la vita che stavamo aspettando ma va bene lo stesso
è l'amore che rende sempre tutto pazzesco

Ora si trovava lì, fra le sue braccia, e per la prima volta era riuscita a non pensare al futuro. Non le interessava altro oltre al presente e alle emozioni che stava vivendo in quel preciso istante.

la bellezza di chi nonostante tutto sa perdonarti

A distanza di ore dal suo arrivo, Ermal faticava ancora a realizzare di averla lì, accanto a lui. Quante volte aveva immaginato quel momento e, ogni giorno che passava, gli sembrava sempre più irrealizzabile. C'erano così tante cose che avrebbe voluto dirgli, che avevano caratterizzato quei due mesi passati lontano da lei, ma poi aveva deciso di lasciar perdere tutto e pensare a godersi quel momento con lei. Forse perché aveva paura di svegliarsi e realizzare che era tutto un sogno, un prodotto della sua mente per esorcizzare la mancanza di lei che sentiva crescere.
Ma la stava stringendo, la stava accarezzando, non poteva essere tutta una finzione. Era convinto che la ragazza non avesse sofferto tanto quanto lui, forse perché pensava di avere ragione e aspettava delle scuse da parte di lui. Invece, vedendola in quel momento, capì che il suo corpo urlava aiuto, e paura di perderlo, da tutti i pori. Non le servivano ulteriori litigi, aveva solo bisogno di dolcezza. La vide voltarsi verso di lui, stanca di dargli le spalle. Alzò lo sguardo, per poterlo guardare negli occhi, e vi annegò dentro. Erano rimasti a fissarsi intensamente negli occhi per una manciata di secondi, anche se ad entrambi erano sembrate ore, finché non partì da lui l'iniziativa di avvicinarsi al volto della ragazza e baciarla. Lo fece istintivamente, senza pensarci troppo, lo voleva e basta.

-Perdonami.- lo implorò lei prima di baciarlo nuovamente. Quel bacio aveva un sapore salato, mischiato alle lacrime di lei. Come gli erano mancate quelle labbra morbide, le stesse labbra che ora avrebbe baciato da lì per il resto della sua vita.

è l'amore che passa, si ferma un momento, saluta e va via
è l'amore che rende i tuoi silenzi casa mia

Era l'amore, quel sentimento tanto forte, a parlare per loro. Quello stesso amore che adesso li aveva portati a cercarsi, a perdonarsi, e a lasciarsi tutto alle spalle.

Adesso andava tutto bene!

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