37. Verità
La giornata di oggi è sembrata allungarsi all'infinito, soprattutto perché con la testa sto viaggiando troppo lontana da qui e dal lavoro che dovrei portare a termine. In ufficio, Manfredi mi ha ordinato di ricopiare un'infinità di documenti al computer e tradurre alcune e-mail da girare agli uffici di sopra dei dirigenti; e io, al pensiero di rivedere Andrea stasera per chiarire, mi sono ritrovata a compiere un sacco di errori. Non sono per niente concentrata oggi e non sto facendo una bellissima figura per essere il mio secondo giorno di prova. Senza contare il fatto che le immagini della scorsa notte continuano a inseguirmi senza sosta, il pensiero di quello che abbiamo fatto e delle conseguenze alle quali potremmo andare incontro... mi sembra di non aspettare altro che la fine di questa lunga giornata per tornare tra le braccia di Alex.
Ormai è cambiato tutto, in me, in lui, nel nostro futuro. Finalmente ha deciso di abbattere tutti i muri, di fare quel passo avanti che lo ha tenuto bloccato per anni... aspetteremo il ritorno dei suoi genitori e diremo loro ogni cosa. Di certo non la prenderanno bene, per loro sarà uno shock sapere che io e Alex ci siamo amati per tutti questi anni senza che loro ne venissero mai a conoscenza, ma ormai siamo adulti; se non sapranno accettarlo, io e Alex ce ne andremo via ad abitare da soli, nella speranza che, prima o poi, loro se ne faranno una ragione. Io sono cresciuta senza radici, purtroppo la presenza costante della Coppia per il mio animo inquieto non ha mai rappresentato una valenza significativa; so che potrei vivere anche senza di loro, privata del loro appoggio... mi chiedo però se Alex saprà farlo a lungo.
Oggi saremmo dovuti andare in agenzia per iniziare a cercare un appartamento, ma per fortuna mi sono ricordata dell'appuntamento con Andrea appena in tempo. Ad Alex, però, non ho voluto raccontare nulla... Non voglio che sia geloso, non voglio che si preoccupi inutilmente; gli ho semplicemente detto che mi ero già accordata da tempo con Donatella, la professoressa che tanto mi ha aiutata in passato, per rivederci in occasione di un aperitivo in centro. Invece, prenderò un taxi e andrò a casa di Andrea per chiarire e mettere la parola fine sul suo capitolo, prima di iniziare la mia nuova vita con Alex. Non sarà facile mettere un punto definitivo alla nostra storia, è durata anni e lui mi è sempre stato vicino, ma è arrivato il momento che io lo faccia, devo trovare le forze per terminarla. Certo, forse Andrea non mi sarà mai completamente indifferente, nonostante tutto ho passato un pezzo di vita con lui, ma è inutile continuare a rivangare il passato e pensare a lui quando sento chiaramente che quello che provo per Alex è di tutt'altra natura. Non posso lasciarlo legato ancora a me, quando potrebbe essere più felice con qualcun'altra, con una donna che sappia apprezzarlo e amarlo come merita, e non con una che non potrà mai essere sua perché apparterrà per sempre a qualcun altro.
Sono questi i pensieri che mi occupano la testa mentre premo il pulsante sul suo citofono, le sei e mezza appena passate nel quadrante argentato del mio orologio; ho appena attraversato la strada colma di macchine che sfrecciano ad alta velocità dopo essere scesa dal taxi, evitando per un pelo di essere investita da un maledetto furgoncino che sfrecciava veloce. In aggiunta sta piovendo e le macchine in città paiono sempre moltiplicarsi quando le strade si bagnano e la gente si terrorizza di potersi bagnare le scarpe firmate nuove di acquisto.
Osservo per qualche istante la palazzina familiare, l'appartamento in cui Andrea vive da anni, ormai da solo dopo che sua madre è morta quattro anni fa; e ora che l'addio è prossimo, non posso impedirmi di osservare questo stesso muro, che un tempo lontano aveva accolto il mio corpo e il suo uniti, quando Andrea mi aveva accompagnata qui dopo avermi portata nel supermercato di notte, quando mi aveva baciata con trasporto e mi aveva pregato di dormire con lui per la prima volta... Se mi concentro a sufficienza, mi sembra di poter sentire ancora il battito potente del mio cuore, quando quella notte avevo quasi creduto di poter dimenticare per qualche ora Alex e lasciar perdere le spesse catene che mi hanno sempre tenuta legata a lui.
Per fortuna, la sua voce al citofono mi permette di staccarmi da quei ricordi lontani e concentrarmi lucidamente sul presente e sulle mie intenzioni. « Sì? »
« Sono Sara », mormoro con ben poca sicurezza nella voce.
E l'apertura della porta della palazzina è immediata.
Salgo lentamente gli scalini fino al suo piano, passo dopo passo, battito dopo sospiro; ora che so di doverlo fronteggiare di persona, mi sembra che tutte le mie sicurezze stiano vacillando. Devo ripetermi di tenere fermo nella mente il mio obiettivo e di non farmi confondere.
E non è facile farlo quando, una volta arrivata al pianerottolo, lo trovo in piedi con la porta aperta e lo sguardo dolce e affranto sul viso. Andrea è cambiato tanto negli anni; la sua altezza è incrementata parecchio, si è irrobustito nelle fattezze del corpo di un uomo fatto e finito, e il viso ha perso la finezza degli anni dell'adolescenza in favore di una mascella più squadrata e i lineamenti più mascolini. Non si è rasato da un paio di giorni e la linea della barba ora è chiaramente visibile. Ma riesco a osservarlo solo per pochi istanti prima che lui varchi la soglia con un lungo passo e finisca per intrappolarmi tra le sue braccia con forza. « Dio, quanto mi sei mancata. »
Perché deve essere tutto così difficile? Perché non potrebbe essere più veloce e indolore? Perché il mio cuore continua a battere nonostante io non lo voglia più?
« Aspetta... lasciami entrare », mi faccio più indietro, provando delicatamente a togliermi dalla sua presa ferrea.
Andrea annuisce remissivo e mi lascia entrare in casa, nell'appartamento che tante e tante volte abbiamo condiviso insieme. Una volta dentro, si dirige subito alla cucina. « Ti offro qualcosa da bere? O vuoi cenare, vista l'ora? »
Scrollo la testa, ripetendomi come un mantra nella testa il motivo per cui sono venuta qui, e so che devo portare a compimento la mia missione nel minor tempo possibile, prima di essere fagocitata dalla sua presenza e dall'influenza che, innegabilmente, Andrea sa esercitare su di me da anni. « No... sono di fretta. Volevi parlare e ora sono qui per farlo. »
Stasera Andrea indossa la sua solita tenuta da casa, i pantaloni grigi della tuta calati appena sui fianchi e una semplice maglietta bianca a maniche corte; se penso che un'altra donna sia riuscita a togliergli i vestiti e a fare ciò che faceva solo con me... continuo a chiedermi perché mi faccia così male nonostante io abbia fatto lo stesso con Alex.
« Forza, cosa avevi da dirmi? » lo incito, visto che resta davanti al frigorifero senza dare dimostrazione di voler iniziare a parlare.
Mordicchia il labbro inferiore tra i denti, si passa un paio di volte la mano sulla guancia ispida di barba e poi finisce per appoggiarsi al tavolo della cucina. « L'altro giorno hai letto quel messaggio ma non mi hai lasciato il tempo di spiegare e te ne sei andata. »
Incrocio le braccia e lo squadro da testa a piedi. « Che cosa c'è da spiegare? Il non vedo l'ora di leccarti tutto di nuovo mi sembrava abbastanza chiaro. »
La sua mano passa di nuovo tra i capelli con apprensione. « Senti, non ti ho detto di venire fino a qui per raccontarti delle cazzate, che non è come sembra... »
« Quindi, ammetti che sei andato a letto con un'altra? » domando guardandolo negli occhi.
E nonostante tutto, quando la sua risposta arriva, non posso impedire di sentire un pezzetto del mio cuore incrinarsi. « Sì, l'ho fatto. »
Sono l'ultima persona sulla Terra che può andare a recriminare su di una cosa simile, eppure non posso evitare di sentirmi male; sono egoista e avida, lo so bene che il mio brutto carattere non se n'è mai andato, si è solo finto addomesticato... ma non posso farci nulla. Così, innervosita e punta nell'orgoglio, mi volto di scatto e mi fiondo alla porta, ma lui è più veloce e la richiude con una mano prima che io riesca a scappare via.
« Lasciami andare », ordino.
« No... dobbiamo parlare e abbiamo soltanto incominciato a farlo. Non ti lascerò andare via fino a che non avrò finito. »
« Che cazzo hai da dirmi ancora? Che te la scopi da mesi? Che oltre a lei te ne sei fatto altre? »
Lui scrolla la testa. « No! È successo una sola volta e me ne sono pentito subito. Lei si chiama Veronica, lavora nel pub con me come cameriera. Sono mesi che ci prova tutte le sere e ora continua a perseguitarmi con quei messaggi. »
« E tu ci sei cascato una sola volta. Sì, come no », rispondo con il peggior tono sarcastico che riesco a sfoderare.
La sua fronte si increspa, mostrando un piccolo plotone di rughe d'espressione che trasmettono rabbia e sdegno. « Sì, cazzo. È successo solo una volta, la sera che io e te abbiamo litigato e tu... tu cazzo, non hai nulla da rinfacciarmi, porca puttana! »
Resto allibita quando mi volta le spalle e se ne va di nuovo verso la cucina. « Che cazzo vorresti dire? Che è stata colpa mia se tu ci sei andato a letto? Che non avremmo dovuto litigare, così allora tu non te la saresti scopata?! »
I suoi occhi tornano con forza nei miei. « Perché quella sera ti eri arrabbiata con me? Almeno ricordi il motivo? »
Nonostante la rabbia, cerco di riportare a galla i ricordi di quella sera di un paio di settimane fa, al fatto che io fossi arrivata da lui già innervosita perché avevo litigato con Alex. Non era la prima volta che capitava: se io e lui discutevamo per qualsiasi motivo, io finivo sempre per sfogarmi inconsapevolmente con Andrea.
« Non lo so... forse avevo litigato con mio fratello. Ma questo che cazzo c'entra? »
Allarga le braccia con gesto teatrale. « Ecco... Alessandro Testa... se c'è qualcosa che non va, lui è sempre in mezzo. »
« Che cosa c'entra Alex adesso? »
Gli occhi grigi e familiari restano a fissarmi per parecchi secondi, percorrono la mia figura in piedi accanto alla porta quasi a volermi scannerizzare un'ultima volta, poi osservo le sue labbra che si incurvano in un ghigno amaro quando prendono a muoversi. « Tu davvero mi hai sempre creduto così ingenuo? »
Aggrotto le sopracciglia, confusa dalla sua domanda inaspettata. « Di che cosa stai parlando? »
Con un sospiro, Andrea incrocia le braccia e resta a fissarmi dalla cucina, mentre io prendo a camminare verso di lui con passo lento per accorciare la distanza che ci divide. « Di te e di tuo fratello. Del fatto che vivi in funzione di lui: lo hai sempre fatto. Ogni volta che tu litighi con lui, ogni volta che lui ha dei problemi, puntualmente ecco che anche tu stai male. Sembrate in simbiosi. Un atteggiamento tipico tra fratelli, soprattutto alla nostra età. »
« Che cazzo stai insinuando? » sbotto innervosita.
« Io non insinuo nulla perché lo so bene che cosa c'è tra te e tuo fratello. Lo so da anni, cazzo, e ora tu fai l'ipocrita: mi incolpi per aver fatto un singolo sbaglio, per essere andato a letto con una ragazza quando... quando tu ti scopi tuo fratello da anni alle mie spalle. »
Resto così scossa dalle sue parole che non riesco più a trovare le mie per rispondere. Mai e poi mai avrei immaginato che Andrea sapesse del mio segreto, mai aveva dato segni di aver compreso quello che celavo al mondo.
« Davvero mi hai sempre preso per un coglione? So che non siete fratelli di sangue, ma siete stati sempre troppo attaccati. A scuola stavate sempre insieme, quando la sera della festa al suo compleanno lo hai visto baciarsi con la biondina avevi iniziato a piangere; quando ti ho regalato le rose e lui ti ha impedito di frequentarmi o... o quanto sei stata male dopo la sua partenza per quella fottutissima borsa di studio », la sua voce pare perdere il solito controllo mentre continua a rivangare tutti i fatti del passato, quasi potessero trasportare insieme ai ricordi anche la rabbia che ha tentato di celare in tutti questi anni. « Chi cazzo pensi che avesse scritto fuori dalla classe con la vernice spray?!
Porca puttana, ero furioso. Non mi ero mai innamorato di nessuna, non mi era mai fregato un cazzo delle donne, tantomeno di trovarmene una che mi prendesse così a fondo come mi è successo con te. Ma è capitato, senza che io lo volessi, e ho capito di amarti troppo presto perché eri diversa da tutte le altre che avevo conosciuto. Ho sempre pensato che tu fossi unica, che un'altra ragazza come te non l'avrei mai trovata... e allora sei sempre stata nei miei pensieri, ti ho sempre aspettata.
All'inizio, avevo creduto che tu e lui vi foste divisi davvero, che con il tempo aveste terminato le vostre cazzate adolescenziali... che alla fine avessi capito di amarmi come meritavo e che fossi io quello giusto per te... ma ormai ho capito che non è così. »
Sono sconvolta e amareggiata, per quello che è stato, per ciò che gli ho fatto, per le bugie che ci siamo detti e i segreti che abbiamo celato l'un l'altro. « E da cosa lo avresti capito? »
Scrolla la testa. « L'ho capito e basta. Io non ti ho mai tradita prima, Sara, nonostante sapessi che cosa facevi con Alex e che cosa provavi per lui. Ho vissuto con la speranza che saresti cambiata... ho sperato fino ad adesso. E ora ho ceduto. Vaffanculo, ho scopato con un'altra come tu hai sempre fatto con lui di nascosto! »
Ormai tutte le maschere sono cadute e i miei sbagli sono così palesi che è inutile fingere ancora. « Io... mi dispiace. Ho sbagliato, ma tu non puoi capire che cosa c'è dietro e... »
« Non posso capire? » domanda esterrefatto, gli occhi lucidi alla mia confessione indiretta. « Che cosa non posso capire? Che non hai mai voluto provarci seriamente con me? Che non mi hai mai voluto dare nemmeno una possibilità? Che non ci ha voluto dare uno straccio di possibilità? »
« L'ho già fatto, Andrea, e nonostante tutto Alex era sempre lì, non ho mai smesso di pensare a lui. Anche quando se ne era andato via, quando ho cercato in tutti i modi di concentrarmi su di te e basta, un parte del mio cuore è sempre appartenuta a lui. E sempre lo farà », ammetto con tutta la mia sincerità.
La sua mascella si contrae visibilmente, facendomi pentire della schiettezza delle mie parole. « Tu non ti sei mai impegnata a sufficienza. Io ero perfetto per te... e tu lo saresti stata per me. Se non ci fosse stato lui di mezzo, io e te saremmo stati invincibili. Lo potremmo ancora essere se tu lo volessi davvero.
Ma tu hai rovinato tutto; voi due insieme avete rovinato ogni cosa », ammette con la voce spezzata dalla sconfitta.
Scrollo la testa, a corto di pensieri e parole. Perché so che ha ragione, l'ho sempre saputo che, se Alex non fosse mai esistito, io e Andrea saremmo stati perfetti l'uno per l'altra. « Mi dispiace... mi dispiace per tutto. Ho rovinato ogni cosa... ma del resto, io so solo rovinare tutto quello che tocco. »
Andrea mi guarda, e io non so che altro fare se non ricambiare il suo sguardo con amarezza per tutto quello che è stato, per gli sbagli che ho commesso e per quello che avremmo potuto avere. Perché Andrea mi ama, perché se è rimasto al mio fianco dopo tutto questo tempo, nonostante sapesse quello che succedeva tra me e Alex, lui mi ha davvero amata con tutto se stesso; e io, oltre a non ricambiarlo con avrebbe meritato, non l'ho mai nemmeno rispettato. E di questo, porterò il peso sulla coscienza a vita.
« Ho sbagliato tutto... non avrei dovuto metterti in mezzo a tutta questa situazione. Tu meriti di meglio, Andrea... ed evidentemente quel meglio non sono io », ammetto facendo un passo indietro.
« Tu lo sei, Sara... ma quando te ne renderai conto anche tu, il giorno in cui capirai di tutti gli errori che hai fatto, allora quel giorno potrebbe essere troppo tardi. »
Il peso sul petto è diventato così imponente da schiacciare ogni altra sensazione, e il senso di vuoto ha fatto piazza pulita di ogni pensiero, di ogni altra emozione. È tutto finito, ora Andrea sparirà dalla mia vita e il sollievo che mi ero aspettata in principio di provare... non arriva ancora.
Lo guardo un'ultima volta, non alla ricerca di un perdono, ma solo per comunicargli quanto sia grande il rammarico per non essere stata la persona giusta per lui; per averlo trattato in questo modo, per averlo fatto soffrire... per non averlo rispettato come lui avrebbe meritato. « Mi dispiace », riesco solo a sillabare con le lacrime agli occhi che premono con forza per uscire, prima di voltargli le spalle e arrivare alla porta.
Ma quando afferro la fredda maniglia in metallo tra le dita, il suo calore arriva prepotentemente a intrappolarmi, le sue braccia mi cingono da dietro con forza e Andrea nasconde il suo viso tra i miei capelli. « Ti amo, Sara... e continuerò a farlo nonostante tutto. »
Non devo pensare, non devo riflettere... stringo le sue braccia un'ultima volta per cercare di ricordare la sensazione del suo corpo contro il mio, respirando il suo profumo per imprimermi l'ultimo nostro ricordo prima di lasciarlo andare, prima di liberarlo dalla mia influenza.
E così, sfilo via dalla porta e dalla sua vita, lasciandolo lì mentre corro giù dalle scale, in lacrime e confusa. In fuga dai dubbi e dalle incertezze che ancora non mi lasciano libera come avevo sperato che avrebbero fatto dopo il chiarimento.
Ma è quando arrivo fuori dalla palazzina che tutto il mondo pare fermarsi.
Alex è davanti alla porta, e mi sta fissando, fuori di sé dalla rabbia.
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Spazio Ape:
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E se vi dicessi che alla fine di questa storia mancano due capitoli più l'epilogo? Ehm..........
Beh, finalmente si sono capite le ragioni di Andrea... Cosa ne pensate? Lo capite almeno un po'?
Aspetto i vostri commenti... ci vediamo al prossimo capitolo che posterò presto!
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